Secondo la rivista 'Diorama', Gianfranco Fini viene accusato da molte parti, e non a torto, se non proprio d’incoerenza quanto meno di essere un politico dalle convinzioni alquanto suscettibili di mutare anche radicalmente: e, dai tempi di Almirante in poi, i suoi critici più severi lo hanno colto parecchie volte in castagna. È grave? In fondo, il grande Giovanni Papini diceva che una persona intelligente ha il diritto di cambiar opinione tute le volte che vuole; e un crudo proverbio molto popolare tra i politici professionisti recita che “la coerenza è la virtù degli imbecilli”. Eppure, una certa fermezza su alcuni punti-chiave occorre: fa parte della propria identità; e poi, sulla Via di Damasco si resta fulminati una volta sola, non si può prenderci l’abitudine. Per aver un’idea di chi sia, può essere rivelatore il libro di Luca Negri, Doppi Fini (Vallecchi 2010); ma soprattutto un prezioso e magistrale articolo di Stenio Solinas, Fianfranco Fini. Dietro gli occhiali, il nulla, redatto da uno dei protagonisti più originali della “Nuova Destra” del prof. Marco Tarchi. Gianfranco Fini è passato dal ruolo di vice di Berlusconi al ruolo di vice di Casini. Un giorno è bipolarista un altro tripolarista; un giorno è per il maggioritario e presidenzialista, un altro è ultraparlamentarista e proporzionalista; ultralaicista sui temi etici ma al traino di Casini.
Garantista con Raffaele Lombardo e Italo Bocchino, giustizialista con Nicola Cosentino; severo con le case di Scajola, scanzonato con quella affittata dal cognato a Montecarlo; durissimo con l’illegalità tranne che con quella dei clandestini....democratico nel PdL, totalitario quando il Capo era lui in A.N., sprezzante verso qualsiasi fermento culturale che andasse oltre il protocollo burocratico di partito. Da leader carismatico a speaker, che ordina ai suoi di uscire dal governo ma lui non molla la poltrona di Presidente della Camera. Un Fini che condanna la 'monarchìa del PdL' ma poi fa un partito chiamandolo come un libro che ha scritto lui e scegliendo un logo dove il suo cognome occupa 3/4 del simbolo. Gianfranco Fini a differenza di Silvio Berlusconi, si è sentito a disagio nelle vesti di leader del Suo 'mondo', mostrando insofferenza verso il suo stesso partito quando unilateralmente e solipsisticamente scelse di appoggiare i referenda sulla procreazione assistita, andando contro il suo partito, o quando puntò i piedi per il voto agli immigrati invece di puntarli per i diritti dei nostri connazionali espulsi da Tito, magari mettendo in bilico il governo italiano sulle scelte europee nei confronti di Slovenia e Croazia. Abbandonare la prospettiva presidenzialista, proprio quando la vecchia proposta missina iniziava ad essere possibile, solo per contrapporsi a Berlusconi non è certo onorevole per uno che è stato presidente del Fronte della Gioventù. Il suo sionismo radicale non rappresentava tutte le sensibilità di Alleanza Nazionale nè gli inchini per condannare il 'male assoluto' sono stati opportuni in un periodo in cui la stessa storiografìa e la saggistica si aprivano a narrazioni del passato più veritiere e meno ideologiche. Col fascismo, l'ambiente missino aveva già fatto i conti quando negli anni '70 iniziò la fase di emancipazione culturale dal reducismo stantìo.....ma in quegli anni a Fini davano fastidio le avanguardie culturali. E la grande battaglia missina per attuare l'art. 46 della Costituzione per una prospettiva partecipativa e collaborativa tra capitale e lavoro? Tutto finito....ma meglio qualche bagliore rappresentato da Alemanno, Sacconi e Tremonti rispetto alle proposte di puro liberismo volute da Montezemolo e Casini.
In questo opuscoletto 'Intervista a Gianfranco Fini' (di Paolo Francia – Viviani Editore Roma 1994) si può notare il cambiamento finiano attuale:
“Fino a poco tempo fa si era ammessi nel salotto buono della cultura solo se sponsorizzati o almeno graditi agli ‘ideologi’ del PCI prima e di una certa sinistra radical-chic poi…. ben orchestrata strategìa di orientamento della pubblica opinione…credere nella democrazia vuol dire porre soltanto il popolo al centro della sovranità, facendolo partecipare alle scelte politiche senza delegarle ad altri.”
“La RAI gode di alcuni punti favorevoli che alterano le regole di uguaglianza sul mercato… gioca con carte truccate perché ha due elementi su tre che giocano a suo favore, il canone e il ripianamento del disavanzo….uno degli ultimi baluardi del vecchio regime…..punto disgustoso di faziosità sinistrorsa.”
"…pessimo sistema politico-istituzionale, tenuto artatamente in vita dalla partitocrazia…(occorre n.d.r.) il superamento di quella forma ottocentesca di democrazia che è la democrazia delegata.”
Pensa all’opportunità di un ministero della gioventù? “Certamente no. Il giovane non è roba da wwf, che va ‘trattato’ da per sé.”
“Tragico prodotto del radicalismo-chic…al laicismo che si identifica direttamente con l’ateismo, si è sovrapposto un laicismo più subdolo….esso rifiuta di accettare l’ordine spirituale come superiore a quello materiale. Sono nate o nascono così le campagne per l’aborto, le unioni fra omosessuali, l’eutanasìa…La sinistra ha cavalcato con cinica determinazione il laicismo per ricavarne vantaggi politici.”
“Se si volesse dare via libera, civilisticamente parlando, ai matrimoni tra omosessuali, il nostro ‘no’ arriverebbe al punto di far cadere il governo.”
“Noi chiediamo di rivedere per via pacifica l’ingiusto trattato di Osimo, che ha assurdamente penalizzato i diritti della comunità italiana, da secoli radicata là.”
“Dai tempi di Giulio Cesare la parte giusta è in ragione di chi vince….Non penso che l’antifascismo in sé sia un valore.”
“In ogni caso il governo-Berlusconi segna la fine dell’ostracismo ideologico verso la Destra.”
Se Fini parlasse ancora così, dubito che Fabio Fazio lo accoglierebbe coi tappeti rossi e i guanti di velluto nella sua trasmissione...
Gianfranco Fini dopo aver liquidato M.S.I., A.N. (senza manco fare un congresso) e il progetto del P.d.L. con Berlusconi, liquiderà pure F.L.I. e la "sua" 'Farefuturo'?
Il progetto culturale della "Fondazione Farefuturo" a mio avviso, sarebbe stato perfettamente integrabile assieme ai lavori di altre Fondazioni come "Nuova Italia" o "Magna Charta" all'interno del grande partito di centrodestra pensato da Silvio Berlusconi, anche nel contesto dell'alleanza con la Lega. E' ovvio che la tensione esasperata degli elementi identificanti se voluta, porta al fallimento di qualsiasi unione. Sono molto curioso di vedere però come tale progetto sarà compatibile coi vari Lombardo, Rutelli e Casini. La disintegrazione delle destre ed è stato il frutto più amaro del dilagare delle stesse nel panorama politico italiano. Meno narcisismi frazionistici da una parte e meno manicheismo dall'atra avrebbero forse attenuato il disagio che provavano due galli nello stesso pollaio.
Un leader dovrebbe dare una prospettiva, indicare una strada da percorrere ai suoi seguaci: Il tatticismo riscontrato nella scelta terzopolista da parte di Fini è stato criticato proprio da Alessandro Campi e da Sofìa Ventura, due punte di diamante del think-tank ‘Farefuturo’. La ‘destra finiana’ non è più una destra tradizionalista, populista, cattolica, identitaria, conservatrice, neanche rivoluzionaria, ma sembra avere tutte le caratteristiche per piacere ‘a sinistra’, cioè per piacere a coloro che la applaudono ma che non la voterebbero mai. Se la Destra rappresenta il cambiamento istituzionale e la Sinistra la conservazione dello status-quo, allora è chiaro che la presunta ‘costituzionalizzazione della destra’ (finiana) sarà l’opzione meno traumatica per la Sinistra: meglio una ‘destra normale’ o ‘costituzionale’, di una Destra Costituente, capace di mobilitare una volontà di rifondazione dello Stato. Il vero problema della sinistra italiana è quello di dover accettare che la Destra uscita galvanizzata e vincente da Tangentopoli, fatta di ‘impresentabili’ o da ‘parvenu’, possa invece cambiare la Costituzione e quindi togliere alla Sinistra stessa quel copyright sulla Carta, utile per formulare continuamente delegittimazioni. Se la Destra riuscirà nell’intento riformista, la Sinistra passerebbe all’età adulta, lasciando la coperta di Linus che gelosamente pretende tutta per sé. Il mantra del "non toccate la Costituzione" sarà il ricordo di un'epoca che stancamente andava a chiudersi con colpi di coda e riflessi condizionati degni più dell'attenzione psichiatrica che della politologìa. Forse questo Paese però, merita di stare nell'eterno pantano-cortocircuito di una guerra civile fredda e paralizzante.
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