Salta al contenuto principale

E L’UNIVERSITA’ DI TERAMO MORI’…

13 minuti

Da qualche anno, la questione delle tre Università abruzzesi è tornata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, con dichiarazioni ed allarmismi, che, di anno in anno, sono apparsi sempre più frequentemente sulle pagine dei vari mezzi d’informazione.
Il Rettore dell’Università dell’Aquila, in un accorato appello del Settembre 2010, ha chiamato a raccolta le altre due Università abruzzesi, nel tentativo di proporre loro una federazione a tre, affinché ne risultassero esaltate le eccellenze e razionalizzati i costi, posto che i tagli statali e la crisi economica non consentivano più di mantenere in piedi le tre strutture universitarie, così come  a suo tempo pensate.
A questo appello, il 5 luglio del 2011 ha risposto con un cortese “No” il Rettore dell’UniTe, Prof.ssa Rita Tranquilli Reali; ma il 18 novembre 2011, la Prof.ssa vi avrebbe parzialmente ripensato, visto che nel nuovo statuto adottato ha previsto la possibilità di federare l’ateneo teramano con altri atenei, escludendo, peraltro, la componente politica dal nuovo CDA, in favore di una componente che fosse di natura tecnico/scientifica.
Sempre nel luglio 2011, il Sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, ha preso pubblicamente posizione sulla vicenda, al grido di: “Teramo non si tocca”, avvertendo che l’indipendenza dell’Università di Teramo non potesse essere messa in discussione e sottolineando come la proposta del Rettore dell’Aquila fosse un artificio volto a fagocitare Teramo. Salvo, poi, nel giugno di quest’anno, togliere il sostegno finanziario alla Fondazione universitaria dell’UniTe, sul presupposto che il comune non ne facesse più parte, e chiedendo la restituzione dell’edificio concesso in comodato d’uso all’UniTe (l’ex Scuola Media Molinari, istituto adeguato e ristrutturato secondo le esigenze della Facoltà di Veterinaria, investimento effettuato dalla stessa Università di Teramo) (vendetta politica?).
Nel frattempo, l’assedio all’ateneo teramano (che di certo non naviga in buone acque) arriva da tutte le parti, beneficiando del “sostegno” della politica locale: che, da una parte, afferma di alzare barricate a tutela dell’autonomia dell’Università, mentre, dall’altra, compie scelte ed opera affinché la stabilità e il futuro dell’Ateneo siano seriamente compromessi.
Il 27 Novembre 2010, in Provincia di Teramo, apre i battenti un’altra Università: l’UniAdriatica. Si tratta di un’Università telematica, partner dell’Università “La Sapienza” di Roma, il cui Presidente, l’avvocato Aladino De Paulis, il quale, pare sia essere vicino alla corrente “tancrediana” del PDL e fino a pochi giorni fa vice-presidente della Banca di Credito Cooperativo di Teramo, al fianco del compianto On. Antonio Tancredi.
L’UniAdriatica apre corsi di Giurisprudenza ed Economia, andando, di fatto, a concorrere – con la sua offerta formativa – con l’Università teramana. Il tutto nella indifferenza dell’opinione pubblica, nella velata protesta del Rettore dell’UniTe, nel finto dissenso del PDL e nella isolata condanna di un circolo territoriale del PD Teramo (il circolo di Teramo Est, per voce del suo segretario Maurizio Sciamanna), mentre il PD provinciale rimane silente, risultando “non pervenuto” (ma questa non è una novità).
Il 28 Febbraio del 2011, con una lettera sottoscritta dai Rettori dell’Università D’Annunzio e dell’Università telematica Da Vinci e inviata al presidente del Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario (CNVSU), si rende nota l’intenzione di procedere alla fusione tra le due Università. Atto, questo, che comporterebbe l’immissione, nell’offerta formativa del polo universitario Chietino e Pescarese, della Facoltà di Giurisprudenza e di alcuni corsi di Economia, così da porre la D’Annunzio in diretta concorrenza con l’UniTe.
È notizia del 3 Giugno che la CRUA, la Conferenza dei Rettori Abruzzesi, ha respinto la proposta di fusione avanzata dalla D’Annunzio; con due dati, però, che sorprendono e non poco: il primo è che non è un “No” definitivo, ma solo un parere sul quale, poi, il Ministero dell’Università e della Ricerca si esprimerà definitivamente; il secondo è che la votazione è finita in parità, con un eccellente astenuto.
Hanno votato a favore: il Prof. Carmine Di Ilio (Università di Chieti/Pescara) e  la Prof.ssa Maria Grazia Cifone (Università dell’Aquila); hanno votato contro: la Prof.ssa Rita Tranquilli Reali (Rettore dell’Università di Teramo) e il rappresentante degli studenti.
A conti fatti, il dato politico rilevante è che il Governatore della Regione Abruzzo, nonché teramano e di area tancrediana, Dott. Gianni Chiodi, si è astenuto.
Il suo NON esprimersi sull’argomento ha, nei fatti, rimesso nelle mani di un rappresentante degli studenti la responsabilità di “salvare”, almeno momentaneamente, l’Ateneo teramano da un nuovo ed insidiosissimo competitor, tradendo non solo la sua teramanità e la memoria dell’On. Tancredi, ma anche l’interesse pubblico della Regione (affinché su un così piccolo territorio non vi siano due Facoltà di Giurisprudenza).
Ed ora si provi ad immaginare come si esprimerà il Ministero quando vedrà che due Università abruzzesi su tre si sono espresse favorevolmente a questa proposta di fusione, mentre la Regione Abruzzo … non ha alcuna idea in proposito! Né un “Sì”, né un “No”!
Ma la domanda da porsi è: perché L’Aquila avrebbe dovuto favorire la fusione di un’Università pubblica (quella di Chieti/Pescara) con un’Università privata (quella telematica)?
Semplice: perché il 1° giugno l’Università dell’Aquila, con la complicità della Regione Abruzzo, ha inaugurato un corso di studi presso la propria sede: corso tenuto (indovinate un po’?) proprio dall’Università telematica Leonardo Da Vinci; la stessa, cioè, che vorrebbe fondersi con la D’Annunzio di Chieti/Pescara. Ergo: l’Università dell’Aquila, a questo punto, ha tutto l’interesse perché Teramo scompaia (magari anche nella non troppo recondita speranza che un domani possa spartirsi le attuali facoltà teramane con Chieti).
Basta fare un giretto su internet per scoprire che l’Università telematica “Leonardo Da Vinci” organizzerà alcuni corsi – patrocinati dalla Regione Abruzzo – presso la sede dell’Università aquilana, il primo dei quali sarà gratuito e riservato a 40 studenti, selezionati tra laureati e consiglieri di parità regionali e provinciali, nonché scelti tra i membri delle Commissioni di Pari Opportunità regionali, provinciali e comunali. Basta, inoltre, accedere alla Home page del sito della Regione per scoprire che dal 1° giugno è in vigore una legge regionale che istituisce…la  Commissione per le Pari Opportunità (quando si dice il caso!).
Allora, una domanda sorge spontanea: perché, se tutti i politici di centrodestra, commemorando l’On. Antonio Tancredi, hanno tutti ricordato i suoi sforzi volti ad istituire e a far ottenere l’autonomia all’Università teramana, si prodigano, poi, in azioni, che mettono a repentaglio il futuro della stesso Ateneo in favore di altre realtà universitarie pubbliche ed anche private?
Certo, se l’UniTe oggi non naviga in buone acque è anche a causa di una gestione non proprio lungimirante, e questo è bastato, probabilmente, a condannarla ad un futuro senza futuro e con esso l’economia della città. È sufficiente leggere i dati del conto consuntivo del 2010, pubblicato a gennaio 2012 e consultabile on-line, dal quale si evince chiaramente che l’Ateneo teramano è in fondo a tutte le classifiche e che, al contempo tende a perdere, progressivamente, studenti e finanziamenti pubblici.
Tra il 2009 e il 2010 l’Unite ha perso qualcosa come 1 milione e mezzo di euro di FFO (fondo di finanziamento ordinario);  nel triennio 2008/2010 ha avuto una riduzione del 10% circa delle proprie entrate; ha eroso sostanzialmente il fondo cassa, che è passato dai 7 milioni del 2008 ai 2 milioni e 900 mila euro del 2010; fino a leggere tra le righe della relazione che il disavanzo di competenza, pari ad 1 milione e 366 mila euro, viene coperto dall’avanzo di amministrazione e porta l’avanzo finanziario effettivamente disponibile al 31/12/2010 a 1 milione 548 mila euro!
Se si sono persi 2 milioni di euro solo di FFO tra il 2008 e il 2010, si sono ridotti negli anni anche altre forme di finanziamento pubblico, come il cofinanziamento per gli assegni di ricerca (passato dai 41 mila euro del 2008 ai 2 mila euro del 2010!), il fondo per sostenere la mobilità degli studenti (che ha perso 30 mila euro); mentre altre forme di finanziamento sin sono ridotte: da 69 mila euro a zero euro (finanziamenti degli altri Ministeri), dai 61 mila euro dall’Anagrafe studenti del 2008 allo 0 del 2010. Senza contare che i dati pubblicati dal MIUR sulle immatricolazioni ci dicono che, nel raffronto tra il 2004 e il 2011, le iscrizioni sono crollate inesorabilmente. Insomma, questi indicatori contabili non inducono a pensare positivamente.
È triste, infine, notare che, tutti gli Enti territoriali governati dal questo centro-destra teramano, favoriscono la formazione dei propri dirigenti e dei propri consiglieri presso corsi organizzati dalla LUISS di Roma e dalla Bocconi di Milano, precludendo all’UniTe, la possibilità di offrire un servizio che le garantisca un nuovo introito economico.
Probabilmente, lo scacchiere geopolitico del grande gioco delle Università è completamente cambiato: L’Aquila, che aveva proposto a Teramo di federarsi nel 2010, ora sembra coltivare altre ambizioni, avendo, così sembrerebbe, stretto un patto d’acciaio con l’Università di Pescara; mentre quest’ultima sta attendendo che l’UniTe passi a miglior vita, in modo da avere il predominio universitario nel territorio abruzzese e, per questa via, conseguire posizioni di spicco nel panorama universitario italiano.
Ma in tutto questo, se il PDL pubblicamente difende l’UniTe, salvo poi avvantaggiare dietro le quinte altri istituti (in buona parte privati e in alcuni casi direttamente controllati da uomini, paradossalmente, “vicini” alla corrente Tancredi), il centro-sinistra – come si diceva – tace. E nel centro-sinistra il PD provinciale di Teramo vanta persino un responsabile per l’Università, che dovrebbe far parte del CDA dell’UniTe e sia detto per inciso: il segretario Robert Verrocchio non può, dunque, non sapere. Onde evitare di toccare un argomento così delicato, egli evita accuratamente di prendere posizione sulla vicenda.
Se nel 2012 dovesse confermarsi il trend negativo per l’Università teramana, e anche alla luce delle riforme legislative sull’Università, che intendono premiare gli Atenei più virtuosi e colpire quelli dai conti disastrati, è facilmente ipotizzabile l’arrivo, presto o tardi, di un commissario, che, di fatto, decreterà la morte di questa alta Istituzione culturale teramana.
Un’Università che in 18 anni è cresciuta più di quello che poteva permettersi e a cui non basterà una semplice cura dimagrante per rimettersi in gioco. Sarà necessaria una nuova strategia politica, affinché si imponga la Federazione delle 3 Università pubbliche abruzzesi, escludendo i competitor privati da questa corsa per la sopravvivenza.
Quello che si può fare è sensibilizzare la Città, i Media, i Cittadini, i Movimenti, le Forze politiche sane, chiedendo loro di aprire un dibattito pubblico sul tema, affinché l’Università non finisca di sciogliersi come neve al sole e affinché non sia vanificato il lavoro di tanti professori, il futuro di tanti amministrativi e i vantaggi che, questa Università, nonostante tutto, ha prodotto per Teramo.

Cordiali Saluti
  
    Stefano Alessiani

Delegato provinciale del PD

      


 

  
 
 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Spett.le Redazione e caro Stefano, sono Alessandro Gramenzi docente associato di Alimentazione animale presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo dell'Università degli Studi di Teramo e responsabile dell'Università per il PD della provincia di Teramo, ma non componente del Consiglio di Amministrazione della stessa Università. Da quando svolgo questo incarico politico ho sempre cercato di stimolare la discussione sull'argomento Università quale preziosa risorsa per il territorio e quale potenziale volano di iniziative culturali e scientifiche nella profonda convinzione che la politica debba rivestire tale ruolo. Inoltre l'ultima riforma in termini di tempo che ha coinvolto l'Università, conosciuta ai più come riforma Gelimini, ha proposto una rivoluzione in termini di governo dell'Accademia mascherata però dietro la scure di tagli finanziari indiscriminati. Per l’Università occorre che la politica torni a dire chiaramente il suo pensiero senza lasciarsi condizionare da compromessi al solo scopo di non scontentare qualcuno: la democrazia è espressione di maggioranza e in quanto tale deve assumersi la responsabilità di rappresentare in maniera chiara e senza equivoci il pensiero della maggioranza stessa. A tal proposito, di seguito riporto, il documento sull’Università approvato dal PD provinciale con le relative proposte. La riforma del sistema universitario secondo la legge Gelmini comporta una forte riflessione sulla valenza dell’Università sia in termini assoluti che relativamente ai rapporti con il territorio sul quale insiste e con il quale si confronta. In tal senso Teramo, al pari di altri Atenei di piccole dimensioni, si dovrà necessariamente confrontare con altre realtà accademiche presenti sia a livello regionale che nazionale. Tale confronto richiede necessariamente che l’Università e il suo sviluppo venga rimessa al centro di un dibattito politico costruttivo allo scopo, anche alla luce della riforma, di trasformare definitivamente Teramo in Città Universitaria. TERAMO CITTA'-UNIVERSITARIA Deve rappresentare la sfida e l'impegno di tutta la comunità teramana ed in particolar modo dell'agenda politica comunale. La comunità teramana deve prendere definitivamente coscienza che l’Università rappresenta una risorsa economica, sociale e culturale e con la quale deve aprirsi una stagione di confronto continuo nel quale rispettivamente la città e l’Università, ciascuna per il proprio ruolo e finalità, affronti tutte le problematiche relative allo sviluppo definitivo della città universitaria Teramo. Per il territorio teramano l’Università deve rappresentare un’opportunità per lo sviluppo economico attraverso le proprie finalità istituzionali, in particolar modo facendo riferimento a quelle relative alla ricerca e all’innovazione. In tal senso, di concerto con il territorio, sarebbe opportuno che l’Ateneo teramano riveda le proprie posizioni in termini di strutture (mense, biblioteche, facoltà corsi di studio, etc.) nel senso di maggiore armonizzazione di una situazione di delocalizzazione che senza alcun dubbio crea notevoli disservizi soprattutto nei confronti degli studenti (le segreterie studenti devono essere collocate nelle facoltà di riferimento). Sul territorio teramano insistono diverse strutture universitarie che potrebbero essere sfruttate in maniera più organica e funzionale; oltre questo una riflessione va fatta sull’opportunità di avere strutture presenti al di fuori della città di Teramo (Giulianova, Atri), visto che sono spesso oggetto di disservizi; inoltre tale delocalizzazione diminuisce il valore di Teramo quale città universitaria e questo potrebbe ripercuotersi negativamente sul numero degli studenti che intenderanno iscriversi a Teramo, tendenza che purtroppo già da qualche anno si rileva in maniera piuttosto preoccupante. Tale confronto con il territorio sull’ottimizzazione delle strutture didattiche potrebbe sicuramente comportare non solo dei risparmi di spesa ma comunque non comporterebbero alcun aggravio di spesa e quindi perfettamente in linea con le indicazioni presenti anche sulla legge Gelmini in termini di razionalizzazione delle spese. DIRITTO ALLO STUDIO: Altro aspetto legato al rapporto tra Università e territorio è quello del diritto allo studio in quanto tale tematica è di competenza regionale. L’università di Teramo, nel panorama universitario regionale, è quella maggiormente penalizzata nella divisione dei fondi destinati alle borse di studio per gli studenti in quanto il calcolo prende in considerazione il parametro numero degli studenti in senso assoluto e non parametrato al totale degli studenti di ciascun Ateneo (e quindi alla grandezza dell’Ateneo stesso). Quindi in tal senso un confronto politico su tale argomento deve necessariamente prevedere uno sviluppo in tal senso per garantire il diritto allo studio per gli studenti teramani, diritto sancito dalla nostra Costituzione e rimesso in discussione anche dalla legge Gelmini. Ma il diritto allo studio non riguarda solo le borse di studio ma anche altri servizi nevralgici per lo sviluppo di una città universitaria: trasporti, alloggi (casa dello studente). Teramo non ha ancora la casa dello studente e , quando la avrà, sarà collocata in una zona poco collegata con le altre strutture universitarie dove insistono praticamente tutte le attività degli studenti. Quindi altro aspetto da affrontare è quello che Teramo non avrà di fatto un vero e proprio campus universitario quale luogo unico di svolgimento della vita dello studente. Nel breve periodo almeno andrebbe assicurato un adeguato sistema di trasporti (diurni e notturni) che colleghi la casa dello studente e le sedi delle facoltà. Questi aspetti legati ai servizi per gli studenti presenti sul territorio devono essere discussi di concerto tra città università, nel rispetto dei singoli ruoli con l’obiettivo di aumentare la visibilità, la ricettività e quindi la possibilità che uno studente scelga Teramo quale città dive svolgere il proprio percorso di studi universitario. FEDERAZIONE Naturalmente l’argomento federazione ovvero fusione tra atenei è un altro aspetto fondamentale che non può non essere affrontato nell’ambito di un confronto a livello locale ma soprattutto regionale. Questo argomento è stato oggetto negli ultimi tempi di diverse esternazioni apparse sugli organi di stampa da parte di personaggi dell’accademia, del mondo produttivo e politico (vedi rassegna stampa allegata) La legge 240 (LEGGE 30 dicembre 2010, n. 240 – “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario.) all’articolo 3 (Federazione e fusione di atenei e razionalizzazione dell'offerta formativa) recita: 1. Al fine di migliorare la qualità, l'efficienza e l'efficacia dell'attività didattica, di ricerca e gestionale, di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie e di ottimizzare l'utilizzazione delle strutture e delle risorse, nell'ambito dei principi ispiratori della presente riforma di cui all'articolo 1, due o più università possono federarsi, anche limitatamente ad alcuni settori di attività o strutture, ovvero fondersi. 2. La federazione può avere luogo, altresì, tra università ed enti o istituzioni operanti nei settori della ricerca e dell'alta formazione, ivi compresi gli istituti tecnici superiori di cui al capo II del decreto del Presidente del Consiglio ………, sulla base di progetti coerenti ed omogenei con le caratteristiche e le specificità dei partecipanti. 3. La federazione ovvero la fusione ha luogo sulla base di un progetto contenente, in forma analitica, le motivazioni, gli obiettivi, le compatibilità finanziarie e logistiche, le proposte di riallocazione dell'organico e delle strutture in coerenza con gli obiettivi di cui al comma 1. Nel caso di federazione, il progetto deve prevedere le modalità di governance della federazione, l'iter di approvazione di tali modalità, nonché le regole per l'accesso alle strutture di governance, da riservare comunque a componenti delle strutture di governance delle istituzioni che si federano. I fondi risultanti dai risparmi prodotti dalla realizzazione della federazione o fusione degli atenei possono restare nella disponibilità degli atenei che li hanno prodotti, purché indicati nel progetto e approvati, ai sensi del comma 4, dal Ministero. 4. Il progetto di cui al comma 3, deliberato dai competenti organi di ciascuna delle istituzioni interessate, è sottoposto per l'approvazione all'esame del Ministero, che si esprime entro tre mesi, previa valutazione dell'ANVUR e dei rispettivi comitati regionali di coordinamento di cui all'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 gennaio 1998, n. 25. Come si evince dalla lettura dell’articolo 3, la possibilità di federazione o di fusione tra diversi atenei non solo è prevista ma in qualche modo è incentivata ma solo allo scopo di un risparmio di risorse. In termini di sviluppo dell’Università la possibilità prevista dalla legge di federazione tra atenei potrebbe rappresentare un’occasione da cogliere in un’ottica di rilancio sia dell’università di Teramo che del sistema universitario abruzzese. Alla luce di quanto previsto dalla Legge Gelmini, la prospettiva di sviluppo dell’Ateneo teramano potrebbe essere solo quello di una logica di federazione, senza confondere tale concetto con annessione né tanto meno fusione. La federazione deve però rappresentare lo strumento per il raggiungimento di obiettivi didattici e/o di ricerca comuni, salvaguardando quelle che sono le unicità in termini soprattutto di offerta formativa. Quindi la federazione non va vista nell’ottica esclusiva di accorpamenti solo allo scopo di ridurre i costi quanto piuttosto quale strumento per creare sinergie. Non ha senso parlare di ateneo unico abruzzese anche perché ciò arrecherebbe molti problemi ai nostri studenti che vedrebbero ridotti i servizi soprattutto a livello periferico. Nella logica federativa l’argomento risorse va affrontato nel senso di allocazione delle stesse su progetti comuni allo scopo di compensare le eventuali carenze. La federazione tra atenei abruzzesi deve trovare compimento con collaborazioni su specifici settori di ricerca, corsi interuniversitari ma anche sulla creazioni di strutture di ricerca interateneo. Peraltro tali forme di collaborazione sono state già sperimentate con successo tra gli atenei abruzzesi nell’ambito dei progetti di ricerca finanziati dal Fondo Sociale Europeo (F.S.E.). Inoltre altro aspetto da tenere in considerazione è il rapporto con il territorio che ciascun ateneo mantiene alla luce di progetti di ricerca in sinergia con realtà, pubbliche o private presenti nel territorio stesso. Una politica accademica abruzzese dovrà prendere in considerazione, in una logica federativa, anche la possibilità di creare sinergie trasversali con il territorio allo scopo di valorizzare le risorse presenti su tutto la regione Abruzzo. In quest’ottica la politica locale e regionale deve svolgere un ruolo centrale sia nel preservare l’unicità della propria università e sia nel creare le condizioni affinchè sul territorio aumenti il dialogo tra accademia e altre realtà produttive e di ricerca. In particolare la situazione teramana merita una profonda riflessione visto che questo territorio non è mai riuscito a creare un legame profondo con la propria università che rappresenta una realtà consolidata non solo a livello regionale. Il ruolo della politica prima di tutto deve essere quello di considerare l’università come una risorsa del territorio da tutelare e da sviluppare incentivando il dialogo e condividendo, laddove possibile, gli obiettivi. La nostra Università presenta delle realtà didattiche e di ricerca uniche nel panorama regionale, come il polo giuridico e quello scientifico agro-bio-veterinario. Nel caso della Facoltà di Medicina veterinaria, questa ha raggiunto l’obiettivo dell’approvazione europea da parte dell’EAEVE, organo europeo deputato alla verifica della presenza di determinati standard di didattica e di ricerca. Tali realtà devono rappresentare per il territorio sul quale insistono una risorsa fondamentale per lo sviluppo dello stesso e quindi avere un ruolo centrale nelle politiche di rilancio locale. Ma il nostro territorio non ha sempre avuto comportamenti in tal senso nei confronti dell’Università e questo rappresenta un forte limite per lo sviluppo locale. Tutto ciò è inaccettabile per il territorio e quindi lo strumento federativo potrebbe essere l’occasione per invertire la tendenza di una politica fatta di divisioni e personalismi verso una politica virtuosa fatta di sinergie e di obiettivi comuni. Cordiali saluti. Alessandro GRAMENZI
Gramenzi, ma questi documenti li approvate e li tenete nel cassetto? In ogni caso - nonostante i documenti che approvate - l'Università sta andando a rotoli. E i suoi "compagni" di partito - specie quelli che rivestono cariche istituzionali fanno finta di niente: Le risulta che un Ruffini, un Di Luca e - perché no? - un D'Alessandro, una Sclocco, ecc. ecc. si sia mai occupato di Università? Al di là delle solite buone intenzioni, sarebbe ora di svegliarsi. Tranne le chiacchiere, cosa avete prodotto e ottenuto?
Caro Alessandro, ma i documenti sull'università li tenete nel cassetto finché qualcuno non vi stimola a tirarli fuori? Però dal documento redatto non si evince delle difficoltà che invece sono in chiaro nella redazione del conto consuntivo del 2010. Il PD comprende che esiste un pericolo reale che incombe sul futuro dell'Università? E quando intende applicare una strategia di livello regionale al fine di spingere ad una federazione regionale dei 3 Atenei? Perchè Verrocchio, o lei nello specifico, non avete pubblicamente criticato la scelta di fusioni pubblico/private tra gli Atenei di altre realtà provinciali abruzzesi? Questo dato è noto dal 2011 ma nessuno si è mai dedicato all'argomento, argomento che tocca nel vivo l'università di Teramo perchè comporta l'immissione sul "mercato" dell' offerta formativa, di altre Facoltà di Giurisprudenza e di Economia, offerta storicamente presente nell'Università aprutina. Ho letto il tuo documento ma non lo trovo completamente soddisfacente, sono linee di indirizzo che nulla hanno a che vedere con la situazione "Geo-politica" abruzzese e nemmeno con il futuro dell'Università. Perchè non avete pubblicamente contestato la scelta della Giunta Comunale di Teramo di togliervi l'edificio della Molinari? Perché non avete contestato l'apertura dell'Uni Adriatica? PErchè non avete convinto l'opinione pubblica affinché si faccia quadrato intorno all'UniTe dagli scippi ai quali si sta assistendo in questi mesi? Mi spiace Alessandro, ma non basta tirare fuori un documento generico, dopo che un delegato provinciale del tuo stesso partito, stufo di vedere il vostro immobilismo, agisce scrivendo una lettera aperta che chiami a raccolta tutti affinché si trovi una soluzione che garantisca ancora un futuro a questa Istituzione, anche per il bene della comunità teramana. Saluti Stefano Alessiani
Ritengo che ognuno debba fare la sua parte in funzione del ruolo e delle responsabilità che riveste. Il Consiglio di Facoltà di Medicina Veterinaria, di cui faccio parte in qualità di docente, ha chiaramente espresso molte perplessità nei confronti del comune di Teamo che richiedeva i locali dell'ex scuola media molinari. In qualità di responsabile provinciale dell'Università del Partito democratico ho stilato e portato in approvazione un documento per nulla generico ma che contiene i punti programamtici per affrontare il problema. Devono essere altri che, svolgendo ruoli di dirigenza e responsabilità, devono farsi portatori di messaggi chiari e di proteste vibranti quando l'Università viene trattata in questo modo a dir poco squalido. Proprio per questo ritengo che ognuno si debba assumere le responsabilità per il ruolo che riveste a qualsiasi livello altrimenti è meglio che passi la mano. Non dovevo essere io a tirare fuori il documento ma l'ho fatto visto che sono stato citato e quindi ho ritenuto doveroso esprimere la mia opinione attraverso quello che ho scritto. Nello specifico l'Università di Teramo sta attraversando un momento delicato sia dal punto di vista finanziario che politico in quanto periodo di transizione ma ritengo che il problema principale sia la perdurante mancanza di discussione collegiale intorno ad obiettivi condivisi. Ma se ci rifletto un attimo è tristemente la situazione che sta vivendo il nostro paese! Ma con questo non mi sento di giustificare la critica distruttiva in quanto pura lamentela perchè rappresenterebbe una sorta di collusione! Chi si lamenta, anche a ragione di una certa situazione critica, ha il dovere, per il ruolo che riveste, di individuare quello che può fare per migliorare la situazione stessa altrimenti abbia almeno la compiacenza di tacere! Alessandro GRAMENZI
Grasse Risate. L'UniTe è morta per colpa della voracità del corpo Docente, La Creazione di corsi di laurea parcheggio solo per moltiplicare cattedre e "favori". La Facoltà di Med. Vet ha 3 sedi sparse tra e Teramo e Provincia... Non potrebbe tranquillamente stare a Colleparco? La sede a Giulianova? Mosciano? Chi le ha volute in Passato?
Gent.le Gramenzi, ma un docente universitario non dovrebbe conoscere prioritariamente la grammatica italiana? Cito solo alcuni orrori presenti nel suo ultimo post:"Molinari" (nome proprio) scritto con la lettera minuscola;l'aggettivo "squalido" scritto con una "l" soltanto, ne occorrono invece due. Per non parlare dell'uso scorretto della punteggiatura. E non accetto come giustificazione la celerità della scrittura. Intelligenti pauca.
Che strano! Di colpo i cittadini teramani si accorgono che c'è l'Università solo adesso che la stessa attraversa un momento critico, anche per effetto di riforme scellerate! Quando invece la stessa Università degli studi di Teramo traguardava obiettivi di eccellenza in termini di ricerca e di didattica, gli stessi cittadini teramani dov'erano? E per la serie mal comune mezzo gaudio, stessa sorte è capitata ad altre eccellenze teramane in termini di ricerca e formazione (vedi IZS). Chiedo scusa alla redazione se ho scritto Università con la lettera maiuscola, pur non essendo nome proprio; spero nella clemenza del Sig. Valerio. Un caro saluto a tutti. Alessandro GRAMENZI
Scrive Gramenzi: "Devono essere altri che, svolgendo ruoli di dirigenza e responsabilità, devono farsi portatori di messaggi chiari e di proteste vibranti quando l'Università viene trattata in questo modo a dir poco squalido". Non è chiaro se squallido sia quanto scrive Alessiani o se squallido sia il modo in cui l'Università viene trattata dalla classe politica e da chi governa l'Ateneo. Scrive ancora Gramenzi: "Ma con questo non mi sento di giustificare la critica distruttiva in quanto pura lamentela perchè rappresenterebbe una sorta di collusione! Chi si lamenta, anche a ragione di una certa situazione critica, ha il dovere, per il ruolo che riveste, di individuare quello che può fare per migliorare la situazione stessa altrimenti abbia almeno la compiacenza di tacere!". D'accordo, Alessiani fa critica distruttiva; e chi tace (come il PD, come il PDL, come la stessa Università), perché tace? perché non riesce ad "individuare quello che può fare per migliorare la situazione stessa"?
Caro Valerio... L'università Tace per un semplice motivo... si stanno organizzando sottobanco per potersi riciclare in qualche modo. Ricordati sempre che sono tutti dipendenti pubblici tutti con contratto a tempo indeterminato... alla fine cosa gli cambierebbe? Tanto il lauto stipendio arriva sempre... p.s. lo stipendio arriva sempre fino a Fallimento contrario
@ALESSANDRO GRAMENZI, Caro Alessandro affermi che: Che strano! Di colpo i cittadini teramani si accorgono che c'è l'Università solo adesso che la stessa attraversa un momento critico, anche per effetto di riforme scellerate! Quando invece la stessa Università degli studi di Teramo traguardava obiettivi di eccellenza in termini di ricerca e di didattica, gli stessi cittadini teramani dov'erano? Ma come diavolo ti permetti? Come ti permetti di attaccare la comunità teramana! Tu che sei il responsabile del PD per l'università, ti sei ben guardato dal fare una minima denuncia sugli eventi che stanno investendo quell'ateneo! Se non sei tu a denunciare un declino, acuitosi nel tempo, per scarsa capacità gestionale, vieni a prendertela con i teramani? Ma ci sei o ci fai? TU ERI PREPOSTO A VIGILARE PER IL PARTITO E PER LA COLLETTIVITA'! Ma che caspita dici! Ma come ti ti viene in mente di fare affermazioni di quel genere, chi sei tu per offendere questa Città? Che cosa c'entrano i cittadini con la gestione dell'università? Tu che ci stai a fare lì? a scrivere pappardelle sulla Teramo Città Universitaria senza manco accorgerti che esiste il pericolo di non ritrovarci più l'università? Ma che ne sai dell'IZS? E cosa avrebbero fatto i teramani, di così grave, sull'IZS???? Ma parli con cognizione di causa? Tu e Verrocchio........Quando è il caso di dire che Dio li fa e poi li accoppia. Siete al ridicolo, anziché preoccuparvi di salvare il salvabile e compiere tutte le azioni possibili atte a salvaguardare il futuro dell'università, state a pensare che è colpa dei teramani! VERGOGNATEVI!
ma chi è sto Gramenzi? ma chi l'ha mai visto dentro al PD? Come partecipa? Che contributo dà al partito? è andato mai a mettere la sua faccia nei gazebo in città, per esempio? e non è forse teramano, lui? o l'essere professore di questa tragicomica università di provincia lo fa sentire immediatamente superiore? e quest'accenno all'IZS? non è che magari c'ha qualche mira sull'Istituto? Calma, professò.... ne devi mangiare di pagnotte, prima!
Chiedere chi è Gramenzi firmandosi Anonimo è veramente esilarante.... Alessandro GRAMENZI
Interessante questa... L'Univrsità di Teramo sarebbe stata difesa da un rappresentante degli studenti che...non era tale! Mi chiedo cosa ne penserebbero Chieti e L'Aquila! http://www.altraparola.it/l-altra-cronaca/3557-l-unite-difesa-da-un-ex-…
Vi posso dire una cosa sinceramente ANDATE A LAVORARE E LASCIATE LA POLITICA anche se la fate da casa.