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La signora Maria, la signora Giovina e …. Mr. Bond !

10 minuti

La signora Maria, classe 1929, ex insegnante elementare alla Noé Lucidi, è una sveglissima e ancora-in-forma signora teramana nata, cresciuta e tuttora abitante in Via Campo Boario (“Giù allo zoo profilattico”). Un tantino sovrappeso, ma attiva, ciarliera e affilata come una lama, porta anche la fede del marito, Gesualdo, che faceva l’autostrasportatore (portava il camio).
Un appunto che si può fare alla Signora Maria è relativo al suo cane, ‘Bbbilly, un’esagitato e cafonissimo volpino-meticcio che abbaia e rantola  come un dannato appena qualcuno si avvicina alla porta e, tollerato anzi vezzeggiato dalla Signora Maria, lascia i suoi rifiuti ovunque “giù allo zoo profilattico” (lu giuvenò, ting’ settand’ann, me fa dol’ la schijn).
La sua amica, la signora Giovina, è stata per anni la voce, il braccio, la memoria e la spalla di un noto avvocato cittadino. Originaria della selvaggia Valle del Trigno, vive a Teramo dai primi anni ‘50, quando fu chiamata da una parente per entrare come domestica in una famiglia della buona borghesia.
La signora Giovina si vanta di essere tornata solo una volta, tanti anni fa, nell’Isernino, e da quel momento la sua unica direttrice di spostamento è stata l’asse Teramo-Giulianova. Suo uno degli ombrelloni storici di seconda fila del Venere, proprio davanti a quello della Signora Maria, con cui ha stretto un’amicizia di quarant’anni nonostante qualche malumore e periodi di silenzio radio.
La signora Giovina, infatti, vuoi perché il marito era un commerciante abbastanza agiato, vuoi per la sua carriera all’interno dello studio legale “D.F.”, si è sempre reputata di una classe superiore rispetto alla sua amica. Titolare di un indirizzo più signorile dietro Piazza Garibaldi, la signora Giovina ha nascosto la sua indomabile curiosità in un’autodisciplina di riserbo e moderazione, e tutti i giorni la mena col fatto che non esce più il “Reader’s Digest” e che “Domenica In” ormai fa schifo. La signora Giovina adora la sua gatta persiana, “Duchessa”, e non sopporta i cani.
Un’altra cosa che accomuna le due amiche è il conto alla Tercas. La signora Giovina da del tu a quelli della sede centrale di Corso San Giorgio, la signora Maria si serve in via Savini.
Da quando poi qualche attivissimo reporter ha sparso in città la voce che “la Tercas sta pè fallì”, e da quando si è dimesso l’Avv. Nisii, che la signora Giovina dice di conoscere bene “anche per motivi professionali”, le due amiche si sono strette in un fitto scambio di telefonate e commenti sull’andamento macroeconomico del Paese e di Teramo, sullo spréd e su Berlusconi che chi sa quante ne combinava.
Una cosa che la signora Maria e la meglio informata signora Giovina, però, ignorano, è che il destino della loro banca e della loro pensione è legato a… Bond, Mr. Euro Bond.
Anche con gli attuali colori ancora “nazionali”, Mr. Bond vale pur sempre una cifra tra 8 e 9 milioni di milioni di Euro e percepisce un tasso d’interesse, su questa cifra, che va dal 7% per la Spagna a cifre anche inferiori al 1% per la Germania. Mr. Bond, potremmo dire, tiene letteralmente “unita” l’Europa, finanziando lavori pubblici, spese sanitarie, stipendi e pensioni pubbliche, trasferimenti, mazzette, sprechi, autoblù, ruberie etc. ovunque nel continente.
Ogni anno, per rimanere a galla, gli Stati europei (anche la Germania!) si devono presentare col piattino in mano da Mr. Bond e chiedergli di rinnovare, ossia rinviare la restituzione di, oltre 1 milione di milioni di euro di debito. Se Mr. Bond dice no, vanno in bancarotta.
Il cervello di Mr. Bond è fatto di una fitta rete di neuroni molto propensi ad un comportamento maniaco depressivo. Mr. Bond – come molti di noi – non controlla la sua mente, e così succede che se un bel giorno, che so, a Londra piove fitto fitto, il cielo è particolarmente grigio, il Chelsea ha malamente perso il derby coll’Arsenal, e si è prossimi a qualche scadenza fiscale, ebbene, qualche neurone di Mr. Bond si mette di traverso, non vuole rinnovare il debito del Portogallo, per 2 o 3 miliardi di euro, ed ecco che Mr. Bond cade in una fase depressiva che si avvita su sé stessa. In questi momenti Mr. Bond vede tutto nero, e il fatto che vede tutto nero lo fa cadere ancora di più nel suo stato di pessimismo, tristezza e malumore… cosmici, in una spirale che pare un buco nero di Guerre Stellari.
Ovviamente ci sono delle cose che, nella mente di Mr. Bond, hanno più peso del clima infrasettimanale o dei risultati delle partite del week-end o anche di qualche difficoltà del Portogallo, o della Grecia, che, sommati insieme, valgono il 5% del totale del debito dell’area Euro.
Quello che davvero terrorizza Mr. Bond, e che lo ha portato di recente ben oltre l’orlo di una crisi di nervi, è che possa succedere quello che sta capitando alla Grecia ad un paese grande e importante come l’Italia, o la Spagna, o la Francia. A quel punto, i neuroni impazziti di Mr. Bond nel volgere di poche ore deciderebbero che il mondo è ormai senza speranze, che tutti sono cattivi con lui e tirano sempre a fregarlo (qualche volta, in effetti, è successo) e questa decisione farebbe crollare completamente la capacità degli stati europei di finanziarsi e di pagare lavori pubblici, stipendi di stato, mazzette, vacanze dei politici, autoblù e… le pensioni della signora Maria e della signora Giovina. (Mr Bond continuerebbe con ogni probabilità a finanziare solo la Germania, che per il suo debole cuore oggi è pura come Biancaneve).
Eppure c’era un periodo in cui Mr. Bond amava incondizionatamente l’Italia. Si affacciava al nostro Paese con una rapida visitina a Milano, dove in una mezz’oretta sbrigava, a prezzi ridicoli (Tassi sul debito inferiori al 3%) la pratica del rifinanziamento, e poi si faceva accompagnare alla scoperta delle bellezze della Penisola indossando costantemente degli occhiali da sole tinti di rosa confetto. Incredibile a pensarci oggi, ma questo periodo è iniziato poco prima dell’introduzione dell’Euro come moneta fisica, nel 2000, e si è concluso definitivamente nella primavera 2011, mentre Berlusconi insisteva che tutto andava benissimo, che i ristoranti sono pieni, che gli aerei per le vacanze sono tutti prenotati.
 L’inizio della fine dell’idillio tra Mr. Bond e i titoli di stato italiani, però, va fatto risalire alla primavera del 2010 quando, proprio mentre la crisi greca si manifestava in tutta la sua gravità, da noi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, era costretto ad uscire con dichiarazioni quasi quotidiane di questo tenore: “La collaborazione tra il Presidente Berlusconi e il ministro Tremonti si basa su una solida amicizia e sulla condivisione totale dell’azione di Governo”.
La verità che si celava dietro la “condivisione totale”, lo sapeva bene Mr. Bond e lo sapevamo bene noi italiani, può essere invece sintetizzata con questo breve dialogo (estate 2010):
Tremonti: “Silvio, basta con queste spese pazze. Anzi. Dobbiamo iniziare a risparmiare, fare riforme strutturali e alzare le tasse. La crisi finanziaria che è ormai iniziata da un paio d’anni tra un po’ ci metterà all’angolo e dobbiamo almeno dimostrare che siamo in grado di spendere solo quello che portiamo a casa con il prelievo fiscale”.
Berlusconi: “Giulio, mi hai rotto. Sei triste peggio di un impresario di pompe funebri. Sono io il grande comunicatore, ora vado da Vespa, faccio un bel sorriso, dico che è tutto OK e prendo due piccioni con una fava: continuo a spendere e spandere e a farmi i c. miei e gli italiani sono contenti e teniamo su i sondaggi”.
Dalle scenette del divorzio non dichiarato di Giulio e Silvio della primavera 2010 alle dimissioni di Silvio & Co il 13 novembre 2011 ci sono 14-15 mesi in cui Mr. Bond si è prima impensierito, poi preoccupato, poi si è fatto prendere dall’ansia e poi ha perso letteralmente il controllo (luglio-agosto 2011) buttando via come fossero carta straccia tutti i titoli di stato italiani.
L’hanno tradito tutti” aveva commentato la signora Giovina quel giorno. “Uno che ha fatto tanto bene all’Italia”. Si era commossa, la signora Giovina, quando l’aveva visto in TV che girava per le rovine dell’Aquila, e aveva pensato che lui era l’uomo mandato dal Signore, come Papa Wojtila.
Anche se Gesualdo buonanima non voleva io l’ho sempre votato” – le aveva risposto la sua amica Maria. “Aveva detto che ci toglieva l’Ici e ha mantenuto la promessa! Era l’unico politico serio e l’hanno voluto incastrare solo perché è un uomo vero… in tutti i sensi !”
Seguendo il consiglio del genero della signora Giovina, che lavora alla Tercas, le due amiche avevano poi investito un po’ dei loro risparmi in Btp a 25 anni che ormai rendevano oltre il 5%, lasciandoli ovviamente in deposito presso la banca cittadina.
Anche le due vecchie amiche erano diventate, senza saperlo, due piccoli neuroni della grande e paranoica mente di Mr. Bond !
 

Marco Moschetta

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Commenti

Bella idea. Spiegare l'economia con queste storie. Bravi. Bravo.
Un sistema economico perverso e asociale, dalla Cina all'Europa, dall'India agli USA: il capitalismo. Consumare, consumare, consumare... Sfruttare, sfruttare, sfruttare... Inquinare, disboscare, guerreggiare... Per produrre, produrre, produrre... E poi vendere, vendere, vendere... Una catena senza fine! Si spezza un anello, crolla la competività, è la crisi, la miseria che si trasforma in fame, ma non per tutti, non per gli speculatori, per gli sciacalli, le iene e gli avvoltoi che si nutrono di carcasse. Un sistema a misura dell'uomo egoista, stupido, indifferente, dalla vista corta, di colui che non è in grado di vedere la luna, perennemente coperta dal proprio dito. La società del padrone e del suo servo complice, che di fronte all'evidenza, si nascondono ipocritamente dietro il fallimento di un socialismo mai realizzato (un "mercato" al servizio delle donne e degli uomini, l'opposto dell'attuale), ma che rimane l'unica via d'uscita realistica per evitare la catastrofe. Lo "spettro" di quel padrone e del suo servo, sarà bene che torni ad aggirarsi per l'Europa.
Magnifico!
La bors... Lu spred... Li bond... Ma sinz la zapp e li tratture s muress d fame, ssi saputill... Fuss p'mmà je facess magnà sultand li sold.