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I FIORI DEL MALE

di Maria Cristina Marroni
4 minuti

Nei “Fleurs du mal” di Charles Baudelaire l’angelo si fa demonio e il demonio si eleva a santità. Non puoi ritrovare la luce, se prima non avrai incontrato il buio pesto e messo i piedi nudi nel fango. Se prima non avrai provato il gusto torbido dell’immonda città, se non avrai desiderato la degradazione e la colpa, se non avrai intuito che le forme della natura non sono altro che simboli di una realtà misteriosa e nascosta. Solo allora sarai anestetizzato al veleno.
 
In questo libro atroce ho messo tutto il mio pensiero, tutto il mi cuore, tutta la mia religione, tutto il mio odio”. L’obiettivo di Baudelaire, in contrasto con la tradizione precedente, è di “estrarre la bellezza dal Male”: con lui la poesia diventa orrore, incubo, tremito dei nervi. In altre parole negazione di ogni valore, assunto come assoluto.

L’opera incarna lo scoramento del poeta ed esprime la terribile sensazione di una solitudine angosciosa e intollerabile. Ai “più diserti campi” del nostalgico Petrarca, Baudelaire sostituisce la sordida metropoli, con tutte le proprie contraddizioni. Il poeta ama la compostezza e il rigore geometrico delle costruzioni moderne, pertanto “aspira a un universo metallico, freddamente sterile e luminoso” (G. Blin).

La poesia di Baudelaire è interamente attraversata dalla profonda antinomia Cielo-Inferno: l’uomo è attratto dalla perversione e dal vizio, ma necessita di una legge morale, proprio nella misura in cui egli è pronto a trasgredirla, per godere. In lui il rimorso pare precedere la colpa (Sartre). Non a caso scrive: “Trono e altare, massima rivoluzione”.

Alla base dell’opera è lo spleen, termine inglese che significa “milza”, perché nell’antichità essa era ritenuta la sede della “melanconia”, ovvero quello stato di turbamento esistenziale, di noia, di disgusto della vita, di “nausea del cuore” (Adam Scoto).

Da quando è un bambino, il poeta vive in una solitudine che diventa prova della propria singolarità. “Odia la Natura e cerca di distruggerla perché essa viene da Dio. (…) Ambisce alla solitudine del maledetto e del mostro, del “contronatura”, precisamente perché la Natura è dappertutto”(Sartre). Il poeta ama e crea “ciò che mai sarà veduto due volte”. Questo è il segreto dell’Arte, che al contrario della Natura, ciclica e ripetitiva, è unica.

Baudelaire rifiuta il mito romantico del sentimento: feticizza la scrittura.Traveste la natura e la mette in ordine”.

Da dandy impeccabile odia la spontaneità, recita con lucidità una parte. “Il suo dandismo è un modo di transustanziare la vita ottusa in travestimento, posa, simulazione, artefatto”. Ha in disprezzo gli uomini, soprattutto quando sono felici, perché la felicità è dei mediocri. Soffrire invece significa distinguersi.

Baudelaire racconta i segni delle anime stordite dal dolore, privilegiate dallo spleen, nel desiderio voluttuoso della morte e della decadenza. “Il dandismo è un sole che tramonta; come l’astro che declina, è superbo, senza calore e pieno di malinconia”.

Huysmans amò molto Baudelaire, di cui in “A rebours” dice: “Era disceso fino in fondo all’ineusaribile miniera, si era inoltrato in gallerie abbandonate o sconosciute, aveva raggiunto quelle regioni dell’anima dove si ramificano le vegetazioni mostruose del pensiero. Là, al confine con le aberrazioni e le malattie, il tetano mistico, il delirio della lussuria, le febbri tifoidi e il vomito del crimine, aveva trovato, a covare sotto la tetra campana della Noia, la spaventosa menopausa dei sentimenti e delle idee”.

Leggere “I fiori del male” significa avventurarsi in un’esperienza totalizzante,sondare le piaghe più incurabili, più dolorose, più profonde, scavate dalla sazietà, dalla delusione, dal disprezzo, nelle anime in rovina torturate dal presente, disgustate dal passato, atterrite da un avvenire senza speranza”.
Alla fine del libro hai visto cos’è l’Inferno e sei pronto a sceglierlo.


 

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Commenti

Mi sono emozionata. Un tuffo nel cuore. Grazie Professoressa perchè lei ha passione. Avrei avuto piacere ad averla come insegnante. Lei non mi avrebbe trattata da disabile ma sicuramente, mi avrebbe dato il modo di esprimermi. A volte nella vita si nasce sconfitti e si continua a perdere. Scusatemi lo sfogo fuori tema. Grazie per questa Domenica dei Libri che attendo come D'Orrico. Siete splendidi.
DATEVI AL GIARDINAGGIO DEI FIORI DEL MALE. gli studenti del liceo classico con pretese letterarie lo ritengono divino, ma solo al liceo perchè col tempo - come è capitato al sottoscritto - mi è sebrato solo un mattacchione con l'insolita attrazione per i cadaveri in decomposizione; unico elemento di novità per l' '8OO . boudelair , poeta decadente ( per chi scrive sopravvalutato e commercializzato) celebre più per i suoi comportamenti scandalosi vagamente dark e necrofili che per i suoi componimenti gothic e, a mio avviso, opinabili nella forma e nella scelta dei vocaboli. la fama di poeta maledetto gli fu attribuita, verosimilmente, dai professori d'italiano, bigotti e parrucconi, per intenderci quelli che sorvolavano sulla descrizione della tubercolisi della maestrina del libro cuore o sulla impiccaggione di pinocchio, perchè troppo violenta. a questo punto posso concludere con questa MINCHIATAVERITA' : ognuno di noi può esprimere solamente ciò che è. non sorridete senza riflettere......pensate ..aurevoir sans souci P.S. oggi la recensione è caratterizzata da TROPPI virgolettati !
Da sempre uno dei miei libri preferiti (e io leggo molto!), qualsiasi cosa ritenga Aznavour, Baudelair ha sempre un fascino esotico. Complimenti!
Gentile Enrica, tu mi lusinghi e le tue parole sono per me molto preziose. Avrei voluto averti io come alunna, perché avresti avuto tu da insegnarmi tanto. Avrei da dirti ancora molto, ma vorrei che ciò avvenisse privatamente. Grazie di cuore e felice settimana.
Prima o poi, Maria Cristina, qualcuno avrà il coraggio di tradurre in italiano quel titolo, così come va tradotto? In quasi tutte le poesia c'è la conferma che il senso (e quindi il titolo in italiano) è NON: I fiori DEL male, ma i fiori DAL Male. Che è tutt'altra cosa e perfino più sconvolgente. Ancora oggi molte interpretazioni della poetica di Baudealaire risentono di questo limite e quindi sono basate su un malinteso iniziale. Mi piacerebbe parlarne. Anche alcune traduzioni italiane andrebbero rifatte....
Le opere di Baudelaire resistono a ogni definizione: sembrano vivere di vita propria. L ' intervento domenicale ,per lo stile letterario e per la completezza,mi intimidisce a tal punto,da non essere in grado di aggiungere altro ,perché non ha bisogno di altro. Grazie di cuore perché ogni domenica stimola,con i suoi preziosi consigli,reminiscenze da tempo sopite.
Gentile Professor Serpentini, concordo pienamente con Lei: molti autori in traduzione perdono la magia originaria e talvolta il senso, questo è oltremodo evidente in Baudelaire e Proust. Come rendere la musicalità del verso alessandrino? Come adattare le parole del peccato alla morale cattolica? Gli stessi traduttori spesso si dichiarano fallibili. Giovanni Raboni, ad esempio, che per tutta la vita lesse e rilesse Baudelaire, prova a esasperare l'impressione di "canto stonato", che non permette possibilità di ascolto "senza digrignare i denti", nel felice accostamento che Proust stabilisce tra le note dell'ultimo Beethoven e le poesie di Baudelaire. Tuttavia spesso non vi riesce compiutamente. Poter approfondire l'argomento con Lei sarà per me un privilegio e un onore.
Gent.le Sig. Antoine, Lei mi lusinga. La ringrazio molto.
LE POESIE NON SI TRADUCONO, TUTTAPIU' SI ADATTANO. questo avrei voluto sentire dal prof serpentini, persona colta e sensibile. ho sempre diffidato delle poesie tradotte, " di seconda mano ": la poesia va centellinata per capire i significati nascosti, per cogliere i suoni , la musicalità del componimento. provate ad immaginare " l'infinito" di leopardi tradotto in tedesco o " meriggiare pallido e assorto " di eugenio montale tradotto in finlandese.....un autentica "ciofeca".... o no ? i traduttori benché colti e zelanti quasi sempre sono sprovvisti di passione e quel " certo legame" con il poeta da tradurre. sommessamente ritengo che anche la poesia di quel " mattacchione " di Baudelaire possa essere apprezzata o NON APPREZZATA, solo dopo avere imparato la lingua francese, oppure leggendo lentamente la poesia tradotta senza perdere di vista il testo originale. i traduttori come de nardi, ranboni etc. etc. etc. sono dotti conoscitori delle parole, maestri nello scegliere i vocaboli e la forma ma, meno adatti a trasmettere integralmente l'essenza della poesia. reputo del tutto sterile e vano dibattere sulle traduzioni da rivedere...da rifare, da incensare. diffidate delle poesie tradotte! aurevoir
La traduzione è come un arazzo visto al rovescio, Aznavour (è il mio cantante preferito). Ma a volte è necessaria. Dico proprio la traduzione, non l'adattamento. A volte è indispensabile e bisogno commetterlo il delitto. Ovviamente, nel tradurre si interpreta. Ma sid eve fare, se occorre mediare in un'altra lingua, e a volte occorre...
L'ipotesi di traduzione, decisamente più pertinente, è "I fiori DAL male" e tale interpretazione è abbondantemente giustificata dal signficato che la preposizione DU ha in francese... Articolo contratto che fonde DE+LE, in italiano può essere serenamente tradotto "del" o ancora più ragionevolmente "DAL" ... La scelta diventa discriminante in base a quanto si abbia chiara l'intenzione del vate Baudelaire che a più riprese, nel testo stesso, asseconda questa seconda scelta semantica... ad esempio quando rivolgendosi a Parigi le dice:"Paris, donne-moi ta boue en j'en ferai de l'or" ... "Parigi, dammi il tuo fango e io ne farò dell'oro" ... ... Il motto "tradurre è tradire" in questo caso è più che mai valido ...
Per Croce le traduzioni sono "le belle infedeli". "Belle" non è detto, "infedeli" sempre.
Mi spiega, Max, come mai, secondo Lei, in Italia nessun traduttore abbia mai tentato una traduzione diversa del titolo, anche solo per dare un'impronta diversa alla personale interpretazione? Strano, vero?
Gentile «sogno» sono felice di sapere che lei conosce tutte le più accreditate traduzioni di Baudelaire nonché gli studi critici in merito da poter sollevare un`obiezione alla mia «non personale» valutazione ... oltre a leggere semplicemente il post del prof Serpentini del 1 Luglio... (basta scorrere la pagina e lo troverà) le sarei grato/a se potesse segnalarmi qualche riferimento bibliografico che.scongiuri affermazioni così hasardeuse come la mia... in quanto renderebbe un servizio.di non poco conto a.tutti.noi docenti di letteratura francese... je vous remercie par avance ... Bien Cordialement ...
Gentile Max, non le ho parlato con supponenza, ma con la reale curiosità di chi, non titolare di una qualifica adeguata a interpretare la lingua francese con meticolosità, si interrogava sul motivo per il quale in Italia non esista una traduzione del titolo nel senso da Lei e dal Prof. Serpentini indicato. Possiedo tuttavia circa 5000 volumi e tra questi diverse traduzioni del testo, come: 1) "I fiori del male", edizione Marsilio, traduzione di Giorgio Caproni; 2) "I fiori del male", edizione Feltrinelli, traduzione Antonio Prete;3) "I fiori del male", edizione Newton, traduzione Claudio Rendina; 4)"I fiori del male", edizione Garzanti, traduzione Attilio Bertolucci; 5) "I fiori del male", vecchissima edizione Feltrinelli, traduzione Luigi De Nardis, con saggio introduttivo di Erich Auerbach; 6)"I fiori del male", edizione Bur, traduzione Luciana Frezza, introduzione Giovanni Macchia; 7) "I fiori del male", edizione Einaudi, traduzione Giovanni Raboni, 8) "I fiori del male", edizione Mondadori, traduzione Gesualdo Bufalino. Per carità manca molto, però mi chiedo ancora come mai grandi traduttori e intellettuali, con una approfondita conoscenza della lingua (e quindi anche della doppia interpretazione del "du") non abbiano proposto la traduzione del titolo "I fiori DAL male"? Mi scuso se le sono sembrato quale non era mia intenzione essere.