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Il Libro...Ricchi e Poveri

di Maria Cristina Marroni
5 minuti

Il nuovo libro di Nunzia Penelope “Ricchi e poveri è un’inchiesta sulle disuguaglianze in Italia. Infatti c’è chi con un reddito di mille euro mensili rientra nella soglia di povertà e chi invece può spendere diecimila euro al giorno. Situazione paradossale che rende il nostro un “Paese ricco abitato da poveri”.
La ricchezza privata degli italiani è di 8.640 miliardi di euro, distribuita tra denaro contante, titoli, azioni e patrimonio immobiliare; il debito pubblico invece ad agosto 2012 era di 1.972 miliardi, cioè quattro volte di meno (oggi è salito a 2.022 miliardi). Il debito è di tutti, la ricchezza invece è di pochi.
Tra i dieci uomini più ricchi in Italia, rigorosamente in ordine di classifica: la famiglia Ferrero (patrimonio di 19 miliardi di dollari); Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica (11 miliardi); Giorgio Armani (7,2 miliardi); Miuccia Prada (6,8 miliardi); Paolo e Gianfelice Rocca, proprietari del gruppo Technit (6 miliardi); Silvio Berlusconi (5,9 miliardi); Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada (3,7 miliardi); Stefano Pessina, proprietario di Alliance Unichem (2,6 miliardi); famiglia Benetton, i cui quattro componenti possiedono 2 miliardi ognuno; al decimo posto figura Mario Moretti Polegato, ideatore del marchio Geox (1,8 miliardi). La ricchezza di queste persone corrisponde a una manovra economica molto rilevante. “Da soli possiedono quanto tre milioni di loro concittadini di modesta condizione”.

Un altro dato interessante è che i più ricchi corrispondono anche ai più vecchi: “la metà delle persone nate tra il 1948 e il 1955 appartiene al terzo più ricco del paese, mentre il 90% dei nati tra il 1975 e il 1980 è confinato nella parte più povera”.
Nel luglio 2012 Mario Monti sul Corriere della Sera definiva i trenta-quarantenni “la nostra generazione perduta”, ormai irrecuperabile. Inoltre in Italia vive più agiatamente chi è single o senza figli. Questo è uno dei motivi per cui il tasso di natalità è così basso.
Per rilanciare l’economia alcuni Paesi si basano sulle teorie di Keynes: supportare economicamente i poveri affinché questi possano trainare lo sviluppo.
È la ricetta attuata da Lula in Brasile: egli ha dato a 25 milioni di cittadini un salario minimo che, speso, ha rimesso in moto l’economia e ha diminuito il tasso di disoccupazione al 6,7% (l’Italia è al 10). Per l’Economist questa è “la redistribuzione della speranza”.

In Italia invece ci si è basati sulla regola del rigore: tagli alla spesa pubblica; riforma delle pensioni; modifiche sulle norme dei licenziamenti individuali; riforma della contrattazione. E i risultati non sono stati affatto positivi. D’altronde il premio Nobel Krugman,  sul New York Times nel novembre 2011, parlando della manovra di Monti, scrisse: “La maggiore austerità non convincerà i mercati che l’Italia sta bene. Anzi, l’austerità è un autogol, perché danneggerà l’economia italiana più di quanto la aiuti a migliorare la sua immagine nel breve periodo”. Forse Monti aveva in mente la felice battuta di Ettore Petrolini “I soldi bisogna prenderli ai poveri: hanno poco, ma sono tanti”.
Inoltre in Italia “l’illegalità economica è uno degli elementi che più determinano benessere e miseria; la crescita zero del Paese deriva in gran parte da qui, così come la diseguale ripartizione delle risorse economiche e l’ingiustizia sociale che ne consegue”. Occorrerebbe una operazione di trasparenza per capire la reale ricchezza e povertà del Paese, infatti la ricchezza sommersa ammonta, secondo uno studio dell’Eurispes (dell’agosto 2012), a 500 miliardi di euro annui.

Questo è il Paese dove un terzo delle auto di lusso
è di proprietà di persone con un reddito di 20 mila euro l’anno. Addirittura ci sono 518 elicotteri appartenenti a non abbienti.
Questo è il Paese dove molti rinunciano ad avere figli per problemi economici.
Questo è il Paese dove ci sono top manager con una retribuzione lorda di 456.000 euro mensili.
Questo è il Paese dove diventa impossibile permettere ai propri figli di studiare all’università. L’ascensore sociale si muove in senso contrario.
Questo è il Paese in cui lo stipendio di Tronchetti Provera ammonta a 61 mila euro al giorno: in un solo mese guadagna come un operaio in ottant’anni di lavoro.
Questo è il Paese in cui decine di lavoratori e imprenditori si uccidono quotidianamente per problemi economici, nonostante sia scritto che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (Costituzione Italiana, art. 36). L’Italia ha forse evitato il default del sistema, ma non quello morale.

Se la forbice delle disparità patrimoniali dovesse continuare ad allargarsi, il rischio che le tensioni sociali sfocino in una rivolta dagli esiti imprevedibili è pericolosamente alto.

 

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Commenti

Altro libro Demagogico? L'ITalia ha sempre ma da sempre attuato politiche economiche "Keynesiane" ovviamente storpiando il senso pure del pensiero economico. Io mi chiederei quanti dirigenti pubblici guadagnano cifre astronomiche.
L' appuntamento domenicale della sig.ra Cristina ci regala un saggio di qualita',che ci fa riflettere. Di chi non abbiamo bisogno in questo momento difficile? Sicuramente non di una politica illusoria come ha dimostrato venti anni di Berlusconismo.Per uscire da tunnel e ridare speranze alle nuove generazioni ci vuole bem altro.Ci vuole una politica che creda nei valori,che risvegli una coscienza civile e che sappia riaffermarsi come bene comune. Non e' il vento dell'antipolitica e neanche il vuoto e becero qualunquismo che risolvono i problemi della nostra Societa'. Rivedremo presto la luce? Speriamo.
Per i ricchi il libro è demagogico. Per i poveri è la triste realtà. Comunque guadagnare 61mila euro al giorno è indecente. Mi si risponderà che questi top manager hanno ruoli di massima responsabilità e trainano grandi aziende. Non è vero: si è dimostrato che anche quando hanno fatto fallire aziende hanno avuto liquidazioni milionarie. Quindi i soldi non sono rapportati ai risultati, come dovrebbe essere.
TUTTO IL MONDO E' PAESE. non ho letto il libro e pertanto commento in base alla recensione, sempre stilisticamente impeccabile. a prima vista il titolo mi ha fatto rievocare i bei tempi dei ricchi e poveri il gruppo musicale che ci ha fatto sognare. poi però il titolo mi ha fatto storcere il naso. mi ha riportato negli anni 6o (ero allora vestito alla marinara) quando il p.c.i. - partito comunista italiano - propugnava la lotta di classe. ho già detto in altro commento che dividere la gente in buona e cattiva e quindi oggi in ricchi e poveri è sciocco. e poi ho aggiunto..." ci sono sciocchezze ben presentate come ci sono sciocchi ben vestiti"..disse, sensatamente, non so chi....... penelope avrebbe dobuto titolare l'inchiesta "ricchi onesti e onesti poveri che pagano le tasse"... e no ce la fanno più per colpa di qualcuno...come per esempio i poteri forti (banche assicurazioni, multinazionali) padroni assoluti della "informazione", ( di cui penelope fa parte integrante) . i poteri forti che sanano le pendenze con il fisco al 20% del dovuto ( svariati miliardi di euri) e poi le maxi multe, vi ricordate i 90 miliardi dovuti dai re delle slot, pare che lo stato si contenta solo del 2%!!! la LEGGE FALLIMENTARE oggi non funziona più, i disonesti oggi possono controllare i fallimenti e svuotare le casse prima di dichiarare la loro insolvenza ( senza pagare i dipendenti e i fornitori). ci vorrebbe un governo robusto per tutelare i cittadini onesti, leggi rigorose e pene severe per i colpevoli, senza sconti; in particolare condanne esemplari per gli evasori e....... udite udite...CANCELLAZIONE DALL'ALBO DEI COMMERCIALISTI CHE LI AVRANNO AGEVOLATI.....rivolution.
Ringrazio di cuore il Sig. Antoine e il Sig. Aznavour. Una delle immagini più angoscianti del libro è quella dei "working poors", letteralmente i "poveri non disoccupati", fenomeno tipicamente americano con un certo sapore letterario alla Steinbeck, oggi realtà anche italiana. "Perchè oggi c'è questo clima? E' perché c'è la percezione che questo Paese non va avanti. Io sapevo che avrei guadagnato più di mio padre e anche lui lo sapeva, e questo lo faceva sentire bene, così i miei genitori avevano la ragionevole speranza che io e mio fratello saremmo vissuti meglio di loro". (Mario Deaglio). La percezione che invece abbiamo noi trenta-quarantenni, generazione irrecuperabile secondo Monti, è che difficilmente potremo vivere meglio dei nostri genitori. Mio padre sognò a lungo da piccolo una bicicletta, che non arrivò mai, perchè mio nonno non poteva regalargliela. Poi ha fatto vivere le sue figlie come due principesse, con l'orgoglio e il duro lavoro. Cosa potremo fare noi? Se riusciremo a conservare il patrimonio delle nostre famiglie saremo già molto fortunati. Buon inizio settimana.
Ha ragione Giancarlo. Questa rubrica è una speranza. Grazie.
Da Lettera43: "I dati diffusi da Confcommercio disegnano un quadro sempre più allarmante. Il numero di persone 'assolutamente povere' nel nostro Paese è destinato, entro il 2013, a sfondare quota 4 milioni. POVERO IL 6% DEGLI ITALIANI. Di certo, è previsto il superamento dei 3,5 milioni 'certificati' ufficialmente dall'Istat per il 2011. Condizioni di povertà, quindi , per oltre il 6% della popolazione, contro il 3,9% registrato nel 2006. PREVISIONE MASSIMA DI 4,2 MLN. Il dato, con una previsione massima di 4,2 milioni di poveri totali, è contenuto nel Misery index Confcommercio, il nuovo indicatore macroeconomico di disagio sociale messo a punto dall'ufficio studi dell'associazione dei commercianti, che considera, pesando maggiormente le componenti relative al mercato del lavoro, la disoccupazione ufficiale, la cassa integrazione, gli scoraggiati e il tasso di variazione dei prezzi di beni e servizi acquistati. RADDOPIATI RISPETTO AL 2006. Oltre alla previsione, presentata in apertura della due giorni organizzata a Cernobbio con diversi protagonisti dell'economia e della politica, Confcommercio, considerando i soli dati Istat, ha precisato «che le persone assolutamente povere erano meno di 2,3 milioni nel 2006. Dobbiamo riconoscere che l'Italia, in cinque anni, ha prodotto circa 615 nuovi poveri al giorno, con quest'area di disagio grave che è destinata a crescere ancora, e di molto». CALO DEL PIL DELL'1,7%. Previsto anche un calo del prodotto interno lordo peggiore delle ultime, recenti, previsioni: Confcommercio, per il 2013, ha simato un taglio dell'1,7%, contro un ribasso dello 0,8% indicato cinque mesi fa. Timide speranze per il 2014, anno per il quale la previsione è di un rialzo dell'1% netto".