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Teramo: “…una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita”. (O. Wilde)

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Non ho molta voglia di scrivere in questo periodo, preferisco gustarmi gli interventi di Giancarlo e degli amici sul blog, affogare nel loro humour ed indignarmi con moderazione, ma poi come si fa? Chi mi conosce sa che ho pochi, pochissimi capelli, ma accade sempre più spesso ed improvvisamente che qualche evento di particolare rilevanza si precipita a strappare l’ultimo bulbo, retroguardia e memoria delle pettinate che furono. Quando poi il fatto si declina al plurale e combina straordinarie alchimie di pensiero, la penna scivola sul foglio.
1° Fatto: ad urne chiuse, a bocce ferme, si dà il via alla stucchevole analisi del voto. Chi ha vinto? Chi ha perso? Dai su! e il pareggio? Sono attratto anche io dalle tavole periodiche dei valenti chimici del dato elettorale e la prima cosa che ho notato è l’altissima astensione. In città come Palermo e Genova, la partecipazione al voto è stata intorno al 40%. L’Italiano ha preferito il mare o la montagna? No! L’italiano non ha preferito più il Palazzo. Ha girato la testa, si è stufato e, tra la solita minestra e la finestra, ha preferito, ahimè, quest’ultima (e la battuta è volutamente seria e raccapricciante). Chi non ha dato le spalle, però, si è prodigato per il cambiamento, ha combattuto, ha votato e si è anche divertito tanto, tantissimo. Ha ragione Ferrara quando dice che fare politica in mezzo alla gente appassiona, nutre lo spirito e, perché no, anche il corpo. Ha ragione quando cita gli yankee e il loro motto “politics is fun”, la politica è divertimento, che la si faccia nelle cene di gala o nei giardinetti pubblici. Ed anche se la nostra, la politica dei partiti organizzati (vetero-testamentari, cioè più o meno tutto l’arco costituzionale) è più una dittatura del “comunicato stampa”, di “finte novità” presentate nelle sedi anguste di Partito, di “sale polifunzionali” frequentate da truppe, sempre più esigue, di claque iscritte, le piazze non si sono svuotate. Ho visto in T.V., in questi giorni, l’incontro di mani, sguardi, parole; ho visto il circo magico dello scontro e dell’incontro, del vociare sommesso e delle urla sguaiate. Che bello! Ho visto le piazze piene e la gente commuoversi, incazzarsi e ridere. Ho visto il giovane Pizzarotti parlare sotto i portici della risorgimentale Parma, discutere di programmi, sviluppare idee, concordare progetti con la gente e poi strapazzare i Partiti e recarsi da neo-sindaco in Comune accompagnato dalla moglie, in abito informale. Senza cravatta. Ahia, la cravatta!



2° Fatto: la Provincia di Teramo ha speso l’esorbitante cifra di 6.292 € per l’acquisto di 100 cravatte e 20 foulard (52, 43 € a pezzo).  Motivazione: “omaggi istituzionali”. Please, mi concedete un pizzico di demagogia e qualunquismo? Dai su… Ma con 6.292 € quante, dico quante, finestre nuove in sostituzione di quelle che attentano la vita dei nostri ragazzi negli edifici scolastici pubblici, e dico pubblici, si sarebbero potute comprare? Oh! Fatto! Sarà, però, che al di là di tutte le dietrologie possibili, io non riesco ad immaginarli senza cravatta i nostri valenti amministratori. Li osservo così eleganti, suadenti, fotogenici, regimental correct nelle loro zelanti conferenze stampa. E li immagino nei loro uffici, scrutare la piazza, terrorizzati, sfuggenti all’incontro. Meglio l’alcova sicura e combinata di una cena tra intimi che l’orrido baratro del confronto diretto. Generalizzo? Ma sì dai, un po’, mica tanto!
 Ha ragione Wilde quando scrive: “Il sentimento va bene come fiore all’occhiello. Ma la cosa essenziale per la cravatta è lo stile. Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita”. Non so se i nostri “provinciali” hanno letto Wilde, ma sono spaventato dalla dittatura dell’apparire sull’essere. Perché le cravatte? Perché non qualche prodotto unicamente teramano, allora? Cambialetta? O la manifestazione evidente della forma che ha strangolato la sostanza? Sbaglia chi sostiene semplicemente che oggi devono perdere le cravatte e vincere i maglioni, (il girocollo di Berlusconi chi se lo scorda? Eppure…). Infatti, l’esperienza amministrativa di Pizzarotti va seguita con estrema e critica attenzione. Ma la vicenda parmense, l’esperienza grillina, ciò che è accaduto e sta accadendo nel nostro Paese, sono il sintomo di uno stato d’animo diffuso: che si è stufi del freddo calcolo, della posizione che dà solo rendita, dell’immagine patinata su un manifesto, delle file di attesa, della disumanizzazione dei rapporti; si è stufi perché la vita non è solo un totale ragionieristico, un insieme di scatole piene di slogan, un libro dei sogni o solo una cravatta da indossare e regalare…
“L’abito non fa il monaco, ma lo distingue”. Caro Presidente Catarra, Lei si distingue sempre!

Alessio D’Egidio
 

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Commenti

Sento spesso ultimamente "non me ne frega più niente" Poi incontro chi crede che si può cambiare e mi riparte il sangue nelle vene...
Rosè... stai bella presente e vigile... e attenta alla pressione:)
;)