Pagina 57 del settimanale L'Espresso del 12 Luglio 2012. L'articolo è di Domenico Lusi " Sopra il crac la banca campa".
Un modo ironico e sottile per descrivere il fallimento da oltre 500 milioni di euro, dell'anonimo carpentiere di Isernia, Raffaele Di Mario (f.to. Il corriere della città) e di quei mille dipendenti della Dimafin, che hanno perso il lavoro. Si parla, ovviamente degli Istituti di Credito, che avrebbero aiutato Di Mario alla bancarotta, con i 27 ex dirigenti inquisisti. Si parla della "nostra" Tercas, che ha smesso di essere nostra sotto la direzione Di Matteo e gli ultimi anni della presidenza Nisii, per aver abbandonato il territorio teramano e abruzzese. La novità che proverebbe la complicità degli istituti di Credito sotto inchiesta, Unicredit, Tercas, Italease, secondo Di Mario e il suo braccio destro, Giulio Capasso, è nella gestione dei debiti e dei crediti. Nella stessa tempistica.
Tutto è in mano al Procuratore aggiunto Rossi e ai Pm Loy, Calabretta, Cascini. Il racconto del duo della Dimafin è dettagliato. Lusi virgoletta " Dovevano rientrare di circa 200 milioni di crediti non privilegiati, su di un totale di 540 milioni, a danno del fisco, dei fornitori, dei dipendenti. Le banche imposero a Dimafin".
"Una serie di operazioni in perdita al oro esclusivo vantaggio".
Per esempio perchè rifiutare 35 milioni di euro per Villa Cicogna per poi venderla a 27 ,3 milioni di euro all'Ugf?
A Teramo nel mondo Tercas, aleggiano diverse domande.
Come si risolverebbero le richieste di rinnovo in scadenza dei PCT, se per garanzia invece di obbligazioni, avessero titoli azionari non quotati in borsa? Che valore nominale avrebbero le partite di investimenti in PCT? Si parla di 13 milioni di euro. Chi ha autorizzato simili operazioni? Esistono ordini scritti del'ex DG Di Matteo? Che succederà quando esploderà, in maniera definitiva, il caso della Banca di San Marino?
Le mie domande sono da Commissario. La palla passa a lui.
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