"Lontano è un paese che non ti dò la mano" insegna in musica il Prof. Vecchioni, ma la distanza non è mai stata un problema per l'espansione delle multinazionali: il Paese in questione è una meraviglia e si chiama Patagonia, la multinazionale in crescita è un'assidua interlocutrice della maggior parte di noi e risponde al nome di Enel.
È la storia di un matrimonio per procura, senza amore, costato alla sposa cilena una dote che equivale al 96% della sua acqua, la stessa di cui pochi giorni fa noi italiani ci siamo perentoriamente riappropriati. Pesante eredità lasciata dalla dittatura.
Ma non si dà nulla per nulla e lo ius primae noctis spetterebbe al progetto HydroAysén, tornato in auge dopo la provvidenziale entrata in scena di Enel con l'acquisizione della maggioranza delle azioni del gruppo Endesa: 2200 chilometri di elettrodotto ad alta tensione che farebbe scempio di 2000 ettari di 12 riserve forestali toccando otto regioni e 64 comuni.
Avversato da oltre il 70% dei cileni e ritenuto non necessario dagli studiosi dell'Università per garantire il fabbisogno energetico del Cile, prevede inoltre la costruzione sui fiumi Baker e Pascua di cinque imponenti dighe che, oltre a deturpare il paesaggio naturale di un territorio a forte vocazione turistica, costituirebbero una spaventosa, reale minaccia a causa dell'alto rischio sismico. Le ultime notizie sembrerebbero rassicuranti: la Corte d'Appello di Puerto Montt ha accettato il ricorso degli ambientalisti e bloccato per ora la realizzazione del progetto, ma sembra che la parte avversa consideri la cosa solo un momentaneo intoppo, il passaggio stretto e obbligato di un normale iter. L'ecomostro si farà, dicono...
Scrive l'amico Jorge Coulon sulla propria bacheca di Facebook: "...paralellamente l'Enel collabora a sviluppare un sistema di generazione geotermica che renderebbe completamente inutile costruire le gigantesche dighe sui fiumi della Patagonia. Facciamo appello, ancora una volta, alla solidarietà del popolo italiano per fermare questo assurdo!"
Non permettiamo che le distanze si superino solo per interessi economici, facciamo che lontano non sia mai troppo lontano anche per la condivisione di una causa.
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