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La bioetica come disvelamento dello scontro di civiltà

di Pietro Ferrari
10 minuti

A breve la Camera dei Deputati dovrebbe approvare definitivamente la legge sul "testamento biologico", tema che ha diviso moltissimo la società italiana, le sensibilità e le coscienza sia dei laici non credenti che dei laici credenti. Fornirò il mio punto di vista, da cattolico, con la speranza che un tema così delicato susciti riflessione, non semplicemente barricate. Il bipolarismo etico riscontrato nel febbraio 2009, ultimo mese di vita di Eluana Englaro, rende oggi necessario analizzare una duplice problematica o meglio ancora, due fattori che si sono scontrati ed intrecciati in quella vicenda. Intanto, l' auspicabilità di introdurre in Italia l'eutanasìa perchè il progresso tecnologico che può allungare la vita umana, davanti all'invecchiamento progressivo della popolazione e l'aumento ormai ingestibile delle spese sanitarie, convergono nella "necessità" di sfoltire i letti degli ospedali per far risparmiare ad una società impoverita, le spese sanitarie; forse anche per non tradire la vocazione edonistica della stessa per cui morte, dolore e sofferenza vanno esorcizzate ed espulse dalla Polis. A tutto ciò concorre una cultura liberal che ha sempre considerato come conquiste di civiltà, i tasselli che edificano una società "emancipata" dal diritto naturale e dalle radici cristiane.

Il secondo aspetto è invece quello dello scontro di poteri in atto in Italia, tra la magistratura e il potere politico. A ben vedere, tale scontro va al di là delle schermaglie sulle intercettazioni telefoniche o sulla separazione delle carriere dei magistrati, molto al di là dei vaffa-days e del populismo di Nanni Moretti e Antonio Di Pietro su improvvisate ed intermittenti questioni morali. Il terreno dello scontro è infatti su quale potere in Italia deve dettare i cambiamenti sociali, culturali e politici. Il governo sostenuto dalla maggioranza dei cittadini e dal Parlamento oppure una elite autoreferenziale, autoelettasi ad una missione salvifica impersonata da una parte della magistratura? L'art. 32 della Costituzione è posto a tutela del diritto alla salute, indicando un dovere dello Stato e riservando solo ad Esso e alle sue leggi, la possibilità di prevedere l'obbligatorietà di un trattamento sanitario e neanche ad Esso, la possibilità di obbligare a trattamenti sanitari che ledano la dignità della persona. Intanto igiene, alimentazione ed idratazione non sono classificabili come trattamenti sanitari, ma come obbligo minimo dello Stato rispetto a quello di garantire le cure normali ad un malato e comunque, mai potrebbero considerarsi trattamenti che ledono la "dignità" della persona. Non bisogna confondere l'accanimento terapeutico con l'alimentazione, l’igiene e l'idratazione. Un paralitico (ma anche un neonato nei primi mesi) ha bisogno di essere imboccato o alimentato (da una macchina per comodità), ma anche pulito da altri e può vivere così anche per decenni. Diverso è il caso del malato terminale che giustamente deve scegliere se farsi operare e/o farsi sottoporre ad un ciclo pesante di terapìe che servono solo ad allungargli un pò la vita ma sono sproporzionate rispetto al risultato che si vorrebbe ottenere.

Vi è accanimento terapeutico quando le terapìe sono sproporzionate rispetto al fine da raggiungere (danni superiori ai remotissimi ed incerti miglioramenti), ma alimentazione ed idratazione hanno come fine non il tentare di guarire una malattìa devastante, ma di mantenere semplicemente in vita il malato. Quando non si può più curare una malattìa (ma questo spesso viene contraddetto dai fatti), occorrerebbe comunque "prendersi cura" del malato. Il medico non solo non può porsi in condizione di semplice subordinazione nei confronti della volontà del paziente (sia per questioni deontologiche che etiche), ma sarebbe grave concepire un suo "dovere" di staccare la spina a fronte del "diritto" del paziente a richiederlo. Nell'ordinamento giuridico italiano il diritto alla vita è assoluto e indisponibile e il reato di omicidio (anche nel caso in cui vi sia il consenso della vittima - art.479 C.P.) è vigente, ma questo non sembra essere stato sufficiente per indurre la magistratura a fare un passo indietro.

Nei confronti di questa povera ragazza dobbiamo una grande gratitudine, duplice, come la problematica che ho cercato di tracciare, perchè se ha interrogato la coscienza sulle dimensioni insondabili della vita e su cosa significhi amare una persona malata ma viva ed essere amati in uno stato vegetativo (che non significa essere diventati una pianta), ha addirittura svelato che lo scontro di poteri in atto è molto più profondo di quello che ci avevano raccontato. Due scienziati, Cruse e Owen, del Medical Research Council and Brain Sciences Unit di Cambridge, hanno pubblicato un articolo, ripreso da Pubmed, in cui evidenziano come i risultati degli studi di risonanza magnetica funzionale hanno dimostrato che alcune funzioni cognitive di livello elevato, come la comprensione del linguaggio e la sua sorgente, sono conservate nei pazienti con disturbi della coscienza. Metodi simili hanno anche permesso ad un paziente, considerato in stato vegetativo, di comunicare. Queste nuove tecniche, continuano gli studiosi, aprono una nuova direzione di ricerca nello sviluppo di dispositivi più sofisticati di comunicazione che possono essere utilizzati anche da pazienti in stato vegetativo. Concludono i due ricercatori: «A nostro parere tali dispositivi potrebbero presto permettere ai pazienti che non mantengano sufficienti abilità cognitive di comunicare».

Se il soggetto, liberamente e con cognizione di causa (debitamente informato), decide per sè, allora si apre un altro discorso. La dignità umana non dipende dalla tecnica (punto cruciale e primo "momento" di divaricazione delle posizioni), ma la tecnica sollecita l'adesione a determinati standards di vita cangianti nel tempo e nello spazio, al di sotto dei quali la vita stessa, viene ad essere giudicata non più degna o addirittura "non-vita". Allora sorge la domanda: ove sussistesse l'autodeterminazione individuale votata alla morte, potrebbe la stessa essere considerata prevalente al valore della persona e del suo diritto indisponibile alla vita? Rimane moralmente e giuridicamente aperta la questione terribile sulla disponibilità della vita (secondo punto cruciale), in un ordinamento che non ammette di rinuciare alla difesa penale in un processo o al minimo salariale, di rinunciare alla propria libertà per contratto o ai propri diritti civili e sociali sanciti dalla Costituzione. La vita è il fondamento essenziale di tutti gli altri diritti nei confronti dei quali si pone come condicio sine qua non: ammettere quindi un'autodeterminazione votata all'autoannientamento, di fatto renderà la vita stessa sempre più sottoposta a processi di relativizzazione mentre, per assurdo, si assolutizzano i 'diritti' (o le 'scelte') che si fondano su essa.
L'individuo che reclama un'autodeterminazione votata alla morte, chiede al diritto di negare se stesso in quanto lo stesso è posto per il bene comune. Essendo la vita un bene superiore alla morte, la scelta tra le due non è equivalente, nè il diritto può essere invocato da una coscienza nichilista (o fortemente condizionata dal dolore o dalla paura) che rompe ogni legame sociale, che fa del suicidio, per la prima volta un valore etico.

La libertà di autodeterminazione si ritorce per paradosso nell'autoannientamento: per affermarsi in senso assoluto deve sradicare se stessa dall'esistenza. Il reclamare un volontarismo assoluto nei confronti della morte, illude però l'uomo riguardo la sua autonomìa, quando in realtà esso vive una interdipendenza nei confronti del prossimo e una dipendenza nei confronti del suo creatore. L'uomo infatti, non è assoluto ontologicamente, non si è dato la vita da sé né se la dà ogni mattina quando si sveglia e non potrebbe mai decidere di non morire; l'unico brivido di onnipotenza si crede possa essere colto nell'anticipare il momento della morte. Non per questo l'uomo diventa signore della sua vita e signore della morte, perchè anticiparla non significa vincerla. L'uomo prometeico nella sua illusoria autonomìa, per contraccolpo diventa cavia di se stesso e dell'anonima dittatura della tecnica che lo incalza di bisogni stilando una graduazione di quanto degna sia una vita rispetto ad un'altra. Con ciò, viene suggerito in modo subdolo un ritorno soft dell' eugenetica ma su base volontaristica, mentre si scambia per volontà di morte, una disperata esigenza di amore e di essere accompagnati “oltre la soglia”. Ragionare in altri termini significa in concreto, considerare come antigiuridico, criminale e ovviamente "confessionale", il tentativo di chiunque di salvare un aspirante suicida che ha inequivocabilmente e con i fatti, espresso la sua "libertà di autodeterminarsi alla morte" o di alimentare una ragazza anoressica che ha deciso di non volersi più nutrire.

L'accusa di "confessionalismo" lanciata dai laicisti agli oppositori dell’eutanasìa, è motivata dall'esigenza di tagliare fuori dal dibattito (essendo lo Stato non confessionale), tutti coloro che difendono il diritto naturale, atei o credenti che siano. Sostenere che in uno Stato Laico occorre tutelare ogni libertà di scelta e pertanto sia quella individualmente contraria all'eutanasìa che quella favorevole, in realtà elude il problema di fondo che è una questione di principii non negoziabili. Chi oggi potrebbe mai tollerare, pur essendo contrario personalmente, che "altri" abbiano la libertà di vendere i propri organi o la propria libertà diventando volontariamente schiavi, o di rinunciare ai propri diritti essenziali?

 

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È incommentabile: bisognerebbe ribattere punto per punto, ma non ne vale la pena. Mi auguro solo (per tutti noi e anche per lui) che Ferrari rappresenti un'isolato caso di fanatismo e che come tale non possa far danno più di tanto... In caso contrario dovremmo difenderci da un simile pensiero esattamente come da un atto di terrorismo.

Credo nella libertà di pensiero e di vita. Il cattolicesimo e le altre religioni continuano nella loro crociata di morte. Avrei voluto leggere Ferrari contro le crociate o contro l'invasione in Iraq....Contro la guerra e la morte. Contro Bush e contro il resto. Io sono per la vita e il rispetto della mia vita. Deciderò di non soffrire e di morire. Perchè nessuno mi toglierà la mia dignità.

... molto a malincuore esprimo il mio pensiero, credo che bisogna seguire il corso della vita e quello che riserva....per quanto possano essere utili ed importanti i passi avanti fatti in materia,le tante scoperte mediche,i nuovi sviluppi ....beh a questo punto farei un passo indietro....quando vengono a mancare le funzioni vitali ,e lo dico davvero con tristezza,se pure e' giusto non si deve tentare in tutti modi di sopravvivere...un uomo deve pur morire con dignita' ....e se il suo pensiero e' quello,non vedo perche' non debba essere rispettato....se puo' servire a non soffrire piu'...
Sottoscrivo parola per parola quanto ottimamente scritto dall'amico Pietro; ovvio che i laicisti, incapaci di controargomentare, si limitino a scagliare le solite viete accuse di fanatismo. Per quanto riguarda Bush e le guerra in Iraq, la cui attinenza con il tema in questione mi sfugge, evidentemente si attribuisce a priori ai cattolici intransigenti una sintonia con l'imperialismo mondialista e massonico degli Stati Uniti, che invece siamo gli unici a combattere in maniera coerente (personalmente terrò sul tema una conferenza venerdì nel bellunese con don Floriano Abrahamowicz). Sulle crociate, gloria della Chiesa, mi sia consentito e di rimandare gli interessati agli innumerevoli saggi in materia, per vesempio a quelli di Franco Cardini.
Non capisco quali civiltà si stiano scontrando, sembrerebbe quasi che ci sia una civiltà (quella delle gerarchia cattolica?) e del populismo al potere (se sono populisti Moretti e Di Pietro, ma perchè lasciare fuori tanti altri, Berlusconi cos'è la fata dei dentini?) contro l'inciviltà della magistratura (ancora?). Decidere, quando si è un grado poterlo fare, come scegliere di morire quando si sarà in una condizione personale che nulla avrà più a che vedere con una vita degna di essere vissuta è un diritto di ognuno, così come è diritto di ognuno scegliere di voler vivere anche da vegetale in ossequio al suo credo religioso. Non tutti potranno avere la possibilità della scelta eroica come l'ha avuta Mario Monicelli che per non arrivare in uno stato in cui altri avrebbero potuto decidere di farlo vivere contro il suo volere ha provveduto da solo. Viene detto: "Chi oggi potrebbe mai tollerare, pur essendo contrario personalmente, che "altri" abbiano la libertà di vendere i propri organi o la propria libertà diventando volontariamente schiavi, o di rinunciare ai propri diritti essenziali?" Peccato che ci siano già altri che, per bisogno, vendono i propri organi, peccato che ci siano già altri che sono costretti a scegliere "volontariamente" sotto ricatto alla diminuzione dei propri diritti (vedi FIAT a Pomigliano e Mirafiori). A quando ci verrà data la possibilità di scegliere "volontariamente" la schiavitù per bloccare l'inciviltà della magistratura?
Bene, perché ogni valore assoluto, come la vita, è appunto "assoluto" perché "sciolto da ogni vincolo" (ab- solutus). Con il Cristianesimo inizia il riconoscimento della dignità sacrale (assoluta) della persona (altro concetto cristiano medievale) umana. Oggi, in conseguenza dell'apostasia dalla fede e poi dell'abiura della metafisica, si assiste inevitabilmente al restringimento cogente delle possibilità di fondare una qualsivoglia etica. L'etica è una necessità di ogni ordinamento giuridico, necessità di ogni società. Un insieme di individui non fa una società, ma la fa uno stesso ordinamento giuridico. La costituzione degli individui (tenuto il fermo che parlando di individuo non designamo la persona nella sua totalità - avendone ristretto enormemente il campo della relazionalità, che è la componente prima) in una società non è la risposta ad un'esigenza pragmatica - di difesa, di commercio - ma la naturale conseguenza del porsi degli uomini come gruppo di amici. Concludendo, non volendomi dilungare oltre, ritengo che far comprendere le serie fondamenta del diritto naturale (non quello di Ugo Grozio, ma quello di Tommaso D'Aquino & company) sia un'impresa impari e per lo più improponibile, data l'enorme distanza culturale che registriamo con grossa parte di un tessuto sociale ormai fortemente imbevuto di concetti, pregiudizi e convinzioni propinate da élite culturali spesso invisibili o comunque con molto potere in mano. Pertanto, ritengo del tutto DEMAGOGICO il fatto che una marmaglia debba essere chiamata alle urne o ad una raccolta firme per esprimersi su temi di cui non sa e molto probabilmente non saprà mai nulla. Ma del resto tutto questo accade quando, come oggi, la democrazia degenera in oclocrazia.
Un dogma non è un'argomentazione e il laicismo è una condicio sine qua non per legiferare.

Caro Vincenzo Sasso, in nome di chi non è violento, di chi non crede che la sua opinione sia l'unica possibile, in nome di chi attraversa la strada sulle strisce pedonali, di chi pensa che la vita sia di tutti, che non ci sia una differenza ma soltanto delle meravigliose diversità, in nome di un suo post atto ad offendere e far sentire ignorante il lettore, in nome di chi ha resistito, delle meravigliose lettere di cattolici che non vogliono morire pur soffrendo, delle meravigliose lettere di cattolici che vogliono morire in dignità, in nome degli atei e laici di cuore...in nome del comitato per la semplice comunicazione, anti sofismi, la invito ad andare a fanculo. Perchè non permetto a nessuno di auto eleggersi depositario di ciò che non esiste. La verità è fatta d'incontri e non di separazioni. Di Confronti e non di scontri. Per me lei ha dimostrato di essere un maleducato..

Grazie.

non di fanatismo si parla, ma di fondamentalismo integralista alla pari dei loro nemici islamici, ne di più nè di meno, l'unica differenza che loro l'epoca del terrorismo l'hanno superata da secoli (l'inquisizione, ma sicuramente qualcuno affermerà che è stata solo un'invenzione degli storici anticattolici) Giancarlo io mi sento fortunato di aver potuto leggere le parole di chi come il sig. Sasso non fa parte di una marmaglia ignorante come noi , ed è in grado di poterci illuminare dall'alto della sua infallibilità.......... si dicono PROLIFE (come se esistesse qualcuno ANTILIFE) ma solo per ciò che gli fa più comodo, chiedono la sopportazione del dolore ma non fanno nulla per alleviarlo, L.E.A. e nomenclatore - sapete cosa sono? come mai i vari Lupi, Giovanardi, Sacconi non fanno nulla? le tecnologie sono disponibili solo per perdere la dignità di uomo? io penso di no, ma è un argomento, questo, che riguarda SOLO la VITA dei disabili a cui loro da bravi mercanti nel tempio offrono l'illusione di Lourdes, Fatima e tutti gli altri santuari del business cattolico.......
Ecco i DIFENSORI della VITA Non ne posso più! In poco meno di una settimana tre furti si sono verifcati in parrocchia ad opera degli zingari che vengono prima a spiare e poi a portar via quello che trovano. Allora senza tanti pietismi torna in mente quell’ uomo che tentò invano, a suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perchè uno solo invece che due! Don Virgilio Annetti, Parroco
I talebani del laicismo stanno facendo sganasciare nelle tombe i vecchi nazisti che difendevano l'eutanasìa...non solo sono incapaci di rispondere, ma svelano la loro vera natura quando considerano "principio non negoziabile" i dieci minuti in più di pausa pranzo a Mirafiori ma non la vita stessa.
Terrorista non è chi propone una discussione di bioetica che dovrebbe interrogare le coscienze, ma chi relativizza il valore della vita quando non sarebbe più "degna"... Questo sì che è uno scontro di civiltà all'interno stesso dell'Occidente....mi auguro che il Parlamento ponga un freno alla deriva eutanasica tanto cara ai pannelliani e ai comunisti.
io porrei fine alla deriva vaticana dello stato italiano.......nel momento in cui si propone una discussione non si afferma di essere in possesso della verità assoluta ed inequivocabile...in quanto alla relativizzazione ..... inoltre paragonare le proposte pro eutanasia attuali con quello che succedeva durante il nazismo è RIDICOLO e denota la poca conoscenza della storia e delle idee in campo, naturalmente da MAGHI della STUMENTALIZZAZIONE alle quali i papalini nostrani sono abituati, si trasforma tutto a proprio uso e consumo........ chi ha mai affermato il principio non negoziabile dei 10 minuti a mirafiori? io sicuramente no, ne tantomento gran parte dei miei amici LAICISTI (si perchè quello LAICO è FIRMIGONI, vero?) ....ripeto da DIFENSORI DELLA VITA, COSA FATE PER L.E.A. E NOMENCLATORE? io le domande le pongo altri affermano la VERITA ASSOLUTA
E' facile amare l'umanità, difficile è amare il prossimo... credo che in queste poche parole si possa racchiudere il senso della vita nella visione Cristiana e in quella laica e relativista. Meditate gente, meditate...
Arrivo con rammarico tardi alla discussione su una questione che, per sua natura, è destinata puntualmente a dividere piuttosto che a far dialogare. P. Ferrari è solito offrire argomenti forti, capaci di appassionare e di suscitare pensieri. non si è smentito neanche questa volta, anche se la sua posizione - cattolica -, dichiarata puntualmente, instrada i suoi ragionamenti e , di fatti, si nega alle posizioni altrui, perché, partendo da valori e principi assolutamente non negoziabili, coerentemente e necessariamente impedisce il confronto ed esclude le altrui posizioni. Mi sottraggo alla gratuita e stucchevole polemica laicista - fondamentalista, confessionalista o peggio - se non erro come qualcuno si è espresso - papista. Preferisco invece parlare di assunti diversi, non opposti. Sasso richiama il diritto naturale secondo S.Tommaso ed esclude Grozio: ha il diritto di farlo, ma con quale presunzione si consente di negare ad altri un diverso fondamento? Sul piano logico, se perfino la matematica si è instradata verso la assiomatizzazione, e da tempo la geometria si è sistematizzata secondo tale canone, come può un discorso sulla bioetica presumere di negare come falso o illogico un ragionamento diverso? Ferrari include nel suo ragionamento ricco e vario ( che meriterebbe ben altra e più analitica risposta) il teorema della oligarchia dei giudici che si arrogano il diritto di additare i modelli dello sviluppo sociale e politico di una nazione. Mi sottraggo alla questione in quanto la sua è un'opinione e, pertanto, vale quanto la mia, che si situa all'opposto, in quanto penso (mi permetto soggettivamente di pensare) che il giudice surroga spesso una classe politica inesistente (e ciò per una legge fisica dei gas). Pregnante invece è il dilemma se debba prevalere il diritto soggettivo del malato o il dovere del medico di tenere fede al giuramento ippocrateo. Quando ed entro quali limiti l'individuo umano, la persona, come ama esprimersi P.Ferrari, può esercitare il diritto di disporre della propria vita? Per Ferrari la vita è un dono e pertanto il soggetto non ne può disporre. a nessun costo: anche nelle condizioni estreme ,quali egli ha configurato - stato vegetativo, assenza assoluta di coscienza, e indipendentemente dalle ipotesi additate da alcuni studi da lui citati, , l'uomo va accompagnato nei sentieri che conducono all'attraversamento, come atto estremo d'amore. Personalmente sono , sia pur blandamente, legato al pensiero di Pico sulla 'Dignità dell'Uomo'. Quando l'uomo non è più uomo e ha perso la sua dignità c'è una ragione per vivere? In calce, una riflessione inquietante: la vita per una società laicizzata spesso è un gioco, spesso un caso, spesso un evento commerciale, un prodotto. La scienza si è incamminata verso strade oscure che nessun laico autentico condivide: la genetica sta già scardinando antiche certezze. Probabilmente l'uomo futuro sarà costruito e prodotto in forme seriali Potrà ancora un discendente del magnifico (senza ironia) di P. Ferrari condividere i pensieri del suo antenato?
@Adrakum. Eutanasia: dal greco eu(dolce)-thanatos(morte) è quello che ogni persona augura a se stesso, io stesso spero, quando sarà la mia ora, di poter morire dolcemente, senza sofferenza, non so se così sarà anzi è molto improbabile che così possa essere, sarò libero di chiedere ora che sono nel pieno delle mie facoltà di non essere mantenuto nella sofferenza accanendosi terapeuticamente su di me? Dovrò soffrire prima di morire? Se così fosse soffrirò per il tempo che sarà necessario se non sarò capace di porre fine da solo alla mia vita, ma non desidero soffrire un attimo di più del necessario. Sostenere che i gerarchi nazisti perseguissero intenti eutanatici mi sembra azzardato, sarebbe più opportuno chiamare il loro comportamento per quello che è stato: milioni e milioni di omicidi perpetrati con crudele brutalità e per molte delle vittime con sofferenza inenarrabili. Non confonda chi vuole per se, con piena consapovelezza, di poter concludere la sua vita dolcemente con chi ha sterminato essere umani.
E quando, caro "compagno filosofo" l'uomo non sarebbe più uomo e perderebbe la propria dignità? Lei si rende conto che è impossibile non cadere nel soggettivismo più folle per cui chiunque e per qualsiasi motivo potrebbe decidere che non sia più ragionevolke vivere? Uno Stato che si limitasse a ratificare simili volontà eseguendole non sarebbe "laico".... ma laido.
ma lei, caro compagno filosofo, come si permette di pensare soggettivamente? la marmaglia che costringe alla degenerazione oclocratica della democrazia, non può, non deve, pensare.
compagno filosofo mi sottraggo alla sua sottrazione. perchè, con parole diverse, sicuramente più illuminate, non ha fatto altro che confermare quello che ho detto nei miei post, e cioè [...... ma con quale presunzione si consente di negare ad altri un diverso fondamento?....] [.....come può un discorso sulla bioetica presumere di negare come falso o illogico un ragionamento diverso?....] [......Per Ferrari la vita è un dono e pertanto il soggetto non ne può disporre......]
@Antonio Polimanti....se la mette sulle astratte etimologìe, le faccio notare che anche "Pedofilìa" significherebbe "amore per i bambini". La provocazione di Ferrari sul ritorno dell'eugenetica mi pare chiara perchè la ritrova "in modo soft...su base volontaristica". Anche qui la smania di contrapporsi dovrebbe essere preceduta da un bel respiro. @Morgana....incaponirsi con i nervi è l'esatto contrario che pensare liberamente. La vita è il fondamento essenziale di tutti gli altri diritti, sì o no? Forse il suo essere "fata" la illude che basti il pensiero per trasformare la realtà a proprio piacimento.
"Sia consentita una morte pietosa ai malati considerati incurabili secondo il miglior giudizio" Adolf Hitler, Lettere a Karl Brandt, Decreto del 1° settembre 1939 che avviò il piano T4.
Hoche e Binding ( i teorici dell'eutanasia di stato) svilupparono un concetto di "eutanasia sociale". Il malato incurabile, secondo i due, era da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali ma anche di sofferenze sociali ed economiche. Il malato sottraeva importanti risorse economiche che sarebbero state più utilmente utilizzate per le persone sane. Lo STATO dunque doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Ucciderli avrebbe ottenuto il vantaggio di consentire una distribuzione più razionale ed utile delle risorse economiche. Non era esattamente basata sulla scelta del singolo, una semplice imposizione come quella della chiesa. Confondere questo con quello che si richiede oggi è RIDICOLO e funzionale alla propaganda vaticana
La vita porta con se felicità e dolore. Umanamente l'uomo tende alla felicità e non al dolore, quindi non credo che porre fine alla vita di una persona, possa generare nell'uomo che ha "staccato la spina", uno stato di gioia o di felicità. La felictà di Eluana era staccare la spina?
@Rosario-Papili-Laicista sta attaccato a questo post parlandosi addosso con accanimento terapeutico....staccategli la spina! :-)
tu mi chiami per nome io non posso .................
visto che ne fai una cosa personale questa è la mia e-mail scrivimi e dimmi quello che hai da dire naturalmente firmandoti rosariopapili@gmail.com
Caro Rosario, c'è poco da confondere: l'esito è il medesimo. I parametri di giudizio i medesimi. I metodi i medesimi. Cambia solo la condicio animi di chi chiede e di chi attua l'intervento. Resta soprattutto il medesimo implicito giudizio che esistano vite di serie A e vite di serie B. Se un ragazzo in piena salute ti chiedesse di ucciderlo perche l'ha lasciato al fidanzata, Tu lo faresti? Ovviamente no. Se lo stesso ragazzo avesse un tumore e ti chiedesse di ucciderlo per quella ragione, Tu lo faresti? E se quel ragazzo fosse - in una terza ipotesi - un atleta bravissimo, il migliore del mondo, che a séguito di un incidente stradale potrà riprendere una vita normale ma non potrà mai più tornare a praticare quello sport che è la sua ragione di vita, Tu asseconderesti il suo desiderio di morte? Tra lui e la sua morte, in ogni caso, non c'è realmente la SUA libertà (o meglio, la sua volontà, ché la libertà è ben altro): c'è la TUA idea di quanto valga la SUA vita. In base a tale idea, Tu deciderai se ucciderlo o no: se per te non merita di morire, quello non muore; se lo merita, morirà. Sei TU l'arbitro. Fuor di metafora: è il medico che compie l'atto mortifero il vero soggetto moralmente responsabile, e le norme sull'eutanasia e sul testamento biologico sono strumenti per evitargli responsabilità giuridica. Questa è l'eutanasia, questo è il testamento biologico. Altro che libertà e cura.
GIURAMENTO di IPPOCRATE (IV Secolo A.C.) Testo "classico" del Giuramento Ippocratico. Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto. Terrò chi mi ha insegnato quest' arte in conto di genitore e dividerò con Lui i miei beni, e se avrà bisogno lo metterò a parte dei miei averi in cambio del debito contratto con Lui, e considerò i suoi figli come fratelli, e insegnerò loro quest'arte se vorranno apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti. Metterò a parte dei precetti e degli insegnamenti orali e di tutto ciò che ho appreso i miei figli del mio maestro e i discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico e nessun altro. Scegliero' il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un' iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte. Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica. In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi. Tutto ciò ch'io vedrò e ascolterò nell'esercizio della mia professione, o anche al di fuori della della professione nei miei contatti con gli uomini, e che non dev'essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta. Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell' arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario. GIURAMENTO Testo "moderno" Consapevole dell' importanza e della solennità dell' atto che compio e dell' impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell' uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell' esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d' urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell' esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall' "accanimento" diagnostico e terapeutico.
mi inchino a te massimo, detentore di tutte le verità...... il giuramento ippocratico è su Apollo, divinità alquanto pagana, e impegna pure a “non operare coloro che soffrono del male della pietra”, sicché chi operi un paziente affetto da calcolosi colecistica o renale fa sfregio a Ippocrate, per non parlare di Apollo. Questo è il giuramento di Ippocrate nella sua versione antica, in quella moderna non si fa cenno ad Apollo, né si vietano operazioni per calcolosi. Certo, è vero. Se è per questo nella versione antica c’è scritto pure: “A nessuna donna io darò un medicinale abortivo”, che è un passaggio assente nella versione moderna. Per quanto riguarda la Ru486, quale delle due versioni preferisce ?
GIURAMENTO IPPOCRATICO MODERNO: "...di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;"
Caro Rosario, ti ringrazio per la stima con cui mi saluti. Osservo che non hai replicato nulla a quel che ho scritto. Ma non eri certo tenuto. Sappi che il "mal della pietra" - già, la calcolosi - non era ritenuta competenza del medico per una ragione molto semplice, ed ora te la spiego, elargendoti un'altra verità che senz'altro ti farà più ricco. E, nuovamente, t'inchinerai. Leggi il testo del Giuramento. C'è scritto "mi asterrò dall'operare il mal della pietra" (secondo altre versioni "non taglierò", secondo altre "non vorrò tagliare"). Non dice "non curerò", ma "non opererò": perché? Perchè nella Grecia del V° Secolo A.C. "operare" - ossia incidere - per raggiungere i calcoli comportava un rischio elevatissimo di lesione ad organi massivamente irrorati, in primis il fegato. Voleva dire, insomma, condannare a morte il malcapitato. La "pratica" cui si riferisce Ippocrate (Che poi sicuramente non era Ippocrate, ma un gruppo di suoi allievi di un paio di generazioni successive che consacrò i suoi precetti etici nel Giuramento) non era di tipo operatorio, ma si fondava su massaggi, palpazioni, massiccia assunzione di acqua che evitavano l'operazione e che non erano ritenute di competenza del medico perché implicanti un contatto fisico troppo diretto col paziente. I medici ci tenevano a distinguersi dai massaggiatori già allora! Solo in séguito Celso, dà atto che Ammonio di Alessandria, nel III Secolo A.C. (quindi due secoli dopo il Giuramento), aveva messo a punto una tecnica ugualmente cruenta ma che non attaccava il ventre bensì incideva altre aree (che magari non è il caso di descrivere ma se vuoi ti descrivo la tecnica) per espellere il calcolo che si trovasse già nella vescica, tecnica che peraltro è stata usata fino al 16° Secolo. Quindi per Ippocrate avere i calcoli non era un peccato o un tabù: era solo un male che nessun medico di retta coscienza avrebbe saputo o potuto affrontare ed esortava i suoi a non cimentarvisi. Una buona lezione di "volar basso" che non guasta mai. La conoscenza prima, l'ideologia dopo e se proprio proprio non resta più nulla da dire. Dall'Empireo delle mie assolute totali verità, Ti saluto e Ti benedico (come dice il Divino Otelma, neoleader dei Radicali della Regione Liguira).
MISTIFICATORI COME SEMPRE La conoscenza prima, l'ideologia dopo e se proprio proprio non resta più nulla da dire (CIT.) 10/12/2010 MARIO STADERINI in relazione alle notizie pubblicate in questi giorni da diversi organi di informazione in merito all’elezione del dott. Marco Belelli, in arte Mago Otelma, a “segretario dei radicali liguri” e segretario dell’associazione “Libertà è partecipazione”, si precisa quanto segue: Il compagno Belelli non rappresenta ad alcun titolo il movimento Radicali Italiani, i “Radicali” o il Partito Radicale, né a livello nazionale né a livello territoriale. Parimenti, l’associazione “Libertà è partecipazione” non è un’associazione riconosciuta da Radicali Italiani, non avendo soddisfatto i requisiti statutariamente previsti. Il compagno Belelli è iscritto da anni a Radicali italiani, è un suo diritto farlo e nessuno può né vuole impedirglielo. Radicali italiani è un movimento libertario, non ha probi viri e non prevede alcuna forma di espulsione. Tuttavia, considerato che non è la prima volta che organi di stampa riprendono notizie false relativamente al compagno Belelli e la sua asserita rappresentatività dei “Radicali”, peraltro funzionali ad attività e ad ambizioni personali, si diffidano gli organi di stampa a inseguire, almeno con riferimento al movimento radicale, le sue capacità “illusionistiche” e a rettificare quanto erroneamente scritto in questi giorni.
La replica a quello che hai affermato sta nella storia non è necessaria una mia. Ti ringrazio per la lezione di storia della medicina ma la domanda era un'altra .......sicuramente non il male della pietra. La grande differenza è che io faccio e mi faccio DOMANDE, voi NO, affermate il verbo, d'altronde, da sudditi dell'ultima monarchia assoluta non ci si puo aspettare altro.
Intanto complimenti a Massimo Micaletti e a tutti coloro che hanno arricchito di riflessioni e approfondimenti il già densissimo articolo. Faccio notare a qualcuno che intervenire per ben NOVE VOLTE SENZA DIRE NULLA DI UTILE PER IL DIBATTITO è sicuramente lecito, ma francamente autolesionista e stucchevole. I problemi posti sono tanti e complessi.....non serve la clava ma la pacatezza. Mi auguro che a febbraio esca una buona legge dalla Camera dei Deputati e che non si verifichi ciò che paventava Vincenzo Sasso, cioè che si faccia macelleria demagogica e a buon mercato.
....mi correggo SIAMO A DIECI! Ma esiste un moderatore o no? Si può accettare uno che vuole solo provocare infinite volte?
Caro Rosario, non mi hai ancora risposto. L'esempio della calcolosi era paradigmatico di come Tu affronti questo argomento senza conoscerlo, solo per gli schemi mentali che hai nella testa. Può andar bene per la politica, forse pure per l'economia; va un po'meno bene per la Bioetica, che è campo che richiede l'approfondimento simultaneo di molte discipline. Se io fossi uno che non si pone delle domande, cosa studierei a fare? Che me ne importerebbe a me di Medicina, Diritto, Filosofia, Sociologia, Demografia e tutte le altre amenità che si devono conoscere per poter seriamente argomentare di Bioetica? Mi basterebbe sapere che il Papa dice no e Amen. Eppure studio, e molti studiano molto più di me. E ci vuole umiltà. Il solito schema "liberi pensatori vs cattolici medievali" non funziona, porta solo a dire inesattezze o a formulare affermazioni apodittiche. Oh, non sei mica il solo, eh? Io ti ho proposto tre casi di espressa richiesta di morte, per evidenziare quale sia la REALE dinamica sottesa a testamento biologico ed eutanasia e per ragionarci insieme, ma Tu non mi hai risposto. Dici di porti delle domande, ma ti ricordo che il dubbio è uno strumento per arrivare alla verità, non un pretesto per obiettare ad ogni piè sospinto. Chi ha dubbi studia; se al dubbio non s'accompagna la conoscenza (quella vera, non la lettura degli artioli di questo o quel giornale o di questo o quel sito), esso non è strumento di libertà ma è un monarca pazzo ed ubriaco che ci rende suoi orgogliosi inconsapevoli sudditi. A presto.
Laico come firmigoni o ferrara? Ti correggo 10 e con questo 11, so di non dire cose che possano avere senso per chi vive di dogmi. L'autodeterminazione del singolo, senza alcuna imposizione, o, al limite, se qualche imposizione deve esserci, è quella della propria coscienza e non quella delle vostre. Meglio avere l'eutanasia clandestina indiscriminata piuttosto che macchiarsi dell'onta di averla regolamentata vero? Dimenticavo la vostra nostalgia per le mammane.
se non ti sta bene non leggermi.....forse il provocatore sei tu?
Ti rispondo Se un ragazzo in piena salute ti chiedesse di ucciderlo perche l'ha lasciato al fidanzata, Tu lo faresti? Ovviamente no. Se lo stesso ragazzo avesse un tumore e ti chiedesse di ucciderlo per quella ragione, Tu lo faresti? se fosse sua espressa volontà, nel caso in cui fosse terminale, farei di tutto per aiutarlo nel percorso che LUI ha scelto per SE STESSO E se quel ragazzo fosse - in una terza ipotesi - un atleta bravissimo, il migliore del mondo, che a séguito di un incidente stradale potrà riprendere una vita normale ma non potrà mai più tornare a praticare quello sport che è la sua ragione di vita, Tu asseconderesti il suo desiderio di morte? NO Ci sono paesi in europa, i cui le leggi si fanno per impeto, che hanno una legislazione in materia molto interessante e che risponde alle tue domande
"Io mi considero infatti un disabile gravissimo soprattutto quando non rispettano le mie volontà, le mie scelte, i miei desideri, sia che io chiedessi una morte opportuna, sia che io voglia, come voglio, una vita dignitosa per tutti i disabili e malati." Severino Mingroni http://xoomer.virgilio.it/severinomingroni/
c'è chi ha a che fare con i dogmi e le filosofie e chi con i fatti nudi e crudi
mi si è rifatto in corpo. caro laico credente pittosto che chiamarmi UNO tu il mio nome lo conosci e mi puoi chiamare per nome, io il tuo no se hai il coraggio delle tue idee palesati, altrimenti rimani un vile che si nasconde dietro la tastiera
"Chi oggi potrebbe mai tollerare, pur essendo contrario personalmente, che "altri" abbiano la libertà di vendere i propri organi o la propria libertà diventando volontariamente schiavi, o di rinunciare ai propri diritti essenziali?" cosa significa? che un diritto deve essere goduto? e non si ha facoltà di esercitarlo o meno? il diritto non è facoltà? se non lo è diventa obbligo! il diritto lo si può esercitare o rinunziare, altrimenti non è tale ma altro..(obbligazione, proseguio, titolo irrinunciabile! l' art 2 ci parla del patrimoni dei diritti di ogni persona considerato non solo come singolo ma anche come membro di una società, di fatti questi diritti vengono considerati inviolabili (es il diritto di libertà) perché già presenti prima della nascita della repubblica italiana, e quindi non possono essere considerati concessi!! e quindi per forza goduti!
Caro Compagno filosofo, meriti una risposta perchè ami la fatica del concetto. Pico tentò di utilizzare il misticismo panteistico della Cabala per spiegare i dogmi del cattolicesimo, considerando l’En-Sof emanatore, non creatore, che dal Nulla ritorna al Nulla a seguito di un processo in cui tramite i Sephirot, l’uomo altro non sarebbe che una fase. La Cabala giudaica spuria iniziò giàin Egitto e poi a Babilonia ad assumere tratti gnostici e pertanto è naturale l’avvicinamento alle dottrine teosofiche orientali, per cui il corpo è una prigione che racchiude la scintilla divina: liberarsi del corpo diventa così un’affermazione della propria divinità e della propria infinita libertà. Per la teologia cristiana nvece l’uomo è creatura diversa dal creatore, che riceve l’essere da Lui non per emanazione, e che è costituito da anima e corpo con la promessa della risurrezione dell’uno e dell’altra ma accettando nello “al-di-qua”il destino della corruzione della materia e della morte. Il cristiano non viene liberato dal dolore, ma attraverso il dolore accettato trova la via della Salvezza. Per il cristiano sommo Bene non è la vita naturale, ma quella sovrannaturale della Grazia, quella Eterna nei confronti della quale la vita naturale è solo una preparazione. Laicisti e Radicali liberi che non accettano che si parli dell'argomento nel modo da me stabilito? I radicali non sono “non-violenti”, ma adoperano una diversa modalità di violenza fatta di diversivi urlati, di questioni fittizie utili per legittimare soluzioni preconfezionate; una violenza fatta di diete ipocaloriche rinfacciate, di sdraiamenti a terra, di cortine fumogene create col la disinformazione e la rissa verbale. A loro interessa mettere una bandierina di vittoria per ogni persona che nel dubbio, pensa alla soluzione eutanasica, laddove il cristiano non perde di vista la persona che nel suo immenso disagio, vuole la morte nascondendo la realtà di un disperato bisogno di essere amata e “accompagnata per mano” oltre la Soglia. A coloro che eludono la gravità della responsabilità medica e giuridica ricordo che molti medici sono spergiuri del pagano Ippocrate che a Kos inventò il primo ospedale della storia occidentale; se battezzati e cresimati, rinnegatori della morale cristiana, del diritto penale di questo Paese e della stessa Costituzione magari letta di sfuggita negli opuscoletti che danno le scuole. Ai minimizzatori del problema eugenetico invece, ricordo che identificare ed esaurire l’eugenetica nel nazismo è operazione infantile: Frederick Osborn (1889-1981), membro della Eugenics Society rilanciò nel dopoguerra l’eugenetica attraverso la “selezione volontaria inconsapevole” che coincide con la “libera scelta”. In California tra il 1909 e il 1964, per ammissione del governatore Gary Davis, vi furono 60.000 individui “difettosi” che vennero sterilizzati a forza mentre le tanto invidiate socialdemocrazie scandinave facevano altrettanto fino alla fine degli anni ’60 del XX Secolo. Insomma, non è l’eugenetica ad essere cattiva perché la praticavano i nazisti, ma casomai erano i nazisti ad essere cattivi perché praticavano l’eugenetica. Con Eluana il fronte eutanasico ha vinto una partita....ma il campionato è lungo.
[......L'esempio della calcolosi era paradigmatico di come Tu affronti questo argomento senza conoscerlo, solo per gli schemi mentali che hai nella testa. Può andar bene per la politica, forse pure per l'economia; va un po'meno bene per la Bioetica, che è campo che richiede l'approfondimento simultaneo di molte discipline......] Parli di schemi mentali, ma non sei tu a partire da dogmi ? [..........Se io fossi uno che non si pone delle domande, cosa studierei a fare? Che me ne importerebbe a me di Medicina, Diritto, Filosofia, Sociologia, Demografia e tutte le altre amenità che si devono conoscere per poter seriamente argomentare di Bioetica? ...................] Non c'è bisogno di essere degli studiosi per capire che trattandosi di stato laico e non confessionale (almeno,un po a stento, fino ad oggi) nessuna "prescrizione dogmatica" può prevalere sul diritto di autodeterminazione dell'individuo, guarda un pò, anche non religioso o credente.(succede anche questo) [......Mi basterebbe sapere che il Papa dice no e Amen. Eppure studio, e molti studiano molto più di me. E ci vuole umiltà.......] non mi sembri umile, ma è un mio parere [......Il solito schema "liberi pensatori vs cattolici medievali" non funziona, porta solo a dire inesattezze o a formulare affermazioni apodittiche. Oh, non sei mica il solo, eh?.....] Ma sei davvero sicuro che siano le mie le affermazioni inesatte (bisognerebbe capire dov'è l'inesattezza) ed apodittiche? [.........Io ti ho proposto tre casi di espressa richiesta di morte, per evidenziare quale sia la REALE dinamica sottesa a testamento biologico ed eutanasia e per ragionarci insieme, ma Tu non mi hai risposto......] ora la risposta c'è [......Dici di porti delle domande, ma ti ricordo che il dubbio è uno strumento per arrivare alla verità, non un pretesto per obiettare ad ogni piè sospinto......] non c'è alcun bisogno di pretesti [......Chi ha dubbi studia; se al dubbio non s'accompagna la conoscenza (quella vera, non la lettura degli artioli di questo o quel giornale o di questo o quel sito), esso non è strumento di libertà ma ......] tu studi e conosci, è il tuo lavoro, da quel che ho capito, io da ignorantello appartenente alla marmaglia indegna di poter solo pensare, ho una mia idea di libertà (scusa se mi permetto) e non solo della MIA libertà e diverge notevolmente dalla tua. E un monarca pazzo ed ubriaco che ci rende suoi orgogliosi inconsapevoli sudditi. Attualmente esiste un monarca ubriaco che VI rende orgogliosi e inconsapevoli (mi preoccupa che tu, molto probabilmente, ne sei consapevole, ma tanti altri NO) sudditi........ A presto. A presto.
Ottimo commento di Pietro Ferrari. Non avrei potuto farne uno simile data la mia ignoranza della figura di Pico in questione. La cosa però che noto è come al solito il dogmatismo veramente intollerante di chi vuole elevare soluzioni precostituite per problemi complessi ad assiomi ovvi, atteggiamento molto più insidioso quanto più è strisciante. Infatti seppur i cristiani hanno dei dogmi, innanzitutto sanno chiaramente distinguere il piano delle verità rivelate e soprannaturali da quelle attingili dalla sola ragione e naturali, e poi sanno anche supportare con basi razionali tutto ciò che lo stesso Magistero ha sempre proposto e propone. Invece il laicismo pretende di non averne eppure ne ha tantissimi e questo è frutto dell'atteggiamento superficiale (quindi ideologico) con cui si affrontano i vari campi della realtà. Come dico questo? Se chiedessimo a tante persone di fondare il loro pensiero, o anche solo di dirmi cosa hanno studiato di bioetica o giù di lì per arrivare ad asserire quel che asseriscono, la risposta ci confermerebbe che non c'è molto da sondare. Due cose sono interessanti di ciò che ha detto il Compagno Filosofo: quella relativa alla preferenza da me espressa per il diritto naturale rispetto al giunaturalismo e la sua pronunciazione sulla dignità umana. Spiegare il perché di tali posizioni richiederebbe tantissimo spazio e nessuno qui è tenuto a fare un riassunto di tutto il proprio pensiero, specie quando, come nel mio caso, è frutto di ricerca continua e sofferta. Piuttosto si potrebbe muovere la stessa accusa a tutti gli altri, chiedendo cioè perché essi valutano zero a priori il diritto naturale, solitamente, ne sono sicuro, non sapendo nemmeno di cosa si parla, perché come al solito non hanno mai studiato nulla in materia. Prova ne è del fatto che per "naturale" intendono qualcosa di fisiologico o cmq scientificamente descrivibile. Inoltre voglio specificare che del diritto naturale Tommaso D'Aquino opera una sintesi ed un perfezionamento monumentale ma non parte da lui: il diritto naturale è stato la base dell'etica privata e pubblica dall'epoca di Aristotele al '500 compreso, quando già la società europea iniziava a cambiare (ahilei). Per quanto riguarda la dignità umana, lo stesso si può dire che ancora una volta manca la fondazione di ciò che viene elevato quasi a principio primo, ad assioma indimostrabile. Le parole "dignità" e "umana" sono oggi, come tutte le parole, in testa "democrazia", "libertà", "diritto"... gusci vuoti riempibili con ogni sorta di concezioni purtroppo facilmente assimilate (anche perché - come già ho cercato di dire - provenienti da slogan) e acriticamente erette a fondamenta di un sistema di pensiero di dubbissima giustificazione. Ma ho già cercato di dire come queste discussioni risultano per lo più inutili in quanto all'interlocutore mancano una serie di strumenti concettuali che SI BADA BENISSIMO dal cercare di ottenere, in quanto perfettamente inserito in quella che è una cultura appunto ideologica che funziona quasi esclusivamente per slogan, come del resto l'oppressione massmediatica oggi porta tutti a fare. Non così Micaletti o altri. Innanzitutto Micaletti è esperto di bioetica e partecipa a conferenze. Io dal mio canto mi sono un pochettino occupato del tema, giusto per poter arrivare a smontare le più banalissime e comuni posizioni pro-morte. E non dobbiami chiedere scusa a nessuno se qualcuno si offende, perché cerchiamo ampiamente di fondare il nostro pensiero. Molto spesso è necessaria prima una conversione di vita per poter poi approdare ad una conversione su certi temi.
"Chi oggi potrebbe mai tollerare, pur essendo contrario personalmente, che "altri" abbiano la libertà di vendere i propri organi o la propria libertà diventando volontariamente schiavi, o di rinunciare ai propri diritti essenziali?" cosa significa? che un diritto deve essere goduto? e non si ha facoltà di esercitarlo o meno? il diritto non è facoltà? se non lo è diventa obbligo! il diritto lo si può esercitare o rinunziare, altrimenti non è tale ma altro..(obbligazione, proseguio, titolo irrinunciabile! )l' art 2 ci parla del patrimoni dei diritti di ogni persona considerato non solo come singolo ma anche come membro di una società, di fatti questi diritti vengono considerati inviolabili (es il diritto di libertà) perché già presenti prima della nascita della repubblica italiana, e quindi non possono essere considerati concessi!! e quindi per forza goduti! Per esempio: il diritto di esercitare liberamente, la propria sessualità, deve essere per forza goduto? anche dai religiosi che fanno voto di castità? altrimenti chi ne gode non tollererebbe tale rinuncia ai diritti essenziali?
[.................Caro Compagno filosofo, meriti una risposta perchè ami la fatica del concetto. Pico tentò di utilizzare il misticismo panteistico della Cabala per spiegare i dogmi del cattolicesimo, considerando l’En-Sof emanatore, non creatore, che dal Nulla ritorna al Nulla a seguito di un processo in cui tramite i Sephirot, l’uomo altro non sarebbe che una fase. La Cabala giudaica spuria iniziò giàin Egitto e poi a Babilonia ad assumere tratti gnostici e pertanto è naturale l’avvicinamento alle dottrine teosofiche orientali, per cui il corpo è una prigione che racchiude la scintilla divina: liberarsi del corpo diventa così un’affermazione della propria divinità e della propria infinita libertà. Per la teologia cristiana nvece l’uomo è creatura diversa dal creatore, che riceve l’essere da Lui non per emanazione, e che è costituito da anima e corpo con la promessa della risurrezione dell’uno e dell’altra ma accettando nello “al-di-qua”il destino della corruzione della materia e della morte. Il cristiano non viene liberato dal dolore, ma attraverso il dolore accettato trova la via della Salvezza. Per il cristiano sommo Bene non è la vita naturale, ma quella sovrannaturale della Grazia, quella Eterna nei confronti della quale la vita naturale è solo una preparazione.......] Noi marmaglia di ignoranti ringraziamo tutti il Dotto Professor ferrari per la lezione. [.............Laicisti e Radicali liberi che non accettano che si parli dell'argomento nel modo da me stabilito?I radicali non sono “non-violenti”, ma adoperano una diversa modalità di violenza fatta di diversivi urlati, di questioni fittizie utili per legittimare soluzioni preconfezionate; una violenza fatta di diete ipocaloriche rinfacciate, di sdraiamenti a terra, di cortine fumogene create col la disinformazione e la rissa verbale. A loro interessa mettere una bandierina di vittoria per ogni persona che nel dubbio, pensa alla soluzione eutanasica, laddove il cristiano non perde di vista la persona che nel suo immenso disagio, vuole la morte nascondendo la realtà di un disperato bisogno di essere amata e “accompagnata per mano” oltre la Soglia............] La prego Professore può elencarci i diversivi urlati e le soluzioni preconfezionate? Non le sembra, Professore, che ridurre tutto a disagio, depressione e disperazione sia piuttosto superficiale, o lei, esimio, conosce la condizione di ogni singolo sofferente, tanto da consigliare, anzi no, imporre, l'unica via da percorrere ? [........A coloro che eludono la gravità della responsabilità medica e giuridica ricordo che molti medici sono spergiuri del pagano Ippocrate che a Kos inventò il primo ospedale della storia occidentale; se battezzati e cresimati, rinnegatori della morale cristiana, del diritto penale di questo Paese e della stessa Costituzione magari letta di sfuggita negli opuscoletti che danno le scuole......] Professor ferrari, la sua onniscenza non mi meraviglia, quale principio del diritto penale? La cosa no mi è chiara, sà io sono a cooscenza di assoluzioni e non di condanne, dimenticavo che lei, in se, ha anche l'interpretazione autentiica delle leggi dello stato, mi scusi. In quanto alla costituzione art. 2 : “la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo” art. 13: “la libertà personale è inviolabile” art. 32: “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Le legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Inoltre, caro Professore le ricordo il codice di deontologia medica (vincolante per gli iscritti all'ordine) negli articoli 32 e 37. Ma, molto probabilmente, si tratta di un codice scritto da professionisti del laicismo radicale. [.......Ai minimizzatori del problema eugenetico invece, ricordo che identificare ed esaurire l’eugenetica nel nazismo è operazione infantile: Frederick Osborn (1889-1981), membro della Eugenics Society rilanciò nel dopoguerra l’eugenetica attraverso la “selezione volontaria inconsapevole” che coincide con la “libera scelta”. In California tra il 1909 e il 1964, per ammissione del governatore Gary Davis, vi furono 60.000 individui “difettosi” che vennero sterilizzati a forza mentre le tanto invidiate socialdemocrazie scandinave facevano altrettanto fino alla fine degli anni ’60 del XX Secolo. Insomma, non è l’eugenetica ad essere cattiva perché la praticavano i nazisti, ma casomai erano i nazisti ad essere cattivi perché praticavano l’eugenetica.................] Non vedo chi, Professore, abbia mai elevato l'eugenetica a propria dottrina, ma lei, con il suo smisurato ego, ritiene di essere così elevato da poter attribuire a chicchesia la sua distorta visione delle cose. La mistificazione è qualcosa che le riesce molto bene, complimenti. [............Con Eluana il fronte eutanasico ha vinto una partita....ma il campionato è lungo...........] Lei esimio Professore ritiene questo argomento un gioco (contraddicendosi palesemente con quanto scritto sopra, chi veramente cerca di apporre bandierine?), io no, perchè parliamo di persone VERE la cui sofferenza non è affatto alleviata dalle sue citazioni ed alle sue teorie filosofiche. io della MIA vita faccio quel che VOGLIO, come lei, professore, della SUA
[...........Ottimo commento di Pietro Ferrari. Non avrei potuto farne uno simile data la mia ignoranza della figura di Pico in questione.La cosa però che noto è come al solito il dogmatismo veramente intollerante di chi vuole elevare soluzioni precostituite per problemi complessi ad assiomi ovvi, atteggiamento molto più insidioso quanto più è strisciante.........] Problemi complessi? Certo essere immobili in un letto, in vita grazie a macchinari è un problema complesso che non sarà sicuramente risolto con i sui "soffertissimi" studi.... [..........Infatti seppur i cristiani hanno dei dogmi, innanzitutto sanno chiaramente distinguere il piano delle verità rivelate e soprannaturali da quelle attingili dalla sola ragione e naturali, e poi sanno anche supportare con basi razionali tutto ciò che lo stesso Magistero ha sempre proposto e propone. Invece il laicismo pretende di non averne eppure ne ha tantissimi e questo è frutto dell'atteggiamento superficiale (quindi ideologico) con cui si affrontano i vari campi della realtà. Come dico questo? Se chiedessimo a tante persone di fondare il loro pensiero, o anche solo di dirmi cosa hanno studiato di bioetica o giù di lì per arrivare ad asserire quel che asseriscono, la risposta ci confermerebbe che non c'è molto da sondare. Due cose sono interessanti di ciò che ha detto il Compagno Filosofo: quella relativa alla preferenza da me espressa per il diritto naturale rispetto al giunaturalismo e la sua pronunciazione sulla dignità umana. Spiegare il perché di tali posizioni richiederebbe tantissimo spazio e nessuno qui è tenuto a fare un riassunto di tutto il proprio pensiero, specie quando, come nel mio caso, è frutto di ricerca continua e sofferta.............] La superficialità di chi, grazie ai suoi studi (che con tanta umiltà e sofferenza portati avanti), decide cosa è giusto e cosa e sbagliato imponendola, o cercando di farlo, a chi ha problemi ben più gravi e terreni di discussioni noiose e stucchevoli. Dunque solo gli studiosi di Bioetica hanno il diritto di parola? non mi meraviglio vista le sua citazione " E LA PLEBE NON È MENO PLEBE SE È BEN PASCIUTA, BEN VESTITA, BEN ALLOGGIATA E BEN DISCIPLINATA" La sua superiorità rispetto alla PLEBE da cosa le deriva da una divina concessione o poteri che solo chi ha letto il Qoelet può acquisire? [........Piuttosto si potrebbe muovere la stessa accusa a tutti gli altri, chiedendo cioè perché essi valutano zero a priori il diritto naturale, solitamente, ne sono sicuro, non sapendo nemmeno di cosa si parla, perché come al solito non hanno mai studiato nulla in materia. Prova ne è del fatto che per "naturale" intendono qualcosa di fisiologico o cmq scientificamente descrivibile. Inoltre voglio specificare che del diritto naturale Tommaso D'Aquino opera una sintesi ed un perfezionamento monumentale ma non parte da lui: il diritto naturale è stato la base dell'etica privata e pubblica dall'epoca di Aristotele al '500 compreso, quando già la società europea iniziava a cambiare (ahilei)........] Grazie ai suoi "soffertissimi" studi ha approfondito i fondamentali pricipi del diritto natuarale senza i quali non si ha diritto di parola in merito al biotestamento ed alla bioetica, penso (cazzarola pure questo, pensi? per essere parte della PLEBE sei proprio strano rosà!) che sia arrivata l'ora di "studiare" le sofferenze VERE e TERRENE scritte non sui libri e sui saggi ma sui volti di chi la SOFFERENZA , quella vera, la vive quotidianamente [.........Per quanto riguarda la dignità umana, lo stesso si può dire che ancora una volta manca la fondazione di ciò che viene elevato quasi a principio primo, ad assioma indimostrabile. Le parole "dignità" e "umana" sono oggi, come tutte le parole, in testa "democrazia", "libertà", "diritto"... gusci vuoti riempibili con ogni sorta di concezioni purtroppo facilmente assimilate (anche perché - come già ho cercato di dire - provenienti da slogan) e acriticamente erette a fondamenta di un sistema di pensiero di dubbissima giustificazione.........] Anche qui il diritto di riempire questi gusci vuoti è solo di chi "con i suoi soffertissimi studi" è riuscito ad elevarsi a Verità Assoluta. [...........Ma ho già cercato di dire come queste discussioni risultano per lo più inutili in quanto all'interlocutore mancano una serie di strumenti concettuali che SI BADA BENISSIMO dal cercare di ottenere, in quanto perfettamente inserito in quella che è una cultura appunto ideologica che funziona quasi esclusivamente per slogan, come del resto l'oppressione massmediatica oggi porta tutti a fare......................] Il mio strumento concettuale è quello di guardare in faccia la VERA sofferenza, mi basta. [..........Non così Micaletti o altri. Innanzitutto Micaletti è esperto di bioetica e partecipa a conferenze. Io dal mio canto mi sono un pochettino occupato del tema, giusto per poter arrivare a smontare le più banalissime e comuni posizioni pro-morte.......] Ovviamente, non trattandosi di PLEBEO [.........E non dobbiami chiedere scusa a nessuno se qualcuno si offende, perché cerchiamo ampiamente di fondare il nostro pensiero....................] Sono combattuto tra il sentirmi offeso e il rabbrividire per cotanta saccenza [........Molto spesso è necessaria prima una conversione di vita per poter poi approdare ad una conversione su certi temi. .............] Quindi non si cerca la discussione ma una conversione, quindi Prof. ferrari, il suo non era un'articolo atto a stimolare discussioni (quindi uno SCAMBIO di vedute e CONFRONTO di opinioni) ma un mero tentativo di conversione alle vostre inequivocabili verità scaturite da soffertisssimi studi...... d'altronde "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua."
Come temevo, la discussione si è spinta troppo in là ed io non riesco più a riprenderne il filo. Voglio solo chiarire due punti al laicista Rosario che non ha bisogno di studiare. 1) la questione dell'art. 32 della Costituzione. Rosario non è un giursita, lo dice lui stesso, quindi non ha colpa se anche lui è precipitato nell'interpretazione assolutamente peregrina che la propaganda ne dà. Vediamo di chiarire le cose come stanno, testi e sentenze alla mano. L'art. 32 della Costituzione non pone un divieto assoluto: va letto bene. Non dice che in assoluto non si può essere obbligati ad un trattamento sanitario: dice che i casi in cui si può essere obbligati devono essere previsti dalla legge. ERGO: la legge può obbligarti a curarti, eccome. La ratio di questa norma - formulata nel primissimo dopoguerra, come tutta la Carta, ovviamente - sta nella scoperta degli esperimenti che i nazisti compivano sui prigionieri inconsapevoli nei campi di concentramento. Per la prima volta, il Diritto doveva necessariamente rendersi consapevole che l'atto medico potevva non solo provocare dei danni, ma essere sviato dalle proprei funzioni per divenire occasione di sperimentazione e comunque di deliberato nocumento al paziente, per volontà e deliberato consenso del medico stesso. Ecco perché è stato posto il presidio della consapevolezza e volontà del mamalato circa il trattamento sanitario che gli si propone o somministra. La facoltà di rifiutare le cure non c'entra nulla. Basta leggersi i lavori preparatori della Costituzione per imprararlo. Prosegue poi l'articolo nel senso che la legge deve rispettare la dignità della persona umana. Cosa si intende per "dignità"? qui entriamo nella seconda questione. 2) della mia vita faccio quel che voglio io. Non è mica vero. almeno, non su un piano giuridico. Il fatto che quando si parla di testamento bioologico esca sempre fuori questo slogan fa chiaramente comprendere come si voglia usare l'art. 32 per legittimare il suicidio. Ma vediamo se nel nostro ordinamento la vita è un diritto disponibile: posso rinunciare legittimamente alla mia vita? Non esiste un solo giursta serio che affermi questo. Per una serie di motivi, che non sono scritti nel Vangelo ma nella teoria generale dei diritti umani. La vita è infatti diritto umano, ossia appartiene ad ogni essere umano che venga ad esistenza. In quanto tale essa è bene indisponibile, ossia la rinuncia ad essa non produce scrimine giuridico. Facciamo un esempio. Se io ho un'automobile e chiedo a qualcuno di distruggerla posso farlo, poichè la proprietà è un diritto disponibile, e costui non potrà essere incolpato di nulla poichè ha il consenso del proprietario alla distruzione del bene. Non così la vita, proprio perché rientra nel novero dei diritti umani i quali tutti sono indisponibili. Perchè? Perché essi costituiscono il nucleo e la ragion d'essere stessa del diritto. Se si ammettesse la disponibilità del diritto alla vita, ciò vorrebbe dire che esiste un altro diritto rispetto ad essa più forte e questo non può darsi, per una serie innumerevole di ragioni che non sto qui a spiegare tra le quali la preminente, di natura eminentemente logico giuridica, è che la vita è la condizione basilare per godere di tutti gli altri diritti. Non posso godere di nessun diritto se non sono vivo. La conclusione è che non posso legittimamente autorizzare qualcuno a porre in essere un atto che mi priva della vita. Questo dice l'art. 32 della Costituzione, e solo Rodotà ed Ainis lo negano. Quello dell'art. 32, come del mal della pietra, sono esempi di come si possa parlare senza conoscere le cose. Sulle idee ci si può confrontare, è sempre bello: ma se si conoscono anche i fatti e le materie è anche meglio.
Aspetta, aspetta, no una cosa la aggiungo. Tu hai risposto alle mie tre domande. Per comodità, te le riporto. Le farò tal quali all'amico Francia nel suo articolo. Se un ragazzo in piena salute ti chiedesse di ucciderlo perche l'ha lasciato la fidanzata, Tu lo faresti? Ovviamente no. Se lo stesso ragazzo avesse un tumore e ti chiedesse di ucciderlo per quella ragione, Tu lo faresti? E se quel ragazzo fosse - in una terza ipotesi - un atleta bravissimo, il migliore del mondo, che a séguito di un incidente stradale potrà riprendere una vita normale ma non potrà mai più tornare a praticare quello sport che è la sua ragione di vita, Tu asseconderesti il suo desiderio di morte? Tu hai risposto NO- SI' - NO. In base a quale criterio? Hai ragionato decidendo in base a quale delle tre "vite" ti sembrasse più degna di essere vissuta. NOn hai sbagliato niente, tutti facciamo così. Se davvero avessi deciso solo in base a quel che il ragazzo aveva scelto per se stesso, rispettandone integralmente la volontà, avresti dovuto rsipondere tre "SI'", perchè se io DEVO rispettare la libertà di ciascuno di far quel che vuole della propria vita allora devo SEMPRE rispettare la sua richiesta suicida. Ecco dimostrato che nel testamento biologico (o nell'eutanasia) chi decide davvero non è il malato incosciente o impossibilitato ad agire, ma chi lo asseconda. Nel testamento biologico e nell'eutanasia noi rimettiamo totalmente il potere sulla nostra vita nelle mani di altri: non mi pare un grande esempio di libertà. Con una aggravante. Nell'eutanasia - almeno - il soggetto è lì davanti a te che ti chiede di morire, perciò almeno sulal sua volontà non ci sono dubbi. Nel testamento biologico, invece, viene fittiziamente dato risalto ad una volontà espressa anni prima, che potrebbe essere mutata e che di regola muta proprio all'approssimarsi della morte.
Ultima mia replica. Al caro ma troppo agitato Rosario Papili che non ho mai offeso nè preso in giro....definisci te stesso e i tuoi compagni una "marmaglia di ignoranti"....excusatio non petita, accusatio manifesta. Per quanto mi riguarda puoi occupare con le armi questo sito con altri 150 interventi, se vuoi ti regalo un megafono così anche per strada potrai urlare giorno e notte come la pensi ininterrottamente. Concludo facendo notare come qualche giorno fa a Teramo, un giovane si sia lanciato dal Ponte san Ferdinando uccidendosi, scegliendo il suicidio, scegliendo di stroncare la propria esistenza in modo atroce e orrendo. Cosa che ha sconvolto tutti, che ha interrogato molti anche in questo blog sul "perchè" e sul "che cosa avremmo potuto fare per evitare un fatto del genere". Ecco, quando l'ideologìa e i nervi non ottundono la ragione, TUTTI AVREBBERO VOLUTO ESSERE STATI LI', SU QUEL PONTE A SALVARGLI LA VITA O A GRIDARGLI.....NON FARLO!
Massimo ultimo intervento sul blog se vuoi continuiamo tranquillamente su FB. Le tue affermazioni in merito alla presunta serietà dei costituzionalisti (Leopoldo Elia, giusto per citarne uno) che la pensano come te ed invece alla cialtroneria (poca o assenza di serietà) di chi la pensa in maniera diversa da te (Ainis, Rodotà) delinano la tua appartanenza ad una parte politica ben definita. Nel merito, non c'è un conflitto tra la legge che ti obbliga al trattamento sanitario ed il consenso informato? Potendo, la legge "constringerti" a SUBIRE delle cure siamo sicuri che la "costrizione" sia per il tuo bene? Chi lo stabilisce?In base a quali criteri? Spero non siano criteri astratti ma reali e inerenti il caso in questione.Chi può arrogarsi il diritto di decidere per me quale sia la cosa migliore? In questo vedo quell'aurea di infallibilità di cui vi circondate (senza offese). Infine, non sarei cosi sicuro nell'affermare che il diritto all'autodeterminazione soccomba al principio generale di indisponibilità della vita, e seppur soccombesse, non siamo noi a doverlo decidere ma l'organo preposto a dirimere questo tipo di conflitti. Sul secondo punto Zagrebelsky (spero tu non lo ritenga un cialtrone alla pari di ainis e rodotà) , denuncia una mancanza di una disciplina positiva in merito ad un diritto tutelato dall'ordinamento, e cioè quello dell'autodetrminazione e del divieto di accanimento terapeutico Non amo le citazioni ma questa sentenza della Corte d'Appello del regno unito sia molto interessante «Le scelte giuridiche devono rassicurare la gente sul pieno rispetto della vita che grava sulle Corti come obbligo, ma non fino al punto in cui diventi privo di reale contenuto e quando ciò coinvolge il sacrificio di altri importanti valori come la dignità umana e la libertà di scelta. Tali assicurazioni possono essere fornite da una decisione, adeguatamente motivata, che permetta a Anthony Bland di morire. Ciò non significa ch' egli può morire perché la Corte pensa che la sua vita "non è degna di essere vissuta". Non è questa la questione. La dura realtà è che egli non sta affatto vivendo una vita. Nessuna delle cose che si possono dire su come noi viviamo la nostra vita - sani o ammalati, con coraggio o forza d' animo, serenamente o tristemente - hanno alcun significato per lui. Ciò rappresenta una differenza qualitativa rispetto al caso di persona gravemente handicappata ma vigile. È assurdo evocare lo spettro dell' eugenetica come motivo contrario alla decisione in questo caso ci sono anche le motivazioni della procura di Roma in merto all'archiviazione delle accuse rivolte nei confronti di Marco Riccio. Non vorrei adesso, vista l'abitudine ormai radicata, in chi come te, sostiene una determinata parte politica, si accusi la magistatura di essere di sinistra o essere Pro Morte..... Tuo Secondo Intervento. se il ragazzo è pienamente attivo, sarà in grado, da solo, senza l'aiuto di nessuno ,di fare quello che ha deciso, anche se non è un diritto, il suicidio, non è neanche un reato, o forse un suicida che non è riuscito a togliersi la vita come voleva, dovrebbe essere sottoposto a processo? Diversi sono i casi di Welby e Bland che coscienti ma secondo loro impossibilitati a vivere una vita degna, hanno deciso di sospendere cure palesemente inutili, secondo il principio di autodetrminazione. Ulterirmente diverso è il caso di Eluana, forse quello per cui, la necessità del testamento biologico è più importante. Eluana non ha fatto testamento biologico, se fosse esistito, avrebbe potuto esprimere la sua idea e quindi non aspettare 15 anni per vedere realizzato il suo desiderio, obietterai sicuramente che 15 anni fa aveva quell'idea, ma oggi? può aver cambiato idea. Certo ma chi ha il diritto di affermare ciò, rispetto alle "sensazioni" di qualcuno che pur gli è stato vicino (non credo che il padre l'avesse abbandonata), io preferisco seguire i suoi desideri reali e dichiarati piuttosto le sensazioni di qulcun altro, che si pone con un atteggiamento aprioristico nei confronti di queste situazioni. Ti faccio i miei complimenti, Massimo, perchè, anche se con terminologie tecnico giuridiche, hai parlato dell'argomento senza arroccarti su posizioni filosofiche, incomprensibili ai più e veramente poco inetressanti. Ultimissima cosa . Affermate spesso che si strumentalizzano le sofferenze a fini propagandistici, giusto? Cosa ne pensi dell'istituzione della Giornata della vita coincidente con la data della morte di Eluana? Forse non è questa la vera strumentalizzazione. se voui possiamo continuare quetsa discussione su FB
Discussione condotta coi nervi....mammamia....basterebbe riflettere su una cosa semplice: se vi è un diritto a chiedere l'eutanasìa, vi è pure un dovere in capo al medico di uccidere. Un "dovere di uccidere" capito? DO-VE-RE...
LA LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO E' SBAGLIATA di Alessandro Gnocchi & Mario Palmaro In splendida solitudine, come sempre: non si ringrazierà mai abbastanza Giuliano Ferrara per quanto ha scritto a proposito della legge sul testamento biologico smarcandosi dai contendenti di una diatriba fatta di paralogismi. Il corretto uso di ragione, si sa, oggi porta a esser soli, o quasi. Soli, ma ragionevoli, e quindi illuminanti. Ferrara ha ragione da vendere perché la legge sul testamento biologico è un clamoroso autogol, un classico esempio di eterogenesi dei fini. La vogliono i nemici dell’eutanasia e dell’abbandono terapeutico, ma approvandola faranno il gioco proprio della trasversale “compagnia della buona morte” cui si oppongono. Questo colossale paralogismo ha due radici fondamentali: un errore di ordine tecnico giuridico, e un difetto di dialogo interno al mondo cattolico stesso. Dopo la vicenda Englaro, con il suo contorno di decisioni della magistratura, molti sostengono che non vi sarebbero più dubbi: ci vuole una legge sul c.d. “fine vita”. Lo si sostiene anche autorevolmente, come nel caso del presidente del Movimento per la Vita Italiano, Carlo Casini. Molti cattolici e molti pro life pensano che, se la legge verrà approvata, il rischio eutanasia sarà scongiurato. Un’illusione forse pia, ma di sicuro irragionevole, tipica di chi sta facendo il gioco del giaguaro, credendo magari di combatterlo. Basta por mente ad alcuni elementi della questione. Primo. Il nostro ordinamento continua ad avere un presidio molto solido contro l’eutanasia e l’abbandono terapeutico nelle norme del Codice Penale regolarmente in vigore, soprattutto gli articoli sull’omicidio del consenziente e sull’istigazione al suicidio. Alcuni giudici, per altro civili e non penali, hanno assunto provvedimenti che ignorano questo profilo. Ma allora era precisamente sul terreno giudiziario e dei poteri della magistratura che si doveva condurre la battaglia, contrastando le “sentenze creative” e censurando le forzature togate. Secondo. Lo scopo dei settori ideologizzati della magistratura favorevoli all’eutanasia è proprio quello di spingere il Parlamento a fare una legge e a riconoscere il testamento biologico. E se stessimo facendo proprio il gioco dei nostri avversari? Terzo. Può darsi che serva una legge, ma non qualunque legge. I parlamentari stiano molto attenti all’inserimento di emendamenti peggiorativi, che trasformerebbero il testo sulle DAT in una legge sull’eutanasia in incognita. Quarto. Anche ammettendo che il testo sulle DAT di prossima discussione non venga stravolto, esso comporta il riconoscimento solenne da parte della legge della efficacia e validità del testamento biologico. E contiene ulteriori “zone grigie” che andranno ben oltre il principio di autonomia del paziente. Se una legge proprio si voleva votare, ne bastava una fatta di un unico articolo, che vietasse la sospensione di alimentazione e idratazione ai soggetti incapaci. Punto. Quinto. Se il problema sono le “sentenze creative”, con ogni probabilità esse non saranno scongiurate dalla legge sulle DAT, ma al contrario si moltiplicheranno, e si assisterà a quello stesso stillicidio di ricorsi, anche in sede costituzionale, che dal 2004 a oggi hanno smontato come una Matrioska la legge 40 sulla fecondazione artificiale. Sesto. Il testamento biologico non è mai stato nelle corde del mondo cattolico, che lo ha spesso visto con sospetto, come primo passo verso l’eutanasia. Ora questa legge potrebbe essere approvata con l’etichetta di “provvedimento che piace ai vescovi”, esattamente come accadde con la legge 40. Attenzione agli effetti diseducativi, e alla confusione pedagogica per i fedeli. Non vorremmo che nelle parrocchie arrivassero, dopo la “provetta cattolica perché omologa”, anche le “DAT cattoliche” perché votate dai parlamentari cristiani. Settimo. Un intervento legislativo si poteva fare, ma molto più semplice e snello. Un testo che vietasse l’interruzione di ogni trattamento vitale in pazienti privi di conoscenza, garantendo così, per esempio, alimentazione, idratazione, ventilazione, come cure doverose da parte del buon medico ippocratico. Senza aprire porte o finestre al mostro giuridico che si chiama testamento biologico, una piovra dai mille tentacoli che, una volta liberata, farà strage del principio di indisponibilità della vita umana. Tutto questo nel mondo cattolico italiano non si può dire. Invece che ragionare al proprio interno, si preferisce para-ragionare con i propri avversari. Eppure, fino al famoso discorso del Cardinale Angelo Bagnasco del settembre 2008, nel quale le DAT furono “sdoganate”, tutto il mondo pro life italiano e internazionale, i bioeticisti cattolici, le persone di buona volontà in genere contrarie all’eutanasia, tutti erano parimenti contrari al testamento biologico. Quel discorso ha provocato un repentino, irragionevole e immotivato “capovolgimento” di fronte, e gran parte dei contrari alle DAT hanno iniziato a sostenerle. Giuliano Ferrara, Francesco Agnoli, il Comitato Verità e Vita e altre voci si sono levate in dissenso. Sono state sbertucciate dalla stampa cattolica ufficiale. Il guaio è che si è voluto evitare un confronto aperto e pubblico con queste voci, nonostante nella base, nel popolo, serpeggi una diffusa inquietudine di fronte al testo sulle DAT. Il quotidiano dei vescovi, Avvenire, in tutti questi anni ha totalmente ignorato le posizioni di chi, all’interno del mondo pro life, contesta la legge sul Testamento biologico. Si vuole marciare a ranghi serrati e a testa bassa verso l’approvazione delle DAT, facendo finta che non esistano problemi, anche gravi, nell’impianto della legge. Ma soffocare la verità nella culla non è mai un buon segno per chi quella verità dovrebbe servirla, costi quello che costi. Anche per questo motivo è facile prevedere che la legge, una volta approvata, si trasformerà in un incubo per tutti coloro che hanno a cuore il diritto alla vita di ogni malato. E magari ci si troverà davanti a cattolici che, come Binding e Hoche nel 1930, parleranno di “vite senza qualità”. Il Foglio, 23 febbraio 2011
Ci siamo quasi...Pannella già prepara l'ennesima dieta ipocalorica assieme al divino Otelma.
c'è chi mette in gioco se stesso ............. e chi filosofeggia sulle sofferenze altrui
C'è chi nel momento della sofferenza incontra chi lo aiuta e chi invece incontra un radicale...
c'è chi non vuole il vostro aiuto......
Chiunque vuole suicidarsi per disperazione, in realtà sta disperatamente chiedendo aiuto. C'è chi gli dà la mano cercando di salvarlo dalla disperazione (chè dalla morte nessuno scampa) e chi invece gli dà il colpo di grazia. La filantropìa che cancella l'uomo, l'amore che si risolve nel sopprimere l'amato. Appartengo alla Civiltà di Ippocrate e di Cristo.