Adelmo antonucci andrà via? Il Professore Antonucci, l'eccellenza della chirurgia anti cancro, andrà via? Siamo stanchi di essere la terra di mezzo. la terra di nessuno, terra di conquista, vorrei altro per la mia gente. la speranza di essere un esempio, un valore, un' etica. Il rispetto per le nostre scelte. Una politca che ci rappresenti. Avevamo sottoscritto un appello. Anticipato e seguito da decine di lettere di malati e di miracoli della scienza. Antonucci è una persona che fa i miracoli. Sarà guidato dalla mano di Dio, come volete amici di fede, ma è pur sempre un uomo da proteggere. Da mettere sotto scorta e protezione. Noi invece gli diamo un calcio in nome della meritocrazia segnalata. L'ossimoro della nostra esistenza. Queste è l'ennesima lettera di un'amica speciale di Antonucci. Questa è la nostra rabbia. Stralci di risposta alla Cisl medici Aquila, che non ci ha sorpreso, ma solo deluso.
"Last but not least, il terzo punto che riferisce ad un passaggio preciso della sua nota: […] attraverso un percorso formativo avremmo […] potuto dare quegli strumenti a qualsiasi nostro giovane chirurgo per acquisire le competenze che ha il dottor Antonucci […]”. Ho letto e riletto più volte questo passaggio e davvero, a seconda di come lo leggo (con animo aperto o con pregiudizio), comprendo cose differenti. La prima interpretazione che ho dato (e credo sia quella giusta) è che l’Ospedale dell’Aquila avrebbe potuto, dovuto, approfittare della presenza di Antonucci costruendo per i giovani talenti dell’università dell’Aquila una corsia preferenziale per potersi formare accanto a lui, imparare con le loro mani accanto alle sue mani. Poi una mia amica, più maliziosa di me, me ne ha suggerito un’altra. Me ne scuso in anticipo, ma lo dico solo per farle capire che alcune cose non erano proprio chiarissime. Tale interpretazione suggerisce che lei intendesse dire che quello che fa Antonucci potrebbe farlo chiunque previo “percorso formativo”. No. Non può essere. Questa davvero non può essere! Provi a chiederlo a quelli che sono stati operati da lui, salvati da lui. Provi a chiederlo ai malati di cancro, a quelle persone che dalle sue mani hanno tratto nuova speranza. Non avrà difficoltà a trovarne, vista la quantità di interventi complicatissimi che ha fatto. Bastava affacciarsi all’incontro di Humanitas della settimana scorsa per ascoltarli, per capire, per entrare nella loro disperazione. Lì ce n’erano oltre 200. No. Non può proprio essere. Sa, è un peccato che il sito su cui è stato pubblicato l’articolo non consenta di inserire commenti. Avremmo potuto forse dialogare meglio e aprire il dialogo anche agli altri. Forse non tutti vedono solo quel pezzo di verità che vede lei. O forse, direi, molti vedono altri pezzi di verità distanti, antagonisti, altri rispetto a quelli che vede lei, verità con colori meno cupi e con respiri più profondi. Non vuole essere un giudizio di valore, me ne guarderei bene, ma mi vengono in mente le parole di un mio Professore dell’Università che saggiamente soleva dire: per ri-conoscere bisogna conoscere. Sappiamo vedere negli altri solo ciò che abbiamo dentro di noi. Era questo quello che, credo, volesse dire". (Rosanna Casasanta)
Mi vergogno.
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