Visita di condoglianze all’obitorio di Teramo. Mattina, c’è un sole pallido, adatto alla circostanza, ma fa caldo.
Fuori aspetto la macchina che mi porterà a casa. Lì vicino c’è la bella pineta, secolare forse. C’è un piccolo camion, degli operai tagliano rami di alberi già abbattuti, alberi enormi, quando sono vivi e ben piantati non sembrano così grandi.
Ne conto cinque o sei, pronti per essere fatti a pezzi. Chissà dove finiranno.
Ricordo questa pineta da quando ero bambino e sapevamo che lì davanti c’era un edificio sinistro, il sanatorio, l’ospedale per i malati di tisi, la malattia dell’ottocento di romantica memoria. Ancora oggi, per questo, quella pineta suscita pensieri tristi. Ma gli alberi sono alberi, c’è bisogno di ricordarlo? Scatto delle foto, non mi piace quello che a prima vista sembra uno scempio.
Già si è formata una bell’area: altri parcheggi? Mentre fotografo vedo un signore venire verso di me. Mi ha visto armeggiare col cellulare, vorrà dirmi qualcosa? Salgo in macchina e ci avviamo.
Siamo ad un tratto affiancati da un furgoncino, il guidatore, un giovane uomo, abbassa il finestrino e ci chiede perché facevamo fotografie. Curiosità, rispondiamo. Finisce lì. Sul furgoncino, dietro, c’è il logo di una ditta.
Poco dopo in città, nei pressi di Piazza Garibaldi, esco da un negozio e mentre sto per risalire in macchina un signore mi si avvicina e mi fotografa da distanza ravvicinata, è il giovane uomo del furgoncino bianco che, presumo, mi ha seguito, meglio dire pedinato. Mi rivende la battuta: curiosità. Occavolo, io ho fotografato un ambiente, non ho fatto quella che potrebbe essere una foto segnaletica.
Segue una cordiale conversazione in mi si spiega che lui ama gli alberi e su nella pineta stanno solo abbattendo alberi pericolosi per il parcheggio davanti al sanatorio. Saluti, stretta di mano, lui cancellerà la foto scattata poco fa.
L’ho scampata bella! Sono preso alla sprovvista e non ho avuto la prontezza di contestare il suo comportamento.
Si possono trarre conclusioni, in primis la possibile devastazione della pineta documentata dalle foto che io non cancello e che ti invio ricordando come persone perbene possono ad un tratto trasformarsi in involontari (quanto involontari?) minacciosi agenti del KGB.
Ci sono un po’ di domande da fare ancora una volta ai dirigenti della AUSL di Teramo, quella con l’elica del fuori bordo, alla forestale, e al comune di Teramo che avrebbe autorizzato i tagli. Gli altri sono solo persone a quanto pare terrorizzate.
Romolo Bosi
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