Diagnosi sociale dedicata a Gustave Thibon. Preferisco una società più sobria nella dimensione pubblica (meno tette e culi sui media), ma meno sessuofobica in quella privata (meno guardoni nelle camere da letto altrui), più libera dal sesso che tormentata dal testosterone. Preferisco una società in cui i giornalisti, prima di bandire purghe contro la mercificazione del sesso, controllassero se nei loro giornali non vi siano all’ultima pagina le “inserzioni pubblicitarie” di prosperose donne dell’est “pronte a tutto” per “inviti piccanti”. Ogni riferimento ad eventuali rilievi di favoreggiamento della prostituzione è puramente voluto. Questa è la società della Legge Merlin, intreccio folle tra libertinaggio sfrenato e puritanesimo ipocrita, in cui prostituirsi è lecito o addirittura legittimo, ma andare a prostitute è riprovevole, in cui la donna è libera di guadagnare col suo corpo ma è immorale chi la fa guadagnare. Prostituirsi sarebbe un lavoro come un altro ma essere fruitori di quel “lavoro” sarebbe ripugnante. Laicità bigotta.
Moralisti amorali da una parte contro ipocriti immorali dall’altra, uniti nella condanna per lo Stato Etico e l’Autorità Morale della Chiesa, ma bisognosi di usare la morale contro l’avversario. La morale esiste davvero? Ed è valida per tutti e sempre? Vi è una Istituzione legittimata ad interpretare e a proporre questa morale? Come si concilia tutto ciò col pluralismo culturale e la libertà occidentale negli Stati “laici”? Oppure non esiste La morale ed ognuno si fa la propria? La Morale o è una cosa seria o semplicemente non è; o è una legge o è una balla; o discrimina i comportamenti o si riduce a farsa. Basta coi difensori della famiglia (soprattutto nella dimensione “allargata”: due mogli e quattordici concubine), permissivi per sé ed intolleranti con l’altro. Basta coi farisei arrabbiati col prete che non dà la comunione ai concubini, ma pronti a scagliarsi contro il concubinaggio se il concubino ti fotte alle elezioni.
Bunga-bunga no, Gay-Pride sì; Nicòle Minetti no, Vladimir Luxuria sì; donne oggetto no, libertà sessuale sì; Mara Carfagna da “gnocca senza testa” a (dopo la polemica nel PdL) “libera, forte e di grande stile”; la morale non si fa agli altri, la si vive in proprio conformandosi ad essa. Il "filosofo contadino" Gustave Thibon preferiva le peggiori realtà ai falsi ideali, intuendo come il reale sia contrario non tanto allo ideale, quanto alla menzogna. I popoli resistono alle tirannìe senza perdere equilibrio, ma davanti alle demagogìe si corrompono profondamente e per questo le élites dovrebbero essere delle nuove e vere aristocrazie (I "migliori" in quanto tali distinti, ma non separati dal popolo), che sappiano imporre a se stesse e indurre nel popolo un clima rigoroso, non la “vita facile” o le illusioni.
Oggi non abbiamo niente di simile. Le società si ammalano a partire dalla testa e quindi guariscono a cominciare dalla testa, se è vero quello che sosteneva San Tommaso D'Aquino (il Santo tra i Dottori e il Dottore tra i Santi) che il Sovrano deve diffondere la Virtù. L’austerità però non ha nulla a che vedere con l’ipocrita seriosità, ma è diretta a risollevare ogni lembo della società dalla dissoluzione; Essa è “amore severo”, non “asettica solidarietà”, Essa è prova di auctoritas, non più complice interessata. Essa non è mai “argomento” contro l’avversario se prima non è autenticamente vissuta e proposta come stile di vita e visione del mondo. Vita individuale e vita sociale seguono medesime regole di sviluppo. La vita non è mai novità, ma rinnovamento: quanta bolsa retorica dei politicanti sul “nuovo”, sul “futuro”, sui “giovani”, quando in realtà sono sempre gli stessi, loro, affatto nuovi o giovani, più capaci di conservare i cognomi sugli scranni che i nomi dei partiti, involucri artificiali.
Questo proliferare di Fondazioni che si ispirano al Futuro ("FareFuturo", "ItaliaFutura") esprimono in realtà l'esigenza di non volersi cimentare con la penosità del presente da governare. Allora viva i rivoluzionari? Sì, ma i veri rivoluzionari sono coloro che fecondano come fa la tempesta dopo la folgore, coloro che irrigano con l’entusiasmo la vera tradizione spezzando rami secchi e idoli imbalsamati, non coloro che distruggono: “Le primavere sono tenere, fragili e disarmate. Tutto ciò che nasce è prodigiosamente vulnerabile: i germogli d’aprile, gli uccelli del cielo nel loro nido. Così è delle primavere della storia umana: più le cose che nascono tra le nazioni sono grandi e pure, più sono indifese …. è normale che tutta una categoria di spiriti confonda promessa e miraggio …. Costoro si dicono ‘realisti’ ma sono soffocatori della primavera. L’utopìa si insinua nelle anime imitando i dolci colori dell’aurora e i teneri gesti d’aprile, ma non si tratta qui di una vera primavera: le utopìe sono febbri derivate dalla decadenza e che affrettano la decadenza. Che Dio ci conceda la grazia di saper discernere, nella ressa delle idee, ciò che è primavera da ciò che è menzogna e di combattere le utopìe senza soffocare le rinascite”. Per attestare la giovinezza, non sempre è attendibile il certificato anagrafico.
Commenta
Commenti
Sarebbe necessario chiudere la discussione quando scivola su argomenti del tutto estranea al tema posto. Da riflessioni alte, seppur non conciliabili anche P.Ferrari, anche Micaletti, che pur sono teste pensanti, rintuzzati da R.Papili si sono lasciati andare ad una elencazione di corruzione, depravazione, pedofilia, ecc. di marciume che solo menti insane ritengono ammissibili e quindi legittimabili, tuttavia non ascrivibili né a questo schieramento né all'altro: se è probabile che ci sono preti pedofili, altrettanto probabile che ci sono, e infinitamente più numerosi, i turisti del sesso infantile, benpensanti, 'rispettabili' onorati in patria, spesso padri irreprensibili senza distinzione di credo politico e di appartenenza. Ha senso perderci del tempo? E tali argomenti c'entrano con troismo e nuovismo? @Adrakun: scusi , citando S.Giovanni, avrebbe potuto citare anche il Maestro: "va e non peccare più" , non le pare? Quanto poi alla sottigliezza teologica(?) riportata, secondo cui i peccati di Berlusconi sono meno lievi di quelli di Vendola , in quanto contro natura, mi sembra davvero un'affermazione imbarazzante per chi l'ha proferita.