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Replica a Berardo Rabuffo: La Costituzione (s)piegata dai politici

di Enzo Di Salvatore
4 minuti

La “lettera aperta” che il consigliere Rabbuffo ha pubblicato su “I due punti” e con cui si propone di replicare a quanto da me espresso in ordine alla nuova legge sulla Riserva del Borsacchio poggia, credo, su un grave fraintendimento.
Le mie “elucubrazioni” – come le chiama Rabbuffo – non anelano ad alcuna verità; esse sono solo parte di una riflessione, che è propria dello studioso, e che vorrebbe mettere capo ad un punto di vista scientifico.
A prescindere, infatti, dai dubbi che continuo a nutrire in ordine alla legittimità della legge sulla Riserva del Borsacchio, chi studia sa che le tesi scientifiche sono tali solo se confutabili; giacché se si ritenesse che sul piano scientifico vi siano tesi vere o tesi false si finirebbe per rendere a queste un carattere filosofico o metafisico.
Il mio ruolo, dunque, mi è abbastanza chiaro e con esso anche il posto che alle mie “elucubrazioni” deve essere assegnato. Molto meno, invece, mi pare lo sia quello del Consigliere Rabbuffo, il quale è uno stimato politico ed in questo stimato ruolo scrive affinché sia fatta piena verità sui fatti.
Il titolo della sua lettera sembra già di per sé significativo: “I rilievi di incostituzionalità sono infondati”; al contrario, il mio intervento recava un titolo diverso: “Perché la nuova legge sul Borsacchio è di dubbia legittimità costituzionale”.
Due obiettivi opposti, come si vede: il mio indirizzato ad esprimere un personale punto di vista scientifico, che, in quanto tale, vorrebbe trascurare ogni considerazione di carattere politico. Il suo, al contrario, diretto a difendere la bontà della decisione politica assunta con la recente legge sulla riperimetrazione della Riserva del Borsacchio.
Che il “politico” Rabbuffo fraintenda incredibilmente il mio ruolo lo si evince da alcuni passaggi della sua lettera (ad esempio, laddove scrive: “Quindi, o i rilievi di presunta incostituzionalità della legge di riperimetrazione sono infondati o il Prof. Di Salvatore deve iniziare ad andare in giro per l’Italia a predicare che tutte le leggi regionali, su questo punto, sono infondati”), così come da alcune affermazioni rese di recente durante un dibattito in TV, ove egli ha sostenuto che la legge n. 15 del 1991 della Regione Marche, per alcuni aspetti molto simile a quella abruzzese, non sia stata impugnata dal Governo e che pertanto non sia illegittima e che pertanto le mie considerazioni (ad un certo punto della trasmissione definite: “illazioni”) sarebbero destituite di ogni fondamento.
A parte l’equazione priva di pregio (non impugnazione = non illegittimità), mi preme chiarire che, se l’angolo visuale dal quale muovo è quello scientifico, mi è abbastanza indifferente sapere quello che il Governo fa o non fa, così come sapere se tutte le Regioni di Italia abbiano deciso di varare leggi che vadano in una direzione contraria a quanto da me indicato.
Questo può forse costituire un problema per il politico o per l’avvocato, che, molto comprensibilmente, devono portare acqua al loro mulino; non può esserlo certo per me. Giacché a me interessa il problema in sé, essendo irrilevante se esso sia originato da un’idea politica di Rabbuffo o di qualcun altro. Tant’è che nei due miei interventi sulla Riserva del Borsacchio il nome di Rabbuffo non compare mai.
A Rabbuffo, invece, sembra interessare molto rendere poco credibile e screditare chi intende sostenere tesi solo scientifiche, nella convinzione, forse, che in questo modo la sua legittima posizione politica possa uscirne rafforzata.
Il tono irriverente e a tratti canzonatorio della sua lettera lo testimonierebbe. Per questa ragione, sebbene lo ringrazi per aver maturato in me ancor di più il convincimento che nella critica rivoltami sostanza non vi sia, rinuncio a discutere qui i termini del problema, ripromettendomi di farlo in un’occasione più adeguata.


 

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Commenti

Sarebbe gradito un incontro pubblico dove chiarire questi ed altri aspetti in merito alla nuova Legge regionale sul Borsacchio. Se i "tecnici" hanno perplessità circa la legittimità della medesima, i cittadini non ne comprendono la necessità o non ne condividono i presupposti. Quando si tratta di modificare lo "status" di aree finora protette, la politica deve confrontarsi con gli elettori prima di prendere decisioni che non tutelano o non rappresentano l'interesse della popolazione. Adesso, quantomeno, sarebbe il caso che tutti ci "mettano la faccia" fino in fondo, perché amministrare la cosa pubblica non vuol dire ricevere una delega in bianco da questa e dalle prossime generazioni.
Quoto in toto quanto affermato da Attilio Falchi e sottolineo che un certo atteggiamento arrogante di alcuni politici, considerando anche la scarsissima considerazione che i cittadini (A RAGION VEDUTA!!!) hanno di essi, è ancora più fastidioso. Mi riservo comunque di approfondire ulteriormente prima di entrare nel merito.