Non amo il tono alla Caporale ma comprendo i momenti, gli attimi, gli umori.
Mi ricorda il silenzio dell'ex presidente della Banca Tercas, l'avv. Lino Nisii.
Quel senso latente di superiorità, di unti da un Signore che in realtà, non sapeva mangiare con la forchetta e il coltello.
Era unto, si ungeva... per problemi di sugo e pasta.
Comprendo la storia di un Istituto di Eccellenza che porta il nome di un Padre.
Comprendo la lettera tra scienziati e l'alta figura del dott. Savini, ultimo direttore sanitario, in passato nel team di ricerca per la bluetongue.
Non comprendo e non accetto la mancanza di autocritica del Prof. Caporale che non ho mai sentito dire ho sbagliato, forse ho ecceduto, forse non sono il migliore, forse non siamo i migliori, forse gli altri non sono tutti mediocri, forse l'Izs non è mio ma è nostro.
Di tutti.
Una lettera scritta con i toni della storia, del rigore, dell'orgoglio.
Ecco la parola orgoglio trasuda con forza.
Ne pubblicheremo una parte tralasciando le parti che definiamo dileggianti.
Quelle in cui si offende l'assenza di coraggio degli altri per esaltare la propria forza.
Quelle in cui gli errori della magistratura e tutto il resto.
Quelle zone d'ombra non servono alla causa dell'Izs e della sua gente.
Noi.
Il dott. Savini mi viene descritto come un signore di altri tempi e non ho la critica per pensare il contrario.
Ecco, quella parte la lasciamo al prof. Caporale.
Ci teniamo alla sua reputazione.
Alcune parole non ci interessano, altre serviranno a proteggere il valore dell'Izs.
In assenza della politica e dei politici.
Luciano D'Alfonso proporrà con urgenza Luciano D'Amico....ma questa è sempre la solita storia.
Scrive l'ex Direttore Generale, Vincenzo Caporale, al Direttore Sanitario dell'Izs, Giovanni Savini....
" Ricordo a lei e a tanti dell’istituto, peraltro, che nella vicenda Lingua blu tanti aspetti - le sue pubblicazioni scientifiche ne sono la testimonianza palmare - e tante scelte sono stati tanto condivisi, quanto basati sull’assoluto rigore scientifico. Lei, per esempio, c’era? ha condiviso o si è dissociato da qualsivoglia scelta? Ha avuto forse qualche svantaggio personale dall’essere parte dell’istituto nella vicenda della Bluetongue o, invece, ne ha ricevuto gratificazioni anche a livello internazionale?
La verità è che varie bande di manigoldi hanno già ripetutamente tentato di fare del male all’Istituto ed a me personalmente, in tante molteplici circostanze sul piano tecnico e scientifico. Lo hanno fatto sull’anagrafe zootecnica, sulle diossine, sulla brucellosi dei bufali e chi più ne ha più ne metta. I risultati che hanno ottenuto sono sempre stati, però, davvero scarsi. L’Istituto, di converso su tutte queste vicende ha fondato il proprio prestigio internazionale ed il proprio benessere.
Come lei credo ricorderà, anche una conferenza internazionale organizzata dall’UE sulla vaccinazione della bluetongue che si tenne a Bruxelles, concluse che i vaccini vivi attenuati usati in Italia e in Spagna si erano mostrati efficaci e non c’era traccia alcuna di effetti secondari anomali. Indipendentemente dalla prescrizione io voglio farmi processare perché voglio dire, ancora una volta, con orgoglio e con il coraggio che l’istituto di Teramo ha fatto con la Bluetongue un lavoro straordinario ed ha salvato letteralmente milioni di capi di bestiame, conquistandosi il rispetto della veterinaria internazionale.
Ci vuole un’ignoranza crassa ed una memoria molto corta per non ricordare che quando la BT arrivò in Sardegna ed in Sicilia, secondo la legislazione allora vigente, il numero di animali che si sarebbe dovuto abbattere era dell’ordine di un paio di milioni di ovi-caprini e un 5-600.000 bovini, nel solo anno 2000. Se ciò non accadde è perché la quelli che oggi si vorrebbe far passare da malfattori, per intenderci la nota coppia “dispotico-monopolista” Marabelli-Caporale, si assunse la responsabilità di opporsi ai dictat della Commissione europea, sulla base di un rigoroso ragionamento scientifico. L’Europa fu costretta, poi, a riconoscere che i due avevano avuto ragione e cambiò le leggi comunitarie sulla bluetongue. E altrettanto giusta si rivelò la decisione di vaccinare gli ovini ed i bovini con il famigerato vaccino vivo attenuato - che, guarda caso, era l’unico disponibile per fronteggiare una drammatica emergenza -. Non solo il vaccino servì ad arrestare la moria degli ovini, con buona pace di coloro che ancor’oggi si agitano sguaiatamente in Sardegna ed altrove. Nella sola Sardegna dai 250.000 animali morti nel 2000, si passò ai 28 nel 2002.
Fu sempre la “maledetta” vaccinazione che permise di superare il blocco della movimentazione animale imposto dall’Europa che, non solo strangolava l’economia zootecnica delle Isole e del Sud, ma aveva provocato vere e proprie sommosse popolari con blocco di strade e di porti. Dottore ricorda i sicofanti politici ed “esperti” nazionali ed internazionali che ci accusarono di essere dei pazzi a vaccinare i bovini. Strano, ma vero, quando la Bluetongue arrivò nel Nord Europa, quasi un decennio dopo, e non certo provenendo dall’Italia, la vaccinazione dei bovini è stata vastamente praticata come misura di lotta, o mi sbaglio? Ancora una volta, con coraggio, eravamo stati dei precursori.
Noi di Teramo, Abruzzo, Italia, abbiamo cambiato la storia delle Bluetongue e le regole internazionali e comunitarie che la riguardano e lo abbiamo fatto con il rigore degli scienziati ed il coraggio degli uomini. Non ci sarà NESSUNO, Nas-maresciallo o magistrato, o malmestoso politicante travestito o meno da pastore o da veterinario “ca’fune” annessa, che potrà mai cambiare questa semplice realtà.
Un Istituto che dimentica la propria storia o, addirittura, permette che venga distorta o infangata, solo per danneggiare questo o quello, senza levare una voce, un soffio, un lamento, una precisazione, è un istituto che non ha una cultura ed il senso di sé. Insomma è ben povera cosa.
Mi auguro, dunque, che lei o qualcun altro dei suoi colleghi o vedessi mai chi vi rappresenta legalmente, sentirà almeno la responsabilità di difendere non certo me - anzi vi diffido dal farlo - ma voi stessi e l’istituto che, sfortunatamente, porta il nome di mio padre...".
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Ma guarda un po' quanti zelanti dipendenti dell'Istituto spuntano fuori! Colleghi di Caporale ? "ma mi faccia ridere" diceva Totò, non pagoniamo Santantonio al porco. Recita un proverbio: fa il bene e scordatene. Caro Chicco ben ti sta...