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Teramo: Il Dolore Silenzioso

di Giancarlo Falconi
14 minuti

Il Dolore Silenzioso

Questo è il motivo per cui accetto tutto e tutti per  continuare a scrivere e descrivere la nostra realtà. Non viviamo nel paese delle meraviglie, ma siamo uno spettacolo di emozioni. La scrittura è il suono di un vecchio tamburo gitano, rosso di tramonto. In questa lettera vive l’amore di una madre. Buona lettura.

Il Dolore Silenzioso

“Sapete cosa si sente dire più spesso da un insegnante la madre di un ragazzo disabile, e per giunta in età adolescenziale? 

“Signora, suo figlio ha dei problemi!”. E quella madre nel suo cuore sorride, sì, di un sorriso ironico e pensa: “Davvero? Chissà come mai non me ne sono mai accorta…”

Quella madre lo sa benissimo che problemi ha suo figlio, è dalla sua nascita che, giorno dopo giorno, lo ha visto crescere osservando con occhi attenti e angosciati ogni più piccolo segno che le faceva capire che quel suo bambino aveva qualcosa di diverso. Lei non ha mai avuto bisogno di conferme, lei ha sempre saputo che lui sarebbe cresciuto diversamente dagli altri; la medicina e i dottori le sarebbero solo serviti per sapere dalle diagnosi cosa era intervenuto,nel corpo di quel bambino, ad impedirne la normale crescita e sviluppo cognitivo.

Chilometri di referti, pareri, consulenze specialistiche riempiono i suoi cassetti, ma nessuna risposta riuscirà mai ad acquietare la sua angoscia, né i suoi sensi di colpa.

Intanto la sua vita avanza di pari passo con quella del figlio, una vita di abnegazione assoluta per aiutarlo a superare tutte le difficoltà, per gioire del più piccolo progresso, per lottare contro la paralisi e per i diritti che dovrebbero essergli riconosciuti.

Ogni battaglia vinta vede la madre e il figlio camminare insieme e sorridere insieme, ma la guerra non sarà mai finita…

Poi lui cresce, e lei piano piano lo vede cambiare, quel suo bambino non ha più la sua bella vocina che le ha sempre sciolto il cuore, ma ora ha una voce da uomo e anche il suo corpo si trasforma: la prima peluria, poi il pube, il torace e le spalle… eccolo diventato un uomo e tutto cambia.

Il suo ragazzo ora frequenta il liceo, non le si avvicina più come prima, ora sta spesso nella sua stanza solo e preso da silenzi che le danno i brividi. Torna da scuola sempre più nervoso, non racconta mai nulla e spesso è colto da crisi d’ira incontrollabili che riversa su di lei… sta chiedendo aiuto e lei è impotente e disperata.

Quel suo ragazzo sta vivendo come gli altri suoi coetanei la scoperta della sessualità, ma lui non si sente diverso, è diverso.

Non sa cosa fare, si avvicina a lei ora, quasi a cercarla, con carezze non più da bambino… ma lei sa che non può fare anche questo per lui.

Non basta il padre, non basta la psicologia, nulla sembra possa aiutarlo… si prova a lasciarlo fra gli altri ragazzi come è sempre stato, fin dai tempi più antichi. Ma un giorno torna a casa più nervoso del solito, non parla più, e se sollecitato pronuncia parole oscene e fa gesti altrettanto osceni.

La speranza le fa credere che alla fine lo abbiano fatto partecipe delle loro esperienze, che gli abbiano parlato di certe cose e che insieme gli abbiano fatto capire o dato risposte.

Allora lei prova con delicatezza e finta disinvoltura a chiedergli se lui sappia di cosa stia parlando e cosa stia facendo, e lui con un candore impressionante e che le fa provare brividi lungo la schiena le risponde quell’inatteso e agghiacciante: “No”.

“Mamma, mi dicono loro di dire e fare così e poi ridono, ridono, ridono…”

Le si blocca il respiro e finalmente capisce che è accaduto ciò di cui aveva sempre avuto paura: il suo ragazzo era stato preso di mira come giullare dal branco, quel ragazzo diverso, così semplice, ingenuo e sicuramente anche un po’ tonto… doveva per forza essere così, sta su una sedia a rotelle… come resistere alla tentazione dello scherno collettivo?

E lei che si sentiva male ogni volta che vedeva simili episodi accadere e trasmessi da Striscia la notizia, lei ora è impietrita, non sa cosa fare, riesce a sorridere e a parlare con suo figlio tranquillizzandolo, ma lacrime amare le stanno scorrendo nel cuore.

Decide in intervenire immediatamente, intende chiedere aiuto alla scuola, chiede un incontro con il Preside, con gli insegnanti e chiede anche un colloquio con gli studenti.

Lei vuole parlare a loro di suo figlio, renderli consapevoli della sua malattia e delle sue esigenze, e della sua normalità nella disabilità, perché sa che solo abbattendo le barriere dell’ignoranza su questo argomento tabù si può riuscire ad avvicinarsi a questa realtà senza alcuna paura.

Voi pensate che sia riuscita nel suo intento? Certamente no… le è stata negata questa possibilità, ritenendo più opportuno applicare un intervento disciplinare punitivo, che lei non si auspicava, per risolvere il problema.

Risultati inevitabili? Allontanamento dei compagni dal ragazzo, la maniera più semplice per evitare problemi.

Danno su danno, il ragazzo ora non capisce cosa succede, è tornato ad essere solo, nessuno si siede vicino al suo banco e un’umiliante condiscendenza gli viene propinata dagli insegnanti.

Ma la situazione per la scuola ora è tranquilla e quindi la madre deve restare dietro le quinte, il suo ragazzo è sempre più nervoso e solo ed ora anche infelice, ogni suo gesto o parola è sintomo di sofferenza.

Passa qualche tempo ed un giorno torna col sorriso, non aveva mai sorriso così e a lei il cuore fa le capriole. Gli chiede ansiosa cosa sia successo e lui: “Mamma, ho conosciuto una ragazza bellissima! Mi sono innamorato di lei e voglio che sia la mia ragazza.”

Lei cerca immediatamente di sapere, ma impiega pochi minuti a capire… una ragazza, certamente gentile e sensibile, fra le altre lo ha notato, si è avvicinata a lui e lo ha salutato sorridendogli.

Lui sembra aver ritrovato la gioia di andare a scuola solo per vederla, per ricevere quel sorriso, un bacio e un’insperata carezza. Ma nessun sintomo di infatuazione in lei, solo una spontanea tenerezza perché le dispiace dare una delusione a quel ragazzo già così sfortunato e allora continua la dolce finzione per assecondarlo”.

““Sapete cosa si sente dire più spesso da un insegnante la madre di un ragazzo disabile, e per giunta in età adolescenziale?

“Signora, suo figlio ha dei problemi!”. E quella madre nel suo cuore sorride, sì, di un sorriso ironico e pensa: “Davvero? Chissà come mai non me ne sono mai accorta…”

Quella madre lo sa benissimo che problemi ha suo figlio, è dalla sua nascita che, giorno dopo giorno, lo ha visto crescere osservando con occhi attenti e angosciati ogni più piccolo segno che le faceva capire che quel suo bambino aveva qualcosa di diverso. Lei non ha mai avuto bisogno di conferme, lei ha sempre saputo che lui sarebbe cresciuto diversamente dagli altri; la medicina e i dottori le sarebbero solo serviti per sapere dalle diagnosi cosa era intervenuto,nel corpo di quel bambino, ad impedirne la normale crescita e sviluppo cognitivo.

Chilometri di referti, pareri, consulenze specialistiche riempiono i suoi cassetti, ma nessuna risposta riuscirà mai ad acquietare la sua angoscia, né i suoi sensi di colpa.

Intanto la sua vita avanza di pari passo con quella del figlio, una vita di abnegazione assoluta per aiutarlo a superare tutte le difficoltà, per gioire del più piccolo progresso, per lottare contro la paralisi e per i diritti che dovrebbero essergli riconosciuti.

Ogni battaglia vinta vede la madre e il figlio camminare insieme e sorridere insieme, ma la guerra non sarà mai finita…

Poi lui cresce, e lei piano piano lo vede cambiare, quel suo bambino non ha più la sua bella vocina che le ha sempre sciolto il cuore, ma ora ha una voce da uomo e anche il suo corpo si trasforma: la prima peluria, poi il pube, il torace e le spalle… eccolo diventato un uomo e tutto cambia.

Il suo ragazzo ora frequenta il liceo, non le si avvicina più come prima, ora sta spesso nella sua stanza solo e preso da silenzi che le danno i brividi. Torna da scuola sempre più nervoso, non racconta mai nulla e spesso è colto da crisi d’ira incontrollabili che riversa su di lei… sta chiedendo aiuto e lei è impotente e disperata.

Quel suo ragazzo sta vivendo come gli altri suoi coetanei la scoperta della sessualità, ma lui non si sente diverso, è diverso.

Non sa cosa fare, si avvicina a lei ora, quasi a cercarla, con carezze non più da bambino… ma lei sa che non può fare anche questo per lui.

Non basta il padre, non basta la psicologia, nulla sembra possa aiutarlo… si prova a lasciarlo fra gli altri ragazzi come è sempre stato, fin dai tempi più antichi. Ma un giorno torna a casa più nervoso del solito, non parla più, e se sollecitato pronuncia parole oscene e fa gesti altrettanto osceni.

La speranza le fa credere che alla fine lo abbiano fatto partecipe delle loro esperienze, che gli abbiano parlato di certe cose e che insieme gli abbiano fatto capire o dato risposte.

Allora lei prova con delicatezza e finta disinvoltura a chiedergli se lui sappia di cosa stia parlando e cosa stia facendo, e lui con un candore impressionante e che le fa provare brividi lungo la schiena le risponde quell’inatteso e agghiacciante: “No”.

“Mamma, mi dicono loro di dire e fare così e poi ridono, ridono, ridono…”

Le si blocca il respiro e finalmente capisce che è accaduto ciò di cui aveva sempre avuto paura: il suo ragazzo era stato preso di mira come giullare dal branco, quel ragazzo diverso, così semplice, ingenuo e sicuramente anche un po’ tonto… doveva per forza essere così, sta su una sedia a rotelle… come resistere alla tentazione dello scherno collettivo?

E lei che si sentiva male ogni volta che vedeva simili episodi accadere e trasmessi da Striscia la notizia, lei ora è impietrita, non sa cosa fare, riesce a sorridere e a parlare con suo figlio tranquillizzandolo, ma lacrime amare le stanno scorrendo nel cuore.

Decide in intervenire immediatamente, intende chiedere aiuto alla scuola, chiede un incontro con il Preside, con gli insegnanti e chiede anche un colloquio con gli studenti.

Lei vuole parlare a loro di suo figlio, renderli consapevoli della sua malattia e delle sue esigenze, e della sua normalità nella disabilità, perché sa che solo abbattendo le barriere dell’ignoranza su questo argomento tabù si può riuscire ad avvicinarsi a questa realtà senza alcuna paura.

Voi pensate che sia riuscita nel suo intento? Certamente no… le è stata negata questa possibilità, ritenendo più opportuno applicare un intervento disciplinare punitivo, che lei non si auspicava, per risolvere il problema.

Risultati inevitabili? Allontanamento dei compagni dal ragazzo, la maniera più semplice per evitare problemi.

Danno su danno, il ragazzo ora non capisce cosa succede, è tornato ad essere solo, nessuno si siede vicino al suo banco e un’umiliante condiscendenza gli viene propinata dagli insegnanti.

Ma la situazione per la scuola ora è tranquilla e quindi la madre deve restare dietro le quinte, il suo ragazzo è sempre più nervoso e solo ed ora anche infelice, ogni suo gesto o parola è sintomo di sofferenza.

Passa qualche tempo ed un giorno torna col sorriso, non aveva mai sorriso così e a lei il cuore fa le capriole. Gli chiede ansiosa cosa sia successo e lui: “Mamma, ho conosciuto una ragazza bellissima! Mi sono innamorato di lei e voglio che sia la mia ragazza.”

Lei cerca immediatamente di sapere, ma impiega pochi minuti a capire… una ragazza, certamente gentile e sensibile, fra le altre lo ha notato, si è avvicinata a lui e lo ha salutato sorridendogli.

Lui sembra aver ritrovato la gioia di andare a scuola solo per vederla, per ricevere quel sorriso, un bacio e un’insperata carezza. Ma nessun sintomo di infatuazione in lei, solo una spontanea tenerezza perché le dispiace dare una delusione a quel ragazzo già così sfortunato e allora continua la dolce finzione per assecondarlo”

Barbara Monaco

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L'INSEGNAMENTO NON E' COSA DA TUTTI, L'HO CREDUTO DA QUANDO FREQUENTAVO LA SCUOLA E OGGI CHE SONO MADRE E CHE LA OSSERVO CON GLI OCCHI DI UN'ADULTA PURTROPPO LO PENSO ANCORA DI PIU'. FATTA ECCEZIONE PER QUELL'ESIGUA PERCENTUALE DI ESSERI INTELLIGENTI E SENSIBILI ( PERCHE' SONO L'INTELLIGENZA E LA SENSIBILITA' A CONTRADDISTINGUERE UN BRAVO INSEGNANTE NON LA PREPARAZIONE CHE SPESSO DIVENTA MERO SFOGGIO DI SE) IL CORPO DOCENTE OGGI E' PER LA MAGGIOR PARTE COMPOSTO DA OTTIMI BUROCRATI LIGI A REGOLETTE, MEDIE MATEMATICHE E VERBALI DA COMPILARE.LA COSA CHE MAGGIORMENTE MI DISPIACE E CHE SONO PROPRIO I GIOVANI INSEGNANTI A MANCARE DI QUEL PIGLIO IN PIU' CHE SERVE AI NOSTRI RAGAZZI, DI QUELLA DEVIAZIONE ALLA REGOLA CHE PUO' AIUTARLI A CRESCERE E FAR CAPIRE LORO CHE LE DIVERSITA' CI SONO, ESISTONO E BENVENGANO! SI CONFONDE LA MANCANZA DI IMPARZIALITA' CON LA VALUTAZIONE PERSONALE (E NON INTENDO SOLO QUELLA DEL VOTO), SI PENSA CHE TUTTI DEBBANO DARE LA STESSA COSA ALLO STESSO MODO. STIAMO ALLONTANANDO GIORNO DOPO GIORNO I NOSTRI FIGLI DAL PRINCIPIO DI VARIETA' DEL GENERE UMANO POI PERO' GIU' CON I TEMI SULLA TOLLERANZA DA QUANDO FANNO LA SECONDA ELEMENTARE. METTIAMOCI IN DISCUSSIONE NOI ADULTI, GENITORI E INSEGNANTI, PERCHE' I RAGAZZI SONO MIGLIORI DI NOI E NON SONO TANTO STUPIDI COME SPESSO LI RACCONTIAMO. CONSIGLIO A TANTI ADDETTI AI LAVORI DI LEGGERE, SE NON L'HANNO GIà FATTO LETTERA AD UNA PROFESSORESSA E DI DARE UN OCCHIO A QUELLI CHE ERANO I PRINCIPI D'INSEGNAMENTO DI DON LORENZO MILANI E DELLA SCUOLA DI BARBIANA.CERTO E' UNA FATICACCIA MA L'INSEGNAMENTO E' UNA MISSIONE NON E' UN SEMPLICE LAVORO! FATE, DEGLI ESSERI CHE AVETE SOTTO LE MANI, DELLE PERSONE DI CUI ESSERE FIERI UN DOMANI, PERCHE' SARANNO ANCHE UN VOSTRO PRODOTTO. TIRATE FUORI DA OGNUNO LE LORO PECULIARITA' E FATEVI RACCONTARE IL MONDO A MODO LORO.....E' SICURAMENTE PIU' INTERESSANTE DEL NOSTRO.