Questa volta provo con estrema soddisfazione ad evocare quella frase che tante volte ho sentito pronunciare dagli anziani della mia famiglia e non solo: "Quando avevo i pantaloni corti...”. Bene!
Quando io avevo i pantaloni sopra le ginocchia, non c'era l'uomo nerboruto con il fez e la camicia nera che inneggiava all'impero sui colli fatali di Roma, nè tantomeno il “baffone” mangiatore di bambini; forse, più modestamente e sicuramente con un pizzico di minore “virilità”, la mia fanciullezza è segnata dal C.A.F. (Craxi, Andreotti e Forlani): l'acronimo riassuntivo di un patto non propriamente tacito che doveva consentire ai leaders della D.C. e del P.S.I. di spartirsi il potere e di continuare a governare.
Il C.A.F. fu spazzato via dalla stagione di Mani Pulite, dall'opinione pubblica incendiata dal Pool, da anchorman in erba (vi ricordate Brosio in collegamento perenne dal tribunale di Milano?), dalla consapevolezza che il Muro di Berlino era crollato e, con esso, un modo spicciolo e nello stesso tempo elefantiaco di fare politica, di amministrare il bene comune. Sono passati 20 anni, 4 lustri, un Cancelliere donna, un nero alla presidenza degli Stati Uniti, la Cina del Comunismo e del mercato, oltre Mao e senza rinnegare Mao.
E l'Italia? Ha partorito la finta rivoluzione liberale di Berlusconi e la necrosi del progressivismo nel PDS, DS, PD. La storia ama ripetersi, ruotare e giocare come in una giostra: “Corsi e ricorsi” li chiamava Vico. Dopo il C.A.F. siamo arrivati all'A.B.C. (Alfano, Bersani e Casini). Un nuovo patto federativo all'insegna di “uniti si può sopravvivere, divisi no”. Sopravvivere a cosa? In nome di che cosa? Di quale idea amministrativa, di buon goeverno e politica? È paradossale, ma pensate un pò, tra quindici giorni Palermo rischierà di avere come sindaco quel Leoluca Orlando che, della stagione di Mani Pulite, con il suo movimento civico “La Rete”, fu un discusso e tuttora discutibile protagonista. Il fallimento della nuova compagine Alfano, Bersani e Casini, con la conseguente debacle del PdL, la sostanziale tenuta del Pd (vince dove si allea con i movimenti civici o con la sinistra, altrimenti raccoglie briciole) e il “non pervenuto” Terzo Polo non stupiscono nessuno nè dipendono, come qualcuno vorrebbe farci credere, dall'appoggio che i tre Segretari danno al governo Monti. Non è nemmeno il frutto amaro dell'antipolitica, viceversa, è un problema per la partitocrazia e per la nomenklatura. L'alta astensione, il fenomeno Grillo e i bassi consensi ai partiti non segnano l'arrivo della Terza Repubblica, quanto piuttosto segnalano il tracollo della Seconda.
Per Grillo c'è il sostegno più specificatamente antipartitico, con elettori in media più giovani di coloro che non sono tentati di non andare alle urne. Antipartitico e non antipolitico e, per favore, non si commetta l'errore madornale di considerarlo una forma pittoresca di protesta. Gli ultimi venti anni di politica ci hanno lasciato la brutta copia dell'uomo pubblico, l'ombra dell'idea dell'interesse collettivo. Grillo respinge l'idea dell'italiano egoista, di colui che pensa al solo benessere personale e spera di ottenerlo nell'alveo protetto della carica pubblica. Questa non è antipolitica, sicuramente, invece, è un'idea corretta della politica e della retta gestione della res publica. E poi la gente vota e predilige uomini con le idee chiare, piuttosto che leziosità concettuali che nascondono vecchi malcostumi. I partiti, così come erano concepiti nella stagione del C.A.F. o dell'aziendalismo politico berlusconiano, sono defunti. Grillo è una grande cassa di risonanza, dietro stanno emergendo e devono emergere sempre più chiaramente programmi e progetti, un sentire comune che allinea vari strati della società italiana. Conseguentemente, anche il Movimento Cinque Stelle verrà istituzionalizzato con buona pace di tutti e quello sarà il banco di prova.
Io che sono figlio del C.A.F. (temporale si intende) e dei partiti di massa, oggi mi chiedo perchè, ad esempio, esistano nella mia regione 63 Enti Strumentali e quale utilità abbiano per gli abruzzesi. Mi domando cosa produca per il bene della mia Regione il Presidente di uno qualsiasi dei suddetti Enti che percepisce un'indennità mensile di 5223,50 euro, oppure il Vice Presidente 4.041,15 o il Componente del Cda 3172,14. Sono demagogo? Faccio antipolitica? Sono invidioso? Oppure esprimo idee e critiche che hanno una chiara valenza politica? Grillo pone anche queste domande. Politiche! Correttamente e significatemente politiche!
Ad Alfano, Bersani e Casini che stamane discutono se sia meglio anticipare oppure no le elezioni, ognuno fermo a studiare strategie idonee prima di lanciarsi nella futura campagna elettorale, sembrano, a mio modesto avviso, sfuggire gli accadimenti di questi ultimi tempi. Porcellum sì, porcellum no? Dopo aver annichilito la volontà popolare, togliendo agli elettori la possibilità di esprimere la propria preferenza, sono fermi ad uno stallo. Ho paura che assisteremo ad un lungo leccarsi le ferite e, forse, a qualche colpetto di coda. Purtroppo, il palazzo ottunde la vista e la poltrona fiacca lo spirito. Ahimè, Repetita NON iuvant!
Alessio D'Egidio
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