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Il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia spiega al Comune di Teramo l'importanza della gestione pubblica...

11 minuti

Gentilissimi Sindaco e Assessore,

Il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia, nello specifico il Coordinamento Territoriale Abruzzo, Associazione che si occupa di   infanzia, delle bambine e dei bambini intesi come cittadini già del presente, persone che si stanno formando nella relazione con gli altri, siano essi adulti, bambini, ambienti e contesti che li accolgono. A Teramo, da quasi quaranta anni il Gruppo è stato presente come sostegno tecnico di quei Nidi che in città sono esempio e luogo di scambio per altre realtà regionali ed extra regionali. I nidi comunali teramani hanno avuto sempre ben   chiaro  come obiettivo la  centralità dei diritto all’educazione e all’apprendimento dei bambini e delle bambine e il loro ben-essere. Tutto questo in uno stretto e dinamico dialogo tra l’Amministrazione Comunale, le educatrici e i genitori, invitati a partecipare all’esperienza educativa come interlocutori attivi e protagonisti di diversi e differenti esercizi di cittadinanza.

 I servizi educativi comunali di Teramo sono luoghi di competente esperienza pedagogica  fatta di sollecitazioni in merito a nuovi e sperimentali percorsi educativi,  che nel tempo hanno accompagnato la nascita dello zererosei nazionale, per lungo tempo sperato e tanto voluto, inteso come quotidiano impegno a prendersi cura della cura e dell’educazione dei Cittadini da zero a sei anni (decreto legislativo 65 del 2017) .

 Oggi, nell’apprendere che l’Amministrazione Comunale di Teramo si prepara a  disporre che la gestione del servizio di Asilo Nido” avvenga mediante affidamento a ditta esterna, per mezzo di appalto di servizi, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, coprendosi e facendo riferimento a una imprecisa e    non condivisibile interpretazione del “modello Reggio Emilia”, ci sollecita ad intervenire come tecnici e come esperti del settore, per portare un contributo critico e innovativo, per stare al fianco dell’Amministrazione nel definire una proposta di un progetto serio e condiviso guardando alle scelte, locali e nazionali.

La città di Reggio Emilia scelse alla fine degli anni Ottanta di aprire nuovi nidi in convenzione per allargare la rete dei servizi educativi disponibili per la cittadinanza, non rinunciando ad alcun nido comunale già in attività. Ad oggi le gestione integrata dei servizi accoglie oltre il 50%dei bambini e delle bambine in età 0-3

La nostra vuole essere una proposta di avanzamento nella  progettualità di quei servizi, senza snaturarli, cercando altre scelte valorizzi e soluzioni naturalmente e necessariamente più vantaggiose per la cittadinanza e per la loro gestione economica,  pur tuttavia rivestendoli  di innovazione  di fronte a quello che sta emergendo, forse per la poca chiarezza. Vorremmo alimentare un dibattito costruttivo  con la focalizzazione sullo Zero Sei  e una maggiore attenzione allo Zero Tre, senza il quale non ci sarebbe mai stata una legge forte come quella nazionale, il Decreto 65/2017, che istituisce  il sistema dei servizi integrato dalla nascita fino a sei anni e che prevede un percorso educativo e formativo unitario tra nidi e scuola dell’infanzia, pur nel rispetto delle specificità di ciascun segmento.

In questa prospettiva il provvedimento legislativo nazionale valorizza l’esperienza educativa dalla nascita a sei anni, con l’obiettivo di dare  ai nidi,  soprattutto, adeguata collocazione  all’interno del percorso di formazione della persona.

Il decreto, tenuto anche conto dell’orientamento europeo, elimina la divisione tra i due periodi dell’infanzia, fornendo indicazioni e linee guida per servizi educativi e di istruzione di qualità.

            Spesso nei nostri vari seminari, negli incontri formativi gestiti  con il patrocinio del Comune di Teramo, abbiamo sottolineato che Il Nido non nasce solo per i bambini i cui genitori vanno a lavorare, ma è un servizio per tutti i bambini e le bambine, proprio perché sono luoghi di democrazia attiva tra generazioni diverse e tra professionalità differenti, di inclusività e superamento degli ostacoli posti dalle differenze implicite e esplicite, di esercizio di cittadinanza, non sono  da considerare come un costo, ma un vero e proprio  investimento etico, culturale, sociale ed economico. Numerose ricerche internazionali affermano l’importanza di un precoce investimento verso l’educazione dell’infanzia, a partire dal Nobel dell’economia attribuito a James Heckman nel 2000. I nidi sono un diritto dei bambini e nella nuova legge nazionale  questo è ribadito.

Crediamo in funzione di una risposta  all’ emergente e urgente problematica che la soluzione potrebbe essere ricercata nella  creazione di  un sistema integrato in cui il l’ente pubblico mantenga una forte presenza gestionale e proponga la propria esperienza per un dialogo trasformato e costruttivo tra diversi enti gestori e sollecitando un raccordo tra tutti i livelli del sistema. Ma farlo in modo affrettato e senza un progetto concreto, seguito, controllato  e sostenuto da un solido Coordinamento Pedagogico Territoriale, formato e preparato appositamente non garantisce il mantenimento, nemmeno per un tempo limitato della qualità e degli standard che hanno tenuto alto il sistema dei servizi per la prima infanzia  teramani.

Proprio per sollecitare una riflessione concreta  poniamo delle semplici  questioni  che però sono alla base per  comprendere cosa cambierebbe e a cosa si andrebbe incontro con il cambiamento che si profila all’orizzonte.

  • Perché una Pubblica amministrazione decide di esternalizzare uno o più servizi educativi affidandoli ad una cooperativa? Certo non può essere solo una scelta economica, perché le ricadute sono più ampie. Anche la più solida cooperativa, nella gestione dei servizi educativi è costretta, pur nel rispetto di una progettazione (ove richiesta), a tener conto delle difficoltà dei costi   che come è bene noto, spesso in più dell’80% sono relativi al personale. Le leggi regionali e nazionali in vigore infatti chiedono l’assunzione di personale qualificato con laurea in scienze dell’educazione, il cui inquadramento spesso non corrisponde alla effettiva retribuzione .

Ne deriva pertanto il rischio di un frequente turnover del personale che alla prima occasione migliorativa se ne va, costringendo la direzione del servizio a sostituzioni spesso temporanee, che di certo non garantisce continuità e qualità nei confronti del servizio. Il nido deve essere un luogo pensato per i bambini in cui  lavorare con/per i bambini con un gruppo stabile e di riferimento. Questo presupposto  è alla base di tutte le teorie pedagogiche a cui da sempre Teramo fa riferimento.

  • Spesso la Cooperativa, sempre nell’economicità del rientro della spesa, non riesce a prevedere un sufficiente monteore  settimanale o annuale   per la formazione del personale, che, se di buona volontà, è costretto ad aggiornarsi autonomamente.  Diverso sarebbe se fosse istituito un Coordinamento pedagogico territoriale unitario, che potrebbe fungerebbe da supervisore, offrendo un progetto  pedagogico e un supporto organizzativo e  gestionale univoco tra servizi comunali pubblici e convenzionati o a gestione privata.
  • Anche alla luce della partecipazione, ormai alla terza triennalità di Teramo come partner principale e Nazionale del progetto FA.C.E., Farsi Comunità Educante nel contrasto per la povertà educativa, perché non concentrarsi su una vision differente? Sempre nella prospettiva di una rimodulazione dei servizi incentrata sui principi dello Zero Sei,  si potrebbe, difatti, trasformare alcuni servizi  in nidi part-time, per rispondere alle famiglie che scelgono la frequenza solo al mattino  e  potrebbero usufruire dei servizi  anche in ragione di una spesa inferiore. Nel pomeriggio quelle stesse strutture potrebbero essere utilizzate come centri gioco, in cui organizzare attività laboratoriali, dedicate ad una utenza zero sei  anche accompagnata (Spazi genitori/bambini). In questo caso la gestione del servizio pomeridiano potrebbe essere affidata anche a Associazioni  o a Cooperative  del Territorio con educatori esperti in attività laboratoriali. La convenienza per l’Amministrazione sarebbe quella di assumere  le educatrici ad orario part-time ridotto; si manterrebbe tuttavia  la governance pubblica del servizio .

Noi auspichiamo per questo che  l’Amministrazione decida di riprendere in mano quella graduatoria  sospesa, in base alla quale fare delle assunzioni a tempo determinato e contemporaneamente attivi la procedura per 10 posti per educatore con concorso pubblico per titoli ed esami per la nuova assunzione a tempo indeterminato di educatrici.  Così facendo si potrebbe  ragionare in prospettiva di un nuovo anno scolastico 2021/2022, condividendo un progetto di ampio respiro in funzione di quanto sopra citato.

  • Il Decreto 65/2017, finanzia direttamente ambiti e Comuni per il sostegno nella gestione dei servizi pubblici e/o privati esistenti e regolarmente autorizzati al funzionamento; dove sono  stati impegnati o impiegati gli importi finanziati ed erogati dal Ministero per le annualità 2017, 2018 e 2019, specifici per i nidi Pubblici e per il Nido in gestione, e gli importi erogati in base alla popolazione residente, che seppur irrisoria comunque è una cifra liberamente utilizzabile dai Comuni per necessità riguardanti la gestione dei servizi  Zero Sei ? Come si intende utilizzare i futuri importi?
  • Nelle dichiarazioni ascoltate in questi giorni abbiamo raccolto rassicurazioni  in merito ad una riapertura sicura per ciò che concerne l’organizzazione dei servizi alla luce della normativa post Covid 19, ma proprio oggi sono uscite le linee guida specifiche,  e ancora siamo in assenza di protocolli  e di indicazioni più certe in merito alla strutturazione degli spazi, al rapporto numerico educatore/bambino, cosa si sta facendo di concreto per riaccogliere i bambini e le bambine già frequentanti?

Infine, sollecitando  l’Amministrazione tutta ad una riflessione condivisa, seppur urgente, ci mettiamo a disposizione per pareri  tecnici sollecitando l’intervento se necessario dei maggiori esperti del settore, appartenenti al Direttivo ed al Consiglio del Gruppo Nazionale Nidi e infanzia

Studi recenti  dimostrano che in fatto di sviluppo cognitivo, ma anche di capacità relazionali e di concentrazione, gli investimenti nei primissimi anni di vita di un bambino, cioè dalla nascita fino ai tre anni di vita, hanno il rendimento più alto e costano molto meno rispetto a interventi in altre fasce di età.  Come accennato in precedenza, il premio Nobel per l’economia James Heckman, lo ha dimostrato chiaramente, in particolare riferendosi all’infanzia più svantaggiata, quella cioè che vive in un contesto familiare o territoriale penalizzante. In sostanza, se un Paese ha intenzione di avere cura del capitale umano della sua popolazione e offrire migliori opportunità ai propri cittadini  dovrebbe destinare una buona parte di risorse proprio nei primi anni di vita dei bambini. Invitiamo pertanto tutti ad una riflessione più approfondita  su quello che sarà il futuro dei nostri servizi per mantenerne e tutelarne gli aspetti di qualità e gli standard che ne hanno fatto da sempre un baluardo nell’Italia centromeridionale, rendendolo esempio per molte altre realtà.

Sicuri di una riconsiderazione delle prospettive future .

Teramo 31 luglio 2020

Per il  Gruppo Nidi Abruzzo”

la referente

Monica D’Agostino

Foto comune di Buccinasco

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Commenti

Dove sta scritto che le maestre comunali sarebbero più brave di quelle delle coop!?..forse nel libro dei sogni.

Scusate una domanda: ma questi "gruppi" come si finanziano?