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Teramo: L'imprenditore e lo sciopero Generale

di Pierluigi Troilo
3 minuti

Oggi in fabbrica qualcuno mi chiedeva se prevedo una forte adesione allo sciopero indetto dalla CGIL di domani 6/9/11.
Io che sono il direttore-imprenditore (e che mi trovo sovente a dover discutere e beccarmi con i sindacati)  non potrei mai auspicare una forte assenza del personale della ditta. E chi produrrebbe? E come faccio a fermare all’improvviso quelle macchine la cui efficacia è giustificata solo con funzionamento h24? E come mi giustifico con i clienti che subiranno il ritardo delle consegne?
Eppure, una forte adesione, seppur ad uno sciopero indetto da una sola delle principali parti sindacali (quella più capricciosa, diciamo così!), non mi sorprenderebbe affatto.
Penso (e una vocina insidiosa nella testa dice che dovrei augurare!) che questa volta scendere in piazza non sia tanto segno di una volontà di adesione al sindacato o una consapevole ed irrefrenabile voglia di giudicare negativamente questa discussa e ridiscussa (e discutibile?!) manovra finanziaria.
Credo che si tratti di qualcosa di più. Un segnale. Un segnale di una buona fetta della nostra società.
Io non so se l’abbiano capito tutti, ma qui c’è bisogno di un SACRIFICIO! Con umiltà di fare un passo indietro!
Ma la gente è pervasa da un forte senso di ingiustizia: perché io devo fare sacrifici e tu no??! Perché io rischio di perdere il posto di lavoro e tu no? Perché io – imprenditore questa volta – rischio di dover chiudere l’azienda  e perdere – anche io! – il lavoro e tu no? Perché devo abbassare l’asticella del mio tenore di vita e tu no?
Ecco, ho l’impressione che nessuno o quasi voglia fare dei sacrifici né essere il primo a dover iniziare a farli. Penso che non si tratti solo di manovre e manovrine, critiche e ritocchi, spuntatine e contentini. Le parole sono ormai già state usate tutte e spesso inflazionate, svalutate, ma credo che serva una forte “scossa” a tutto il sistema, economico e (forse ancor prima) culturale! Vedo ancora tanti sprechi, tante disparità, e pochi sacrifici. In troppo pochi sono quelli che si stanno davvero spendendo per seminare, nel campo della cultura e dell’economia, i semi di un futuro giusto, libero e prospero.
E allora, tornando al sondaggio sulle adesioni, penso che qualcuno domani scenderà in piazza anche – se non “solo” – per dare quella scossa. Perché domani sia un momento di riflessione non solo per le altre parti sindacali  ma, soprattutto, per la politica, per chi è chiamato, appunto, a coordinare quella semina che dovrebbe servire a far crescere questo Paese. E forse, per coloro che, ancor prima degli altri, dovrebbero dare buon esempio e sacrificarsi anch’essi.

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Nelle cose dette in questa lettera non posso che ritrovarmi pienamente, è la prima volta che aderirò ad uno sciopero in maniera sentita. Quale arma abbiamo per far sentire la voce della delusione, la voce della sofferenza, la vove della ribellione a tutto quello che sta succedendo al nostro Paese, ai suoi cittadini, ostaggi e complici di una classe politica che ha distrutto questo stato. DA paese della cultura, delle belllezze artistiche, del gusto, al paese del bumga bunga. Un paese ucciso dalle caste che piano piano sono sempre cresciuto e hanno disperse tutte le energie positive e le risorse di questa nazione. Le istituzioni sono state messe al servizio della politica e questo è il risultato, un paese sull'orlo del precipizio con responsabilità dell'intera classe politica senza fare troppa distinzione di parte, fermo restando che l'indececnza della politica Berlusconina ha superato ogni limite. Al di là delle belle parole questa classe politica difende le sue posizioni alla faccia dell'operaio che ha perso il posto di lavoro, alla faccia dell'imprenditore che lotta per non chiudere la sua azienda, del commerciante che non riesce a fara quadrare i conti, alla faccia del giovane laureato e non che non vede orizzonti per il suo futuro. Forse lo sciopero servira a poco, ma sicuramente servirà a sveglare la coscienza di qualcuno, e anche degli altri sindacati che ancora una volta hanno fatto capire da che parte stanno.
Caro Giancarlo Falconi, oggi,il giorno prima dello sciopero generale,qualcuno ha comunicato ai propri collaboratori ed alle maestranze che il rapporto di lavoro era terminato. Così,da un giorno all'altro. Parliamo di un'azienda teramana molto vicina alla sinistra e soprattutto ai suoi ai fondi.Stai a vedere che qualche dirigente avrà anche la faccia tosta di andare in delegazione a Roma.Magari solo per comparire.Magari per gridare i soliti slogan consunti.Magari per fischiare col fischietto .Poi porchetta per tutti,alla faccia di chi hanno licenziato il giorno prima.Ma il comunista che licenzia lo fa sempre a fin di bene. P.S:Se non pubblicherai questa nota non ti biasimerò... però la riscrivo su fb. Ad maiora.
Dopo una serie di pesantissime finanziarie sfornate dal Governo e contro le quali hanno manifestato tutti i ceti sociali ad eccezione di quelli più ricchi, che con il governo le ha ideate e sostenute nel proprio esclusivo interesse classista e di casta, gli unici che devono star zitti e pedalare "nell'interesse generale", secondo la CISL e la UIL sono i più colpiti, gli invalidi, gli indigenti, i disoccupati, i pensionati e soprattutto i lavoratori che da domani per sperare di non essere licenziati dovranno, di nuovo con il cappello in mano, lisciare il pelo anche al sindacalista di turno, il quale poi metterà la sua buona o cattiva parola con il datore di lavoro. Il potere di CISL e UIL ne uscirà enormemente rafforzato, mentre chi lavora non potrà appellarsi a nessun diritto certo, ma nel migliore dei casi alla benevolenza altrui. Non è questo quello che voglio e anche per questo il 6 settembre sciopero. Un apprezzamento sincero per l'intervento del direttore-imprenditore Pierluigi Troilo.

Caro Umberto, io sono ancora una persona libera. l'unica mia discriminazione è l'educazione. Scrivimi in privato e vi darò una mano a denunciare questo episodio. falconigiancarlo@gmail.com

Caro Umberto, purtroppo le aziende che pagano le tasse e non sfruttano i propri dipendenti rispettando l'orario di lavoro così finiscono nei periodi di crisi come questo, grazie anche a chi invece vive da furbetto, fa il professionista e non emette ricevuta fiscale per le proprie prestazioni...
e perchè in privato, Giancarlo? Basta fare nomi e cognomi.. ammesso che la cosa sia vera.. in questo momento sparare sul Pd, su Bersani e sullo sciopero è una moda.. Guardate Bonanni, leggete Il Giornale stamattina, riflettete sulle parole del (???) Ministro Sacconi.. eppure nonostante tutto il Pdl percde consensi.. anche Roma prima della caduta era piena di puttane (pardon.. di cortigiane), di politici corrotti e di guitti servi del potere..e sapete come è finita: quindi, Umberto, nomi e cognomi, fatti, dati, e non chiacchiere da circolo PDL... Soprattutto quando definisci una azienda vicina al PD devi poterlo dimostrare.. ok?
Cara Fabrizia,quanto ti capisco. Per un dipendente come me che da decenni paga (senza poter porre in essere un minimo di finanza difensiva) tasse esorbitanti sottratte ab origine dallo stipendio mensile, sfondi la ben nota porta aperta. Non tutti hanno la disonesta possibilità di mettere in essere metodiche evasive o elusive.Non tutti possono ricorrere a nonni rincoglioniti,mogli o mariti invalidi,figli inconsapevoli disposti a sobbarcarsi gli oneri di accertamenti fiscali.Mi hanno regalato un elenco dell'Agenzia delle Entrate tratto da e-mule.Vedessi cosa c'è..e cosa dovrebbe esserci.Io ci sono.Altri no.