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Il riordino delle Province abruzzesi e la lenta agonia di Teramo

di Enzo Di Salvatore
4 minuti

  
La proposta di riordino delle Province abruzzesi, avanzata dal Sindaco Brucchi nel corso dell’Assemblea tenutasi ieri presso la Sala polifunzionale della Provincia di Teramo, è stata largamente condivisa dai politici locali intervenuti all’incontro. Almeno questo è quanto riferisce la stampa quotidiana oggi. Di cosa si tratta? La ricetta sembra essere semplice: conservare intatte le Province di L’Aquila, Teramo e Chieti e trasformare Pescara in Città metropolitana. In questo modo, Pescara potrebbe tranquillamente cedere qualche suo Comune alla Provincia di Teramo (come ad esempio Penne) e Teramo acquisirebbe i requisiti minimi imposti dalla delibera del Governo del 20 luglio scorso: a) dimensione territoriale non inferiore a duemilacinquecento km quadrati; b) popolazione residente non inferiore a trecentocinquantamila. Una soluzione che, attraverso un taglia e cuci territoriale, finirebbe per accontentare tutti, giacché mentre quei requisiti non sarebbero necessari affinché Pescara possa costituirsi in Città metropolitana, per Teramo essi sarebbero fonte di “salvezza”. I numeri, infatti, parlano chiaro. La dimensione territoriale e la popolazione residente nelle quattro Province abruzzesi sono le seguenti: Pescara possiede 1.225 kmq e 323.184 abitanti; L’Aquila 5.034 kmq e 309.820 abitanti; Chieti 2.588 kmq e 397.123 abitanti; Teramo 1.948 kmq e 312.239 abitanti.

A mio parere, la proposta avanzata dal Sindaco Brucchi non può essere realizzata. Per due motivi: 1) Pescara non può costituirsi in Città metropolitana, in quanto le Città metropolitane sono istituite dal Parlamento e sono solo quelle elencate all’art. 18 della legge sulla “spending review”, ossia: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria; 2) l’art. 17 della legge sulla “spending review” precisa che “il riordino deve essere effettuato nel rispetto dei requisiti minimi (…) determinati sulla base dei dati di dimensione territoriale e di popolazione, come esistenti alla data di adozione della deliberazione di cui al medesimo comma 2”. E cioè: al 20 luglio 2012, giorno in cui il Consiglio dei ministri ha, appunto, adottato la delibera con cui sono stati fissati i requisiti minimi. Questo vuol dire che, ai fini del riordino delle Province, il taglia e cuci territoriale è vietato e che l’accorpamento delle Province non può che avvenire in “blocco”. Circostanza, questa, del tutto trascurata da chi ieri ha preso parte all’incontro.

Se così è, resterebbe sul tappeto un’unica alternativa: 1) procedere al riordino delle Province abruzzesi, seguendo i criteri fissati dallo Stato; 2) agire in sede giurisdizionale.
1) Alla luce dei criteri fissati dalla legge dello Stato, il riordino delle Province abruzzesi comporterebbe in ogni caso la soppressione della Provincia di Teramo. Per Pescara, invece, il discorso è leggermente diverso, in quanto, qualora fosse accorpata a Chieti, diverrebbe comunque Capoluogo di Provincia, giacché la legge e la delibera del Governo stabiliscono a chiare lettere che “in esito al riordino (…) assume il ruolo di comune capoluogo delle singole province il comune già capoluogo delle province oggetto di riordino con maggior popolazione residente”.
2) Per la Provincia di Teramo, dunque, non c’è “salvezza”. A meno che – si intende – non decida di agire in sede giurisdizionale, impugnando la delibera del Consiglio dei ministri davanti al Tar (affinché poi questo sollevi la questione di legittimità della legge sulla “spending review” dinanzi alla Corte costituzionale) oppure non chieda al Consiglio delle Autonomie locali (Cal) di proporre alla Regione Abruzzo l’impugnazione in via principale dell’art. 17 della stessa legge sulla “spending review”. Soluzione, quest’ultima, non impossibile da praticare, posto che la Corte costituzionale, con sentenza n. 298 del 2009, ha affermato che “le regioni sono legittimate a denunciare la legge statale anche per la lesione delle attribuzioni degli enti locali, indipendentemente dalla prospettazione della violazione della competenza legislativa regionale”.


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Commenti

Nell'interpretazione delle norme sono d'accordo su un punto e in dissenso sull'altro. E' vero che Pescara non può diventare Città Metropolitana perchè le Città Metropolitane sono già state individuate con legge dello Stato. Invece, non è vero che le norme vietino diverse aggregazioni dei Comuni nelle "circoscrizioni provinciali" : l'articolo 17 del decreto sulla spending review sospende infatti il potere di iniziativa dei singoli Comuni (secondo me è palesemente incostituzionale), ma non a caso non prevede più (testo originario) la "soppressione" e "l'accorpamento" delle Province, bensì il "riordino" su proposta delle Regioni. Ciò rende possibile la formazione in Abruzzo di una TERZA PROVINCIA che rispetti naturalmente i requisiti di popolazione e di estensione territoriale fissati dal Governo. Dal punto di vista sostanziale, ciò significa che si può fare la "fusione Teramo-Pescara" oppure che, se nasce la Provincia Pescara-Chieti, è effettivamente ipotizzabile un'aggregazione con Teramo dei Comuni dell'Area Vestina per dar vita ad una nuova Provincia. NATURALMENTE, QUI SI PASSA DAL DIRITTO ALLA POLITICA E DOBBIAMO DAVVERO IMPEGNARCI PER FAR PREVALERE CRITERI OGGETTIVI (STORICI, GEOGRAFICI ED INFRASTRUTTURALI, ECONOMICO-SOCIALI) : AI CITTADINI NON INTERESSANO LE "STELLETTE" DEI CAPOLUOGHI MA L'EFFICIENZA DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI E LA QUALITA' DEI SERVIZI.
Non posso che condividere la sua tesi, la proposta avanzata dal sindaco Brucchi nella riunione del 23 a cui ho partecipato è inuattabile propio per le ragioni da lei esposte. La verità è che purtroppo dovremmo assistere dopo un periodo di agonia della nostra città iniziata da alcuni anni alla la morte certa della nostra identità territoriale. Io intanto partirei dal pasticcio confezionato dal Governo Monti, pasticcio tra l'altro votato in parlamento da quei parlamentari che ieri hanno partecipato alla riunione esprimendo contrarietà al provvedimento che loro stesso hanno sottoscritto con il loro voto. Personalmente sono stato da sempre favorevole alla soppressione delle province come istituzione politica, ma di tutte le province, cosa completamente diversa, tale procedura avrebbe garantito la tutela della città capoluogo e la permanenza di tutti gli uffici di rappresntenza istituzionale, e avrebbe permesso il passaggio delle funzioni, delle competenze e dei dipendenti ai comuni di maggior peso. L'assenza del governatore Chiodi la dice lunga sul destino della nostra provincia che tra l'altro per storia per patrimomio culturale sicuramente non ha da invidiare niente alle altre province. L'accopramento con Pescara o L'Aquila potrebbe significare anche perdita di centinaia di posti di lavoro e tutto questo è inaccetabile. Teramo negli anni è stata svuotata di tutto, anche la nostra Universitò cominicia a traballare, come direbbe Il buon Troisi "non ci resta che piangere". Di fronte a questo scenario bisogna trovare e studiare forme di contrasto per vie Costituzionali circa l'illeggitimità del provvedimento e perchè no se ce ne fosse bisogno mettere in campo altre forme di lotta sempre nel rispetto della legalità. Cons. Comunale IDV Valdo Di Bonaventura
Lo sapevano i "nostri" politici ed ora cercano,con lacrime di coccodrillo, una soluzione alle malefatte precedenti. Visto che i ....signori politici... lo sapevano prima della " spending review" perchè non si sono dati da fare in tempo.Ora è molto facile addossare le colpe agli onesti cittadini. Teramo è destinato a scomparire e a tornare un povero paesello, una frazione di Pescara o de l'Aquila. I signori di cui sopra sono pregati di non presentarsi a chiedere voti....sanno la risposta
Sono d'accordo sul fatto che sia possibile istituire in Abruzzo una terza Provincia, ma non sono del tutto sicuro che Teramo possa conservare intatta la sua, chiedendo che alcuni Comuni del pescarese entrino a far parte del proprio territorio provinciale. Nella legge leggo che il Governo è autorizzato a determinare "il riordino delle province sulla base di requisiti minimi, da individuarsi nella dimensione territoriale e nella popolazione residente in ciascuna provincia" (dunque: ciascuna Provincia già esistente). Se si fosse voluto ammettere il "taglia e cuci" - e salva comunque la continuità territoriale che si vuole garantita - si sarebbe dovuto dire "popolazione residente nella Regione" e non "popolazione residente in ciascuna Provincia". Ammetto, tuttavia, che una diversa interpretazione sia sempre possibile, in quanto nella stessa legge si dice, ad esempio: "Sono fatte salve le province nel cui territorio si trova il comune capoluogo di regione". Il che pare implicitamente riconoscere che le Province esistenti - tranne il capoluogo di Regione - possano essere tutte completamente riorganizzate. Al di là di questo - e al di là dei campanilismi - credo, comunque, che occorra sollevare la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte ed impugnare la delibera del Governo davanti al Tar. Il fine - per quanto nobile - non giustifica il mezzo (dove qui "mezzo" equivale a violazione della Carta costituzionale). Mai.
Concordo pienamente con l'intervento di Paolo Albi e con quello del cons. Di Bonaventura, laddove sostiene di essere stato da sempre favorevole alla soppressione delle province come istituzione politica. Per il resto penso che il problema sia già stato ampiamente chiarito in occasione del precedente articolo. Che la Regione impugni gli articoli di legge ritenuti incostituzionali e si lasci tutto com'è, per il momento; molto meglio che giocare a dama con i territori comunali. Sarebbe molto più interessante un dibattito sui notevolissimi margini di recupero di costi parassitari esistenti nell'attuale assetto attraverso la revisione delle funzioni e lo snellimento burocratico degli enti intermedi, utilizzando con maggior capacità amministrativa e onestà intellettuale le leggi che già ci sono.
Ma perchè si deve guardare sempre al particolare e non al generale ? Questa storia delle Province non è forse una decisione di dare un taglio alle poltrone, di eliminare i feudi, di ridurre la spesa, di decidere una buona volta ? Il territorio, il nimero della popolazione ecc. Io ritengo che in tutto il campo della spesa pubblica è ora di finirla con le antiche resistenze territoriali e guardare al futuro in una visione diversa e più seria.
2) agire in sede giurisdizionale.... si ... ma chi?
...è come se i nostri politici vivessero su Marte...i loro rappresentanti a Roma votano il taglio alle Province (anche per mantenere i propri benefici), mentre a livello locale si predica l'esatto opposto...una domanda vorrei fare a tutti questi politici che si scoprono paladini di una Costituzione Repubblicana che forse non hanno mai letto: quanti di voi hanno annunciato ricorsi di incostituzionalità per le leggi vergogna sul sistema pensionistico, sul lavoro, sui tagli alla scuola e alla sanità, sull'IMU, sull'aumento delle tasse universitarie, sulla politica finanziaria Europea ed Internazionale, sull'introduzione in Costituzione del pareggio di bilancio, ecc...parlano ed agiscono solo per sè, per la propria sopravvivenza politica ed istituzionale...Sarebbe, invece, ora di parlare di come riorganizzare seriamente i servizi, al fine di non creare disagi ai cittadini, ma nei modi che dovrebbero rispondere ai "Dettati Costituzionali" dell'efficienza, dell'efficacia e dell'economicità dell'azione amministrativa...
Ci hanno rotto le scatole sti politici politicanti!!! A teramani lo volete capire o no che siccome i vostri cosiddetti politici non hanno avuto il coraggio di fare la riforma costituzionale per poi tagliare tutte le province. Dopo tutto lo "scarto" dove lo buttavano!! Adesso se vi volete salvare un pò, dovete andare a Pescara, con il cappello in mano, a elemosinare la costituzione della nuova provincia Pescara-Teramo, come già esiste Pesaro-urbino. Altrimenti farete il pied a terr de L'Aquila!!! Scegliete! Non vi piace la minestra? Guardate che oggi il cuoco ha cucinato solo questo!!!!! Altrimenti rimarrete digiuni! Vi garantisco che digiuni non è un bel vivere! CHE NE PENSATE? VI PIACE? Naturalmente evitate parolacce e improperi, perchè non servono a nulla. Poi al sottoscritto non fanno nè caldo e nè freddo. Per una volta ragionate.
Teramo c'è..., Teramo non c'è più... Un gioco di prestigio? NO, IL MODELLO TERAMO.