Salta al contenuto principale

Teramo: Ho ascoltato donne violentate. Salviamo la Fenice

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Esistono le donne a Teramo? Sanno fare gruppo? Sanno volersi bene? Come uomo dopo aver ascoltato Lisa ( nome di pura invenzione) mi sento complice e sporco.
Sono tornato a casa dopo aver sentito uno schiaffo allo stomaco. Un pugno allo stomaco. Un cazzotto allo stomaco.
Picchiata, derisa, violentata, molestata. In cura nel centro La Fenice, dove ha trovato ascolto, attenzioni legali e la possibilità di tornare a vivere. Lei con i suoi figli.
Sono centinaia le donne che come una fenice, il bennu, risorgevano dalle proprie ceneri dannate. La prigione umana.
Il centro sta subendo la fine di Teramo Lavoro e dei servizi sociali della Provincia.
Fino al 31 Gennaio si parla di collaborazioni gratuite. Poi?
Un centro che andrebbe adottato dall'intera cittadinanza teramana.
Un tributo sociale. Un onore al merito per i dipendenti e collaboratori che con la loro professionalità e passione, hanno salvato molte vite umane. Ferite fisiche e mentali.
Persone in grado di cambiare il presente con il futuro. Noi dobbiamo stringerci e pretendere che La Fenice sia il nostro esempio di umanità.
I Due Punti saranno a fianco delle donne di Teramo, in difesa del loro centro accoglienza contro le violenze e le molestie sociali.
Noi con voi.
Sempre. Fino alla Fine.

"Distesa sul divano, con le mani tra le ginocchia, Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra.
Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.
“A ricordo di come soffrono le donne come noi” aveva detto. “Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso
”.
K. Hosseini, Mille splendidi soli
 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Le donne ferite non vanno lasciate sole, mai. I volontari de La Fenice nemmeno. Far morire i centri antiviolenza significa uccidere la speranza, la rinascita, il diritto alla vita. E il diritto alla vita viene prima di ogni (grande?) opera pubblica, di ogni strada, di ogni festa/festicciola/sagra/concerto...i fondi, se si vuole si trovano!
La Fenice non dovrà chiudere, sarebbe una vergogna troppo grande, insopportabile per la comunità civile. La regione e i comuni potranno e dovranno evitarlo. Che riducessero i finanziamenti alla sanità privata, alle sagre paesane o alle iniziative ricreative, culturali e sportive. Prima ancora tassassero gli alti redditi e i privilegi, abolissero i premi ai super pagati dirigenti pubblici, riducessero gli assessorati. Non è tollerabile che le donne possano subire un'altra aberrante violenza dalle istituzioni. Il 2013 sarà un anno di campagne elettorali, è un momento propizio per far pronunciare la politica. Potrebbe bastare un buon megafono, far sentire forte la voce di donne e uomini. Sulle bestie "umane" mi autocensuro perchè mi ispirano reazioni ancora più violente. Auguro loro di raccogliere per se stessi tutta la sofferenza che hanno seminato.
Il problema e' troppo importante per non essere risolto.I politici almeno una volta si occupino di politica.
...i centri come "la Fenice",spesso, sono l'unica e ultima speranza per tante donne disperate...non permettiamo che il silenzio avvolga le loro grida di dolore!!!
Lavoriamo nel sociale. Significa tanto ma non tutto. Siamo consigliere comunali alla nostra prima esperienza politica. Significa tanto ma non tutto. Siamo donne. Significa tutto ma non basta. Per difendere La Fenice e ciò che rappresenta, e ciò che rappresenta è addirittura più importante di ciò che è, c'è bisogno che ognuno si senta colpito e violentato dall'assurdità e dall'indignazione di ciò che sta accadendo e ne senta la responsabilità. Gli uomini: i maschi, giovani, figli, mariti, padri, fratelli ed amanti; le donne: femmine, giovani, figlie, mogli, madri, sorelle ed amanti; i politici e le politiche di ogni partito:oltre i partiti. Mentre si cerca di costruire una nuova coscienza civile di fronte al dramma del femminicidio -numeri che diventano,  giorno dopo giorno, spaventosa e principale causa di morte per le donne- le parole e le buone intenzioni non bastano. Come non basta la buona intenzione di chi spera " forse non succederà più, forse non lo farà più ".  A non farlo più dobbiamo essere prima di tutti noi. A non far finta di niente. A non far niente. A non pensare che un Centro così serve a poco, a pochi, a qualcuno, a chi non ci interessa più di tanto perché non siamo noi. Siamo noi. E se nulla si farà saremo noi ad essere stati corresponsabili di non aver aiutato chi poteva chiedere aiuto. L'ascolto ed il luogo del non silenzio devono poter esistere. Si chiama La Fenice. Le consigliere tutte della nostra provincia, le commissioni pari opportunità, quante ricoprono incarichi di forte rappresentanza politica e sociale soprattutto, sentano il dovere di esporsi e di coinvolgere altri ed altri fino ad arrivare a tutti. Non c'è nulla che possa giustificare il silenzio. O imporlo.  Raffaella D'Elpidio Coop. Soc. I Colori e consigliera comunale Pd Roseto degli Abruzzi Simona Antonini Assistente Sociale e consigliera comunale Pd Martinsicuro