"Morto di droga, per droga, colpa sua". La condanna sociale aiuta a sollevare le coscienze. La droga è dentro di noi. Si chiama inquisizione. Quella bastarda abitudine di giudicare gli altri. Di criticarli. Di etichettarli. Di denigrarli. Di emarginarli. Di moralizzarli. Di farli prigionieri della solitudine. Marco è morto. Ucciso dall'eroina. Per colpa mia...Marco aveva una famiglia presente. Sorpresi? Marco era un ragazzo solare, felice, sensibile. Sorpresi? Luoghi comuni. Marco aveva un sogno. Voleva fare lo chef. Sorpresi? Marco aveva tre amici del cuore. Erano in quattro. Marco aveva un amore. Qualcosa si è rotto dentro. Chi può saperlo? Dio? Noi? Io? La Famiglia? Nessuno, forse neanche Marco. Marco aveva un ristorante. Marco non c'è più. Ti senti di colpo parte del nulla. Marco ha cercato aiuto. Un vuoto che diventa pieno di colpa e sensi che non conosci. Conosci la paura. Senti l'odore dei suoi umori. Il pavimento. Marco sedeva gli scalini di un Duomo. Cerchi quel Dio di cui tanto ti hanno parlato. Ti basterebbe? Diventi assente. Sei nel baratro. Non sei più solare. Marco era diventato deluso e non sorrideva. Non era Marco. Era già morto. Il suo odore simile a quello del marmo. Scivolava via. Marco era uno splendido papavero. Libero e sognatore. Umanità come tanta nella nostra Teramo. La droga è nelle nostre case. Nessuno è immune. Non siamo tutti uguali. Siamo della stessa razza. Quella umana. I tuoi figli non sono immuni. I miei figli non lo sono. Non dobbiamo prenderci come modello e partire dal nostro alto esempio di perbenismo elitario. Marco ci ha mandato un segnale, altri ancora, molti. Erano quattro amici. Due sono morti. Teramo si è persa...e non riesce a tornare a casa. Ciao Marco. Mi fai un sorriso? Qui fa freddo.
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