Oggi in fabbrica qualcuno mi chiedeva se prevedo una forte adesione allo sciopero indetto dalla CGIL di domani 6/9/11.
Io che sono il direttore-imprenditore (e che mi trovo sovente a dover discutere e beccarmi con i sindacati) non potrei mai auspicare una forte assenza del personale della ditta. E chi produrrebbe? E come faccio a fermare all’improvviso quelle macchine la cui efficacia è giustificata solo con funzionamento h24? E come mi giustifico con i clienti che subiranno il ritardo delle consegne?
Eppure, una forte adesione, seppur ad uno sciopero indetto da una sola delle principali parti sindacali (quella più capricciosa, diciamo così!), non mi sorprenderebbe affatto.
Penso (e una vocina insidiosa nella testa dice che dovrei augurare!) che questa volta scendere in piazza non sia tanto segno di una volontà di adesione al sindacato o una consapevole ed irrefrenabile voglia di giudicare negativamente questa discussa e ridiscussa (e discutibile?!) manovra finanziaria.
Credo che si tratti di qualcosa di più. Un segnale. Un segnale di una buona fetta della nostra società.
Io non so se l’abbiano capito tutti, ma qui c’è bisogno di un SACRIFICIO! Con umiltà di fare un passo indietro!
Ma la gente è pervasa da un forte senso di ingiustizia: perché io devo fare sacrifici e tu no??! Perché io rischio di perdere il posto di lavoro e tu no? Perché io – imprenditore questa volta – rischio di dover chiudere l’azienda e perdere – anche io! – il lavoro e tu no? Perché devo abbassare l’asticella del mio tenore di vita e tu no?
Ecco, ho l’impressione che nessuno o quasi voglia fare dei sacrifici né essere il primo a dover iniziare a farli. Penso che non si tratti solo di manovre e manovrine, critiche e ritocchi, spuntatine e contentini. Le parole sono ormai già state usate tutte e spesso inflazionate, svalutate, ma credo che serva una forte “scossa” a tutto il sistema, economico e (forse ancor prima) culturale! Vedo ancora tanti sprechi, tante disparità, e pochi sacrifici. In troppo pochi sono quelli che si stanno davvero spendendo per seminare, nel campo della cultura e dell’economia, i semi di un futuro giusto, libero e prospero.
E allora, tornando al sondaggio sulle adesioni, penso che qualcuno domani scenderà in piazza anche – se non “solo” – per dare quella scossa. Perché domani sia un momento di riflessione non solo per le altre parti sindacali ma, soprattutto, per la politica, per chi è chiamato, appunto, a coordinare quella semina che dovrebbe servire a far crescere questo Paese. E forse, per coloro che, ancor prima degli altri, dovrebbero dare buon esempio e sacrificarsi anch’essi.
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Caro Umberto, io sono ancora una persona libera. l'unica mia discriminazione è l'educazione. Scrivimi in privato e vi darò una mano a denunciare questo episodio. falconigiancarlo@gmail.com