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Teramo: Rifiuta la casa popolare per fare il clochard

di I due Punti
2 minuti

Come racconta l’assessore comunale al sociale, Giorgio D’Ignazio, “essere clochard a Teramo è spesso una scelta di vita”. Esplode con un brivido irrefrenabile alla mente, uno spasmo incontrollabile cui si pone rimedio solo scappando dai pressanti algoritmi della vita, abbracciando quello che poi appare solo un mondo di liberazione. “È una scelta di vita” ripete, come ad esempio il dormire dentro l’atrio in disuso dell’ex Banca dell’Adriatico a Teramo, come capita da ormai tre settimane a Domenico, a soli due passi dall’ormai famosa cabina per fototessere di Pasquale l’imbianchino, l’ormai nota vicenda segnalata da Il Messaggero. Nonostante l’amministrazione comunale gli abbia messo a disposizione una casa popolare a Frondarola arredata di tutto punto, Domenico, che possiede il demone del vagabondaggio, preferisce restare e vivere in Piazza Martiri. Lì si rade la barba, si lava nella fontana del grosso olmo, racchiudendo tutto il suo mondo, e dunque tutta la sua casa, dentro due valige che costantemente si porta dietro, nemmeno tanto come fardello ma forse a mo’ di appuntamento con le incombenze di quella vita che non ha più. E’ uno senza radici, libero nella sua schiavitù della dipendenza: severo in volto, dall’alto gli si allarga un sorriso con uno squarcio di benevolenza. Ti saluta con estremo garbo. Estrae dalle sue valige piatti e posate, bicchieri, maglie, pantaloni, scarpe, tra Piazza Martiri e Corso San Giorgio, gli unici assi viari che conosca, che gli procurano il senso della familiarità. Frondarola, il sito della casa popolare, è solo qualcosa di estraneo e fastidioso. Una piccola radiolina sintonizzata sulle fisarmoniche di Radio Maria gli infondono quiete e pensieri forse domestici. Spesso è bersaglio di monelli che lo infastidiscono fino a provocargli una reazione scomposta, spesso s’infuria, e sotto il caos dei suoi fumi d’alcol urla piano e torna a dormire nell’angusto box dell’ex banca. Per tornare la mattina sull’orlo del marciapiede a dare signorilmente il buongiorno a tutti, vestito di tutto punto. “Su con la vita” va ripetendo spesso ai passanti frettolosi.

Maurizio Di Biagio ( http://mauriziodibiagio.blogspot.com/)

Pubblicato su Il Messaggero di Lunedì 24 Ottobre e concesso al blog I Due Punti dall'autore.

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Commenti

Dategli una casa popolare più lontano.... Neanche io mi prenderei una casa popolare ai confini della realtà come quelle di frondarola. Abbiamo quartieri dormitorio che vogliono far passare come popolari. Case del genere hanno un valore pari a 20 - 30 euro mensili. Prendi il pullman che passa 2 volte al giorno, vai in un quartiere sconosciuto e snza una vita sociale. Che cazzo ci vai a fare in un posto del genere se sei abituato alla tua routine quotidiana. Sarà pure un tetto dove ripararsi ma è il tetto più scomodo che esiste. Andate a Frondarola come a ponte vomano e guardate che tristezza. Cianciù per te è meglio quel giaciglio che Frondarola.....
Ha la stessa garbatezza che aveva il padre. Un vero peccato vederlo deriso da qualche giovane viziato imbecille.
anch'io vivo in un'aloggio erp e vi posso garantire che se non zavessi figli andrei a dormire lì per come è pesante qui l'aria (in tutti i sensi)
...stamattina, uscendo di casa per andare a spasso, mi sono immesso sulla scia pedonale di un assessore che ha donato alla cittadinanza una scultura mobile, un Suv, che dà lustro a una via del centro. Poi, in un angolo, ho intravisto un Signore, dai modi sempre garbati e cortesi, e il suo sorriso luminoso. Fermarsi a parlare con questo galantuomo d'altri tempi è una terapia per il mio "italiano" claudicante e la "sintesi" assente nel mio linguaggio. Ascoltare certi "assestati" negli scranni del "potere"... mi procura una "logorrea" micidiale, che solo la dolce Euchessina me la fa passare
Io,invece, insieme a mio marito ed a mia figlia di tre anni, se il comune me la offrisse una casa popolare a frondarola o a villa vomano, ci andrei volentieri a vivere. Un nido accogliente e caldo è quello in cui vivi con le persone che ami, non il circondario, nè altro.... noi non ce la facciamo più a vivere stipati in casa con i miei, ormai il livello di sopportazione è stato superato da tempo ma nessuno, tantomeno le istituzioni, ci aiuta. Che ipocrisia parlare e sparlare di famiglia quando poi, alla resa dei conti, si lascia una giovane famiglia in preda del disagio e della precarietà. Arrivare a sognare una casa popolare a Val Vomano è deprimente (con tutto il rispetto preferirei sognare una casa in riva al mare in sardegna) ma, vista la mia situazione abitativa terribile, è naturale che succeda. Cosa dobbiamo fare noi tre perchè il comune ci offra una casa?