Ieri in un bar del centro due ragazzi prima di entrare a scuola gustavano un campari. Non è vietato somministrare alcolici a minorenni? Chi dovrebbe controllare?
Intanto..."Chiudi bene la porta se no esce tutto il caldo".
...tra le ombre di un sabato notte le mie orecchie hanno ascoltato curiose questa profetica frase uscire da un capannello di ragazzi fuori al solito bar. Teramo, la città dei bar.
I punti cardinali di un anziano paese abruzzese segnati da quattro attività notturne che scandiscono la "movida" del centro.
Banconi, bicchieri, cubetti di ghiaccio, drinks e poi 0.2, 0.3, 0.4 delle mitica bevanda tedesca tracannata tra una sigaretta e l'altra.
"Chiudi bene la porta se no esce tutto il caldo".
Solita frase del gestore attento che gli schiamazzi del solito ubriaco di turno non vadano ad infastidire la povera signora al piano di sopra.
Ecco, un'altro sabato sera per le vie del centro storico, rassegnati a varcare un'altra volta la porta del "caffè", come si diceva una volta, luogo di ritrovo per pensatori e illuminati del 700’.
“L’opinione pubblica” della Neumann ci farebbe pensare che chi non frequenta i bar rischia di cadere sotto il giogo della “spirale del silenzio”.
Sicuramente la nostra città offre poche alternative e di sicuro non ci si sentirà mai esclusi o oppressi, un “caffè” aperto ci sarà sempre.
Vedo con interesse però come,nel corso degli anni, il simbolo sociale del bar sia cambiato anche nella nostra città. Quando frequentavo il Ginnasio, nel non lontano 99’ c’erano luoghi storici che hanno segnato le generazioni, il mitico Escobar, il New York, solo per citarne alcuni ed i loro avventori di certo non aspettavano le sette di sera per sfoggiare il nuovo cappotto sotto al caldo “fungo” esterno, ma bivaccavano tra una Ms e una Peroni per ore ed ore.
Muratori già stanchi stappavano campari alle sette di mattina, mani sporche con la calce che riaffiorava subito.
Forse ancora lo fanno, ma accanto a loro ho visto ragazzini fare lo stesso, zaino appoggiato sulla sedia e l’inizio di un altro “cupp”. Stranamente tutto oggi sembra così normale,anche vedere certe cose.
Una volta c’era il Bar Derby con i suoi panni verdi da biliardo e tante storie che ancora oggi riecheggiano tra i ragazzi della mia generazione. Domani cosa ci sarà?
La sbronza delle otto di mattina? Quel pullman perso che doveva portarti a casa? Si quello che parte dai Tigli per i freddi paesini della Provincia.
Oggi il Bar è cambiato, è cambiato il mitico “stuzzico”, le olive e le arachidi non ci sono più, oggi si fa l’aperitivo cenato, che se lo fai e poi vai a cena rischi di ritrovarti con il cinghiale sopra lo stomaco come la simpatica pubblicità del digestivo.
E poi i calzoni e le pizzette rosse, con e senza mozzarella. Oggi sono pochissimi quelli che “tengono” ancora a queste colazioni, forse due o tre gestori teramani, ex paninari sicuramente.
Stefano Benni nel suo “Bar sport” descrive perfettamente la realtà, le situazioni, i cambiamenti dei bar, soprattutto quelli di provincia, uno spaccato del nostro paese forse troppe volte sottovalutato ma che centra in pieno tutti gli spigoli e le sfaccettature della vita.
Oggi il bar a Teramo è moda, è stile, è modo di rapportarsi, è sottocultura (?).
Forse per alcuni si.
Forse questa città sta morendo, ma per chi è pronto sempre a chiudere la porta per non fare uscire il caldo e le urla alcoliche , non morirà mai.
Carlo de Iuliis
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