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Il libro della Domenica: ll matrimonio d'amore ha fallito

di Christian Francia
7 minuti

Un acuto filosofo francese, Pascal Bruckner, ha recentemente illuminato le enormi zone d'ombra dell'istituzione matrimoniale contemporanea con il saggio "Il matrimonio d’amore ha fallito?" (Guanda 2011). Personalmente toglierei subito il punto interrogativo: è acclarato come tale forma di unione mostri la corda.
La celebrazione dei matrimoni in continuo crollo, il fatto che nei Paesi Occidentali falliscano quasi 2 matrimoni su 3, la diffusione capillare dei singles, testimoniano come la famiglia debba essere ripensata.
Per millenni il matrimonio combinato o d’interesse ha pervaso tutte le società, calpestando diritti, aspirazioni e sentimenti, ma bene o male funzionando.
Invece da quando il concetto ideale di amore è stato indissolubilmente cucito alla istituzione matrimoniale, a seguito delle nuove libertà illuministe e delle passioni romantiche (qui in italia da 60 anni a questa parte), il matrimonio non ha retto come un albero sotto il peso della neve ed è crollato.
Ecco un florilegio personale del libro: "fino alla Seconda guerra mondiale il matrimonio uccideva l'amore. Da allora, l'amore uccide non solo il matrimonio, in calo da trent'anni, ma la coppia stessa, di cui il matrimonio non è altro che un riflesso ingigantito (...) La vita coniugale era una prigione in cui le donne deperivano (...) ora i muri sono stati distrutti, ma portiamo la prigione dentro di noi: si chiama «amore perfetto» (...) Perchè ai giorni nostri sembra così difficile viverlo? Perchè lo veneriamo come una divinità, come la felicità, l'alfa e l'omega delle nostre società occidentali? Fissate un ideale e avrete immediatamente generato milioni di esseri inadeguati, incapaci di elevarsi al livello indicato (...) Non torneremo alle unioni forzate di una volta (...) ma nulla ci impedisce di tornare a prendere in considerazione le unioni d'interesse, purchè siano decise liberamente dai due partner. L'aternativa non è tra ragione e passione, ma tra consenso e obbligo (...) il sogno contemporaneo: il tutto in uno, il tutto o niente. Che un solo individuo incarni la totalità delle nostre aspirazioni, e venga allontanato se non assolve questo compito. La follia sta nel voler conciliare tutto, il cuore e l'erotismo, l'educazione dei figli e il successo sociale, il fermento e la lunga durata. Le nostre coppie non muoiono per egoismo o materialismo, ma per un eroismo fatale, per un'idea troppo grande di se stesse (...) Ogni donna deve essere allo stesso tempo mamma, puttana, amica e guerriera; ogni uomo padre, amante, marito e vincitore: guai a chi non soddisfa queste condizioni! Alle ragioni proposte tradizionalmente per spiegare l'infelicità coniugale, come l'usura del tempo o il logorio dei corpi, bisogna aggiungere un fattore tossico molto contemporaneo: l'eccesso delle ambizioni. La coppia naufraga come una barca sovraccarica: vuole mantenere il proprio rango, restare all'apice della passione sbrigando contemporaneamente le incombenze quotidiane (...) Folle platonismo: amare l'amore più delle persone, mendicarlo per mezzo di individui interscambiabili invece di voler bene a un individuo diverso da tutti gli altri (...) è diventato più difficile vivere in coppia da quando essa ha conservato, tra tutti i suoi compiti, solo quello di conseguire la realizzazione. Poichè vuole avere successo a tutti i costi, la coppia è consumata dall'ansia, teme la legge dell'entropia e l'aridità dei tempi morti. Il minimo calo di tensione è vissuto come un fiasco, come un rimprovero (...) L'amore-passione è l'amore della passione, ossia del tormento (...) Non c'è alcun bisogno di adorarsi nel senso canonico del termine, per vivere uno accanto all'altro; basta stimarsi, condividere gli stessi gusti, cercare tutta la felicità possibile partendo da una convivenza armoniosa. Smettiamo di sottomettere la vita di coppia alla norma dispotica dell'esuberanza, se vogliamo che regga (...) Siamo volubili anche per il piacere dell'assoluto, perchè ci aspettiamo tutto dall'amore, che è diventato la forma laica della salvezza (...) Allo stesso modo in cui un matrimonio di convenienza può trasformarsi in un matrimonio d'amore, un matrimonio d'amore deve ammantarsi, se vuole durare, di un po' di ragionevolezza (...) l'interesse può colorarsi di affetto e l'affetto di una certa dose di calcolo (...) costruire una coppia solo sulla base del cuore, significa edificarla sulla sabbia. La follia divoratrice che lega due persone all'inizio può prolungarsi solo se si trasforma in un altro tipo di legame, non meno stimabile: una complicità o una dolce e fiduciosa amicizia (...) Unire a tutti i costi l'intensità e la durata significa rifiutare il passare del tempo ed esporsi alla disperazione (...) La libertà di cui godiamo oggi implica una maggiore responabilità (...) Gli anni sessanta inventarono relazioni d'amore capaci di superare i limiti della coppia; oggi si tratta d'inventare una coppia che superi i limiti dell'amore e sia pronta a calarsi nelle difficoltà del proprio tempo e ad assumersi l'onere dei problemi legati alla successione ereditaria, della cooperazione, della sopportazione amichevole e del rispetto reciproco (...) La felicità coniugale è l'arte del possibile e non l'esaltazione dell'impossibile (...) la coppia è un «plebiscito quotidiano», la volotà di non subire l'erosione degli anni, una fiducia e una solidarietà rinnovate, la rinuncia a ogni comportamento irrazionale (...) si tratta di definire una nuova economia delle passioni (...) La condizione necessaria per il puro amore è che non si realizzi mai sulla terra e rimanga un orizzonte escatologico (...) Le culture occidentali sono prigioniere di un circolo vizioso: bramano due cose, la felicità e l'amore, che continuano a sottrarsi al loro controllo esattamente come la natura ridicolizza, con le sue irregolarità e le sue eruzioni, la nostra volontà di dominarla. Pagano caro il fatto di aver confuso la passione con le istituzioni. L'insensatezza dei moderni, fin dai tempi degli illuministi, è il prometeismo degi umori, l'ambizione di governare l'intimità, fosse anche con la tolleranza, e di farne una politica generalizzata (...) Non possiamo costruire niente senza la passione, eppure non possiamo costruire niente di durevole a partire dalla sola passione (...) In un certo senso possiamo rallegrarci dello sfacelo delle nostre utopie matrimoniali: è la prova che l'amore mantiene il suo potere sovversivo, che continua ad essere quel demone intempestivo che consuma i suoi figli a forza di pretese. Più che il matrimonio vero e proprio, è il nostro tentativo di addomesticarlo che è fallito".
D'altronde, in un mondo dove le coppie nascono e si disfano inseguendo la volubile dinamica dei sentimenti, in un mondo dove l'ansia di fuggire dai costumi del passato ci ha fornito la trasfigurazione della libertà delle emozioni, del sentimento reciproco e incondizionato, dell'attrazione sessuale, del desiderio senza confini, è un mondo che confonde la libertà con la mancanza di responsabilità, la possibilità di scelta con l’individualismo, l'amore con l’egoismo.
Il mito dell’innamoramento è troppo soggettivo e quasi sempre temporaneo per consentire di edificarci sopra la famiglia.
L'esplosione dei divorzi è il frutto amaro dell’assolutizzazione dell’idea di amore, ideale massimo ai fini della realizzazione personale.
Il libro coglie e viviseziona la tensione tra istintività e razionalità, che caratterizzano la vita coniugale, sottolineando la necessità di un compromesso tra le opposte istanze. Insomma, meno amore e più buonsenso.

 

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Mi permetto di soffermarmi sull'affermazione finale. Il cosiddetto Buonsenso non penso possa garantire alcunchè di più di quello che possa garantire l'amore inteso come sentimentalismo. Quiesto perchè si è via via frantumato il senso astesso dell'unione tra due persone che, a mio modestissimo avviso trova la base principale nella inestinguibile sete che l'essere umano ha di essere amato, e conseguentemente di amare. Si tratta di una delle esigenze basilari dell'uomo perchè connaturato al proprio essere, così come il desiderio di felicità, di giustizia, di bellezza. Non si può togliere da nessuno qs. istanza a meno di stravolgere la natura stessa dell'essere umano. Se questo può essere il punto di partenza, non si può negare che il matrimonio sia ciò che oggettivamente è: una assunzione di responsabilità, di fronte a se stessi ed agli altri, che due adulti pongono in essere proprio perchè la caratteristica dell'adulto è che si assume le responsabilità dei propri atti e comportamenti. La caratteristica della maggior parte degli adulti odierni sembra essere diventata, invece, quella di fuggire dalle responsabilità, dalla realtà, dalla sofferenza, dalla malattia, in poche parole fuga dalla vita. Certo, la realtà spesso non piace ed allora ci si rifugia nel sogno, nelle realtà finte, nella spasmodica ricerca del proprio quarto d'ora di celebrità. Così facendo, però, si costruisce un castello di carta che casca al minimo refolo di vento. Provo a fare un piccolissimo esempio:. Quando è stato introdotto l'istituto del divorzio la motivazione che ha convinto i più è stata la questione lòegata alle tante donne che, costrette da un legame indissolubile, dovevano sottostare a violenze di ogni genere. La stragrande maggioranza dei divorzi attuali, invece riguarda persone che non si piacciono più fisicamente, che non sopporta come cucina l'altro, che non sono capaci di fare alcuna rinuncia per amore dell'altro e non mi pare che si stia parlando più della stessa cosa di 35 anni addietro. Non è aumentando il numero delle cose che si possono fare che si risolvono i problemi. Infatti a forza di depenalizzare le nostre carceri scoppiano di persone perchè non si affrontano i veri problemi che portano a delinquere: assoluta incertezza della pena, permissivismo e totale disprganizzazione statale che rendono sostanzialmente impunito l'80% dei reati penali.