Salta al contenuto principale

L'Abruzzo: Peso o Risorsa?

di Pietro Ferrari
7 minuti

La forma-partito entrò in crisi con la Caduta del Muro che travolse sogni e paure, fu trasformata dal cambio di target (dall'elettore amico al telespettatore medio) con la personalizzazione lideristica della comunicazione. La partecipazione politica conserva però delle persistenze naturali: le cosiddette "componenti" interne ai partiti. Residui feudali che riportano l'artificialità degli involucri virtuali alla dimensione concreta dei rapporti tra le persone. Ogni politico ha necessariamente dietro sè un "mondo" fatto di gruppi umani che si ritrovano attorno ad un Progetto, ad una Sfida da condurre insieme: è la dimensione comunitaria della politica, autentica terra di mezzo tra i Capi e il Popolo, fucina di militanza. La "componente" può degenerare nella "corrente" divenendo semplice centro di interessi, nodo ferroviario di smistamento di prebende, favorucci e piccoli privilegi. In altre parole da fenomeno fisiologico diventa patologico. Tutto ciò salva il vertice della "corrente" mutandolo da Capo a Satrapo ma stravolge il ruolo dei seguaci che da militanti si trasformano in portaborse, da uomini stretti da un legame ideale e progettuale, incarnato sì dal vertice ma non affatto esaurito in Lui, ad autentici servi e complici di un caporione che vuole solo fare carriera. E' il peso di quell' 'Anello del Potere' di memoria tolkeniana, che induce a scegliere il potere come mezzo o come fine  a se stesso. Così la politica tradisce la sua missione, i politici cessano di avere una funzione alta per esercitare piuttosto una disfunzione sociale, dannosa per il bene comune. Frutto fatale dell'ossessione di autoriprodurre all'infinito il proprio potere fine a se stesso sarà l'incapacità di pensare, sarà il divorzio tra politica e pensiero che non sia piccolo e miope cabotaggio. Quando invece si cimentano nell'agone reale le "Fondazioni" diventano veri think-thank dell'Era post-ideologica, autentici laboratori che danno sostanza al semplice marketing elettorale dei partiti politici.
L' assessore della Regione Abruzzo, Giandonato Morra, 
sostiene che questo incontro offre un buon esempio di come aprire un dibattito politico senza dividere il partito, la cui organicità, al contrario, risulta "rivitalizzata dall’effervescenza delle idee" ed è ulteriore prova che quello di 'Roma Capitale', non costituisce un progetto di crescita autoreferenziale, ma esprime la volontà di restituire a Roma il suo tradizionale ruolo di centro propulsivo per l’intera Italia. Ecco che l'Abruzzo, invece di essere quel "peso morto" paventato da padane elucubrazioni, si ritrova in una nuova centralità geopolitica, teso tra la Grande Capitale e l'Adriatico. “Nel cuore dell’Italia. Integrazione, sviluppo e geopolitica delle regioni di mezzo” vuole costituire un momento di riflessione volto a mettere in luce il valore culturale, le potenzialità turistiche e le prospettive di sviluppo delle regioni dell’Italia centrale. Si tratta di una prospettiva evidenziata dal sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, secondo cui: «l’Italia centrale costituisce non solo fisicamente il baricentro della vita della Penisola. È attraverso la conoscenza e l’ottimizzazione delle risorse delle diverse macro-aree che compongono il Paese e la creazione di una macchina amministrativa - tanto efficiente che sappia organizzarle in un sistema integrato - che sfide importanti come la realizzazione del federalismo  possono costituire una forza centripeta, anziché una forza centrifuga, per il futuro dell’Italia. A 150 anni dall'Unità d'Italia risulta ormai chiaro che, oltre a una questione meridionale e una questione settentrionale, esiste nel Paese una questione “centrale” che, tuttavia, offre principalmente possibilità coesive». Abruzzo e Lazio come protagonisti di una sinergica strategìa rivolta a recuperare la "centralità dell'Italia centrale" attraverso la viabilità e l'osmosi dinamica e integrata tra la capitale e il territorio interno abruzzese. Se le "Fondazioni" fanno da pungolo per ridare alla politica una Visione, si vede che c'è ancora da sperare qualcosa di buono da questa famigerata Seconda Repubblica.
Il Nord trova nella ‘mitteleuropa’ la via di un’integrazione continentale e il Sud si trova bisognoso di essere obbiettivo di progetti di sviluppo. Tale contrasto tra la parte più ricca e quella più povera d’Europa è anche strategico, e fatalmente esclude dalle dinamiche delle ‘macro-aree’ proprio il Centro, potenziale cerniera tra due italie diverse e risorsa capace di rilanciare l’Italia tutta attraverso una vocazione di recuperata italianità, ma ancora oggi privo di quella capacità interregionale di fare sistema. Roma Capitale nella logica delle reti e dei flussi, non potrà non concepire la sua funzione se non in un’area vasta che va oltre i confini metropolitani. L’Abruzzo si prepara così ad essere territorio non più ‘insulare’ come avrebbe detto Silone, ma inserito in una sinergica dimensione con la Capitale, mettendo in funzione il superamento dei localismi autoreferenziali verso aperture che vanno dalla dimensione interregionale a quella globale come luogo turistico a due ore da Fiumicino. Chi vivrà vedrà, ma è pur vero che senza il primo passo sarà impossibile fare l’ultimo. In bocca al lupo ai politici di buona volontà.
Sulla stessa lunghezza d’onda si trova anche il direttore del Centro studi della Fondazione Nuova Italia, Salvatore Santangelo, secondo cui: «la scelta del federalismo fiscale può comportare sia spinte aggregative che disaggregative. Quanti sottolineano solo il primo aspetto rischiano di ingenerare il classico meccanismo delle profezie che si auto-avverano. La solidarietà tra le diverse anime dell’Italia, infatti, non viene messa in questione dal metodo di amministrazione del gettito fiscale, ma dalle tensioni che potrebbero emergere tra le diverse classi politiche locali qualora non trovassero un baricentro intorno al quale far ruotare un progetto politico di respiro nazionale. È attraverso il rinnovamento dei quadri dirigenti del Paese che il federalismo può diventare un’occasione di crescita per tutti. Il Lazio e l’Abruzzo, in questo senso, rappresentano un modello da seguire». Questo è un segnale in controtendenza in quanto il proliferare di Fondazioni che si ispirano al Futuro ("FareFuturo", "ItaliaFutura") esprimono in realtà l'esigenza di non volersi cimentare con la penosità del presente da governare.

 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

ATAC e COMMISSARIO PER IL DEBITO DELLA REGIONE LAZIO sono l'esempio della ROMA CAPITALE DELLE PREBENDE E FAVORUCOLI BRAVO ALEMANNO BRAVA POLVERINI. CHIODI PRENDI ESEMPIO DA LORO MI RACCOMANDO Mentre la città d Roma vive difficoltà estreme e ogni giorno più gravi per i tagli dei fondi in molti settori e per la grave mancanza di liquidità la gestione commissariale del debito di Roma è un'autorità di governo che brucia soldi dei contribuenti e opera in deroga alla legge ordinaria e al di fuori di ogni controllo istituzionale. Grazie alle sconcertanti misure contenute nel decreto milleproroghe, convertito di recente, il costo del funzionamento dell'ufficio del commissario Varazzani sarà più che decuplicato passando da circa 200 mila euro a 2,5 milioni di euro annui, mentre il compenso per il commissario d'oro, che prima aveva come tetto l'80% di quanto percepito da figure apicali dell'amministrazione, ora può raggiungere il "costo complessivo annuo del personale dell'amministrazione di Roma Capitale incaricato della gestione di analoghe funzioni transattive" e contemporaneamente "le risorse destinabili per nuove assunzioni del comune di Roma sono ridotte in misura pari all'importo della retribuzione del Commissario". Tutto ciò mentre, proprio durante la discussione del milleproroghe, il governo ha fatto approvare al buio il documento di accertamento del debito del comune di Roma, omettendo di fornirlo nonostante le ripetute richieste venute dal parlamento nel corso dei lavori sia in commissione che in aula. I contribuenti italiani e quelli romani in particolare (con l'aumento dell'addizionale Irpef, tasse aeroportuali, contributo di soggiorno) stanno già pagando i costi di un piano di rientro della cui gestione non sappiamo nulla: rendiconto, incassi, pagamenti. Ecco come Alemanno e Tremonti affrontano il grave problema del debito che da tre anni ci dicono aver determinato la mancanza di azione politica di questa amministrazione. Chiediamo al sindaco e al ministro di pubblicare al più presto il documento di accertamento del debito e l'importo effettivo corrisposto al Commissario Varazzani.
Ognuno sceglie per sè il livello della conversazione e pertanto non fornirò argomenti in difesa di Alemanno, nè le quintalate di documenti che infangano le amministrazioni capitoline della sinistra. p.s. ma quanto ti rode Rosario, che la Polverini ha schiantato la Bonino con una mano sola?
schiantato ? a me sembra di no comunque io aspetto sulla riva..........51 a 48 non mi sembra un risultato a mani basse............
ah dimenticavo delle giunte di centro sinistra non me ne frega una mazza se vuoi le posto io
Caro Pietro, lasciare intendere che Alemanno sia meglio di Veltroni e di Rutelli è come dire che prendere schiaffi sia meglio che prendere cazzotti in faccia. Ma qui il punto è che i cittadini ne hanno le palle piene di gente che va al comando per fotterli invece che per dargli una mano. Se poi oggi Alemanno fotte di meno per mancanza di soldi, ciò non vuol dire che sia migliore dei due esecrandi sindaci precedenti (e parentopoli ne è la certificazione inconfutabile). Quanto alla Polverini, la sanità sarà il suo banco di prova e su quello la giudicheremo, ma di sicuro - conoscendo gli imbrogli che già faceva prima falsificando i dati sugli iscritti al suo sindacato per dare maggior peso rappresentativo allo stesso - posso dire con certezza matematica che la Bonino sarebbe stata 100 volte superiore. Chiunque dica il contrario è in malafede.
La presenza di oltre 400 persone ieri pomeriggio all’Auditorium Parco della Scienza a Teramo ha decretato che in Italia a 150 anni dall’unità non esistano solamente una questione meridionale e una questione settentrionale, ma anche una questione centrale. “Nel cuore dell’Italia. Integrazione, sviluppo e geopolitica delle regioni di mezzo” è stato infatti il titolo del dibattito pensato con l’obiettivo di iniziare un momento di riflessione volto a mettere in luce il valore culturale, le potenzialità turistiche e le prospettive di sviluppo delle regioni dell’Italia centrale. L’incontro, a cui ha partecipato l’intera classe dirigente del Popolo della Libertà della nostra regione, ha dato anche l’occasione per celebrare il battesimo abruzzese della Fondazione Nuova Italia, presieduta da Gianni Alemanno, e dei Circoli Nuova Italia, il cui segretario nazionale, l’on. Francesco Biava, durante il suo intervento ha messo in luce la dimensione nazionale del Pdl, a differenza degli altri partiti che hanno tutti una caratterizzazione più locale, compreso il Partito Democratico «abbarbicato sulla dorsale appeninica». Di un modello abruzzese, che si inserisce sulla scia di un percorso esemplificato dalla vittoria di Gianni Alemanno a Roma ha parlato Filippo Piccone, coordinatore regionale del Pdl, dopo la vittoria di Gianni Chiodi alla Regione, tutte le Provincie e i Comuni dei capoluoghi di provincia sono passati al centrodestra, secondo questo ragionamento da conquistare resterebbe ora soltanto L’Aquila. «È questa la dimostrazione -ha detto Piccone- che il Pdl non è soltanto un partito che vince a livello nazionale, come si pensava, ma un partito in grado anche di grandi affermazioni a livello locale» e sul federalismo «Avrà il merito di creare classi dirigenti sempre più responsabili». Sull’importanza del ruolo della classe dirigente e quello delle infrastrutture in questo processo di integrazione interregionale hanno insistito anche il senatore Paolo Tancredi, e l’assessore regionale ai Trasporti, Giandonato Morra, che ha focalizzato l’attenzione sui progetti del proprio assessorato «Contatti con la Regione Lazio hanno portato già all’inserimento in un documento programmatico delle regioni del centro Italia della velocizzazione della linea ferroviaria Pescara-Roma; partirà a breve la sperimentazione su gomma attuata con l’Arpa che prevede l’arrivo degli utenti in autobus a Lunghezza e il proseguimento via ferro per Roma sempre con lo stesso titolo di viaggio. -E ha continuato- Nella stessa direzione va l’interlocuzione già in atto con il sindaco Alemanno per l’individuazione di terreni per l’intermodalità di scambio per l’utenza su Roma, che permetterà di lasciare l’auto nei pressi della città di Roma e di procedere via metro, parliamo di parcheggi già esistenti o altri dedicati agli abruzzesi». A seguire il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha ribadito che «Ragionare in termini di area vasta e integrata è sempre più necessario affinché anche i territori più piccoli, come l’Abruzzo, siano “leggibili” sia a livello nazionale che europeo in modo da attivare una progettualità più importante e attrarre maggiori risorse». A Gianni Alemanno è stata riconosciuta la leadership di questa macro-area Abruzzo-Lazio, che sta assumendo caratteri sempre più definiti, e il peso che questi territori avranno nell’Italia dei prossimi anni. Il sindaco di Roma Capitale ha subito raccolto la sfida delle terre di mezzo, «L’Italia centrale costituisce non solo fisicamente il baricentro della vita della Penisola. È attraverso la conoscenza e l’ottimizzazione delle risorse delle diverse macro-aree che compongono il Paese e la creazione di una macchina amministrativa, tanto efficiente da saperle organizzare in un sistema integrato, che saremo in grado di affrontare le sfide importanti del futuro». Alemanno ha ribadito la vicinanza di Roma all’Abruzzo e alle zone colpite dal terremoto, una vicinanza fatta di un susseguirsi di persone, progetti concreti, momenti di incontro e confronto. Il discorso sulla montagna e sul suo ruolo nella rinascita del territorio aquilano è stato toccato più volte durante il dibattito anche dallo stesso sindaco, che ha ricordato come il comprensorio aquilano sia diventato la “montagna di Roma” e come proprio dal Gran Sasso possa partire un nuovo modello di sviluppo basato principalmente sulla green economy. A tessere gli interventi attraverso una regia, che rendesse questo incontro non un episodio isolato, ma una tappa importante di un progetto che si inserisce in uno scenario articolato che va dal federalismo all’Unità d’Italia è stato Salvatore Santangelo, direttore del Centro Studi della Fondazione Nuova Italia. «I festeggiamenti per l’Unità d’Italia -ha affermato- saranno un appuntamento rilevante per riscoprire l’identità nazionale e portare nuova linfa al nostro essere popolo italiano. -E continuando sull’importanza che l’integrazione tra regioni potrà avere anche a livello internazionale- Le regioni di mezzo assumono una funzione di cerniera tra l’Europa e il Mediterraneo in una fase come questa, in cui la globalizzazione riporta drammaticamente il Mediterraneo al centro». Hanno portato il loro saluto anche il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, e il presidente della Provincia di Teramo, Walter Catarra. di Laura Tinari