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Il Libro..Memorie di Adriano

di Maria Cristina Marroni
6 minuti

Pochi libri sono in grado di incidere direttamente la coscienza di coloro che hanno la fortuna di leggerli. Quei libri disvelano all’uomo tutta intera la propria natura, sono dei compendi di storia e di antropologia, parlano al cuore e al cervello con l’autorità e la naturalezza della verità rivelata.

Memorie di Adriano” non sembra scritto da un solo autore, Marguerite Yourcenar, ma da una sapienza antica forte come la pietra e vasta quanto un popolo. La scrittrice è così ispirata, segnata dal destino di dover distillare pensieri più grandi di se stessa, che decide di incarnarsi nell’imperatore Adriano per dare credito, rilievo e peso a parole così dense e ieratiche che stonerebbero nella bocca di protagonisti di romanzo.

In quale genere letterario incasellare il libro? In uno nessuno e centomila: è un saggio, è una biografia, è un romanzo storico, ma forse soprattutto un romanzo psicologico, dove le parole sono badili che scavano incessantemente nell’anima del protagonista fino a giungere a profondità insondabili che fanno tremare l’anima del lettore.

È il romanzo dell’avventura umana, capace di fondere i punti più alti della grande civiltà romana con la sensibilità e l’introspezione tipici del ventesimo secolo. Un testo, pubblicato nel 1951 e ambientato nel secondo secolo dopo Cristo, che comprime il tempo e lo spazio facendo esplodere duemila anni di pensiero occidentale con una carica emotiva che ferisce e che innamora.

Perché l’autrice sceglie proprio l’imperatore Adriano e non un altro personaggio? È lei stessa a motivare la scelta con il particolare e irripetibile momento storico nel quale ebbe a regnare Adriano, periodo nel quale non si credeva più agli Dei, ma al contempo non era ancora saldamente cristallizzatasi la religione cristiana.

La forza che sprigiona dal libro è quella calma di una montagna, destinata ad essere scalata con fatica e a dare soddisfazioni ineffabili a coloro che ne raggiungano la vetta. La razionalità e la compostezza della narrazione spiazzano se confrontate con il ribollire dell’introspezione psicologica, tagliente e minuziosa.

Adriano, imperatore originario della nostra Atri, è una figura ricordata per misura e saggezza, e durante il suo regno prosperarono la filosofia e le arti. L’autrice ne è a tal punto affascinata da porre al centro della narrazione una questione eminentemente etica: cosa resta dell’eredità di Adriano? Di quali valori è stato custode e interprete? Probabilmente di nessuno di quelli canonici, legati ai riti militari, alle strategie, alla legislazione, ai costumi o alle tradizioni religiose.

L’Adriano che disegna la Yourcenar è incredibilmente moderno e vicino alla nostra sensibilità, quasi che il tempo piuttosto che divaricare le distanze le appiattisse fino ad annullarle. Adriano è uno che sbaglia ma che sa riconoscere i propri errori, è uno che ha delle debolezze che non nasconde ma dalle quali impara; è uno che supera i formalismi per concentrarsi sulla preminenza della giustizia (“i crimini scandalosi, facilmente punibili, son poca cosa di fronte alle mille e mille angherie oscure, perpetrate ogni giorno da persone cosiddette perbene, ma dal cuore arido, che nessuno si sogna di molestare”), sulla bellezza della verità e della libertà (“Ho cercato la libertà più che la potenza, e quest’ultima soltanto perché, in parte, secondava la libertà”); è uno che vive senza riserve i propri sentimenti, anche quando sono fonte di sofferenza; è uno che prova paura ma non ne viene soggiogato; è uno che va incontro al proprio destino mortale con consapevolezza e serenità d’animo.

Troppo spesso sporchiamo la parola capolavoro in usi inappropriati, mentre dovremmo salvaguardarla da esagerazioni e contraffazioni. Memorie di Adriano è un capolavoro che non smette di parlare e di necessitare nuovi approcci per scoprire la lucentezza dei ragionamenti: “sapevo che il bene e il male sono una questione d’abitudine, che il temporaneo si prolunga, che le cose esterne penetrano all’interno, e che la maschera, a lungo andare, diventa il volto”.

La lucidità è il filo rosso che accompagna il dipanarsi di storie e confessioni, in una trama analitica che sorprende per semplicità e precisione, dove successi e insuccessi assumono la medesima dignità nella formazione dell’uomo: “Se, per miracolo, qualche secolo venisse aggiunto ai pochi giorni che mi restano, rifarei le stesse cose, persino gli stessi errori, frequenterei gli stessi Olimpi e i medesimi Inferi”.

Sarà l’autrice stessa a descrivere cosa davvero rappresenta questo suo libro: uno studio sul destino umano, l’immagine d’un uomo che delle sue virtù e dei suoi difetti, delle sue esperienze personali e della sua cultura poco a poco si compone una sorta di saggezza pragmatica”.
L’Adriano della Yourcenar è più vero del vero, più bello delle statue che lo raffigurano, più duraturo delle opere millenarie che l’imperatore ha lasciato. Le sue parole attraversano la storia col brivido di moniti che non cessano di rimbombare: “Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”.

L’inverno dello spirito è arrivato, è nel cuore di quello che fu l’impero romano, è in questa Italia, è dentro Roma, è negli Italiani che non sanno più leggere, è dentro di noi che non abbiamo più curiosità, orgoglio, voglia, che ci lasciamo vivere, che ci adagiamo sulla cultura del lamento, della scorciatoia, della furbizia, dell’inganno del prossimo e di noi stessi.

Le vestigia del teatro romano d’Interamnia le chiamiamo pietre, i reperti archeologici li chiamiamo ruderi, la nostra storia gloriosa non è più oggetto di interesse ma di fastidio. Eppure Adriano continua a parlare a chiunque voglia ascoltare cosa significa vivere, e la Yourcenar continua a spiegare come la letteratura serva ad aprire gli occhi a chi si lascia esistere trascinandosi in una realtà dove “la maschera, a lungo andare, diventa il volto".

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Commenti

Critica eccelsa. La speranza che questa descrizione dell'Italia non rappresenti il nostro ultimo sguardo.
Avevo già in mente di rileggere " Memorie di Adriano"che è davvero un capolavoro, e ho trovato lo stimolo giusto : leggere questo libro è un modo per contrastare " l'inverno dello spirito". Grazie Maria Cristina. Domenica
Animula vagula blandula Hospes comesque corporis Quae nunc abibis in loca Pallidula rigida nudula Nec ut soles dabis iocos Atri e' pervasa del grande Imperatore. Bellissima recensione di un vero e proprio Capolavoro. Grazie Maria Cristina
Superba. Ti leggo spesso. Sai colorare ogni saggio con la giusta sfumatura. Non è mestiere facile il tuo. Ci sono combinazioni di parole che toccano nel profondo, perché i libri, molti libri sono l'anima di molte persone. Sono gelosa di questo libro. Ne rileggo i passaggi quando smetto di pensare alla " bellezza" . Tu hai saputo conquistarmi. Complimenti.
Meraviglia!
Vi ringrazio veramente di cuore. Questa settimana sono particolarmente felice per la presenza di tante donne. Grazie Domenica (mi dispiace di non avere il piacere di conoscerLa), grazie Gabriella (assai nota è la tua competenza a riguardo), grazie Susanna (se sei la persona che credo, sei tanto bella esteriormente, quanto interiormente e mi stai rendendo edotta su argomenti per me ostici, quindi un doppio grazie). Cristina
Non ho letto il libro e non conosco l' autrice ( grossa lacuna)ma la bella analisi della signora Cristina che oltre a dare luce a una giornata grigia mi suggerisce una riflessione sul formalismo della nostra società. Ci sono persone ( purtroppo sono molte) che hanno fatto della loro vita un'equazione: sicurezza uguale formalismo. Hanno confezionato con cura se stesse dentro situazioni regolari, involucri senza imprevisti ma anche senza sorprese. Quando si vive in questo modo, quando l'anima è condizionata da una dose eccessiva di formalismo si dà troppo importanza alle apparenze. Quello che è considerato normale è una tacita regola da seguire ,anche se non corrisponde alla propria voce interiore. Quando si vive in questo modo la vitalità si spegne, le energie si affievoliscono ,la voglia di vivere perde il suo interesse. Si diventa involucri vuoti e allora serve una scossa. Per una volta rompiamo gli schemi guardandoci dentro. Può dare una mano la cultura che rappresenta un valido aiuto per conoscere e migliorare una realtà molto complessa. All' uso sistematico dei luoghi comuni si risponde con idee alternative o comunque diverse da quelle dominanti. Bisogna entrare in rapporto con la vita ,con tutto ciò che spera e resiste ,per cercare di dare ad esso più sostanza e ambizione. In questa vivacità occorre immettere la cultura della discussione, del dibattito non conformista, della partecipazione civica. Chiedo scusa per le mie divagazioni e ringrazio di cuore. Felice inizio settimana.
Carissima Prof.ssa. Complimenti. Leggere le tua recensione è appagante per il mio Spirito!
NON SONO LE MEMORIE DI ADRIANO GALLIANI MA DI ADRIANO, IMPERATORE DEI ROMANI. Scusate il ritardo ma mi trovo a 12.000 km a sud-est di Teramo. Sono memorie immaginarie, dolorose e profonde, in prossimità della morte e destinate al giovane Marco Aurelio il futuro imperatore-filosofo. Questo non è un romanzo triste e, la bravissima autrice con il nome difficile, rappresenta Adriano per quello che è: uno spirito libero, irriducibile e vitale. Proprio come Ulisse, amante dei viaggi e delle conoscenze. Siamo infatti in pochi ( mi ci colloco anch'io) ad amare i viaggi e a non essere preda preda delle abitudini. Al centro del libro c'è anche l'amore, che è la negazione di tutti gli egoismi. Si, perché,l'avaro, l'ottuso e il pusillanime, con l'occhio di pollo non potranno mai scoprire il mondo perché troppo occupati ad accumulare giorni e anni,senza ricordi. la youracena scrive veramente bene!! Il libro mi fu regalato molti anni fa, ovviamente da una donna, ma ne ebbi sempre timore, perché è un libro pieno zeppo di pensieri che cambiano il tuo concetto di vita!...qui il sole è caldo ed il cielo vagamente velato.
Grazie al Sig. Antoine, a Paride e ad Aznavour (la invidio un po', perchè si trova in viaggio).