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La Politica dei Sopralluoghisti

di Miss Marple
3 minuti

Io sopralluogo. Tu sopralluoghi. Egli sopralluoga. Noi sopralluoghiamo. Voi sopralluogate. Essi, soprattutto, sopralluogano. Verbo sopralluogare, prima coniugazione. Regolare, anzi di più. Così regolare, questo simpatico neologismo, da essere molto usato, anzi quasi abusato, da sindaco e assessori. Sopralluogare separatamente, ognuno per conto suo, in solitaria come certe regate. Oppure in compagnia, perché l'unione fa la forza e le sopralluogate funzionano anche di più se condivise. Funzionano ad uso e consumo delle telecamere che immortalano la sopralluogata nel servizio in onda alle 14, oppure se te lo sei perso puoi sempre ribeccarlo, e recuperartelo, in una replica in prima serata. Le sopralluogate funzionano anche in quanto oggetto di comunicati, a proposito dei quali viene confermata la saggezza dei latini sul fatto che mediaticamente è (quasi sempre, ma non sempre e non tutti ne hanno la consapevolezza) melius abundare quam deficere. Essendo un verbo transitivo, sopralluogare risponde alla domanda chi, che cosa. Quindi va accompagnato da un complemento oggetto. Si può sopralluogare di tutto un po'. Si può sopralluogare quella realtà imbarazzante su cui si potrebbe ironizzare se non fosse per i soldi ed il tempo che ha inghiottito e che si chiama Lotto zero, dove ci si tratterà  a sopralluogare ancora un po' prima della madre di tutti i tagli di nastri immaginabili, oramai prossimo venturo, per questa viabilità alternativa che risolverà tutti, ma proprio tutti, i problemi dei teramani. Si può sopralluogare nel cantiere bunker del teatro romano e vedere ciò che altri occhi umani potrebbero non vedere mai. Si può anche ipo-sopralluogare, quindi in sotterranea,  nello specifico all'Ipogeo, al riparo di sguardi curiosi e troppo indagatori. Sopralluogando sopralluogando, però, i teramani nel frattempo sono colpiti dalla brutta cartolina anonima che stanno spedendo a se stessi da Teramo. Quella che immortala una città che sta cristallizzando un'aria provvisoria e polverosa, da perenne cantiere senza fine, sbucacchiata qua e là in contemporanea alla Gammarana come al centro di piazza Garibaldi dove non c'è la statua di Garibaldi, ma questo è stato già detto ed è una “tipicità” che caratterizza il territorio, anzi si potrebbe spendere come marketing territoriale, e non c'è nemmeno più la vituperata palla di Mastrodascio che, rotola rotola, tanto torna alla rotonda del Lotto zero e non c'è manco la  vecchia fontana che c'era sempre, invece sulle cartoline degli anni '70, quelle che gli alpini della caserma, che non c'è più neanche quella ma tant'è, spedivano a casa e che è stata smontata e numerata, pezzo per pezzo, perché prima o poi un posto dove rimontiamo il puzzle lo troveremo. Un po' di pazienza, ecchecavolo. Stiamo sopralluogando.

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