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Ciò che Antonio D’Amore non vuol capire…

di I due Punti
4 minuti

Caro Falconi,
scusa se approfitto ancora della tua ospitalità, ma vorrei far notare lo strano modo di argomentare del mio amico Antonio D’Amore.
Quando si vede sorpreso con il dito nella marmellata, fa come i bambini. Accusa della marachella il fratello più grande, nel nostro caso il suo ex direttore (che, ahimè!, sono io…). Un po’ indispettito, passa ad elencare i nomi dei nove supernotabili per i quali a suo dire avrei predisposto una specie di zona franca iperprotetta da rischiose incursioni barbariche. Gli ho spiegato che, se era “un’azione di lesa deontologia”, avrebbe potuto e dovuto rifiutare l’incarico professionale ricevuto. Invece, non lo fece. Anzi…Assicura che era tutto nella norma e  nelle competenze del direttore, che in redazione -conferma- è il dominus, il monarca assoluto e incontrastato.
Allora? Perchè tornarci sopra, a distanza di  anni?
Devo ancora capire se per compiacersi (ora che   anch’egli assurge ai privilegi dirigenziali) o per scandalizzarsene. Sono i soliti ragionamenti…a pera, quando il buon Antonio fa muro per svicolare, schivando argomenti fastidiosi e certamente più seri. Come quelli, per esempio, di un cronista alle prese con il potente, durante una intervista che risulti seria e credibile.
Se Antonio vuole cogliere meglio la sostanza di ciò che intendevo dire, può andare a leggere “Il Centro” di sabato 24 dicembre u.s., pag. 18, dove trova una polemica dichiarazione di Camillo D’Alessandro, presidente del gruppo regionale del PD, che al governatore Chiodi contesta:”…Sono passati tre anni dalle elezioni…Sfido pubblicamente il Presidente a volersi confrontare su questi tre anni:scelga lui il luogo, moderatori e modalità, purché non sfugga ancora”. Questo vuol dire (e spero di non  sbagliarmi) che l’ottimo Gianni Chiodi non è come il rimpianto “Zio Remo” e non va ovunque a esporsi, parlare, rispondere.
Il nostro buon Antonio, invece, ha ottenuto il privilegio e la fortuna di avere il n. 1 della Regione Abruzzo tutto per sé, “in esclusiva” e a lungo, nel tranquillo salotto della tv di famiglia. Avrebbe potuto approfittarne con domande precise, incisive e urticanti, a beneficio di noi ascoltatori e, forse, dello stesso Governatore.
Cosa che non mi sembra di aver visto e ascoltato, e da vecchio del mestiere, soprattutto da telespettatore, ho voluto garbatamente segnalare. Convinto come sono, d’accordo con un illustre maestro della materia, che “la crisi del giornalismo si può guarire solo con la cura del buon giornalismo”. Quella che, spesso, manca…Vogliamo discuterne?
Facciamolo. Anzi, dobbiamo farlo nel bene o nel male, a patto che lasciamo perdere riferimenti e insinuazioni personali che vengono da chi purtroppo ama sprecare tempo prezioso, perseverando in squalificanti polemichette provinciali.
Grazie per l’attenzione e molti cordiali saluti.

PS- Non amo parlare di me (l’incenso lo lascio tutto a chi ne abusa spesso e volentieri), ma una notazione devo farla a proposito di “Parliamone insieme”, mia vecchia trasmissione televisiva notoriamente di  notevole successo ed ascolto. Conservo alcune registrazioni che possono documentarlo, ma ci sono tanti telespettatori di allora, pronti a confermarlo.
Se non tocco la suscettibilità di chi sa tutto e non accetta consigli, quella trasmissione potrebbe essere riguardata e studiata. Magari per mettere a fuoco ciò che determinava la fortuna d’un talk-show in diretta, che davvero funzionava. Se poi Antonio D’Amore volesse farmi visita ai giardini pubblici, dove ha avuto la bontà di esiliarmi, potrei spiegarglielo ancora meglio.

Marcello Martelli

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«..."Non essere più ascoltati: questa è la cosa terribile quando si diventa vecchi" diceva Camus, ma io ho notato che per quelli che ascoltati non erano neanche da giovani, la vita alla fine diventa una calda coperta fatta di critiche e invidie, perché non c'è uomo di più solitario di chi crede di aver sempre avuto una cattedra, ma non ha mai avuto una classe alla quale insegnare....». Jorge Luis Borges
Insomma. Vogliamo parlare delle 50/60 persone che il Presidente dichiara di avere notato durante la protesta di piazza nei confronti dell'on. Silvio Berlusconi? Sì o no? Per il Governatore restano, al massimo, 60 persone... riguardo la location di Palazzo Grazioli. E va bene pure questo. Però, se la tv poi mostra, come ha fatto "Servizio Pubblico" di Michele Santoro più altri 100.000 (compreso me), migliaia di persone felici di festeggiare la "caduta" di un "non gradito", che se ne va in giro per il mondo a "fare le corna dietro le spalle dei Capi di Governo", che umilia un parlamentare europeo tedesco con l'epiteto "Capò", che racconta barzellette con bestemmia finale http://www.youtube.com/watch?v=g-0FdHDf7ZE e che, soprattutto, ha ridotto in "mutande" il nostro Paese trovando ancora la "manna" che piove dal cielo, con Monti, provvidenziale sostituto per fare il "lacrime e sangue", perché, appunto, l'intervistatore locale non glielo ha fatto notare al Presidente della Regione? Invece di mettere virgolette verbali quando si è accennato alla "contestazione", all'attacco a Berlusconi, all'effetto mediatico? Non seguo le tv locali, il video l'ho trovato in rete e, a suo modo, mi ha divertito pure. Il problema che mi incupisce davvero è ritrovare delle firme di giornalisti di provincia, redattori di cronaca locale, sul quotidiano che finanzio ogni giorno, acquistandone una copia in edicola, "il Fatto Quotidiano". Questo mi dà veramente fastidio. Per il resto, è la solita "sagra alla teramana". http://www.youtube.com/watch?v=jqhr0cgYdCM
A questo punto devo proprio pensare che tra voi ci siano dei rancori non ancora sedimentati. Spero non risalgano al quotidiano La Discussione, sarebbe assurdo e troppo lungo il tempo di decantazione. Devo, per onestà di cronaca, registrare un certo nervosismo del Direttore de La Città quotidiano e del Direttore de La Città mensile, in tutte le sue risposte e commenti, ovviamente compresa l'ultima. Il tono sino ad ora usato dal Dott. Martelli mi sembra garbato ed in perfetto stile amicale,cioè di chi vuole più far capire che evidenziare errori o orrori. Non riscontro lo stesso tono nei commenti del Dott. D'Amore, che, a mio parere, sono intrisi di garbata rabbia sorridente e nel contempo azzittire l'avversario. Tutto questo solo per qualche appunto nella conduzione di un'intervista? Ma sù! Gli appunti, per un giornalista dovrebbero essere un modo per verificare e calibrare il proprio modo di scrivere e di intervistare. Cioè un modo per crescere e non per innervosirsi. Continuate pure vi assicuro che è appassionante leggere chi scrive di fioretto e chi risponde di sciabola.
Il Governatore, nell'intervista, parla di 60 persone a Palazzo Grazioli... lei mette un video con la folla davanti al Quirinale... che c'entra? Sarebbe come dire che uno va in vacanza a Campotosto, dice che il lago è piccolo e lei, per smentirlo, mette le immagini del mare. Sono due posti diversi. Al Quirinale c'era tanta gente, a Palazzo Grazioli solo 60 persone quando è uscito Chiodi. Di quelli parlava il Governatore
Scusate, ma secondo me è Martelli che non vuole capire e poi sul sito dell'accademia della confreternita enogastronomica ho letto che lui è presidente e lo chiamano dottore. Ma io sapevo che non era laureato
BASTA MARTELLI. BASTA ATTANASII. Ma di che parlate? Vi dovete inchinare davanti ad un professionista come D'Amore. L'unico giornalista vero di Teramo. Lo criticate solo perché ha fatto quello che voi non avete saputo fare. L'invidia è una brutta bestia
(...) Il Governatore, nell'intervista, parla di 60 persone a Palazzo Grazioli... lei mette un video con la folla davanti al Quirinale... che c'entra? (...) Lei ne fa una questione di location? Bene. Ok, dinanzi a Palazzo Grazioli c'erano, come ha testimoniato il Presidente Chiodi, circa 60 persone. Al Quirinale, ripeto le sue parole (...) c'era tanta gente, a Palazzo Grazioli solo 60 persone quando è uscito Chiodi. Di quelli parlava il Governatore (...) L'intervista, il contesto della dichiarazione di Chiodi, mi pare chiaro che sia stato un habitat ideale, perfetto, per sottrarre con abilità qualcosa all’attenzione di chi era in ascolto; un misero espediente con cui eludere una difficoltà, una situazione problematica: la folla era euforica, traboccante di insulti verso chi ha ridicolizzato il nostro Paese, dinanzi l'Europa. Riveda pure il sorrisetto fra la Merkel e Sarkozy. Il Presidente della Regione Abruzzo, (anche il mio rappresentante istituzionale, pur non avendolo scelto, né sostenuto politicamente) nel pieno rispetto della persona e nel diniego più assoluto per la parte politica che egli rappresenta, a mio parere, avrebbe dovuto prendere atto della "sconfitta politica", "morale" e della "vergogna dei manifestanti", nei confronti dell'on. Berlusconi. E non preoccuparsi di ripararsi dietro una location (Palazzo Grazioli, già noto per le cronache a luci rosse) piuttosto che un'altra (come riassume lei stessa, evidenziando la folla davanti al Quirinale). Se a lei stanno bene le 60 persone del Governatare, buon per lei. Mi permetta di scandalizzarmi se ho sbagliato location. Non accadrà più. Una domanda per concludere: "Palazzo Grazioli o Quirinale, secondo lei, Chiodi e l'intervistatore locale, hanno capito cosa è successo quella sera?
Sign. Attanasii, ma lei sa distinguere Palazzo Grazioli dal Quirinale? Perché sono molto diversi. Bravo D'Amore, continua così... tanti nemici tanto onore. Hai notato? i tuoi nemici sono quasi tutti di Fli o amici di qualche consigliere di Fli, gli postano anche i filmati sulla pagina FB. Chissà perché ce l'hanno con te? Ah ah ah
@Marina Gabella No, non so distinguere una contestazione che provenga da un palazzo piuttosto che da un altro. Sono amico di gioventù di un noto esponente di Fli, di cui non parlo mai perché potrei essere condizionato dai ricordi spensierati che mi accomunano a lui. Ma visto che lei si interessa alla mia appartenenza politica, le dichiaro che da quando Marco Pannella si è prestato nella sua immagine di personaggio pubblico in una presentazione di un libro presso una nota banca di Teramo, non sono più un Radicale. Lo era da più di trent'anni. Mi perdoni se insisto su una sua frase: (...) Bravo D'Amore, continua così... tanti nemici tanto onore. Hai notato? i tuoi nemici sono quasi tutti di Fli o amici di qualche consigliere di Fli, (...) Scelgo accuratamente i miei nemici. Non mi occupo di opinion leader, se almeno non assomigliano vagamente a uomini di cultura come Marco Travaglio, Umberto Eco, Giorgio Bocca, Michele Serra, Montanelli, Enzo Biagi... Mi perdoni, debbo lasciarla. Ho da replicare alla signora Nadia Di Marco.
@Nadia Di Marco (...) BASTA MARTELLI. BASTA ATTANASII. Ma di che parlate? Vi dovete inchinare davanti ad un professionista come D'Amore. L'unico giornalista vero di Teramo. Lo criticate solo perché ha fatto quello che voi non avete saputo fare. L'invidia è una brutta bestia (...) Giusto. Basta! Glielo ripeta, signora. Qui si tratta di pura invidia. Dimenticavo, io non sono un giornalista. Non racconto favole per televisione. Scrivo caxxate su un mensile perché mi diverto e l'editore non mi fa pagare per stampare le parole che mi transitano in testa. Scrivo quello che mi pare, come mi pare e se ne ho voglia. Non mi interessa se ciò che scrivo viene letto. Non me ne frega niente di piacere a qualcuno. Se al mio editore non piace un mio pezzo, lo cestina. Io non piango. Anzi, ci rido su. Pubblico quando voglio, anche a livello nazionale. Non sono spesato, pagato, arruffianato da nessuno. Sono un cassintegrato di una azienda messa in liquidazione volontaria dal Presidente Chiodi. Squattrinato e libero. Sono una persona che qualcuno, su una rivista ridicola, ha voluto descrivere come uno scherzo della natura. E ne aveva ben donde. Non sono Alain Delon! Pubblico video dove vengono accettati. Se rifiutati, me li guardo da solo. Politicamente sono schierato contro il "berlusconismo". Guardo negli occhi il leone sapendo di correre il pericolo di essere sbranato. Meglio morto che vivere d'amore e d'accordo con il lerciume che inzacchera le Hogan di tanti inutili esempi di umanità prossima al disfacimento. Un inchino...
Ho voluto spendere alcuni istanti del mio preziosissimo tempo per riaffermare un concetto: la verità delle immagini e le favole delle parole, che fanno comodo ai potenti. Le immagini provengono da "La Repubblica". Ecco la differenza fra "il documentarsi" e "il sentito dire". Palazzo Grazioli: http://www.youtube.com/watch?v=EOLKHd13beU Divertitevi pure a contare le persone. Soprattutto, quelle favorevoli all'on. Berlusconi.
Cato Attanasii, Chiodi si riferiva al momennto nel quale LUI ha lasciato Palazzo Grazioli. Possibile che proprio non le riesca di essere obiettivo? Mah, va bene la rabbia e l'odio, ma non può sperare di dire una cosa falsa e trovare le prove per argomentarla. Riveda la trasmissione. faccia lo sforzo di ascoltare...Chiodi parlava del momento in cui LUI ha lasciato il Palazzo, non Berlusconi... E' vero, la differenza è tra il sentito dire e il documentarsi. Dimenticavo, io c'ero quella sera. Lei non mi pare Ma non fa niente. Va bene anche come dice lei... Purché stia sereno Si rilassi Non si agiti Faccia un respiro profondo e cerchi altri video... Cerchi altre conferme alle sue illazioni. Ma io c'ero e ho visto... Lei no Il resto è tempo perduto Bye bye...
Insomma, si può sapere quanti cazzo ce ne stavano davanti a Palazzo Grazioli? Per favore, un numero definitivo e che non se ne parli più!!!
Cara Gabella, è vero... lei c'era quella sera. Anche Chiodi c'era quella sera. Io, invece, no. Purtroppo per voi due, Chiodi e Gabella, il non essere autorevoli quanto un reporter di Repubblica, mi impone di scartare le vostre dichiarazioni. Studiare da statista, per Chiodi, e da inviata per lei, sarà utile a voi stessi e alla comunità. Dimenticavo, eviti, signora di indicare come illazioni le mie prove documentate da filmati. La democrazia apparirà, un questo paese, un po' meno martoriata. Mi rivolgerò al mio pneumologo, grazie per i suoi consigli. E comunque, Buon Anno a lei e al Governatore. Non dimentichiamo che stiamo discutendo civilmente di lana caprina. Un saluto affettuoso e a risentirci su questo magnifico blog.

Con la storia dei numeri, qui perdiamo di vista il problema principale: il giornalismo teramano prostrato davanti al potere. Se D'Amore, per rispondere, si affida agli aforismi di Borges, vuol dire che è cotto, masticato e digerito. D'altra parte non crederà davvero che il suo tono aggressivo, solo in quanto tale, ci convinca della sua sbandierata libertà? Lo abbiamo visto pubblicare sondaggi in favore di Brucchi, inchinarsi alla linea editoriale di Tancredi e alla sua Corte, soffiare il venticello della non notizia contro Gatti, dileggiare Catarra .. I conti tornano tutti, per chi sa contare, caro D'Amore. Lei, signor "direttore", dominus, dio (e chi più ne ha più ne metta), è - purtroppo - solo la punta dell'iceberg del giornalismo teramano agonizzante. Quello che si vede più, ma solo perchè sfacciatamente crede di poterci turlupinare con un'arroganza senza pari. Sappia che "accà nisciuno è fesso".

Caro falconi il vagone che deve portare in Ammerika Settepanella è ancora fermo in stazione. Le consiglio di farci salire sopra anche questo Domenico Attanasii. Mi ricorda quel famoso Lsu della val Vibrata, di cui non ricordo il nome, che finchè non è stato sistemato era ogni giorni sui giornali e in televisione, spendeva soldi in telefonate e fotocopie da volantinare ovunque e in francobolli per scrivere al papa, a berlusconi, al presidente Clinto e ai suoi successori, a Osama bin laden (rip). Dio ci salvi dalla cattiva stampa, dai pessimi giornalisti, dai blogger ottusi e da chi scrive perchè i padroni dei blogger lasciano spazio a chiunque. Ps e qusta volta non censuri, perchè lo fa spesso anche lei

Caro Sandro, io censuro solo la maleducazione e le offese personali. Quelle rivolte nei miei confronti sono tutte state pubblicate. In fondo è pubblicità per i miei difetti. Grazie per la critica. Buona serata.

Raggruppo le repliche, al kg costano meno fatica!: @questo sandro conti (...) Caro falconi il vagone che deve portare in Ammerika Settepanella è ancora fermo in stazione. Le consiglio di farci salire sopra anche questo Domenico Attanasii. (...) "questo Domenico Attanasii" Chi è l'oste ingrato che serve vino a questo "Sandro Conti?!". @Marina Gabelli (...) Cato Attanasii, Chiodi si riferiva al momennto nel quale LUI ha lasciato Palazzo Grazioli. Possibile che proprio non le riesca di essere obiettivo? (...) Mi era sfuggita una sua facezia. Lei crede che il mondo si fermi nel momento in cui si manifesta alle genti il Presidente della Regione Abruzzo? Guardi, che se non ci fosse stato il terremoto, nessuno conoscerebbe il nome del Governatore. Saprebbe elencarmi i nomi dei presidenti delle regioni: Alto Adige, Trentino, Calabria, Piemonte, Valle d'Aosta, Sardegna, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria... ma all'istante!
La sua prosa, quella del signor Sandro Conti, la definirei trans-figurativa, perché tende ad andare oltre la realtà oggettiva delle cose o delle situazioni che normalmente si è portati a rappresentare, proiettandosi nell'area della metafisica. La profonda compenetrazione di una passione conoscitiva emerge dalle esperienze di una realtà in evoluzione, in cui le parole svelano a poco a poco gli elementi reconditi che hanno toccato l'animo. La memoria del vissuto e forse del sognato, più della raffigurazione dell'entità astratta o concreta che si formalizza nel tratto della sua penna. Egli, parimenti, non perde occasione per rammentare che anche le astrazioni hanno una funzione propria che va oltre la forma e passando dalla cronaca alla sua traduzione simbolica realizza una più accentuata intensità, perché la cronaca valorizza le implicazioni, è più coerente come linguaggio e porta all'astrazione: l'astratto è presente nella realtà, come pure il surreale e il metafisico che emergono anche dalle situazioni ordinarie, attraverso le volute ambiguità di taluni particolari, a esempio nelle immagini riflesse di un Lsu della val Vibrata, di cui, questo Sandro Conti, non ricorda il nome, che finchè non è stato sistemato era ogni giorni sui giornali e in televisione, spendeva soldi in telefonate e fotocopie da volantinare ovunque e in francobolli per scrivere al papa, a berlusconi, al presidente Clinto e ai suoi successori, a Osama bin laden (rip). Dio ci salvi dalla cattiva stampa, dai pessimi giornalisti, dai blogger ottusi e da chi scrive perchè i padroni dei blogger lasciano spazio a chiunque. (ci sta pensando già da tempo Berusconi, non scomodi Dio) Egli, l'estensore virgulto, impone pranoterapie sganciate da orpelli esoterici a dirimere la rete, i blog, il giornalismo tutto. A questo punto ripeto il già detto. non sono un giornalista. Non racconto favole per televisione. Scrivo caxxate su un mensile perché mi diverto e l'editore non mi fa pagare per stampare le parole che mi transitano in testa. Scrivo quello che mi pare, come mi pare e se ne ho voglia. Non mi interessa se ciò che scrivo viene letto. Non me ne frega niente di piacere a qualcuno. Se al mio editore non piace un mio pezzo, lo cestina. Io non piango. Anzi, ci rido su. Pubblico quando voglio, anche a livello nazionale. Non sono spesato, pagato, arruffianato da nessuno. Sono un cassintegrato di una azienda messa in liquidazione volontaria dal Presidente Chiodi. Squattrinato e libero. Pubblico video dove vengono accettati. Se rifiutati, me li guardo da solo. Politicamente sono schierato contro il "berlusconismo". Guardo negli occhi il leone sapendo di correre il pericolo di essere sbranato. Tranne questo Sandro Conti, credo che tutti avranno capito che non sono un giornalista. Sono, invece purtroppo, un precario che, come scrive questo Sandro Conti, si sta arrampicando sugli specchi, scrivendo a desta e a manca, di vicissitudini lavorative. Dei miliardi di lire spesi per stabilizzarci, a noi ex lsu della Protezione Civile, circa 51 miliardi di lire, tutte di noi contribuenti. Del deficit milionario di Abruzzo Engineering, 19 milioni di euro, di cui oggi, 28 dicembre 2011, parleranno con il Presidente del Consiglio Monti, il Governatore Chiodi e il Sindaco dell'Aquila, per tentare (e ci riusciranno) di rifinanziare l'azienda in liquidazione, Abruzzo Engineering, invece di risolvere il problema alla radice: chiudere il "carrozzone politico", così definito da Chiodi in una intervista a "il Centro" (http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2011/03/27/news/mai-piu-debi…) e stabilizzare chi andava stabilizzato. Ma non andrà così. Tireranno ancora avanti a campare. Facendo campare un centinaio di dipendenti e lasciando gli altri, (quelli come me) in cassa integrazione. E secondo lei, cioè secondo lui, secondo questo Sandro Conti, dovrei tacere? Oppure diventare un lettore di un estensore di articoli di gossip e intervistatore locale in ginocchio, che tace sul fatto che conta solo l'attimo in cui un Presidente di Regione varca la soglia di un palazzo per constatare la quantità numerica dei contestatori di un Premier dimissionario? Se ci andate adesso, fuori palazzo Grazioli non ci sono contestatori... così finalmente i reporter cari a questo Sandro Conti potranno raccontare la verità! Ma mi "facci" il piacere...
Oddije Domé, me simbre Di Dalmazije quande pirle!!! Anze, quande scrive!