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Tercas: La Consob annuncia multe ai dipendenti Tercas

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Cari lettori, secondo voi, l'ex Direttore Generale della banca Tercas, Antonio Di Matteo, ha potuto organizzare la bolla immobiliare tutto da solo?
Nessuno sapeva niente?

Altra domanda di arredo e corredo.
Come mai il Commissario Sora non ha sospeso in maniera cautelare i dipendenti, che hanno subito una perquisizione o comunque avvisati dalla Procura di Roma?
Dubbi concreti che sono stati trasmessi anche dalla Consob, ovvero, la Commissione Nazionale per le società e la borsa.

Che cosa avrebbe riscontrato?
1) Irregolarità nella tenuta delle registrazioni.
2) Irregolarità relative all disciplina dei conflitti d'interesse.
Tutto ciò che ruotava intorno alla vendita e compravendita di azioni e di altri prodotti finanziari.
Periodo 1 Febbraio 2009/ 4 Maggio 2012.
 

La mancata etica dell'operatività a discapito della clientela.
Infatti l'intermediario avrebbe prospettato alla clientela la conclusione di operazioni di vendita che prevedessero alle scadenze concordate, un riacquisto del titolo, il cui prezzo di rimborso veniva determinato in modo tale da corrispondere al cliente il tasso concordato.
Tutto ciò non sarebbe stato registrato in nessun verbale e quindi non dimostrabile.
La Banca in questo caso avrebbe perseguito solo ed esclusivamente il proprio interesse.

Coinvolti dall'attenzione della Consob una decina di dipendenti che orbitano intorno al management delle aree commerciale, finanziaria e territoriali.
Le sanzioni, se le deduzioni non saranno ritenute capaci di suffragare le memorie difensive, andranno da 2500 euro a 250.000 euro.
Il commissario Sora continua a mantenere la stessa formazione del buon Di Matteo...tranne per il caso dell'ex capo del personale, Edoardo Esposito, che è destinato a pagare per tutti.
La verità è un virus pericoloso.

Nel frattempo la posizione dell'Avv. Samorì nell'inchiesta Tercas sarebbe stata chiarita dal colloquio tra l'imprenditore emiliano e  il gip Vilma Passamonti.
Si leggeva nell'ordinanza" cospicue somme di danaro (fino a 49 milioni di euro) a titolo di finanziamento in carenza dei presupposti di merito creditizio a fronte della disponibilità ad effettuare operazioni di acquisto con patto di rivendita di azioni della banca (cosiddetto Portage).
L'accusa per Samorì e una ventina di altri indagati era associazione a delinquere transnazionale finalizzata a reati che vanno dall'approvazione indebita fino alla bancarotta.
"Creditori per oltre 20 milioni di euro e non complici in un'associazione a delinquere", ha ripetuto più volte Gianpiero Samori.
Per il coriaceo imprenditore modenese sarebbe rimasto in piedi solo l'avviso per l'ostacolo alla vigilanza.




 

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Commenti

Giancarlo perché non fai un articolo ad hoc sui premi di fine anno elargiti ad alcuni dirigenti in banca Tercas???Si vocifera di premi elargiti per "l'impegno profuso in questi anni di commissari amento"!!!!!!!!Ma quale impegno...a calci in culo li dovrebbero mandare a casa...caso mai l'impegno è stato profuso da tutti quei dipendenti onesti che con il sorriso sulle labbra e la massima professionalità sono riusciti a far restare in banca Tercas tutti quei clienti che dopo lo scandalo volevano andare via!!!VERGOGNATEVI DIRIGENTI DI UNA BANCA CHE NON ESISTE PIÙ!!!
Più vengono a galla le notizie, più sembra emergere una realtà diversa da quella ipotizzata dalla stampa e a tratti dalla stessa magistratura. Di sicuro diversa da quella prospettata dalla Banca d’Italia. Qui le responsabilità penali e gli interessi privati sembrano essere la chiave della vicenda, molto più di un CdA e di un Presidente che di colpo diventano inetti. A me sembra che in questa storia ci siano i buoni e i cattivi, e una serie di circostanze (alcune del tutto esterne, come la crisi economica) che hanno intrecciato le loro storie. E’ chiaro che, col senno del poi, i buoni potevano agire in modo migliore. E’ vero per ogni fatto umano, visto che non siamo perfetti, ma da qui ad essere responsabili a livello giuridico il passo è molto grande. A meno di non voler far rispondere giuridicamente chiunque non abbia compreso la macchinazione che subiva, senza valutare la realtà in cui si muoveva mentre prendeva le proprie decisioni. Per dire, se la colf mi ruba in casa, non vorrei essere chiamato responsabile io che l’ho assunta, a meno che non l’avessi presa direttamente dal carcere detenuta per furto dentro abitazioni private. Scegliere la persona sbagliata è capitato a tutte le donne che hanno sposato mariti che poi si sono rivelati dei violenti, ma non mi sembra che l’opinione pubblica e la stampa si siano mai scagliate contro le donne che si sono fidanzate, hanno sposato, hanno vissuto e magari hanno fatto figli con coloro che poi si sono rivelati i loro aguzzini. Se il giardiniere mi violenta la figlia, la colpa non può essere mia che l’ho assunto e ho pensato che lavorasse bene (e magari era pure vero che lavorava bene!) e che non avevo ipotizzato che fosse uno stupratore. Io sono il buono, io sono la vittima insieme a mia figlia, non sono io a doverla risarcire. Certo, se mi succedesse una cosa del genere potrei morire arrovellandomi il cervello con tutti i sintomi che avrei potuto cogliere prima, uno sguardo, una storia sentita in giro, un comportamento sospetto. Anche questo è umano, ma non credo proprio che sarei mai chiamato in giudizio perché sono venuto meno ai miei doveri di protezione nei confronti di mia figlia minorenne. Se faccio una passeggiata in montagna con la mia famiglia e sono assalito da una banda di briganti, non posso essere accusato di essere stato imprudente. Se è vero che andare in un luogo isolato è più rischioso, non è possibile che io possa essere considerato imprudente di fronte ad un fatto criminoso, se questo non era umanamente prevedibile date le circostanze. Se dovessimo pagare ogni volta che col senno di poi sarebbe stato meglio agire diversamente, pagheremmo tutti per ogni risultato avverso delle nostre azioni, mentre il diritto prevede dei precisi parametri di colpa, non il generico ‘è colpa tua!’ che diciamo nella vita privata o una semplice connessione causale tra due fatti. Scusate se faccio esempi tratti dalla vita comune, ma, a differenza di quanto pensano di loro stessi alcuni giornalisti e commentatori, io non sono un esperto di amministrazione bancaria e preferisco ragionare per categorie che conosco bene, perché i principi che guidano il mio giudizio non possono cambiare solo perché si parla ambienti lontani dal mio e di cui io non sono un esperto. Ora qui emerge un piano preciso e ben delineato, ma solo ora: alcuni imprenditori sono stati spinti (o erano complici? Faccio fatica a distinguere sempre tra vittime e complici in questa vicenda) a comprare azioni tercas, poi bisognava disfarsene e le fanno ricomprare al fondo interno. Chi era responsabile dell’ufficio finanza ha avvertito il CdA di questa operazione, tecnicamente corretta, giacché chiunque di noi azionisti avrebbe potuto vendere così le proprie azioni? Non si è chiesto chi stava vendendo e se per caso non avesse avuto delle posizioni debitorie nei confronti della Banca e, non dico negare la cosa, ma far prendere la decisione più in alto? Poi bisognava disfarsi di queste azioni e quindi collocarle nel mercato. In fretta, altrimenti il CdA se ne sarebbe accorto. E quindi si decide di promettere un rendimento e di farlo senza scrivere nulla né ai clienti, né sui dossier (o peggio, sì ai clienti, magari a penna, e niente nei dossier interni). Qualcuno ha avvertito il CdA di questa operazione? I singoli reggenti delle filiali, che stavano facendo qualcosa contro norme e regolamenti, non si sono posti alcun dubbio? Forse sì, ma lo hanno comunicato, magari anche solo anonimamente al Cda? Da quanto scrivono Nisii e Marconi sembrerebbe di no. Quindi? Sfera di cristallo? Dubitare costantemente di chi aveva sempre agito bene? E chi aveva sempre agito bene, perché ha fatto cose del genere? Tutti pazzi e disonesti? O forse qualche debole, qualche disonesto, qualche ingannato, qualcuno con scarso senso del dovere che non aveva mai sbagliato perché fino a quel momento nessuno si era mai sognato di chiedere loro di far qualcosa di illegale? E come possiamo conoscere, prima che avvenga alcun fatto rivelatore, il potenziale a delinquere o a non fare il proprio dovere di tutti i lavoratori? Secondo me qui la linea da seguire è quella di un’associazione per delinquere che ha agito, macchinato e ingannato e sono chiaramente questi delinquenti i responsabili. Non capisco proprio perché qui qualcuno dica “oh ma allora non è colpa di nessuno! E’ colpa mia?”. Niente affatto! Siamo in presenza di un’enorme anomalia, o almeno così sembra emergere dalle notizie che sono state diffuse. C’è una figura apicale coinvolta, che per la natura del suo ruolo aveva potere e autonomia, c’erano alcuni dirigenti, funzionari e impiegati disonesti che hanno commesso irregolarità per un loro tornaconto (se non strettamente economico, magari di carriera, visibilità, accompagnati da uno scarso rispetto dell’azienda e della normativa…), ci sono imprenditori che speravano di ottenere vantaggi attraverso vie non legali e ci sono sicuramente appoggi esterni di qualcuno potente (massoneria? Boh? Non ne capisco nulla). Sono loro i colpevoli, a meno che le ipotesi del magistrato che sta facendo le indagini penali non siano tutte fesserie. Poi ci sono le persone ingannate, le persone che dovevano prendere decisioni in base ad informazioni e ad un assetto della realtà che non era quello che conosciamo ora. Ora è tutto più chiaro (ma non tutto chiarito, a quanto sembra) e ora chiunque di noi sarebbe forse in grado di far meglio. Ma se gli uomini migliori e le istituzioni stesse non sono state in grado di capire cosa stava accadendo, forse non era proprio così semplice come sembrerebbe qui a leggere i commenti o sui giornali. Ci sono guardia di finanza e magistratura che indagano da almeno tre anni e a bocce ferme e ancora non riescono a chiudere i confini di questa vicenda, come potevano le persone oneste (Presidente, CdA, e tutti i dipendenti onesti, insomma, i buoni) ad accorgersene? Ma se un Presidente che ha costruito un gioiello di banca per 25 anni, un consiglio di amministrazione composto di persone serie e capaci, organismi come la Banca d’Italia che ha poteri e informazioni su tutto il sistema ben superiori di chiunque all’interno di un istituto, se costoro non hanno potuto impedire quanto è accaduto, siamo sicuri che non sia purtroppo uno di quei casi in cui vince la criminalità, almeno per un certo periodo di tempo? Spostiamoci da Teramo e anche dall’Italia, ma tutte le grandi aziende, gli investitori istituzionali e le banche tedesche e francesi che hanno comprato il debito greco a pacchi, erano tutti imbecilli? Eppure hanno perso (e fatto perdere a catena a tutti) centinaia di miliardi di euro. Eh ma lì hanno barato sui conti, eh già, e hanno ingannato centinaia di consigli di amministrazione, decine di stati, organismi mondiali…tutti. Anche qui qualcuno ha barato e macchinato. Allora la colpa è innanzitutto di chi ha barato e macchinato. Tolti coloro che hanno avuto diretto interesse nella vicenda, il resto è ‘sistema’. Il sistema è stato violato, non è stato in grado di far fronte ad un attacco della criminalità, o non lo è stato per qualche anno. Il sistema è fatto di norme europee, norme nazionali, regolamenti, autorità di vigilanza, polizia, guardia di finanza, consigli di amministrazione, dirigenti, funzionari e impiegati. Ognuno con il proprio ruolo, ognuno con la sua importanza, ognuno con le proprie carenze ed errori, che sono inevitabili quando si parla di esseri umani. Chiamiamo tutti a rispondere con il proprio patrimonio personale? Possiamo davvero individuare, al di là dei colpevoli che hanno agito sapendo di fare cose illecite e per un loro personale tornaconto, qualcuno che raggiunga il grado di colpa richiesto dalla legge per essere chiamato a rispondere personalmente? Queste sono le domande che mi pongo io. Siamo tutti arrabbiati, sconvolti, dispiaciuti da quanto è accaduto, ma c’è un modo sano di reagire e un modo distruttivo. Quello distruttivo è dei forcaioli, di coloro che puntano il dito anche contro le vittime o chi è stato travolto da qualcosa più grande di loro. Magari sono gli stessi che, di fronte ad una vicenda che li riguarda, sarebbero molto meno inflessibili e pieni di attenzioni per i propri errori personali. Il modo sano, invece, secondo me, è di colui che cerca l’unica risposta costruttiva che possiamo cercare: com’è stato possibile che la criminalità abbia prevalso per alcuni anni? Come potevamo evitarlo? Come potremmo evitarlo per il futuro? E allora, magari comprenderemmo che vanno fatte modifiche alle leggi (che sono in continua evoluzione proprio perché si rivelano spesso inadeguate…è la vita, signori!), ai regolamenti, ai criteri di vigilanza, agli organici degli istituti bancari. Chessò, potremmo scoprire che, data la situazione, è necessario assumere esperti di criminologia finanziaria, che in barba allo statuto dei lavoratori dovremmo sorvegliare i dipendenti in maniera più intensa. Io non lo so, sono vicende complesse. Io so però che bisogna stare attenti a buttarla sull’inflessibilità, sugli attacchi personali, sui metodi forcaioli e sul contenzioso, perché se è vero che metodi impietosi sono magari più efficaci contro la criminalità, è anche vero che lo scenario che ne verrebbe fuori fa un po’ paura. Uno stato di polizia dentro le aziende mi fa orrore. Preferisco che le istituzioni e gli organismi aziendali collaborino, invece di scagliarsi uno contro l’altro o, peggio, i potenti protetti dallo stato contro privati cittadini che hanno sempre vissuto in maniera retta e onesta o che addirittura hanno per decenni agito come persone capaci e ammirevoli. Io non so quante decine di milioni, forse centinaia, abbiano fatto perdere all’istituto il commissariamento di per sé e due anni di blocco e ingessamento della banca. Mi chiedo se non fosse stato meglio avvalersi delle professionalità oneste presenti in azienda, della stessa guida che aveva portato la banca ad essere il gioiello che era prima dell’anomalia che si è presentata. Magari le norme non lo prevedono, ma di sicuro sarebbe stato meglio per i clienti e per i dipendenti. Lavorare insieme, mentre chi deve verificare e indagare fa il suo lavoro, ma continuando a fare banca, senza panico, con la fiducia che di sicuro i clienti avrebbero riservato a chi quella fiducia aveva costruito con un lungo, paziente e valido lavoro per decenni e non seguendo alla lettera norme e regolamenti che vanno interpretati e adattati alla realtà, perché se non è così, norme e regolamenti, letti e applicati come da un computer sono assurdi e a volte nemmeno umanamente rispettabili. Per tornare al tema di questo articolo, sinceramente non credo che, a parte chi ha agito per interesse personale, qui siamo di fronte a tutti malviventi tra i dipendenti. Io sono certo che tra gli impiegati (reggenti di filiali e altri ruoli) che hanno oggettivamente commesso delle irregolarità, e quindi giuridicamente responsabili, ci siano anche persone che non si sono rese conto di quanto stava avvenendo, che non potevano comprendere appieno la portata delle mancanze che stavano mettendo in atto. E’ vero, hanno sbagliato, ma sono convinto che in un sistema non crudele, e di sicuro con i vecchi amministratori e non con Bankitalia e Consob nel ruolo di inflessibili esecutori, almeno quelli che erano stati sempre onesti e avevano dimostrato di non essere dei delinquenti, almeno costoro, sarebbero stati graziati. E forse avrebbero imparato molto di più in questo modo quanto anche una leggerezza o una carenza nello svolgere il loro dovere potesse essere in realtà avere conseguenze gravissime. Invece qui le istituzioni hanno scelto di essere ciecamente inflessibili, e ora è battaglia tra buoni (ammettendo che le istituzioni siano buone per definizione) contro buoni. Ognuno con le sue carenze e le sue mancanze, e ognuno ha l’urgenza di difendersi contro gli attacchi degli altri. Il problema è che non credo che Bankitalia e Consob pagheranno mai. D’altra parte Cirio, Parmalat, Fondiaria Sai, Monte dei Paschi, e via di disastri finanziari, hanno mai pagato costoro? Qualcuno li ha mai messi in discussione? Io non voglio vivere in un sistema così, e forse i Teramani, invece di gioire dei guai dei potenti (che poi di fronte agli organismi richiamati potenti non sono proprio) potevano insorgere, distinguere tra buoni e cattivi e poi schierarsi. Non so se sarebbe bastato, ma forse era l’unica via perché la Tercas restasse nostra. Se l’opinione pubblica davvero conta qualcosa, forse questo era l’unico modo sano di agire. Ora penso sia pacifico che, ai primi fatti emersi dalle indagini, Di Matteo e altri suoi complici siano stati allontanati dalla banca e altri sarebbero seguiti. Eppure il metodo è stato umano e saggio. Era facile scagliarsi, distruggere le persone, creare un casino e far girare selezionate informazioni e notizie per fomentare la rabbia dei dipendenti onesti, dei clienti onesti e dei cittadini, se non altro per distogliere lo sguardo dalle proprie mancanze. D’altra parte è il metodo che sta usando Bankitalia, no? Ma siamo sicuri che sia quello il modo migliore di gestire le cose? Siamo sicuri che i dipendenti, i cittadini e i clienti non sarebbero stati destabilizzati, confusi e arrabbiati se gli amministratori avessero agito così? Siamo sicuri che la reputazione della banca sarebbe stata migliore? O forse, per assecondare il proprio desiderio di vendetta, di copertura, di presa di distanza, la banca ne sarebbe uscita a pezzi? Come si crea la fiducia tra i clienti? Sbandierando i problemi, attaccando le persone, punendo severamente chiunque commetta un errore, compromettendo la reputazione dell’intero istituto? Forse un clima del genere avrebbe smascherato la banda di criminali prima e meglio, ma siamo sicuri che la banca sarebbe stata il gioiello che era senza l’atteggiamento e la conduzione umana, severa ma non inflessibile, attenta ai valori della dignità umana, anche di quella di chi ha sbagliato? (Questi sono i valori della nostra Costituzione d’altra parte, ci stanno di colpo antipatici? Ci sono tanti alieni ora?) E siamo sicuri che dimettersi, invece che tentare di restare per ricostruire, riparare alle proprie decisioni che solo col senno di poi si erano rivelate sbagliate, sarebbe stato peggio? Dal fatto che Di Matteo e altri siano stati fatti dimettere invece che cacciarli platealmente e scagliarsi contro di loro (era facile farlo), non poteva intuirsi che i dipendenti che non erano criminali ma che avevano sbagliato, sarebbero stati perdonati, perché si sarebbe magari riconosciuta l’umana fallibilità? E questo modo di fare non ci piace di più? Non è quello che vogliamo sempre quando siamo noi a sbagliare? E noi sbagliamo di continuo. Se ci arrivasse una multa stradale per ogni volta che abbiamo violato il codice della strada, credo che a ciascun cittadino italiano rimarrebbe ben poco del proprio stipendio. Forse, se li avessimo tutti lasciati fare, dallo Stato ai cittadini che sono rimasti inermi, forse avremmo sentito quello che adesso ci lamentiamo di non sentire. “Oh, ma tu non hai sbagliato nulla?” chiede qualcuno. Ora è troppo tardi, ora devono dimostrare, contro chi doveva aiutarli, per dovere istituzionale, a fare in modo che non ci fossero problemi, che i loro comportamenti non possono essere considerati colpe giuridicamente rilevanti, da pagare con la distruzione della propria vita e del proprio onore. Non è proprio più il clima per le analisi pacate e le riflessioni sulle proprie azioni. Nell’altro contesto che ipotizzavo, invece, avrebbero avuto la condizione non solo per ammettere i propri errori, seppure in buona fede e commessi utilizzando il patrimonio morale e culturale di cui disponevano, ma per porvi riparo, mettendosi di impegno per risollevare l’istituto. E magari, in un tale clima di collaborazione anche delle istituzioni, il fondo interbancario sarebbe potuto intervenire a sostegno delle fondazioni. E la Tercas sarebbe rimasta abruzzese.
Non so cosa spinga il commentatore che mi precede ad una così accorata e prolissa difesa, salvo che non sia il o uno dei diretti interessati. Nessuno deve credere di essere il Giudice e nessuno, quindi, può permettersi di anticipare giudizi che debbono ancora essere emessi. Da cittadino teramano so, pero', che la Tercas per circa trent'anni e' stato un centro di potere che, con il sistema del controllo sulle nomine alla Fondazione, e' riuscita a tenere in vita un gruppo ben individuato di persone. Controllare le nomine della Fondazione andava valutato sotto il profilo penale e questo, colpevolmente, non e' stato fatto. Non so questo sistema e' finito perché sono stati commessi reati, so soltanto che e' finito e questo non puo' che essere un bene per la città.
In effetti sono 'un pelo' prolisso. Spero non esista un reato di 'prolissità' altrimenti sono sicuramente colpevole. Credo che i diretti interessati abbiano altre cose a cui pensare che intervenire qui e mi sembra che preferiscano non partecipare alle polemiche di questi mesi, soprattutto sui blog. Semplicemente, leggo tante cose in giro e mi dà molto fastidio il clima forcaiolo che si è creato, anche perché ho paura che questo abbia dato vita ad una situazione assai peggiore di quella che si sarebbe potuta creare con un atteggiamento più sano e costruttivo. Non ho capito cosa scrivi riguardo alla Fondazione.
Più che qualche riflessione direi che hai scritto un libro. Ma non bastano le tue belle parole per difendere quelli che semplicemente,avrebbero dovuto controllare l'operato. Si perché vedi,caro lei,ma questi signori,che altro non sono che delinquenti,vengono pagati profumatamente per svolgere il loro lavoro. Ma è il sistema. funziona così. Il potere ti rende avido,ti credi inafferrabile,furbo,protetto. Per fortuna a volte la catena si spezza. per fortuna per noi comuni mortali che abbiamo ancora dei valori,saldamente ancorati dentro di noi,nati da un educazione genuina. Purtroppo molti non hanno avuto questa fortuna,l'insegnamento è stato diverso e questi sono i risultati. E immagino cosa abbiano potuto seminare......mi auguro che paghino tutti. Una parola la rivolgo anche al caro commissario Sora,che,non solo viene pagato profumatamente per il mandato ricevuto,ma come ha potuto permettere che fossero elargiti premi per l'impegno profuso in un momento così delicato x la tercas?ma come ho detto prima,se è il sistema a essere corrotto. .... la risposta viene da sé!!!!hai ragione Derio. perfettamente ragione!