E’ notte ormai. Cammino per la città, umida e silenziosa. Illuminata e deserta. Nelle orecchie ancora gli ultimi applausi e le note di Firenze (canzone triste). Una notte di festa, una notte di cultura e di spettacolo. Come pochi. Forse l’unico. Pigro, la festa di Ivan Graziani. Pigro in una città svogliata che all’improvviso ritrova la sua essenza. Ecco se si dovesse rappresentare Teramo culturalmente Pigro ne è la perla. Unica in sé. Tutto il resto è stato lasciato ammuffire negli angoli, come il Premio Teramo.
Respiro ancora le note di Firenze. Una sorta di sigla finale vissuta come il karaoke tra amici. Dove Filippo Graziani suonava e cantava, Marco Ferradini e Goran Kuzminac facevano da coro, Grazia Negro e Roy Paci accompagnavano con la tromba. Una serata di festa che ha fatto riscoprire la cultura in città, lo spettacolo, la festa. Ha dimostrato che quando le cose sono belle il Teatro comunale è piccolo.
Una sera che doveva essere realizzata in piazza. L’assessore campana si sarebbe tolto di dosso la polvere di Vittorio il fenomeno e di altri appuntamenti che lasciano il tempo che trovano.
Un evento da realizzare in piazza con i tavolini all’aperto dove si poteva fumare sigari e bere rhum, o come avrebbe preferito Ivan Graziani con un rosato della Cantina Zaccagnini di Bolognano. Bevuto a “tazze” più che a calici.
Pigro a Teramo perché Pesaro non è riuscito a scipparlo, grazie alla determinazione di Anna Graziani ma soprattutto grazie a Giandomenico Di Sante che con la Banca dell’Adriatico ha fortemente voluto (e quindi sostenuto economicamente) che Teramo fosse Pigro che Teramo fosse Ivan Graziani. Una festa apprezzata dai giovani ma che celebra i cinquantenni, quelli che sono cresciuti con <Teorema> di Marco Ferradini, con <Stasera l’aria è fresca> di Goran Kuzminac. Tutta gente che ha calcato le scene quando si compravano i dischi, che hanno conosciuto e lavorato con Ivan.
Gente che è rimasta fuori e da fuori, al freddo della sera sentiva da lontano le note delle canzoni e cantava.
Pigro, con la sorpresa di Enzo De Caro, dai giovani conosciuto per la fiction “Provaci ancora prof”, dai cinquantenni per essere il terzo elemento della “Smorfia”, insieme a Massimo Troisi e Lello Arena. E’ notte e Teramo è chiusa. Non che di giorno sia vitale ma a quest’ora non si può prendere neanche un caffè, figurarsi un rhum. Enzo De caro si commuove salendo sul palco, ascoltando Filippo Graziani che cancella all’improvviso quella cadenza emiliano romagnola, di confine, per ripercorrere gli acuti del padre.
E’ la Teramo che respira cultura, che ricorda uno degli ultimi concerti di Ivan Graziani, in piazza Martiri, quando il palco era davanti all’olmo e si festeggiava con un concerto la festa del Primo Maggio. Fine anni Ottanta e Graziani credeva in una scuola di musica, dove insegnare a suonare la chitarra. I ricordi teramani di Ivan sono letti da Enzo De Caro, la terra dei contadini, quelli che suo padre immortalava nelle sue foto quando qualcuno in famiglia si sposava. Il ricordo del campo della fiera, un pensatoio che rasserenava la sua anima rock.
Assente il sindaco Brucchi sul palco non è andato a portare i saluti, come sarebbe stato giusto, l’assessore Guido campana. No. Gli hanno preferito, chissà perché Valeria Misticoni.
Avrebbe dovuto rinunciare, dire che era il momento di Campana, l’assessore operaio, che cerca di fare tutto. E a volte fa troppo. Sbaglia a volte Campana, come sbaglierà portando a Capodanno, in piazza, Paolo Belli, conosciuto più per le apparizioni nella nazionale cantanti che per la verve musicale esaltata soprattutto in compagnia di Francesco Baccini.
La stella di Pigro, la stella di Ivan adesso illuminerà un anno intero, perché in molti stanno già aspettando la prossima edizione. Uno spettacolo che è stato festa, cordiale, tra amici. E’ notte. Non piove. Non si vedono le stelle ma quella di Ivan Graziani illumina Teramo. Fortunatamente.
Alessandro Tiraboschi
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