Edgar Lee Masters scrive epitaffi che racchiudono la vita di ogni persona del villaggio, vite diverse alcune unite dal legame di parentela, di amicizia alcuni di semplice conoscenza e tutte accomunate dalla collina di Spoon River in cui ora riposano per sempre.
Negli epitaffi sono racchiuse piccole autobiografie. Bastano pochi versi all’autore per delineare quanto serve a raccontare la vita degli abitanti del villaggio. Persone comuni, alcune stravaganti, poveri, ricchi, ragazzini, madri, mogli. Diverse personalità , vite differenti, per quanto l’una possa essere migliore dell’altra, tutte convergono verso la stessa fine.
La lettura si fa subito emozionante a partire dalle prime pagine e poi è un crescendo, impossibile non appuntarsi i versi preferiti, anche se tutti meritano davvero di essere letti.
“ Johnnie Sayre
Babbo, non potrai mai sapere
quanta angoscia mi strinse il cuore,
per la mia disubbidienza, quando sentii
la ruota spietata della locomotiva
mordermi nella carne viva della gamba.
Mentre mi portavano dalla vedova Morris
vidi ancora nella valle la scuola
che marinavo per salire di nascosto sui treni.
Pregai di vivere finché potessi chiederti perdono-
E poi le tue lacrime, le tue rotte parole di conforto!
Dal sollievo di quell’ora mi venne felicità infinita.
Tu fosti saggio a far scolpire per me:
strappato al male a venire.”
Questo non è il classico libro che si legge tutto d’un fiato, anzi, deve essere gustato piano piano affinchè l’essenza della poesia non svanisca nella fretta di andare oltre. Questa antologia è di una bellezza sconvolgente,è la molteplicità dei temi a renderla tale. Sembrerà strano, ma alcuni epitaffi fanno anche sorridere. Lettura senza dubbio consigliata,in particolar modo l’edizione con l’introduzione della conosciutissima Fernanda Pivano. Accorgimento principale: niente fretta.
( Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River,a cura di Fernanda Pivano, pp.500, Einaudi, euro 13.50).
Viviana Zechini
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