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Ecco Teramo: Una discarica bonificata in diretta e una casa pericolante. 44esima puntata. Scapriano....

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Scapriano tra un bus che cambia orario, una rotonda pericolosa, le continue discariche del palazzetto, la casa pericolante, l'erba alta e poi, noi, incivili.
https://www.youtube.com/watch?v=H9-SnBqUSX0&feature=youtu.be
 

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A questo punto sorge una domanda spontanea, chi è deputato al controllo del tirrotorio comunale? Perchè non si fa qualcosa al fine di dare lavoro ai nostri figli per una città che ha bisogno di tante cose?

Faceva acutamente rilevare un lettore de "I Due Punti" che bambini e adolescenti usano calciare il pallone contro il Duomo mentre i loro genitori li sorvegliano, probabilmente seduti sulle panchine o ai tavolini dei bar di Piazza Martiri e si chiede giustamente - se per caso - a Milano o a Firenze questo tipo di comportamento sia tollerato. La risposta è sicuramente no e, a tal proposito, mi domando: ma il parroco non ha nulla da eccepire? Certi commercianti del centro storico - faceva poi rilevare l'attento osservatore - invece di smaltire il pattume del loro negozio, accompagnandolo alla prima buca di scolo - che forse non è neanche tanto rituale - fanno il mucchietto fuori e lo lasciano in un angolino poco distante dal loro locale. Così come certi proprietari di cani, che dopo aver raccolto gli escrementi del loro amato pet, li lasciano in qualche luogo nascosto. Sacchetti dell'immondizia lanciati dai finestrini delle auto e - aggiungerei - "ficcati" nei cestini gettarifiuti; auto parcheggiate alle fermate degli autobus urbani ed extraurbani, impedendo agli autisti - soprattutto della STAUR - di effettuare soste regolari. E compagnia cantando. Il tutto nella quasi totale indifferenza. A tal proposito si sottopone alla riflessione di questa categoria di persone (gli indifferenti) alcuni brani del famoso scritto di Antonio Gramsci: "Contro gli indifferenti", pubblicato su "La città futura" del febbraio 1917: “Odio gli indifferenti".

"Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città.
Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza
è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli
indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il
novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più
splendenti, E’ la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio
delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché
inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e
qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi da noia il loro piagnisteo di
eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito
che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e
specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di
non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie
lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte
già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E
in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non
è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non
c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si
sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in
agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e
sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Buona lettura.

Domenico Crocetti

Pollice verso per chi ha scaricato rifiuti al Palazzetto ma, Falcò, un "brava" alla Teramo Ambiente non ci sarebbe stato male che, se non sbaglio di recente ha pulito anche a Secciola. Quando ci vuole ci vuole.

N.B. - Si ritrasmette il mio commento riveduto e corretto, con l'aggiunta dei brani mancanti dello scritto di Gramsci. I due commenti precedentemente trasmessi sono da considerarsi annullati.Si prega di voler scusare l'inconveniente.

Faceva acutamente rilevare tempo fa un lettore de "I Due Punti" che bambini e adolescenti usano calciare il pallone contro il Duomo mentre i loro genitori li sorvegliano, probabilmente seduti sulle panchine o ai tavolini dei bar di Piazza Martiri chiedendosi giustamente - se per caso - a Milano o a Firenze questo tipo di comportamento sia tollerato. La risposta è sicuramente no e, a tal proposito, mi domando: ma il parroco non ha nulla da eccepire? Certi commercianti del centro storico - faceva poi rilevare l'attento osservatore - invece di smaltire il pattume del loro negozio, accompagnandolo alla prima buca di scolo - che forse non è neanche tanto rituale - fanno il mucchietto fuori e lo lasciano in un angolino poco distante dal loro locale. Così come certi proprietari di cani, che dopo aver raccolto gli escrementi del loro amato pet, li lasciano in qualche luogo nascosto. Sacchetti dell'immondizia lanciati dai finestrini delle auto e - aggiungerei - "ficcati" nei cestini gettarifiuti; auto parcheggiate alle fermate degli autobus urbani ed extraurbani, impedendo agli autisti - soprattutto della STAUR - di effettuare soste regolari. Pensiline soggette alla più selvaggia affissione e fermate che ne sono prive. E compagnia cantando. Il tutto nella quasi totale indifferenza. A tal proposito si sottopone alla riflessione di questa categoria di persone (gli indifferenti) alcuni brani del famoso scritto di Antonio Gramsci: "Contro gli indifferenti", pubblicato su "La città futura" del febbraio 1917:
"L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.
E’ la fatalità; e ciò su cui non si può contare; e ciò che sconvolge i
programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si
ribella all’intelligenza» e la strozza. Ciò che succede, il male che si
abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale)
può generare, non e tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto
all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene
tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini
abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la
spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà
abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento
potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non e altro
appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo.
Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo,
tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne
preoccupa. I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni
ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di
piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne
preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela
tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a
travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno
naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha
voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e
chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle
conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non é
responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente,
ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se
avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe
successo ciò che e successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro
indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro
attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male,
combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più di costoro,
invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di
programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano
cosi la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro
nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime
soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia
preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni
rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva
non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale,
non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi
nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere".

Buona lettura.
Domenico Crocetti

la team puo' pulire all infinito tempo qualche giorno e tutto torna come prima . il sistema di raccolta va cambiato anche presto con nuovi cassonetti stradali e nuovi isole ecologiche in più punti. la raccolta porta a porta è stata per molti aspetti un flop