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Chieti: La criminologa Roberta Bruzzone e la "Strage di Erba"

di I due Punti
11 minuti

“Crimini e Comunicazione oggi”: questo è il tema su cui si è concentrata la riflessione del nuovo ed accattivante incontro che ha interessato ieri mattina tutti gli studenti dell’Università “ G. d’Annunzio” di Chieti, questa volta protagonisti, presso il Dipartimento di Studi umanistici e sociali, di un dialogo privilegiato con la nota criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, esperta in psicologia investigativa, criminalistica, Bloodstain Pattern Analysis e Criminal Profiling, volto ormai conosciuto del mondo televisivo, poiché ospite esclusiva del programma Porta a Porta, condotto dal giornalista Bruno Vespa.
Un evento che ha scosso gli animi, che ha fatto vibrare le corde più nascoste dell’animo umano,  che ha posto nuovi interrogativi e che ha totalmente coinvolto studenti, professori e giornalisti. Tutti intenti a comprendere, capire, trovare spiegazioni razionali sul perché l’uomo possa macchiarsi di crimini efferati, perché possa essere oggi “vittima” e domani “offender”, perché la vita si giochi spesso sul filo sottile di un’ equilibrata follia o di un folle equilibrio.
Ad aprire le danze, noti e stimati professori del mondo universitario che hanno introdotto, con i loro specifici interventi, il tema dell’importanza della comunicazione legata al mondo dei media, dove spesso si assiste alla spettacolarizzazione di un crimine efferato, pur di vendere e fare audience: il prof. Marco Santarelli, esperto di comunicazione interdisciplinare presso l’Università di Teramo, il Prof. Ezio Sciarra, Ordinario di Sociologia generale del Dipartimento di Studi Umanistici e Sociali, Raffaele Mascella, ricercatore presso l'Università di Teramo e docente nelle Facoltà di Scienze della Comunicazione.
Una riflessione, quella di apertura, che è arrivata a molti come provocazione o che ha volutamente suonato note stonate per quei giornalisti di cronaca pronti a scendere in piazza e a schierarsi visibilmente con la loro penna, quando questo porta frutti, visibilità, nel gioco barbaro di un “do ut des” che arricchisce contenitori televisivi, in cui essi stessi si posizionano come ospiti fissi, al fine di vendere quella che dovrebbe essere “la notizia”.
Ma tutti ieri, nell’ascoltare la criminologa Roberta Bruzzone, si sono fermati almeno un secondo ad interrogarsi su un quesito: “Chi è l’assassino?”.  Pungente e distaccata la risposta della criminologa: “ Tutti noi siamo in grado di uccidere: ho visto con i miei occhi cosa la nostra specie è in grado di fare sotto impulsi e stimoli diversi. L’offender, l’assassino è uno di noi. Ed è su questo che dobbiamo confrontarci.”
Un confronto che è arrivato subito per tutti i presenti alla conferenza e che si è tinto dei colori più forti e passionali, quando la psicologa forense, nel presentare il suo libro appena pubblicato da Mondadori “ Chi è l’assassino: diario di una criminologa”, ha confessato di averlo voluto scrivere perché stanca di vedere nel suo ambito professionale colleghi che presenziano in televisione parlando di casi e di crimini di cui personalmente non si sono mai occupati, che parlano di dati e referti senza aver mai fatto un sopralluogo tecnico in vita loro. Insomma...un libro che le è servito a togliersi qualche sassolino dalla scarpa( o qualche macigno, come lei stessa ha affermato) e che tira le somme di ben 15 anni di carriera spesi in qualità di CT (Consulente tecnico) e analista della scena del crimine dei più importanti casi di cronaca giudiziaria.
Il libro, infatti, comincia con questa riflessione: “ Voi vi fareste operare da un chirurgo che sulla carta si dice bravissimo, ma che in realtà non ha mai tenuto un bisturi in mano?”.
Ebbene, scontata la vostra risposta, come scontata la posizione della criminologa, quando sostiene che mai affiderebbe l’analisi di una scena di un crimine a chi non ha fatto molta “pratica” in un simile lavoro, esercitando, per così dire, la sola ed esclusiva capacità intellettiva. Questo perché il rischio di poter incorrere in gravi errori giudiziari è enorme ed è concreto; questo perché lavorare senza competenza o con superficialità, quando l’oggetto d’interesse sono vittime e analisi di tracce comportamentali di un crimine, potrebbe portare all’assoluzione di un probabile assassino o, cosa ancor più grave, alla condanna di probabili innocenti.
Ecco, è proprio sul concetto di “probabile innocenza” che si è dibattuto successivamente quando, con puntualità, precisione di analisi, ricchezza di contenuti e di immagini, tutte tratte dagli atti ufficiali dei processi, Roberta Bruzzone ha ricostruito il caso della “Strage di Erba”, sostenendo una posizione diversa da quella pronunciata dalla Suprema Corte di Cassazione di Roma, che ha riconosciuto i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi colpevoli, condannandoli all’ergastolo.
Roberta Bruzzone sostiene nel suo libro qualcosa di forte, ma di comprovato, sensato, che è frutto dell’analisi svolta da lei stessa e dalla sua “squadra” sulla scena del delitto della strage di Erba: un appartamento di una corte ristrutturata nel centro della cittadina, dove  l’ 11 Dicembre dell’anno 2006 furono uccisi a colpi di coltello e spranghe Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Suo marito Mario Frigerio, presente sul luogo, si salvò perché creduto morto dagli assalitori. Dopo la strage, l’appartamento venne incendiato.
La criminologa è chiara nel presentare la sua posizione in qualità di CT: «Io credo a ciò che vedo e analizzo e, se una traccia non la vedo, allora vuol dire che non c’è. Questo secondo il principio di interscambio di Locard, secondo cui si afferma che ogni criminale lascia una traccia di sé sulla scena del crimine e porta via su di sé una traccia. Ci si riferisce ossia all’ipotesi riguardante il contatto che avviene tra due oggetti, persone o cose; qualcosa rimane sulla vittima e qualcosa rimane sul reo».
Ebbene la Bruzzone smonta pezzo per pezzo quanto viene certificato dal RIS di Parma e dai Carabinieri di Como che si sono occupati delle indagini, sostenendo che i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi in quell’appartamento non c’erano. Chi lo dice? Non di certo la sua fantasia, non di certo le tracce presenti. Ma di certo le tracce che avrebbero dovuto esserci e che non sono state trovate.
Tante le incongruenze che legge negli atti, dove si evince un netto scollamento tra quanto è stato dichiarato e ratificato dalla condanna di primo grado(condanna all’ergastolo) e quello che è stato presentato dal RIS come prove presenti sulla scena del crimine.
Innanzitutto la Bruzzone fa riferimento alle tre sentenze: il 3 maggio 2011, la Suprema Corte di Cassazione di Roma ha definitivamente riconosciuto come autori della strage i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi; già condannati all'ergastolo con isolamento diurno per tre anni il 26 novembre 2008 dalla Corte d'Assise di Como, e il 20 aprile 2010 dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano che confermò la medesima condanna.
Tra le tante incongruenze rilevate, la criminologa afferma:
- Tre condanne, tre sentenze, tre parti emotive che descrivono una strage in maniera sempre diversa. Come psicologa forense percepisco subito un’errata e condizionata ricostruzione dell’accaduto, dove si evince una non conoscenza dei fatti da parte degli accusati Olindo e Rosa.
-  Sulla scena del delitto sono state trovate altre due impronte messe agli atti: non sono dei Romano e non sono state associate a nessuno dei soggetti morti sulla scena o ad altri testimoni, operatori, tecnici, condomini, vicini di casa che frequentavano o hanno frequentato la casa durante le indagini. Di chi sono?
- I coniugi negano di aver usato dell’accelerante per favorire l’incendio dell’appartamento. Domanda: “Perché dichiarare con lucidità l’uccisione a sprangate di un bambino di due anni e mezzo con tanti “non so, non ricordo, forse” e invece ostinarsi a negare l’evidente uso di materiale infiammabile nell’appiccare l’incendio che ha devastato e carbonizzato l’appartamento?
- Rosa Bazzi probabilmente non dice il vero sulla dinamica dell’uccisione del bambino: la ricostruzione delle tracce di sangue parlano di un’altra verità.
- La prova regina: secondo i rilevamenti con il Luminor realizzati dai Carabinieri di Como( foto agli atti) sull’automobile di Olindo Romano, era presente la traccia di sangue di uno dei corpi offesi nella strage. La Bruzzone mette in dubbio la veridicità della prova e il corretto modus operandi del rilevamento svolto. La traccia non è visibile , quindi non c’è.
- Altro dato: tutte le vittime sono state uccise con ferite a scannamento, tipiche di un modo preciso e puntuale di agire, quando si vuole uccidere in maniera premeditata. Olindo e Rosa potevano essere così precisi, operare con fredda lucidità e in un mare di sangue riuscire a non lasciare impronte, tracce di sé e sui cadaveri?

Sulla base di tutti questi ragionevoli dubbi è giunto il momento di riflettere:
- sull’operato e la professionalità di chi opera nella psicologia forense e sulle scene del crimine;
- sull’operato della magistratura italiana;
- sull’operato dei giornalisti e sulla trasfigurazione dell’informazione, spesso pagata a caro prezzo da chi è oggetto dell’informazione stessa;
- sull’operato di tutti noi, lettori di sempre, pronti a giudicare prima che qualunque sentenza terrena venga pronunciata.

La conferenza si è conclusa con queste parole: «Mi auguro vivamente che il caso venga riaperto. Io ho un unico datore di lavoro: la verità. Ed ogni giorno combatto perché essa possa fare un passo in avanti.  Auguro a tutti voi di vivere una vita così, come la mia, con tutte le sue frustrazioni, difficoltà, invidie, ma una vita che ho scelto e che non ho mai pensato di cambiare. Vi auguro di poter avere altrettanto e di poter guardare chiunque negli occhi senza mai abbassare lo sguardo, perché state facendo il vostro lavoro e lo state facendo al meglio delle vostre possibilità.»

Alessandra Angelucci

 

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L'offender è, giustamente, ognuno di noi, almeno potenzialmente. Non nascondiamoci dietro un dito . . . il male è in ognuno di noi e noi tutti lo possiamo fare; è nella nostra stessa natura essere portati a tentare la sopraffazione dell'altro in determinati casi e circostanze. Purtroppo tutto quello che i mass media ci offrono è un voyerismo morboso e macabro alla continua ricerca del mostro da sbattere in prima pagina e la cosa brutta è che, alla fine, magari quasi senza volerlo, chi dovrebbe indagare finisce per essere condizionato da qs. situazione e cade nel tranello del giustizialismo sensazionalista a tutti i costi. Poi, passato l'interesse del momento, rimangono tristi conseguenze sulle persone, vittime p carnefici è lo stesso, dalle quali la società non consente di uscire mai con un senso di giustizia e tutto diventa politica politicante. Quante vittime innocenti e quanti drammi dovranno ancora ammucchiarsi, l'uno sull'altro tral'indifferenza generale, solo perchè la nostra società non riesce più a vedere le persone per quello che sono: persone appunto con tutto il loro coacervo di bene e di male che ne scuote l'animo dal più profondo di se stessi. Grazie Falconi per l'ennesima, utilissima occasione di riflessione.
non ho ancora letto l'articolo, ma ammetto di aver sviluppato un pregiudizio nei confronti delle donne plastificate.
Articolo ben scritto con una teoria veramente interessante.
Concordo pienamente con Sibilla: tutte le donne plastificate sono potenzialmente stupide...
A eccezione naturalmente di quelle donne che vi ricorrono dopo avere avuto problemi di salute. Ma non mi sembra il caso della criminologa in questione.
Quindi secondo lei la testimonianza dell'unico sopravvissuto è del tutto inattendibile? E la descrizione particolareggiata che Rosa Bazzi ha fatto delle ferite inferte sul bambino e perfettamente coincidente al referto dell'autopsia? L'autoreferenzialità della signora Bruzzone che traspare dalla sua conclusione e la sua evidente necessità di apparire, fanno a cazzotti con la dichiarata umiltà con cui sostiene di lavorare.
@ Sibilla Anch'io, da uomo, ho un forte pregiudizio per le donne plastificate. Faccio una distinzione, però, fra quelle che, oltre ad essere plastificate, hanno un cervello di plastica e quelle che hanno un cervello vero. A queste ultime, di solito, sono disposto a perdonare la debolezza.
Ho letto attentamente le affermazioni della criminologa Bruzzone ci presenta la strage di Erba sotto un aspetto inquietante dalle indagini apparentemente superficiali degli Investigatori del RIS, Carabinieri e altri non citati.Hanno convinti I GIUDICI.Non per fare polemica assurda,la Bruzzone plastificata oppure non può cambiare molto il Verdetto????????????? Ciao
caro imbiancatore, ma a una che pensa di essere la depositaria del "vero", si possono perdonare gli zigomi in silicone? (ho provato a leggere l'articolo dalla fine, il corsivo mi è bastato. non sono andata oltre.)
Ero in conferenza. Ho scritto l'articolo. Sono una donna e non ho gli zigomi rifatti. Ho conosciuto di persona la criminologa Roberta Bruzzone, condividendo con lei più incontri piacevoli di lavoro. Piccola premessa per sintetizzare il mio punto di vista. Innanzitutto consiglio sempre ai lettori (lo faccio anche a scuola) di cominciare a leggere un articolo o un testo dall'inizio e mai dalla fine. Si potrebbero sempre trarre delle conclusioni affrettate sui personaggi, sui luoghi, sugli eventi. L'emozione "negativa" potrebbe prevalere su quella "positiva" e più reale. Quella che ti fa guardare gli eventi dalle lenti di un cannocchiale, ossia in maniera distaccata, cogliendone con giustezza le cose per quelle che realmente sono, lasciando da parte tutto ciò che si muove in superficie. Ecco...proviamo per un attimo a lasciar perdere i commenti inutili e fini a se stessi sull'uso del silicone e su quanto questo, oggi, sia diventato strumento più o meno condivisibile di cure estetiche. Non mi sembra di aver scritto un articolo che affronti questo tema, ma ringrazio ugualmente Sibilla, Cristina ed altri ancora, per avermi fornito uno spunto interessante per un nuovo articolo. Direttore...lo consideri già fatto. Proviamo invece a focalizzare la nostra lente d'ingrandimento su ciò che realmente è importante: sono morti degli innocenti e, forse, un caso così straziante come quello di Erba merita la lettura di un altro punto di vista, come quello della criminologa. Una posizione, mi ripeto, che non è frutto di fantasia, che non ha alla base la volontà superba di una donna di mostrarsi ed apparire, ma che si basa sulla coscienziosa e puntuale ricostruzione di un caso. Tutto ciò che è sostenuto viene supportato da immagini, referti, dati, documenti, analisi delle incongruenze rilevate durante le testimonianze. Carissimo "Onesto", il puzzle completo sul caso di cronaca giudiziaria lo potrà completare leggendo il libro. Lo faccia...ne vale la pena. Concludo dicendo che, inconsciamente, tutti, nella vita, in un modo o nell'altro, lottiamo, lavoriamo, sogniamo, per il "vero"....sì per la verità! E se quella che ci siamo prefissi ci è sufficiente a svolgere bene e con onestà la nostra professione, allora penso che sia già un buon inizio. In fin dei conti anche su I Due Punti ci s'impegna a fare questo. Invito a rileggere l'articolo, stavolta partendo dall'inizio e mettendo davanti un bel cannocchiale privo di filtri e pregiudizi. L'immagine che ne verrà fuori potrebbe essere meno sfocata e priva di aberrazione cromatica rispetto a prima. Clic. Foto perfetta.
E'molto triste che su un articolo che invita a riflettere sulla reale possibilità di fare il male insito in ciascuno di noi ci si accapigli sugli zigomi al silicone della dott.ssa Bruzzone. E' sempre la solita storia il male lo fanno sempre gli altri come i sacrifici li devono fare sempre gli altri !! E la peggior cosa è che le contumelie vengono soprattutto da donne (?) Vagabondare tra chi non può vedere le siliconate e chi giudica gli articoli da un pezzetto finale fa proprio pensare. Si rimane perplessi.
"Focalizzare la nostra lente d'ingrandimento" !?!?!?
"Focalizzare la lente d'ingrandimento": linguaggio metaforico. Focalizzare: centrare, aggiustare la mira. Sinonimi. Metafora: figura retorica che implica un trasferimento di significato. Si ha quando, al termine che normalmente occupa il posto nella frase, se ne sostituisce un altro la cui "essenza" o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario, creando cosi immagini di forte carica espressiva.
Ah!
Sinceramente le stragi i Erba, i delitti di Cogne o quelli della pineta di San Marco non mi appassionano. D'altra parte non mi sono mai fermata neppure a guardare le vittime di un incidente stradale, quando mi sia capitato di passarci a fianco. Non ho la vocazione del guardone e non mi sono mai piaciuti i plastici di Bruno Vespa che, evidentemente, ha una passione insana per le plastiche ;) per questo non ho letto l'articolo, nè leggerò il libro della Bruzzone. avevo premesso di avere un pregiudizio nei confronti delle donne siliconate, ora ve ne confesso un altro: quello verso Bruno Vespa. Sono sufficienti a evitare, tutti, di prenderci troppo sul serio? Grazie.
Torno a proporre la mia domanda senza voler offendere nessuno. Professore, Scienziato e Filosofo. Come e dove ha conseguito Marco Santarelli questi titoli?
Toc, Toc. Signora Alessandra, Lei che è onnosciente, mi risponde? La prego, non mi faccia attendere tropp0.
Sig. Francesco Di Luigi. Innanzitutto piacere. Non credo abbia mai avuto il piacere di conoscerla. Quanta premura e soprattutto quanto tiene alle lancette del tempo che scorrono inesorabilmente. Vedo che ha molto tempo a disposizione. Buon per lei. Grazie per l'onnisciente, troppo buono...troppo gentile. Davvero. Adoro gli uomini che sanno fare uso di sottili complimenti, così poco scontati. La ringrazio vivamente. Credo sia la cosa più intelligente che abbia scritto finora. Per tutto il resto( visto che non mi reputo onnisciente) la rimando al sito www.marcosantarelli.it: legga e si documenti, se le interessa davvero sapere cosa fa o ha fatto il prof. Marco Santarelli. Poi, però, se le preme ancor di più approfondire l'argomento, cambi fonte:io non ho il compito di rispondere per lui. Se poi, però, vuole davvero usare bene il suo tempo e non vuole tediarsi con scienza e filosofia, le consiglio di respirare e di leggere un buon libro, magari di poesia. Ristora l'animo. Pablo Neruda, uno dei miei autori preferiti. La saluto.
Caro Direttore, credo che la mia risposta alla Signora Alessandra sia da pubblicare. Mi dice dove ha ravvisato ekementi ostativi alla pubblicazione?
Molto interessante l'articolo proposto. Ritengo che sia molto più importante ricercare la giustizia e la verità su molti "cold cases", anche italiani, piuttosto che mettere in dubbio i C.V. degli esperti e/o esperti. Tanto più che una persona media è in grado di comprendere chi è veramente uno/a specialista piuttosto che un/a cialtrone/a. Dando, ovviamente, la possibilità di sbagliare (soprattutto in un primo tempo) dato che sempre di esseri umani si tratta, senza, per questo, metterne in dubbio la professionalità, l'intelligenza, la preparazione (sopratutto sul campo), la scientificità delle prove accertate e l'instancabile passione che porta lontano chi ci si dedica, a tutto tondo. In quest'ultimo esempio, da me portato, mi sento di lodare la criminologa e psicologa, Dott.ssa Roberta Bruzzone, che reputo la migliore in Italia. Poco, ma sicuro.
Non so se sono più interessanti gli zigomi della Bruzzone o gli esperimenti dello scienziato Santarelli..