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Il Libro...Non è tempo per noi

di Maria Cristina Marroni
5 minuti

Siamo nati in fretta, senza pensarci. Siamo nati nel piombo, non nell’oro o nell’argento, che, infondo, poteva andare anche bene. Siamo nati nella violenza della piazza, tra le bombe, nel terrorismo e nelle stragi.
Siamo nati negli anni in cui Rino Gaetano cantava “Nuntereggaepiù”, ma noi eravamo troppo piccoli e lui troppo grande. Negli anni dei film campioni d’incasso: “Lo squalo”, “Guerre stellari”, “La febbre del Sabato sera”, “Il Padrino”, “Il Padrino Parte II”.
Siamo nati quando sono morti Jimi Hendrix, Jim Morrison, Bruce Lee, Francisco Franco, Mao Tse-Tung. Siamo nati nella trasgressione dei costumi, tra abiti succinti e dalle tinte forti e pantaloni a zampa d’elefante.

Il decennio degli anni ’70 si mostra a tinte forti, violente, alternative e avrebbe potuto partorire capitani coraggiosi. “Forse”, ma “Anche no”.
Andrea Scanzi compirà quarant’anni quest’anno e ha scritto per l’occasione un saggio amaro e impietoso della propria generazione: “Non è tempo per noi”, edito da Rizzoli. E se Lucrezio nel “De Rerum Natura” richiama l’immagine dei medici che per somministrare un’amara medicina ai bambini malati cospargono di un dolce liquido l’orlo della tazza, qui il liquido diventa fiele, e viene mandato giù senza infingimenti.
Mario Monti definì nel 2012 i trenta/quarantenni la “generazione perduta”. “Sono molti anni che quelli come me sanno perfettamente che non siamo “perduti”, bensì “fottuti”, perché le parole sono importanti. Si perdono le chiavi di casa. Si perde una partita di calcio. Si perde l’orientamento. Non si perde una generazione. Una generazione si “distrugge”, una generazione si “sacrifica”, una generazione, appunto, si “fotte”.

Forse noi che oggi abbiamo tra i trenta e i quarant’anni avremmo dovuto pensarci prima. Negli anni ottanta, quando tutto luccicava. Quando gli squali diventavano i padroni di questo paese, quando tutto era bello, tutto era possibile, quando ci si diceva, bambini, che saremmo stati dei numeri uno. Tutti dei numeri uno, perché era il decennio rampante. Forse è lì che avremmo dovuto capire. Fare lo sciopero dei giocattoli. Incazzarci con i nostri stessi genitori. Avremmo dovuto ribellarci, allora sì”. (Federico Mastrogiovanni)
Scanzi sa che la sua è una “generazione in panchina”, che non vince e non perde, perché non gioca e si limita a osservare il gioco, talvolta anche con passività. Oppure si accontenta del pareggio.

In “Non è tempo per noi” l’autore ricorda alcuni oggetti feticcio: le cinture El-Charro; le Superga; il giubbotto di jeans; le felpe Best Company; il Grillo Parlante; le caramelle Tabù; le penne cancellabili; il telefono grigio della Sip; il gettone telefonico; le audiocassette e il walkman, il Commodor 64. “Una generazione che ha avuto per Weltanschauung cinture da “boro” e giochi da tavoli per bischeri, computer antidiluviani e mani appiccicose, come diavolo poteva crescere? Quali rivoluzioni poteva inseguire? Che mondo poteva edificare, o anche solo sognare?”.

Nel suo affresco generazionale Scanzi tratteggia con ironia alcuni personaggi noti della politica, dello sport, della musica, del cinema: come Alberto Tomba, Paolo Cané, Ligabue, Jovanotti, Ambra Angiolini, Gabriele Muccino.
In particolare Ligabue viene contrapposto a Giorgio Gaber. “Il Liga si limita al mugugno esistenziale, vagamente nichilista e massicciamente compiaciuto”.

La generazione precedente avrà anche perso, ma ha provato a gareggiare. Noi viviamo “un’epica perenne del pareggio”. “Ci crogioliamo in canzoni lagnose che autoassolvono dalla nostra stasi. Ci emozioniamo per film che ci tratteggiano come tontoloni puntualmente cornuti e mazziati. E ci struggiamo per libri che stanno a Pier Paolo Pasolini come Justin Bieber a Jimi Hendrix”.
Una critica aspra è rivolta a Matteo Renzi, reo di non rappresentare affatto il cambiamento: “Quando una generazione intera prende un boyscout come Renzi come Subcomandante Marcos di riferimento, qualcosa non torna. È un po’ come se volessimo fare un film porno e chiamassimo Paola Binetti come esperta”.

Il libro tuttavia non si conclude amaramente, al contrario Scanzi indica una resistenza e una rinascita possibili, che non si sostanziano in gesti eroici o estremi, ma in piccole scelte che diano l’avvio al cambiamento. “Votare, e resistere, è alzarsi dalla panchina e preferire l’onestà –anzitutto intellettuale- alla comodità”.
Da bambini ci salvavano almeno i cartoni animati giapponesi, pieni di eroi coraggiosi che combattevano contro il male e riuscivano infine a sconfiggerlo.

Era una piccola catarsi quotidiana: si cresceva identificandosi con quegli stessi eroi, o, al più, con le donne amate da quegli ardimentosi. Se noi abbiamo perso, cosa accadrà ai nostri figli, che crescono identificandosi con Peppa Pig, una maialina? Nessun agone all’orizzonte, soltanto tante belle pozzanghere di fango.


 

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Commenti

È LA PURA VERITÀ ( PURTROPPO). condivido pienamente la bella recensione e acquisterò il libro. È proprio vero, la generazione degli anni 70 ,desiderata, nata felice, oggi è disillusa e confusa. È stata fatta accomodare in panchina, una panchina lunga anzi lunghissima; anche se prova ad alzarsi è del tutto inutile, perché il mister non la fa entrare a giocare..........neppure se sta perdendo la partita. Ritengo che anche il mito di ufo robot goldreke ha contribuito a rendere questa sfortunata generazione troppo buona e leale........heureux demanches, amis du livre
Del libro mi piace la parte conclusiva " preferire l' onesta' - anzitutto - intellettuale-alla comodita'. Recensione superlativa ma non del tutto i concetti,anche se ben'epressi , sono da parte mia, condivisibili. Non mi piace la retorica generazionle considerata quasi un'ideologia,esistono dei quarantenni coglioni e dei settantenni intelligentissimi ma esistono settantenni rincoglioniti e dei quarantenni parecchio svegli. Anche i quarantenni sono figli del ventennio berlusconiano che abbiamo,purtroppo, vissuto. Non e' una colpa o un merito e' semplicemente un' oggettivita' storica . Siamo tutti contemporanei di noi stessi. Abbiamo pensieri diversi ma in ognuno di noi vive lo stesso spirito della vita. Un' epoca ,quella in cui si vive,non si respinge si puo' solo accoglierla e poi migliorarla. Grazie per il confronto,buona domenica e felice inizio settimana.