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Le ragioni del No Referendario

di Pietro Ferrari
3 minuti

Non andrò a votare perchè non è con l'ideologìa (liberista alla tea-party o statalista) che si risolve il problema di buttare metà dell'acqua che abbiamo ma con l'oculatezza sia del pubblico che del privato.....se l'acqua deve essere gestita con interessi partitici (quindi privati) o da privati incapaci e disonesti, non ne vedo la differenza. Pubblico non è sinonimo di orrore ma neanche Privato lo è. Il legittimo impedimento già semi bocciato dalla Consulta, vorrebbe semplicemente ristabilire un equilibrio tra poteri che si infranse quando fu abolita l'immunità parlamentare......tanto chissenefrega....De Magistris si farebbe incatenare per non concederla ai suoi avversari in Italia ma poi la richiede formalmente e la ottiene dal Parlamento Europeo.
Noi italiani faremo forse i conti col nucleare al referendum del 12 e 13 giugno. I giapponesi, loro malgrado, li stanno invece facendo da mesi. Sulla loro pelle. Eppure, proprio loro - che il disastro ambientale ce l’hanno in casa - hanno meno paura di noi dell’atomo.  Da un recentissimo sondaggio pubblicato dal quotidiano Asahi, emerge difatti che, nonostante Fukushima, il 34% dei giapponesi vorrebbe puntare nuovamente (!) sull'atomo a uso civile. Escludendo gli indecisi, la percentuale nipponica di contrari al nucleare, secondo questo sondaggio, è ferma al 42%.  Un percentuale infinitamente minore di quella che, a detta di uno studio commissionato dopo il sisma in Giappone da Gnresearch e condotto su un campione di mille intervistati, vede il 75% degli italiani contrario alle centrali. Quindi, anche se esiti e quorum del referendum sono ancora incerti, i promotori possono già gioire: fossero vissuti in Giappone, oltre che con le temute radiazioni, avrebbero dovuto fare i conti con gente assai meno disposta, rispetto agli italiani, a lasciarsi impressionare. Mi trovo in sintonìa con Vincenzo Pepe di FareAmbiente, movimento che dimostra la possibilità di un ambientalismo meno isterico e "uterino" quando ha affermato che: "L'energia e' un tema drammaticamente serio e scegliere il futuro del paese sull'onda dell'emotivita' e senza una qualunque sintonia con l'Unione europea e' pura follia. Bisogna seriamente riflettere sulla effettiva potenzialita' delle rinnovabili per capire in che misura possono soddisfare il fabbisogno nazionale e decidere poi il giusto mix di produzione". L'aver caricato l'evento del 12 giugno di connotati politici la dice lunga sulla miopìa di un populismo referendario incapace di rappresentare una vera forza di cambiamento, ma di apparire soltanto come strumento per una resa dei conti all' interno di gruppi di potere che pretendono di gestire direttamente i cambiamenti.....Vendola, Di Pietro e Bersani dove governano strizzano l'occhio all'acqua ai privati:
https://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.nocensura.com%2F2011%… tutti insieme appassionatamente erano nuclearisti convinti tra il 2001....Bersani nel 2007 quando era ministro dell'industria: http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=2&ved=0CB8QFjAB&url=http%3A…
 
Datemi retta....statevene a casa....e chiedetevi perchè non ci hanno fatto mai votare per l'euro e per le leggi fiscali.....chiedetevi pure perchè la RAI non è mai stata privatizzata e perchè i sindacati hanno ancora le trattenute automatiche....Perchè siamo stupidi e agli stupidi si propone sempre una stupida e finta libertà.
 

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Commenti

si stia a casa lei e la smetta di volerci convincere che venir meno all'esercizio di un nostro diritto, sia una cosa nobile e democratica, come stanno facendo già tanti pagliacci al soldo del presidente su tutte le televisioni ormai da mesi ...poi d'accordo su tutte le polemiche che vuole e su tutti i referendum mancati che crede si debbano fare, anche quello per ricostituire il partito fascista, ma non puo' chiederci di starcene a casa, è una pretesa assurda...lo faccia lei in sua totale libertà se crede, se cosi' si sente meno stupido (pure questo ci dobbiamo sentir dire...), tanto il grande Silvio ormai ce ne ha dette già di tutti i colori....ma attenzione che è da parecchio che fischia un vento che va in direzione opposta... P.S.:e a noi sia chiaro non ce ne frega proprio niente di quello che hanno fatto e fanno Vendola Bersani , D'Alema, Prodi, Lama, Berlinguer, Pertini, Togliatti....messi tutti insieme i loro errori non sono neanche un decimo dell'immondizia in cui è precipitato lo Stato italiano in questi (troppi) anni di berlusconismo, tra mignotte e corruzione...anche perchè come dite sempre voi, la gente si esprime votando... solo che se non vota per voi è stupida, brutta e triste e non si lava....
L'incapacità di un paese di esprimere buoni rappresentanti di governo è direttamente proporzionale al numero di referendum che ogni anno sperperano ulteriore denaro pubblico, per lasciare tutto come prima.
motivazioni deboli e qualunquismo... mi sarei aspettato di meglio !!
motivazioni deboli e qualunquismo... mi sarei aspettato di meglio !!
Comprendo l'astio che provi nei confronti del referendum, capisco che divorzio e aborto sono state delle mazzate per voi, capisco che chi è minoranza integralista e reazionaria abbia il TERRORE della parola del popolo, e non si vergogna di insultarlo definendolo impressionabile isterico ed incapace di decidere nella maniera giusta...........perchè il giusto è solo quello che pensate voi che siete di un altro livello. Il fatto che molti dei referendum del passato siano stati disattesi violando la volontà popolare, in un paese normale, non farebbero gridare all'inutilità del referendum ma provocherebbero reazioni di chi ha visto violata la propria sovranità.............invece nell'italietta che avete costruiito in questi anni di governo quasi-consecutivi il problema non è la legalità referendaria ma l'inutilità del referendum........... NON VOTERO 4 SI MA VOTERO' PER TUTTI E QUATTRO I QUESITI, IL REFERENDUM E' L'UNICO STRUMENTO PER POTER DECIDERE DIRETTAMENTE . VISTA LA LEGGE ELETTORALE CHE CI RITROVIAMO DOVE IL POPOLO DECIDE POCO E NIENTE, IL REFERENDUM, ANCHE SE COSI' COME E' NON E' PERFETTO, E' L'UNICO MODO PER FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE.,......DIFENDIAMOLO DA CHI VORREBBE DECIDERE PER NOI PERCHE' SI SENTE " DI UN ALTRO LIVELLO RISPETTO AL POPOLINO ISTERICO" in quanto allo sperpero di denaro pubblico molto meglio " sperperarlo" ( mi fa davvero ridere anche se dovrebbe mettere paura questa affermazione) per dare la parola al popolo che per ungere i meccanismi partitocratici, clientelari e familistici.....
Il Primo Ministro giapponese, Naoto Kan, ha annunciato, che il suo paese rinuncerà ai progetti di costruzione di nuovi reattori nucleari, nel contesto delle conseguenze dell’incidente alla centrale di Fukushima. Secondo lui, il suo paese ha bisogno di “ricominciare da zero” nella creazione di una nuova politica energetica. Il fisico nucleare, Nils Bohmer, dice che la decisione, di per sé drammatica, richiederà una rivisitazione totale dell’atteggiamento del governo nei confronti delle energie alternative. “E’ una decisione che arriva al momento giusto, non solo per l’incidente di Fukushima, ma perché il Giappone, lo scorso anno, ha avuto maggiore convenienza ed una maggiore efficienza nell’installazione di energie alternative rispetto al nucleare. Solare, eolico e biomasse… il governo giapponese ha una buona opportunità di poterle realmente sviluppare”, dice Bohmer. Un portavoce TEPCO ha detto ai giornalisti che uno dei lavoratori presso l’impianto ha trovato acqua di mare in uno dei pozzi del reattore n.3. Il portavoce ha detto che l’azienda non può confermare se l’acqua contaminata si stà disperdendo nel vicino oceano. Sono più di 80.000 gli abitanti che vivevano entro un raggio di 20 Km. dalla centrale e che sono stati evacuati dalle loro case. Nei giorni scorsi, è stato permesso a circa 100 residenti delle zone evacuate intorno all’impianto di Fukushima, di ritornare brevemente alle loro case per la prima volta, dopo il devastante terremoto e lo tsunami, per raccogliere ciò che potevano dei loro affetti personali. Diffidate da chi vi dice che i Giapponesi (dopo la bomba atomica che hanno subito) vogliono il nucleare. La legislazione Nipponica prevede solo referendum consultivi. Il governo può o meno tenerne conto. I giapponesi non hanno mai voluto il nucleare. Siamo alla scomparsa della NOTIZIA FATTO. Se prendiamo ad esempio gli isterismi di Vincenzo Pepe e la notizia che circa il 30% (?!) della popolazione vuole il nucleare, di cosa stiamo parlando? Secondo me ci sono persone che hanno bisogno di forti dosi di adrenalina (oltre che di visibilità) per uscire dalla noia (e dall'anonimato) quotidiana. Puntare sul nucleare in questo modo scellerato li aiuta a farli sentire vivi. P.s. a Pietro Ferrari. E' libero di non votare e di esprimere la sua; un consiglio però lo accetti: secondo me è fuori strada. Rientri ai Box!
Ricordo ai teramani che intorno all'acqua vi sono troppe "lotte intestinali"......chi ha orecchie per intendere intenda... fischia il vento dei pifferai di regime...... ritrovate la libertà di dire no alla stupidità .... di spernacchiare la logorrea del banale....
Popolino bue....irretito da demagoghi da quattro soldi.....chiedetevi seriamente perchè le scelte cruciali degli ultimi anni non sono mai state sottoposte a referendum, mentre ci propinano queste.... Papillovirus.....vorrei vedere se ti piacerebbe un referendum sulla pena di morte organizzato nell'imminenza di stragi efferate o di crimini atroci contro bambini....
MI RIVOLGO ALLA REDAZIONE .. non so se è già stato pubblicato e in tal caso non considerate la mia richiesta, ma a questo punto in piena campagna elettorale, io credo che sia doveroso pubblicare anche un articolo sulle ragioni del SI! Francesca Borsa
Come fa a scrivere su una testata che sottotitola "i fatti senza pregiudizi" una persona che alla fine della SUA versione dei fatti, conclude con "statevene a casa"?? ma come si fa?? fosse per me non scriverebbe nemmeno sul gionalino delle scuole medie inferiori! Vergogna a chi dirige questa specie di giornale online e vergogna a chi ha scritto! Dovrebbe starsene lui a casa, a pc spento...la scempiaggine a portata di click è un pericolo per l'equità e offende l'intelligenza di chi spreca pure il suo tempo a leggere.
Rosario....come ti capita spesso divorzi dal buon senso e abortisci idee di puro antagonismo ultraqualunquista......dimmi piuttosto perchè non voti quattro sì..... Angelo, avrà imparato qualcosa....io non sono deluso perchè non mi aspetto di meglio dal sinistrume italiota. all'omonimo.....quella di rientrare ai box è carinissima :-) p.s. ci prendono in giro.....votammo pure per la responsabilità civile dei magistrati e poi......se fanno danni paga lo Stato mentre i medici pagano di tasca loro......la RAI è ancora "pubblica" proprio come l'acqua......c'è da sbellicarsi dal ridere.
fantastico prendere posizione per quattro no, anzi, di più, per quattro astensioni invalidanti basandosi su un solo sondaggio (!!!) giapponese che mi dice (forse con la stessa voce di verità dei sondaggi di berlusconiana memoria) che 30 giapponesi su cento sono d'accordo sul nucleare. e sti c***i? fantastica la posizione di vincenzo pepe di fare ambiente (fratellino minore di fare fronte, fare futuro ecc.) che fa l'ambientalista rimettendosi alle decisioni delle banche e dei potentati europei. insomma tutta zoologia, biologia, etologia, ecologia, ecc. ma il fantastico dei fantastici è lì dove siccome bersani e compagnucci (di merende) strizzano l'occhio al nucleare e ai potenti delle acque allora io mi devo consegnare nelle mani delle forze reazionarie-clericali-mafiose-cattofasciste-berlusconiane. bellissimo. come dire: visto che non potete avere un pensiero e una volontà propria e considerando che quelli di là sono degli stronzi allora venite tutti di qui che ci pesniamo noi a costruirvi un futuro come si deve. e infatti!! e che non si vede?!? guarda un po' che razza di nazione siamo grazie a voi...

Cara Francesca e cara Giulia, l'altra parte della redazione è per il Referendum. Noi fondatori del Blog abbiamo girato anche uno spot http://www.youtube.com/watch?v=PdUED_wsWt0

Cara Giulia, Pietro Ferrari ha pubblicato la sua idea sul Referendum. Ha espresso un suo punto di vista. Io sono per i 4 SI, lui no....Il resto è una nuova opinione che per me ha lo stesso lignaggio della mia....e della sua....

Dici bene caro Pietro le tue idee reazionarie ed integraliste le abortisco.........e con quello che tu definisci buon senso non mi sono mai sposato anzi ....... Descriverò il perchè del mio voto in un articolo che parlerà de Si o del No sicuramente non in uno che predica l'astensionismo, ho già detto perchè vado a votare.....questo basta per rispondere al tuo articolo. Purtroppo i nostri refendum sono abrogativi e nessuno potrebbe presentare referendum su una legge che non esistono............ma sono sicuro che chi volesse proporre la Pena di Morte non avrebbe assolutamente il coraggio di chiedere il giudizio al popolino ignorantino..........
Pietro, il link relativo all'acqua non va. Certo, io sono per la riduzione drastica del ruolo dello Stato nella gestione dei servizi. Lo Stato deve piuttosto assicurare che tutto venga fatto secondo giustizia. Ma sarei a questo punto per la soluzione che è stata spesso adottata in Germania: società di erogazione servizi (acqua, elettricità) possedute dagli stessi consumatori (a volte anche produttori). I vantaggi di una simile gestione sono facilmente coglibili. Del resto lo scopo della destra tradizionalista è il ritorno alla comunità. Il legittimo impedimento come va ora può andare, ma senza prescrizione. Il nucleare in sé non lo ritengo un male, ma nel caso italiano non mi fido affatto di come verrebbe gestita una cosa tanto delicata. E poi non siamo stati capaci di smantellare le centrali chiuse in 30 anni... Ormai, a prescindere da quanto dovrebbero durare le riserve di uranio ancora e da cosa si potrebbe decidere a liello internazionale, costruire ora centrali che già oggi sono tecnologicamente superate non è prospettabile. Tanto più con questa classe dirigente (non solo politici!)... e con tanta gente disposta a compromessi.
meglio essere un papilloMAvirus che Escherichia coli....... ps:- perdono per lo strafalcione nel post precedente
Che diamine....un pò di pepe ci vuole oppure diventiamo tutti somari che vengono portati dove vuole il padrone! Signori....non siamo costretti a stare per forza in curva nord o in curva sud. La questione posta in termini di "aut-aut", vota SI o vota NO è una vera e propria frode: Primo, perchè su questioni così delicate e complesse alle quali sono sottese esigenze molteplici, non vi è per forza un bianco e un nero, ma vi sono realmente una varietà enorme di sfumature con altrettanti PERCHE'. In questo senso apprezzo molto l'intervento di Vincenzo Sasso che dimostra come LA COSTRIZIONE AL SI O AL NO sia il dettato tipico di un inganno volto ad una semplificazione oscena delle questioni......o tutto o niente.....tutto male o tutto bene; Secondo, perchè lo strumento referendario non vincola per molto tempo il Legislatore, è sistematicamente tradito e non vi sono meccanismi di autotutela diretta, ed è quasi sempre cavalcato per CONTINGENZE (a meno che non siano trattate tematiche epocali vedi ingresso nell'Euro) di bassa macelleria politica all'interno stesso del sistema di potere.....che dà piccoli contentini alle masse a mò di valvola di sicurezza. Se così non fosse avremmo DOVUTO esprimerci per i Trattati Internazionali come quello di Maastricht (non si può), per le Leggi Fiscali (non si può), per l'ingresso nella moneta unica ( si sarebbe potuto ma hanno preferito "glissare")..... IL VERO PROBLEMA DELLE PRIVATIZZAZIONI E' CHE I PAESI OCCIDENTALI HANNO CONSEGNATO LA PROPRIA SOVRANITA' MONETARIA AI PRIVATI, ALLE BANCHE. Ecco....il Problema dei Problemi è questo ed invece di affrontarlo, TUTTI i soggetti politici lo eludono facendoci litigare su questioni marginali o fittizie. ritrovate la libertà di dire no alla stupidità .... di spernacchiare la logorrea del banale.... dite NO AL REFERENDUM. P.S. Gli inviti alla par condicio sono ridicoli dato che il blog sponsorizza apertamente da parecchio tempo tutte e 4 le campagne referendarie....
il popolo dell'astensionismo è un popolo silenzioso. ma numeroso se vado a votare prendo una scheda sola.. ma potrei anche andare al mare e non pentirmene appoggio pietro ferrari!!!!
ECCO PERCHE' E' UNA TRUFFA (SUL TEMA DELL'ACQUA): https://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3…
ho pagato 100 euro di bolletta dell'acqua per il primo trimestre 2011...a Teramo per quanta ne abbiamo dovrebbe essere gratis....quando bisognerà reinvestire per gli acquedotti chi pensate che pagherà? L'investimento si paga comunque anche nel pubblico...a meno che non vogliamo fare un'altra Alitalia così da svendere tutto ai privati tra 15 anni.....si tratta di dare in gestione a seguito di gare d'appalto......se il Potere vuole rubare l'acqua ai poveri sudditi.....come mai TUTTA L'INFORMAZIONE REFERENDARIA E' PILOTATA PER IL SI? uomini siate e non pecore matte!
Se vincono i SI, domani il povero mendicante assetato potrà bere mentre il Privato gli avrebbe dato aceto godendo della sua sofferenza.....certe volte non so se indignarmi o mettermi a ridere..... L'acqua resterà comunque pubblica e comunque già si vende... una cosa sono le privatizzazioni che hanno cambiato solo il monopolista.... altra cosa è la concorrenza.... altra cosa ancora è la possibilità di dare in gestione determinati servizi ... senza perdere il controllo delle reti e la proprietà dell'acqua.... meno ideologìa e più pragmatismo.... liberismo sfrenato e statalismo dogmatico sono due errori ed occorre superare questa dicotomia.... in Italia pubblico significa partitico...cioè privato. Non andate a votare! La holding emilianoromagnola HERA ringrazia i referendari per il ruolo di utili idioti che svolgono pure gratuitamente....hanno in testa l'acqua: idrocefali.
NON ANDATE A VOTARE! ecco perchè: http://www.facebook.com/notes/tom-bosco/referendum-truffa-lacqua-non-e-… C’era qualcosa che non capivo sul quesito referendario sull’acqua. Quando è così di solito e’ perché c’è un inganno. Allora prima ho ragionato con i sostenitori del Sì, e già subito era chiaro una cosa: SE VINCE IL SI’ l’ACQUA RIMANE IN MANO AI POLITICI CHE L’HANNO GESTITA FINO AD OGGI. Ma poi, ragionandoci, ho capito che c’era qualcosa di più, qualcosa di SPAVENTOSO. Sono andato a leggere le norme e ho VERIFICATO che la VITTORIA DEL SI realizzerebbe il piu’ grande furto dei politici a danno delle comunita’ locali e A FAVORE DELLE MULTINAZIONALI . Il Referendum sulla privatizzazione dell’acqua (che non esiste- non c’è nessuna privatizzazione) viene presentato con falsità a dir poco TRUFFALDINE. e il risultato sarà LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA PER DAVVERO. Ecco perché nemmeno il centro destra dice nulla, ANZI SILENZIOSAMENTE ACCONSENTE. IN UN VIDEO ECCO MOSTRATA LA VERITA’ LEGGENDO LE LEGGI Il quesito n.1 del Referendum viene presentato per un referendum per salvare la proprietà dell’acqua, ED INVECE COLPISCE LA PROPRIETA’ DEI COMUNI A FAVORE DELLA VENDITA Si tratta di un REFERENDUM SU TUTTI I SERVIZI PUBBLICI, non solo dell’acqua (sono esclusi solo i serivizi di gas naturale, energia elettrica e il trasporto regionale ferroviario). Le norme della Unione Europea e la Costituzione impongono che SI DEBBANO GARANTIRE A TUTTI I SERVIZI ESSENZIALI senza regalie. L’art.23 – bis che si vuole abrogare AFFERMA CHIARAMENTE questo principio. La legge pone i paletti e stabilisce che, PUR GARANTENDO A TUTTI I SERVIZI ESSENZIALI, si deve trovare il modo che il comune possa far RISPARMIARE I CITTADINI con il ricorso al mercato dove possibile. La legge oggi non esclude che si possano affidare i servizi anche a cooperative sociali oltre che alle società. Se vince il sì prima tutto DIVENTERA’ STATALE, ma in seguito, per imposizione europea sulla concorrenza nei servizi, si dovrà rimettere tutto sul mercato, cioé verrà svenduto alle multinazionali . Quello l’attuale legge (che si vuole cancellare) va a colpire è proprio IL REGIME DI MONOPOLIO, MA SOLO FINO ALLA VENDITA OBBLIGATA DALLA UE Per fortuna questo è vietato dalle NORME EUROPEE, ecco perché dopo aver STATALIZZATO TUTTO, il governo sarà costretto a vendere al miglior offerente, E SOLO LE MULTINAZIONALI SARANNO IN GRADO DI COMPERARE , a prezzi stracciati. I promotori hanno convinto tutti che si tratta di un referendum per la PROPRIETA’ DELL’ACQUA, ma è falso. Si tratta della sola distribuzione, anzi, si vuole cancellare una parte di legge che AFFERMA CHIARAMENTE CHE LE RETI IDRICHE SONO PUBBLICHE. Se vince il Sì …… LE MULTINAZIONALI POTRANNO COMPERARE ANCHE LA RETE E FARE IL PREZZO CHE VOGLIONO MENTRE OGGI E’ VIETATO Per altro la legge già ora stabilisce che LA RENUMERAZIONE DELLE SOCIETA’ PRIVATE E’ LIMITATA AL RECUPERO DELL’INVESTIMENTO. Cioé oggi c’è il principio che NIENTE INVESTIMENTI – NIENTE GUADAGNI e recuperati gli investimenti si ridiscute il contratto. Quando le Multinazionali compreranno la rete, FARANNO QUELLO CHE VOGLIONO. OCCORRE LEGGERE MONTAGNE DI LEGGI, TRATTATI, NORME, REGOLAMENTI PER CAPIRE LA PORTATA DEL REFERENDUM Basti pensare che l’articolo di legge che si propone di cancellare è di circa 4 pagine. La sentenza costituzionale che si cita nel quesito è di 110 PAGINE , e verte su intricati conflitti fra governo e alcune regioni sulla questione dei servizi pubblici, compresa la gestione dei rifiuti. Le regioni più attive nella diatriba costituzionale sono state la CAMPANIA, LA LIGURIA, LA TOSCANA, L’EMILIA IL PIEMONTE, L’UMBRIA E LA PUGLIA. La Campania si è vista perfino cancellare un pezzo di propria leggi. Ma sostanzialmente la Corte ha tolto l’ingerenza del Governo nelle regioni, pur non permettendo alle regioni di monopolizzare il mercato regionale. Per capire la portata del quesito diamo un’occhiata REALE ALLA LEGGE cercando di dire l’essenziale. L’articolo 23-bis CHE SI VUOLE CANCELLARE PER INTERO DICE (LEGGI) L’articolo 23-bis CHE SI VUOLE CANCELLARE PER INTERO DICE 1. Le disposizioni del presente articolo disciplinano l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la piu’ ampia diffusione dei principi di concorrenza, di liberta’ di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonche’ di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalita’ ed accessibilita’ dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarieta’, proporzionalita’ e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili. ——————————— Si rileggano le parti in neretto, garantiscono il servizio essenziale: NESSUNO VERRA’ MAI PRIVATO DELL’ACQUA COME INVECE SUCCEDE OGGI IN CERTE ZONE Leggendo il seguito del punto 1 (comma 1 art.23 bis) si capisce che l’abrogazione andrà a colpire TUTTI I SERVIZI PUBBLICI LOCALI tranne la distribuzione del gas naturale, dell’energia elettrica e il trasporto ferroviario regionale. Il punto 2 stabilisce le regole di affidamento dei servizi locali che sono diversi a seconda che la società di servizi sia privata o di proprietà mista pubblica e privata (cioé dei comuni con operatori locali). E previsto anche che qualora “a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l’affidamento puo’ avvenire a favore di societa’ a capitale interamente pubblico, partecipata dall’ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario“ cioé società a maggioranza di proprietà dei comuni, purché questo sia giustificato dalla situazione , così che COMUNQUE VENGA GARANTITO IL SERVIZIO. Fino alla sentenza della Corte Costituzionale, il governo poteva stabilire i criteri per gestire queste situazioni “eccezzionali” in base ai propri piani di stabilità (comma 10 lett.a) ma questo E’ STATO CANCELLATO in quanto in base alla Costituzione il compito SPETTA alle regioni. Questo vuol dire che se vincono i “Sì” tutto torenerà IN MANO ALLO STATO a danno delle regioni e sopratutto dei comuni che oggi sono i proprietari degli enti. Questo vorrà dire che le regioni che hanno assetato i propri cittadini non risponderanno più come invece oggi sono obbligati. ATTENZIONE : VIENE CANCELLATO il punto 5 dell’art.23 bis che afferma “5. Ferma restando la proprieta’ pubblica delle reti, la loro gestione puo’ essere affidata a soggetti privati.” il che vuol dire che SE VINCERANNO I “Sì” ANCHE GLI ACQUEDOTTI POTRANNO ESSERE VENDUTI DALLO STATO ALLE MULTINAZIONALI COME GIA’ HANNO VENDUTO MOLTA PARTE DELLE RETI ELETTRICHE E DI TELECOMUNICAZIONE LASCIANDO ALLO STATO SOLO I COSTI !!! In giro per l’Italia ci sono CARROZZONI DI POLITICI che sopravvivono parcheggiati dentro alcuni enti di servizio pubblico che invece OGGI SONO DESTINATI A SPARIRE . Infatti il punto 8 dell’art.23 BIS li condannano a sparire dal 1 gennaio 2012 , e da allora le società di servizi dovranno assumere il personale secondo le regole di QUALITA’ ED EFFICIENZA, non per raccomandazione e indicazione politica. SI TRATTA DI UN GRANDE RIPULISTI DELLA CASTA CHE IL REFERENDUM METTE IN DISCUSSIONE Ricordate la recente puntata di Report sulle assunzioni alla società dei trasporti del comune di Roma? Con l’attuale legge quei meccanismi sono destinati a sparire perché dal 1 gennaio i bandi di gara di affidamento regolate dalle leggi europee a società trasparente impediranno le assunzioni “politiche”. SE INVECE VINCONO I “SI’” QUESTI CARROZZONI SARANNO SALVI IN BARBA ALLE LEGGI EUROPEE – ANCORA PARASSITISMO – MA IN SEGUITO SARANNO COSTRETTI A VENDERE I TUBI ( CHE OGGI NON E’ POSSIBILE) PER METTERE A POSTO LA RETE (LO STATO NON HA I SOLDI). SARANNO LE MULTINAZIONALI A CUI VERRANNO VENDUTE LE SOCIETA’ E PROBABILMENTE ANCHE TUBI, MA COMPRERANNO IL TUTTO CON I POLITICI DENTRO: SE VINCONO I SI SONO SISTEMATI A VITA ! Ma che cosa succederà SE VINCE IL REFERENDUM, cioé una volta CHE TUTTI I SERVIZI PUBBLICI DIVENTERANNO DELLO STATO? Sicuramente l’Unione Europea sarà costretta ad aprire un procedimento di INFRAZIONE dell’Italia. Forse l’Italia paghera’ una MEGA MULTA, ma poi alla fine l’Italia sarà costretta ad obbedire ALLE REGOLE EUROPEE oppure ad USCIRE DALL’EUROPA. Cioè lo Stato sara’ costretto a vendere tutto quello che avra’ preso dai comuni (aziende buone e cattive ). Ma tu sai che queste aste , essendo tutte su servizi pubblici, OVVIAMENTE VERRANNO FATTE IN STILE ENEL, ALITALIA ecc, vale a dire che compreranno tutto le MULTINAZIONALI Mentre oggi i COMUNI ben amministrati sono proprietari di BUONE SOCIETA’ che le multinazionali non possono comperare PERCHE’ EFFICIENTI E TROPPO COSTOSE (alcune valgono miliardi), quando il Governo venderà TUTTA LA RETE NAZIONALIZZATA IN UN SOL COLPO a comperare saranno SOLO LE MULTINAZIONALI !!! se vince il Sì sarà vantaggioso per le multinazionali Non si abbiano dubbi che il governo SARA’ COSTRETTO A VENDERE TUTTO, altrimenti si dovrebbe USCIRE DALL’EUROPA. Anche perché sono richiesti investimenti per centinaia di miliardi , che lo Stato Italiano non ha. Questo vuol dire che il referendum serve A ESPROPRIARE I COMUNI VIRTUOSI, e questo permettera’ AL GOVERNO DI FAR CASSA A DANNO DI QUESTI COMUNI, ma permetterà alle multinazionali di ENTRARE NEI MERCATI CHE OGGI LE SONO ESCLUSI PER LA PRESENZA DI BUONE SOCIETA’ DI PROPRIETA’ COMUNALE, cioè DEI CITTADINI. Esattamente il CONTRARIO DI QUELLO CHE DICONO I COMITATI PER IL SI’ La conferma del reale scopo del Referendum sull’ acqua , NAZIONALIZZARE TUTTO, cioé dare in mano ai politici , è scritta pure nel sito del Comitato promotore del referendum , il comitato per il “Sì” , che scrive ( http://www.referendumacqua.it/chi-siamo.html ) “Siamo cittadini, donne e uomini liberi che da anni si battono per una gestione dell’acqua pubblica, partecipata e democratica.” Dunque vogliono la gestione dell’acqua pubblica, il che non ha nulla a che vedere con la PROPRIETA’ DELL’ACQUA. MA OGGI I TUBI SONO PUBBLICI , ED E’ IL REFERENDUM CHE LI RENDE VENDIBILI CANCELLANDO IL punto 5 dell’art.23-bis Poi scrive “”abbiamo difeso l’acqua dagli speculatori, dal mercato e dagli interessi.” Quindi l’obbiettivo è difendere l’acqua dal mercato, ma non dagli interessi dei politici che fino ad oggi l’hanno gestita rubando e scialacquando riducendola ad un colabrodo. “Ci battiamo contro la logica del mercato” quindi l’obbiettivo non è l’acqua, ma il mercato, “Sull’acqua vogliamo decidere noi.” Noi chi? I comuni, i comitati, o lo STATO COME SARA’ SE VINCONO I SI’ “Sull’acqua possiamo farlo anche grazie ai tre referendum per la ripubblicizzazione dei servizi idrici.” Ecco: questo è l’obbiettivo dichiarato CHIARO e lampante: RENDERE STATALI (“ripubblicare”) i servizi idrici. Questo significa METTERLI NELLE MANI DEI POLITICI DI ROMA , GLI STESSI CHE LO HANNO GESTITO PER 50 anni, gli stessi che hanno tenuto il sud a secco, che hanno poi fatto accordi con le camorre, magari gli stessi politici che gestiscono la spazzatura di Napoli ? Ma stiamo scherzando ? Io gli sputerei in faccia a quelli che hanno ridotto la rete idrica italiana ad un colabrodo, che hanno costretto paesi interi al razionamento dell’acqua per decenni. Poi ci sono anche altre realtà, come le aziende PRIVATE a PROPRIETA’ COMUNALE efficienti che ci sono nelle Venezie. Qui almeno le tariffe sono decenti, l’acqua è buona. Certo, ci sono in questi enti virtuosi anche alcuni politici che ci mangiano, ma con le norme attuali in futuro se sgarrano SARANNO COSTRETTI ALLA COMPETETITIVITA’, e non costeranno nulla ai contribuenti . MA SE VINCE IL SI, anche le aziende PRIVATE di proprietà dei comuni che ci sono nel nord Italia VERRANNO RIMESSE IN MANO AI POLITICI DI ROMA, TUTTO STATALE, quello stato che ha ridotto Napoli ad una discarica. DICONO : “Siamo in tanti e con l’aiuto di tutti possiamo riprenderci l’acqua.” Ma perché , hanno RUBATO l’acqua ? Qualcuno vuole rubare l’acqua ? O la verità è che l’Europa ci costringe a TAGLIARE I CARROZZONI POLITICI e questi si oppongono? Ancora : FORSE CHE DOPO AVER RESO DELLO STATO QUESTE AZIENDE DEL NORD LO STATO LE VENDERA’ ALLE MULTINAZIONALI PER FAR CASSA ? FORSE L’OBBIETTIVO E’ PROPRIO QUELLO DI RAGGIRARE IL POPOLO ? Andiamo a vedere i quesiti per capirci qualcosa e andiamo nel sitohttp://www.acquabenecomune.org/ Intanto cominciamo con il notare che gli estensori dei quesiti sono TUTTI DEL SUD tranne 1 Estensori: Gaetano Azzariti (ordinario di diritto costituzionale Università di Roma La Sapienza) Gianni Ferrara (emerito di diritto costituzionale Università di Roma La Sapienza) Alberto Lucarelli (ordinario di diritto pubblico Università di Napoli Federico II) Ugo Mattei (ordinario di diritto civile Università di Torino) Luca Nivarra (ordinario di diritto civile Università di Palermo) Stefano Rodotà (emerito di diritto civile Università di Roma La Sapienza) Il sito induce a pensare che si voglia “vendere” l’acqua, ma questo cosa significa ? NON SI DEVONO PAGARE LE BOLLETTE ? Non è che per caso con la NAZIONALIZZAZIONE della distribuzione si permetterà a chi non paga la bolletta di CONTINUARE A NON PAGARLA ? Passiamo all’analisi tecnica del primo quesito Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione «Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?» Intanto andiamo a prenderci la legge qui http://www.altalex.com/index.php?idnot=42063 e leggiamo che l’obbiettivo della legge è (art.1 lett.a) “un obiettivo di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche che risulti pari al 2,5 per cento del PIL nel 2008 e, conseguentemente, al 2 per cento nel 2009, all’1 per cento nel 2010 e allo 0,1 per cento nel 2011 nonche’ a mantenere il rapporto tra debito pubblico e PIL entro valori non superiori al 103,9 per cento nel 2008, al 102,7 per cento nel 2009, al 100,4 per cento nel 2010 ed al 97,2 per cento nel 2011;” cioé si voleva dare una raddrizzata ai conti, mentre la lettera b dice che la legge vuole riavviare l’economia anche attraverso “interventi volti a garantire condizioni di competitivita’ per la semplificazione e l’accelerazione delle procedure amministrative e giurisdizionali incidenti sul potere di acquisto delle famiglie e sul costo della vita” , cioé si vuole aumentare la concorrenza che altrimenti i baracconi assistenziali ci portano a picco. Questo l’obbiettivo della legge, OCCORRE VEDERE SE LO RAGGIUNGE E COME . La legge parla di favorire la Banda Larga (internet insomma, art.2), le Start Up (nuove imprese insomma, art.3 ) poi sistemi di investimento per l’innovazione avanzata(Art.4.1) specie per il Sud (art 4.1 bis aggiunto), poi lotta all’inflazione (art.5 ), BANCA DEL MEZZOGIORNO (art.6 TER) e via di seguito si parla di energia, IVA sugli idrocarburi, Case , TAV, EXPO, Istruzione, Riceca ecc Nel Video l’analisi dell’art.23 che si vuole cancellare: esso stabilisce la proprietà pubblica delle reti, garantisce il servizio a tutti, obbliga alla trasparenze ed alla efficienza le classi parassitarie di parcheggiati politici, e pure mette molti freni all’arrivo delle multinazionali proprio nei servizi pubblici. CERTO CHE CI SONO MOLTI DUBBI SUI VERI SCOPI DI QUESTO REFERENDUM In sintesi: Il quesito chiede di cancellare un intero articolo (il 23-bis) di 4 ( QUATTRO! ) pagine di una legge che allinea all’Europa e che riguarda QUASI TUTTI I SERVIZI PUBBLICI (acqua, spazzatura, trasporti locali ecc) Al contrario di quello che fanno credere i promotori in questo articolo CHE SI VUOLE CANCELLARE e’ affermato: - che la proprietà delle reti E’ PUBBLICA - che il servizio è garantito a tutti - che si deve garantire la trasparenza nelle assegnazioni (e non la camorra) - che le societa’ multinazionali hanno grossi limiti nell’entrare - che i guadagni delle societa’ devono ESSERE LIMITATI AL RECUPERO DEGLI INVESTIMENTI In pratica SE VINCE IL REFERENDUM - si conservano LE BARONIE e LE CASTE POLITICHE parcheggiate negli enti - si dice no alla proprieta’ pubblica delle rete - si pongono le condizioni per VENDERE TUTTO ALLE MULTINAZIONALI A mio avviso il Referendum NON E’ DA VOTARE, perché votare NO può favorire il raggiungimento del quorum. Articoli sul NO http://www.acqualiberatutti.it/http://www.giornalettismo.com/archives/73348/no-gestione-sovietica-dell…http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Risorse/Acqua-per-non-blocca… pubblicata da Tom Bosco il giorno venerdì 3 giugno 2011 alle ore 17.23
Io Francesca Borsa andrò a votare e voterò SI per l'acqua perchè voglio avere la possibilità di controllare la gestione, diritto che la legge mi riconosce quando sono utente di un servizio pubblico (leggi sulla trasparenza amministrativa) (quindi anche se il servizio fosse clientelare io quale cittadina ho comunque una POSSIBILITà di controllo). Se invece la gestione viene privatizzata io non ho nessuna possibilità di controllo. è come chiedere alla BARILLA dimmi come fai la pasta... è evidente che la BARILLA mi risponde ma che vuoi? chi sei? non te lo dico ... io non voglio rinunciare a questo diritto punto. ciao a tutti francesca
Nei prossimi venti anni occorrerà spendere oltre 100 miliardi di euro per mettere a posto impianti e acquedotti.... chi pensate che investirà? Pisapippa di tasca sua o Celentano e Jovanotti? I Comuni indebitati fino al collo e con i vincoli per il patto di stabilità? Lo Stato emettendo altro debito pubblico o le Regioni a pezzi col rientro dei debiti sanitari? Lasciamo tutto così fino a quando la situazione diventerà insostenibile? No...e allora dovrà essere il "Pubblico": O la bancarotta o il taglio di servizi e l'aumento delle tasse....questo significa votare sì al referendum. E' una questione di buon senso prevedere la possibilità di investimenti privati nel settore. La cosa veramente importante sarà COME verranno gestite le risorse e i CONTROLLI che dovranno essere esercitati sui privati. Se pensate di essere "Alice nel paese delle meraviglie".....bhè......svijèteve e soprattutto NON ANDATE A VOTARE QUESTA TRUFFA CHE SERVE PER PUNTELLARE GLI INTERESSI DI TUTTI I PARTITI CHE A LIVELLO LOCALE SFRUTTANO L'ACQUA PER I LORO INTERESSI
Potete fornire un link dove si possano leggere direttamente le leggi che si vogliono abrogare?
Ciao Vincenzo, ecco le norme te le giro direttamente vengono dalla banca dati dell'IPSOA, ma sicuramente sui siti dei comitati per il referendum li trovi .. certo gli organi istituzionali non hanno fatto molta informazione .... vedremo .. (sono solo le norme relative ai servizi pubblici e all'acqua) Decreto legge 25/06/2008 n. 112 Art. 23-bis. Servizi pubblici locali di rilevanza economica [77] [89] [92] 1. Le disposizioni del presente articolo disciplinano l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili. Sono fatte salve le disposizioni del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, e dell’ articolo 46-bis del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, in materia di distribuzione di gas naturale, le disposizioni del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e della legge 23 agosto 2004, n. 239, in materia di distribuzione di energia elettrica, le disposizioni della legge 2 aprile 1968, n. 475, relativamente alla gestione delle farmacie comunali, nonché quelle del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, relativamente alla disciplina del trasporto ferroviario regionale. Gli ambiti territoriali minimi di cui al comma 2 del citato articolo 46-bis sono determinati, entro il 31 dicembre 2012, dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per i rapporti con le regioni, sentite la Conferenza unificata di cui all’ articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, e l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, tenendo anche conto delle interconnessioni degli impianti di distribuzione e con riferimento alle specificità territoriali e al numero dei clienti finali. In ogni caso l’ambito non può essere inferiore al territorio comunale. [78] 2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria: a) a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità; b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento. [79] 3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipata dall'ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall'ordinamento comunitario per la gestione cosiddetta “in house” e, comunque, nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria in materia di controllo analogo sulla società e di prevalenza dell'attività svolta dalla stessa con l'ente o gli enti pubblici che la controllano. [79] 4. Nei casi di cui al comma 3, l'ente affidante deve dare adeguata pubblicità alla scelta, motivandola in base ad un'analisi del mercato e contestualmente trasmettere una relazione contenente gli esiti della predetta verifica all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per l'espressione di un parere preventivo, da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione. Decorso il termine, il parere, se non reso, si intende espresso in senso favorevole. [79] 4-bis. I regolamenti di cui al comma 10 definiscono le soglie oltre le quali gli affidamenti di servizi pubblici locali assumono rilevanza ai fini dell'espressione del parere di cui al comma 4. [80] 5. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati. 6. E' consentito l’affidamento simultaneo con gara di una pluralità di servizi pubblici locali nei casi in cui possa essere dimostrato che tale scelta sia economicamente vantaggiosa. In questo caso la durata dell’affidamento, unica per tutti i servizi, non può essere superiore alla media calcolata sulla base della durata degli affidamenti indicata dalle discipline di settore. 7. Le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze e d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’ articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, possono definire, nel rispetto delle normative settoriali, i bacini di gara per i diversi servizi, in maniera da consentire lo sfruttamento delle economie di scala e di scopo e favorire una maggiore efficienza ed efficacia nell’espletamento dei servizi, nonché l’integrazione di servizi a domanda debole nel quadro di servizi più redditizi, garantendo il raggiungimento della dimensione minima efficiente a livello di impianto per più soggetti gestori e la copertura degli obblighi di servizio universale. 8. Il regime transitorio degli affidamenti non conformi a quanto stabilito ai commi 2 e 3 è il seguente: a) le gestioni in essere alla data del 22 agosto 2008 affidate conformemente ai principi comunitari in materia di cosiddetta “in house” cessano, improrogabilmente e senza necessità di deliberazione da parte dell'ente affidante, alla data del 31 dicembre 2011. Esse cessano alla scadenza prevista dal contratto di servizio a condizione che entro il 31 dicembre 2011 le amministrazioni cedano almeno il 40 per cento del capitale attraverso le modalità di cui alla lettera b) del comma 2; b) le gestioni affidate direttamente a società a partecipazione mista pubblica e privata, qualora la selezione del socio sia avvenuta mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a) del comma 2, le quali non abbiano avuto ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio, cessano, improrogabilmente e senza necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante, alla data del 31 dicembre 2011; c) le gestioni affidate direttamente a società a partecipazione mista pubblica e privata, qualora la selezione del socio sia avvenuta mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a) del comma 2, le quali abbiano avuto ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio, cessano alla scadenza prevista nel contratto di servizio; d) gli affidamenti diretti assentiti alla data del 1° ottobre 2003 a società a partecipazione pubblica già quotate in borsa a tale data e a quelle da esse controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, cessano alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che la partecipazione pubblica si riduca anche progressivamente, attraverso procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso investitori qualificati e operatori industriali, ad una quota non superiore al 40 per cento entro il 30 giugno 2013 e non superiore al 30 per cento entro il 31 dicembre 2015; ove siffatte condizioni non si verifichino, gli affidamenti cessano improrogabilmente e senza necessità di apposita deliberazione dell’ente affidante, rispettivamente, alla data del 30 giugno 2013 o del 31 dicembre 2015; e) le gestioni affidate che non rientrano nei casi di cui alle lettere da a) a d) cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010, senza necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante. [81] [86] [88] [90] 9. Le società, le loro controllate, controllanti e controllate da una medesima controllante, anche non appartenenti a Stati membri dell'Unione europea, che, in Italia o all'estero, gestiscono di fatto o per disposizioni di legge, di atto amministrativo o per contratto servizi pubblici locali in virtù di affidamento diretto, di una procedura non ad evidenza pubblica ovvero ai sensi del comma 2, lettera b), nonché i soggetti cui è affidata la gestione delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali degli enti locali, qualora separata dall'attività di erogazione dei servizi, non possono acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti territoriali diversi, né svolgere servizi o attività per altri enti pubblici o privati, né direttamente, né tramite loro controllanti o altre società che siano da essi controllate o partecipate, né partecipando a gare. Il divieto di cui al primo periodo opera per tutta la durata della gestione e non si applica alle società quotate in mercati regolamentati e alle società da queste direttamente o indirettamente controllate ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, nonché al socio selezionato ai sensi della lettera b) del comma 2. I soggetti affidatari diretti di servizi pubblici locali possono comunque concorrere su tutto il territorio nazionale alla prima gara successiva alla cessazione del servizio, svolta mediante procedura competitiva ad evidenza pubblica, avente ad oggetto i servizi da essi forniti. [87] 10. ll Governo, su proposta del Ministro per i rapporti con le regioni ed entro il 31 dicembre 2009, sentita la Conferenza unificata di cui all’ articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, nonché le competenti Commissioni parlamentari, adotta uno o più regolamenti, ai sensi dell’ articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, al fine di: [82] a) prevedere l’assoggettamento dei soggetti affidatari cosiddetti in house di servizi pubblici locali al patto di stabilità interno, tenendo conto delle scadenze fissate al comma 8, e l’osservanza da parte delle società in house e delle società a partecipazione mista pubblica e privata di procedure ad evidenza pubblica per l’acquisto di beni e servizi e l’assunzione di personale; [83] [85] b) prevedere, in attuazione dei principi di proporzionalità e di adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione, che i comuni con un limitato numero di residenti possano svolgere le funzioni relative alla gestione dei servizi pubblici locali in forma associata; c) prevedere una netta distinzione tra le funzioni di regolazione e le funzioni di gestione dei servizi pubblici locali, anche attraverso la revisione della disciplina sulle incompatibilità; d) armonizzare la nuova disciplina e quella di settore applicabile ai diversi servizi pubblici locali, individuando le norme applicabili in via generale per l’affidamento di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonché in materia di acqua [93]; [e) disciplinare, per i settori diversi da quello idrico, fermo restando il limite massimo stabilito dall’ordinamento di ciascun settore per la cessazione degli affidamenti effettuati con procedure diverse dall’evidenza pubblica o da quella di cui al comma 3, la fase transitoria, ai fini del progressivo allineamento delle gestioni in essere alle disposizioni di cui al presente articolo, prevedendo tempi differenziati e che gli affidamenti di retti in essere debbano cessare alla scadenza, con esclusione di ogni proroga o rinnovo; [84]] f) prevedere l’applicazione del principio di reciprocità ai fini dell’ammissione alle gare di imprese estere; g) limitare, secondo criteri di proporzionalità, sussidiarietà orizzontale e razionalità economica, i casi di gestione in regime d’esclusiva dei servizi pubblici locali, liberalizzando le altre attività economiche di prestazione di servizi di interesse generale in ambito locale compatibili con le garanzie di universalità ed accessibilità del servizio pubblico locale; h) prevedere nella disciplina degli affidamenti idonee forme di ammortamento degli investimenti e una durata degli affidamenti strettamente proporzionale e mai superiore ai tempi di recupero degli investimenti; i) disciplinare, in ogni caso di subentro, la cessione dei beni, di proprietà del precedente gestore, necessari per la prosecuzione del servizio; l) prevedere adeguati strumenti di tutela non giurisdizionale anche con riguardo agli utenti dei servizi; m) individuare espressamente le norme abrogate ai sensi del presente articolo [91]. 11. L’ articolo 113 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, è abrogato nelle parti incompatibili con le disposizioni di cui al presente articolo. 12. Restano salve le procedure di affidamento già avviate alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto . -------------------------------------------------------------------------------- Note: [77] Articolo inserito dalla legge di conversione 6 agosto 2008, n. 133. [78] Comma così modificato dall'art. 30, comma 26, L. 23 luglio 2009, n. 99 e, successivamente, dall'art. 15, comma 1, lett. a) e a-bis), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [79] Comma così sostituito dall'art. 15, comma 1, lett. b), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [80] Comma inserito dall'art. 15, comma 1, lett. c), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [81] Comma così sostituito dall'art. 15, comma 1, lett. d), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [82] Alinea così modificato dall'art. 15, comma 1, lett. e), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [83] Lettera così modificata dall'art. 15, comma 1, lett. f), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [84] Lettera abrogata dall'art. 15, comma 1, lett. g), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [85] La Corte costituzionale, con sentenza 3-17 novembre 2010, n. 325 (Gazz. Uff. 24 novembre 2010, n. 47 - Prima serie speciale), ha dichiarato, tra l’altro, l’illegittimità costituzionale della prima parte della presente lettera, sia nel testo originario, sia in quello modificato dall'art. 15, comma 1, D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166, limitatamente alle parole: «l'assoggettamento dei soggetti affidatari diretti di servizi pubblici locali al patto di stabilità interno e». [86] Per la proroga del termine, di cui alla presente lettera, vedi l'art. 1, comma 1, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla L. 26 febbraio 2011, n. 10 e, successivamente, l'art. 1, comma 1, D.P.C.M. 25 marzo 2011. [87] Comma sostituito dall'art. 15, comma 1, lett. d), D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166 e, successivamente, così modificato dall'art. 8, comma 5, lett. e), D.L. 13 maggio 2011, n. 70. [88] Per l'interpretazione autentica del presente comma, vedi l'art. 10, comma 28, D.L. 13 maggio 2011, n. 70. [89] Vedi, anche, il comma 1-ter dell'art. 15, D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [90] Vedi, anche, il comma 1-bis dell'art. 15, D.L. 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla L. 20 novembre 2009, n. 166. [91] In attuazione di quanto disposto dal presente comma vedi, in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, il D.P.R. 7 settembre 2010, n. 168. [92] La Corte costituzionale, con sentenza 12-26 gennaio 2011, n. 24 (Gazz. Uff. 28 gennaio 2011, n. 5, ediz. straord. – Prima serie speciale), ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare - dichiarata legittima, con ordinanza pronunciata il 6 dicembre 2010 e depositata il successivo 7 dicembre, dall'Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione e rubricata con il n. 1 - per l'abrogazione del presente articolo, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99 e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale. Il referendum popolare è stato indetto con D.P.R. 23 marzo 2011. [93] La Corte costituzionale, con sentenza 12-26 gennaio 2011, n. 27 (Gazz. Uff. 28 gennaio 2011, n. 5, ediz. straord. – Prima serie speciale), ha dichiarato, tra l’altro, inammissibile la richiesta di referendum popolare - dichiarata legittima, con ordinanza pronunciata il 6 dicembre 2010 e depositata il successivo 7 dicembre, dall'Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione e rubricata con il n. 4 - per l'abrogazione della presente lettera, limitatamente alle parole: «, nonché in materia di acqua». Decreto legislativo 03/04/2006 n. 152 154. Tariffa del servizio idrico integrato. 1. La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere, dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell'Autorità d'ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio "chi inquina paga". Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo [454]. [454] La Corte costituzionale, con sentenza 12-26 gennaio 2011, n. 26 (Gazz. Uff. 28 gennaio 2011, n. 5, ediz. straord. – Prima serie speciale), ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del presente comma, limitatamente alle parole: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»; richiesta dichiarata legittima, con ordinanza pronunciata il 6 dicembre 2010, dall'Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione. Il referendum popolare è stato indetto con D.P.R. 23 marzo 2011.
Le Istituzioni è raro che facciano molta informazione e quando l'informazione circola spesso è fuorviante. La bugia consiste nel dire le cose a metà. Del resto è anche vero che i cittadini stessi l'informazione non sono tanto interessati a riceverla. Ecco alcuni dei motivi per cui non sono favorevole a questa falsa democrazia, ma sono per il ritorno alla comunità. Grazie di tutto. Pace e bene. ^_^
@FRANCESCA BORSA: in teoria sono d'accordo con lei!!! in pratica mi sono ricreduto avendo avuto a che fare più volte con il nostro RUZZO!! non funziona nulla e i tempi di attesa sono biblici per ogni piccola pratica che non sia "seguita" dalla politica. E' ora di finirla! Lei pensa che un privato possa mettere mai alla guida di un acquedotto un Giacomino DI PIETRO?!?!? nel NO la nostra salvezza!
ARTICOLO DI GIULIANO GUZZO: Pur consapevole che in questo modo farei il gioco di una parte politica diversa dalla mia, probabilmente il 12 e 13 giugno mi recherò alle urne, votando "no", tra le altre cose, anche ai quesiti sull’acqua. Ed è in particolare su questo tema che vorrei soffermarmi per motivare la mia scelta - scusandomi sin d’ora se non potrò, come vorrei, esprimermi in sintesi. Ma, d’altra parte, già Gómez Dávila lucidamente ammoniva che «quello che non è complicato è falso», dunque mi affido alla clemenza del lettore nella speranza che riconosca, nello scritto, la volontà non già di plagiare, bensì di fare, per quanto possibile, chiarezza circa la mia opinione. Onde evitare che si alimenti la già ampia confusione sul tema, partirei dall’unico dato condiviso, che nessuno contesta: i quesiti referendari. Esaminarli uno alla volta potrà aiutarci, spero, a capire meglio di che cosa si sta effettivamente parlando. Iniziamo col primo: «Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea”, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?». Ora, non serve alcuna preparazione giuridica per capire al volo che l’oggetto del quesito non è – né potrebbe nemmeno essere, in realtà – la possibilità di esprimersi sull’acqua come bene pubblico o privato. Nessuno, a prescindere dall’esito del referendum, potrà mai eccepire sul fatto che l’acqua dei fiumi, dei laghi e delle fonti, sia un bene pubblico. E anche gli scettici possono tranquillizzarsi spulciando il famigerato “Decreto Ronchi”, D.L. 25/9/2009, che all’art.15 comma 1ter, recita: «Tutte le forme di affidamento delle gestione del Servizio idrico integrato di cui all’art.23 bis del d.l. 112/2008 – articolo oggetto del referendum – devono avvenire nel rispetto dei principi di autonomia gestionale del soggetto gestore e di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità ed al prezzo del servizio, garantendo diritto all’università ed accessibilità del servizio». Ma se anche la «piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche», oltre che il «governo», «spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità ed al prezzo del servizio, garantendo diritto all’università ed accessibilità del servizio», dov’è la temuta privatizzazione dell’acqua? Semplice: non c’è (il lettore a questo punto mi perdonerà, spero, per il titolo improprio che ho dato a questo intervento). E difatti il succitato quesito referendario verte su altro, e cioè sulle modalità con cui scegliere chi debba fornire i servizi necessari per portare l’acqua dalle fonti alle case, e quale sia il modo migliore per scegliere l’operatore effettivamente migliore. Chi voterà “sì” al quesito sopra ricordato, quindi, non difenderà affatto l’acqua come bene comune – lo è già e, abbiamo visto, continuerà pacificamente ad esserlo – ma darà semplicemente l’assenso a che i servizi idrici continuino, come avviene oggi, ad essere gestiti esclusivamente dai Comuni o dai loro consorzi. Viceversa, chi esprimerà il proprio “no”, non farà altro che pronunciarsi in favore di una scelta, valutata di volta in volta, circa quelle che sono le migliori gestioni della distruzione idrica. Senza credere – a differenza del fronte del “si” – che la mano statale sia necessariamente la risposta giusta. Perché anche la gestione privata, ad alcune condizioni, può essere conveniente. Ma lo stesso parlare di “gestione”, in realtà, rischia di essere, se non sbagliato, fuorviante. Ciò che il “Decreto Ronchi” prevede, infatti, è il cambiamento delle modalità di individuazione del gestore delle reti idriche – che resteranno anch’esse, così come l’acqua, inequivocabilmente pubbliche : mentre oggi i gestori del servizio idrico vengono scelti tramite affidamenti diretti, anche quando si tratta di società quotate, con questa norma si stabilità una nuova gestione delle reti idriche, con l’obbligo di indire gare d’appalto per i servizi pubblici, tra cui anche quelli idrici. Ovviamente a queste gare potranno partecipare anche le società a capitale pubblico. Capiamo quindi quanto sia propagandistico e menzognero, come si è fatto lungamente in questi mesi, parlare di «privatizzazione dell’acqua». Ci conforta in questa visione il parere del professor Antonio Massarutto, professore associato di Economia Pubblica all'Università di Udine e direttore di ricerca presso lo Iefe – acronimo che sta per Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente - dell'Università Bocconi, che, nel suo recente intervento al Festival dell’Economia di Trento, ha detto: «nessuna privatizzazione è in corso: avere imprese private nelle compagini delle gestioni o non averle cambia davvero poco. Il servizio è e resta un servizio pubblico (ci mancherebbe che non fosse così). Tariffe, qualità, priorità di intervento le decide il soggetto pubblico. Solo che, una volta che le ha decise, deve trovare la forma gestionale in grado di farlo nel modo migliore, rispettando gli impegni, non aprendo voragini nei conti, possibilmente usando le risorse con efficienza. A volte il pubblico lo sa fare bene, a volte no. Un po' di trasparenza (quello che le gare porterebbero) male non può fare, soprattutto considerato che la scelta dell'azienda pubblica, anche dopo un'eventuale gara, resta pienamente possibile e legittima» (L’Adige, 4/6/2011, p. 55). Difficile, mi pare, dissentire da un ragionamento tanto elementare. E i politici cosa pensano? Per evitare accuse di partigianeria, lascerei la parola ad un parlamentare italiano che, pur sedendo nelle fila dell’opposizione, non ama allineamenti preventivi agli ordini di schieramento. Sto parlando di Pietro Ichino, docente universitario nonché senatore del Partito Democratico, il quale – per sbugiardare l’idea, assai opinabile ma purtroppo diffusissima, che affidare ai privati la gestione di un bene pubblico equivalga a sequestrarlo sine die ai cittadini – ha proposto un ragionamento secondo me interessante: «Al pari dell’acqua, anche l’aria è un bene pubblico essenzialissimo. Questo tuttavia non ci impedisce di affidare a un’impresa privata – se necessario, e se l’impresa stessa ci appare la più idonea allo scopo – il compito del condizionamento dell’aria, nel passaggio di questo fluido dall’ambiente esterno a quello interno delle nostre abitazioni o agli uffici di un’azienda. Allo stesso modo, il fatto che l’acqua disponibile in natura sia un bene pubblico essenzialissimo non è davvero incompatibile con l’affidamento a un’impresa privata – sempreché essa risulti essere la più idonea allo scopo – del compito del trasporto del fluido medesimo dalla fonte alla nostra abitazione. Se quel trasporto, invece che essere affidato a un sistema di tubazioni, fosse affidato ad autocisterne, potremmo forse affermare che solo un servizio di autocisterna gestito direttamente dal Comune sia ammissibile? E se ammettiamo, invece, che possa essere più efficiente e comunque ammissibile l’affidamento del servizio di autotrasporto dell’acqua a un vettore privato, perché non dovremmo poter affidare a un operatore privato – se più efficiente, e comunque sotto il costante controllo del committente pubblico – anche la gestione del sistema di trasporto dell’acqua mediante tubazioni? Ciò non toglie ovviamente che, in ciascun caso concreto, debba essere la collettività a scegliere lo strumento meglio rispondente allo scopo, nelle condizioni date: dove l’operatore pubblico offra un servizio migliore, la collettività opterà per quella soluzione. Ma non vedo davvero come dall’affermazione secondo cui l’acqua è un bene pubblico essenzialissimo possa desumersi l’affermazione ulteriore secondo cui il servizio di trasporto dell’acqua dovrebbe necessariamente essere affidato a un operatore pubblico». (http://www.pietroichino.it/?p=13932) Questi argomenti – proposti, giova ricordarlo, da un politico del Partito Democratico, già eletto parlamentare, anni or sono, nelle file del Partito Comunista Italiano - si possono forse considerare l’apologia della privatizzazione? Chi condivide il pensiero di Ichino spera in realtà che i cittadini meno facoltosi siano assetati? Sono domande – me ne rendo conto – dal tono eccessivo, ma che sorgono spontanee in reazione al clima di questi mesi, durante i quali si sono scomodati a centinaia politici, intellettuali, professori e sacerdoti; una mobilitazione degna di miglior causa. Persino in ambienti cattolici nei quali non si è mai mossa, in questi anni, una foglia per la sensibilizzazione su temi «non negoziabili» – e dunque ben più decisivi, per la vita umana - come l’aborto, l’eutanasia o la fecondazione assistita, molti sono usciti dal loro letargo “politicamente corretto” con la stessa aria terrorizzata di chi, da un giorno all’altro, potrebbe trovarsi un lucchetto ai lavandini oppure rubinetti a gettoni. E pensare che, come stiamo iniziando a capire, in realtà il “Decreto Ronchi” - a dispetto dell’operato politico, a parer mio, non sempre entusiasmante del suo autore – non determinerà affatto, se sopravivrà al referendum, alcun peggioramento delle attuali condizioni del servizio idrico. Che sono già – queste sì – tangibilmente critiche: nel solo 2008, secondo l’Istituto Centrale di Statistica sulla rete d’acqua potabile italiana si sono registrate perdite per il 47%. In parole povere, allo stato, siamo nelle condizioni di utilizzare appena la metà dell’acqua disponibile. Uno spreco disastroso. Uno spreco pubblico. Uno spreco che la dice lunga sulla bella situazione che i promotori del referendum, volenti o nolenti, stanno difendendo. Ma andiamo avanti. Passiamo ora al secondo quesito: «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?» Ora, anche su questo quesito urgono precisazioni interessanti. Anzitutto si annota come la norma che i promotori del referendum sperano di abrogare, di fatto, riprenda pedissequamente quanto già disposto dalla cosiddetta “Legge Galli” (in particolare: art. 13, comma1, delle Legge 5/1/1994, n. 36), che prevede che la tariffa del servizio idrico intergrato sia determinata, tra le altre cose, tenendo conto «dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione» e che fu approvata, a suo tempo, da un governo di centro-sinistra presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Perché, allora, molti politici si inalberano sulla questione con decenni di ritardo? E soprattutto perché lo fanno i simpatizzanti e gli esponenti dell’Italia dei Valori, dal momento che fu proprio l’allora Ministro Antonio Di Pietro, ai tempi del primo Governo Prodi, provvedendo con decreto 1.8.1996 a determinare – in riferimento al comma 3 dell’art. 13 della legge 36/1994 – le componenti di costo della tariffa prevedendo una percentuale del 7% sul capitale investito, che costituisce il “profitto” per il gestore (pubblico o privato) che i referendari, capeggiati anche dallo stesso Di Pietro, contestano. Siamo alle comiche, insomma. Anche perché nessun governo di centro-sinistra, ultimo quello del 2006, ha mai anche solo pensato a rivedere queste norme, oggi divenute per molti – chissà come mai – ragione di scandalo civile. Tornando al merito del quesito, non si può non notare come questo appaia motivato dall’idea che una “adeguata remunerazione del capitale investito” comporti inevitabilmente prezzi dei servizi idrici maggiori. Ma se fosse vero che il prezzo aumenta per colpa del profitto - è stato osservato da più parti - sarebbe vero anche per qualsiasi altra attività economica: anche le case, le automobili, il pane e gli abiti costerebbero di meno se fossero prodotti da un soggetto pubblico che non remunera il capitale investito. Peccato che questo ragionamento, in termini concreti, ci riporterebbe ai bei tempi, si fa per dire, dell’Unione Sovietica. Occorre dunque intendersi sul significato di “profitto” che, in un mercato realmente concorrenziale, rappresenta il costo-opportunità del capitale e il premio per l’imprenditore che riesce a produrre lo stesso valore degli altri con costi più bassi (o un valore più alto agli stessi costi). Viceversa, in un mercato monopolistico non regolato, il profitto è gonfiato dalla rendita di monopolio. Ora, come abbiamo ricordato più volte, nel settore idrico le possibilità di sfruttare la concorrenza sono espressamente limitate alla fase di affidamento del servizio, ma una buona regolazione può aiutare non poco. Anche perché non ci si può esimere dal ricordare che se il quesito in parola, per ipotesi, venisse approvato, sarebbe determinato, sulla fiscalità generale dello Stato e sul bilancio degli Enti locali, l’onere di investire 60 miliardi di euro nei prossimi venti anni per il miglioramento delle infrastrutture idriche nazionali. E come potrebbero fare lo Stato e gli Enti locali ad avviare un simile investimento senza aumentare le tasse oppure operando altrove i sempre deprecati “tagli”? Su questo passaggio i promotori del referendum, di fatto, nicchiano. Così come evitano puntualmente di raccontare come le tariffe sull’acqua, dal 2000 al 2006, siano già cresciute del 47% pur in assenza di investimenti, che sono rimasti solo promessi. Tanto è vero che, lo ricordavamo poc’anzi, la situazione idrica generale è oggi disastrosa. Ma viene difesa a spada tratta evocando lo spettro di aumenti che già ci sono, in assenza però – e qui sta la beffa – di reali miglioramenti del sistema idrico. Conviene continuare su questa strada? Magari sbaglio, ma credo che quanto prevede il contestato “Decreto Ronchi”, alla fine, sia un’opportunità e non un ostacolo da rimuovere a colpi di consultazioni referendarie. Ecco perché, se andrò a votare, di certo voterò “no” ai primi due quesiti sull’acqua, invitando tutti coloro che, pur amando l’acqua, si riconoscono – come il sottoscritto – negli Apoti di Prezzolini, «coloro che non la bevono», a fare altrettanto.
egregio dott. Ferrari, leggo i suoi interventi con piacere, condivido la maggior parte delle argomentazioni che trovo lucide, non omologate e non omologabili. Le motivazioni del non voto, circostanziate, le trovo altrettanto condivisibili, se ne potrebbero aggiungere delle altre che probabilmente sono state omesse per questioni di sintesi. Gioco a carte scoperte, ritengo di essere un liberale, in passato ho votato per quello che ostinatamente chiamano centrodestra, ma nella questione del referendum e dei quattro quesiti l'importanza dei quesiti stessi, i tecnicismi che li rendono in alcuni casi addirittura superflui passano in secondo piano. In questa tornata referendaria più che in passato quello che è in discussione è ben più del significato intrinseco dei referendum, in questo caso la forma supera di gran lunga la sostanza. Credo che il suo comportamento, leggittimo per carità, sia poco lungimirante. Al di là del valore dei quesiti credo sia necessario VOTARE, in alcuni momenti, la storia lo insegna, i cittadini devono trovare un accordo almeno nel tentativo di far sentire la propria voce. Spero di non sembrare troppo retorico, ma sono convinto da uomo di destra che assecondare le posizioni di alcuni pagliacci (il presidente del consiglio dei ministri in primis) sia sbagliato e foriero di sventura a prescindere dalla bontà di alcune riflessioni. Intendiamoci non è un "turiamoci il naso" di Montanelliana memoria, è piuttosto un "ci siamo anche noi, non ti seguiremo ovunque e comunque". Giorni fa ho ascoltato in radio un confronto sui quesiti referendari tra Oscar Giannino ed Ermete Realacci, ho trovato la trasmissione interessante, stimolante, ho avuto l'impressione che da quel confronto siano venute fuori posizioni diverse da quelle di partenza persino per i due interlocutori. La dialettica finalizzata ad un arricchimento, piuttosto che allo scontro trito e ritrito delle fazioni. Ovviamente i due interlocutori voteranno in maniera diversa, ma andranno a votare entrambi. I pochi intellettuali di destra che si sono espressi, pur adducendo motivazioni plausibili quanto le sue, mantenendo ostinatamente la posizione del non voto si sono arresi alle posizioni degli Yes man e dei peones che contraddistinguono purtroppo il pensiero dominante (cioè quello del capo). Tra questi e Giannino io preferisco quest'ultimo. In ultimo il Pontefice ha espresso un parere preciso ed illuminato, dediciamoci, la doppia morale ed il comportamento eticamente disapprovabile di chi dovrebbe rappresentare i valori Cristiani ha stancato tutti. La saluto
Sottoscrivo questo articolo di Marcello Veneziani per rispondere a Marco: "Annusato il vento, il Potere è sceso compatto a sostenere i referendum, annunciando che andrà a votare, così vincono i sì. Perché si sa che a votare compatti vanno quelli che votano sì. I contrari non sono così scemi da votare no, aiutando i sì a raggiungere il quorum. Non ci vanno. I referendum ormai da anni vivono di questa asimmetria, non fate i furbi consigliando di andare a votare no. I Poteri suddetti passano dal Quirinale, la Corte Costituzionale, i grandi gruppi editorialile alleanze finanziarie che li sostengono, fino a ieri favorevoli alle liberalizzazioni e al nucleare. Più i comici e i cantanti. Infine si è accodato al fronte idraulico il subacqueo Fini, riemerso a pelo d’acqua appena ha saputo che si può nuocere a Berlusconi. Il Potere si allinea alla sinistra e si fa perfino ecologista pur di dare una spallata al governo. I miei figli trasportati dall’idealismo idrico votano sì. Su altri versanti i ragazzi di Casa Pound votano sì contro «le mani sporche dei privati». Dietro i puri sognatori di chiare fresche e statali acque, ci sono gli avvelenatori dei pozzi. I puri pensano di votare contro i pescecani e invece i pescecani votano come loro e usano il loro voto. Così ci hanno servito il referendum all’acqua pazza. Un referendum idrocefalo ed emozionale. Deploravano il populismo demagogico del Cavaliere; ma questa sinistra acquatica, sostenuta dal Potere, è più demagogica di lui. Imbonitori d’acqua dolce, fino a ieri erano d’opinione opposta. Bersani beveva frizzante e privato, ora è apostolo dell’acqua naturale. Per Repubblica, ora il voto emozionale è bello, scrive la Spinelli. Buonanotte Lumi e voto secondo ragione. Il referendum è incentrato su un fiume di equivoci. L’invocazione di facciata è sacrosanta: giù le mani dall’acqua, bene primario di tutti e per tutti. Sora Acqua utìle et umìle. Giusto, benedetto, francescano. Poi ci pensi un attimo e dici: ma scusate, al di là dell’acqua delle fontanelle, quella che ci arriva a casa la paghiamo sì o no? E l’acqua che beviamo non ce la forniscono a pagamento i privati, in vetro o in pvc? Non è quello lo scandalo, che un bene primario abbiamo finito per pagarlo, anche quando è liscia e naturale, perché non ci fidiamo di quella erogata dagli acquedotti pubblici? E le aziende che gestiscono oggi acquedotti, falde, fogne e liquami vari non sono società per azioni, e gli azionisti non sono privati, magari anche stranieri? E allora contro che votiamo? Preferisco uno Stato che non gestisce un tubo ma impone ai gestori l’interesse pubblico. Perciò questo referendum è un buco nell’acqua. E poi, le liberalizzazioni e le privatizzazioni, non le avevano fatte i governi di centro-sinistra, anche regionali e non le sostenevano i corrieroni e le repubblicone? E negli acquedotti pubblici quanti sprechi, disservizi, tangenti e clientelismi, più racket degli invasi e mafia delle cisterne? Longanesi già negli anni ’50 diceva che l’Acquedotto pugliese dà più da mangiare che da bere. Ma poi l’acqua resta demanio pubblico, nessuno la privatizza. Cos’è allora questa idrofobia? In realtà sperano nell’acqua alta per annegare il piccolo Silvio e il suo governo. Per questo io non la faccio complicata e dico: non vado a votare e spero che sia la maggioranza a non andarci, così salta il quorum. Anche il quesito sull’energia nucleare non mi persuade perché non ci fa uscire dal rischio nucleare ma ci rende più servi di chi la produce, dei Paesi che forniscono petrolio e gas, di petrolieri e lobby dell’energia alternativa. E il quesito sul legittimo impedimento mi pare una bufala, perché sono i giudici a decidere se riconoscere o meno il legittimo impedimento. Che poi non significa fermare i processi ma consente solo di rinviare un’udienza per impegni di governo. E allora? Al diavolo il referendum, viva il sole; preferite l’acqua salata ai piranha d’acqua dolce." IL VERO DIRITTO E' ASTENERSI DALLA BANALITA' E DALLE IPOCRISIE
D'accordissimo su tutto, se non che noto - e i fatti forse in queste quesitoni devono godere di più considerazione rispetto alle pure idee, pronostici ed interpretazioni - che un po' ovunque, dove c'è stata la privatizzazione della gestione delle acque, gli investimenti si sono - diciamo - azzerati. Il caso che mi viene più in mente è quello di Girgenti Acque. Ora forse questa legge potrebbe addirittura sanare queste situazioni, imponendo una gestione - seppur con affidamento ai privati - più rispettosa dell'interesse pubblico. La cosa non mi è del tutto chiara.
La mia risposta alle tue argomentazioni Pietro: http://www.iduepunti.it/2-pi%C3%B9-2/10_giugno_2011/referendum-sulla-ge… Sono SINCERAMENTE stufa degli ideologi che dicono che questo sull'acqua e' un referendum CONTRO la privatizzazione. MAI NULLA DI PIU' FALSO E' STATO DETTO. Semmai e' il contrario. E' un referendum per la LIBERALITA' e che vuole abolire le stesse due parole per l'abolizione delle quali e' nata la filosofia del libero mercato: OBBLIGATORIETA' e REMUNERAZIONE GARANTITA queste due parole da SEMPRE sono contrarie e ogni logica di libero mercato e ora le si vuole applicare al mercato dell'acqua dicendo che si tratta di una liberalizzazione. Come ammazzare un uomo dicendo che lo si fa per carita' cristiana. Scherziamo vero? I due quesiti abrogano: 1. l'obbligatorieta' della vendita (NON la vendita!!!!). Cioe' una societa' in house che guadagna bene puo' restare privata. 2. la remunerazione garantita del capitale (ma scherziamo???? dove si e' visto mai un capitale garantito (al 7% poi)? Ma se nemmeno i Buoni del Tesoro sono garantiti perche' i Paesi sono a rischio default????? ). Andate a votare finche' c'e' tempo perche' questa cosa e' grave come voi nemmeno potete immaginare. Le conseguenze saranno pesantissime, i costi per noi elevatissimi. Simona
NO....l'obbligatorietà riguarda la gara di appalto alla quale può partecipare anche un soggetto pubblico....per quanto riguarda la remunerazione dell'investimento è solo una questione di buon senso che debba essere prevista....qualcuno pensa che possano esserci finanziamenti a fondo perduto? Forse sì ma potrebbe farli solo un Ente pubblico.....cosa impossibile nel concreto per i patti di stabilità e i buchi nei bilanci.....ed ove lo fosse, sarebbero comunque i cittadini a pagare magari non con le tariffe ma con tagli e tasse. Siete venditori di fumo.
E VOI SIETE SOLO DEI SACCENTI PRESUNTUOSI TUTTOLOGI...IL FAMOSO MODELLO SGARBI!!!
"l'obbligatorietà riguarda la gara di appalto alla quale può partecipare anche un soggetto pubblico" No caro Pietro lo dico io perche' la legge e' chiara: - l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40% ; - la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011 o la cessione del 40% del pacchetto azionario. il MINIMO del 40% DEVE ESSERE PRIVATO! Capitale privato non inferiore al 40% cosa significa a casa tua? La legge e' chiarissima su questo punto. http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6502
R U Z Z O R E T I R I N G R A Z I A I L R E F E R E N D U M