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Noterelle massoniche 23: Che Sollazzo!

di Elso Simone Serpentini
2 minuti

Il Gruppo della Serenissima Gran Loggia d'Italia, allo Zenit di Milano fu istituita a Milano, iscritta anche alla camera di commercio, dal Dr. Goffredo Sollazzo il 12 luglio 1951, «sovrana e indipendente da qualsiasi altro Corpo Massonico o Rito, ancorché regolare», approvata dalla Gran Loggia d'Inghilterra, che la mise, da sola, in un Gruppo a parte, «con le Massonerie che le sono infeudate».

Il Sollazzo, Gran Maestro di questo Gruppo che Palazzo Giustiniani, falsamente, diceva essere passato tutto alla sua Obbedienza, in una lettera del 21 marzo 1970, puntualizzava così le fondamentali discordanze rispetto al Grand'Oriente giustinianeo: «Noi chiediamo ad ogni neofita la fede nell'esistenza di Dio: diciamo Dio, poiché se esso è, come è, unico, non possiamo dargli nome: ogni religione lo chiama come vuole: per questo abbiamo preferito la dizione di Grande Architetto dell'Universo».

Sollazzo e i suoi adepti dichiaravano di credere nell'immortalità dell'anima, vale a dire nella «vita eterna». Con ciò si veniva a riconoscere anche l'esistenza di una «giusta» o «non giusta» vita terrena, quindi un criterio di «giudizio», la «giustizia di Dio».

La Serenissima Gran Loggia d’Italia, fondata a Milano nel 1951 dal Gran Maestro Goffredo Sollazzo, portò alla costituzione di gruppi autonomi, dai quali dipesero alcune affiliazioni, di stampo democristiano, anche teramane. Poiché ogni loggia che dipendeva dalla nuova obbedienza di Sollazzo per statuto (fonte “Panorama” 22 nmarzo 1973) doveva avere almeno un appartenente al clero, anche a Teramo furono cercati preti disposti all’affiliazione, e furono trovati.

A Teramo centro furono addirittura due, molto noti: don Berardo Marrocco e don Filippo Scipioni. Ma si affiliarono anche altri teramani noti, fra i quali alcuni giornalisti, alcuni militari e alcuni impiegati. Per qualche anno la loggia rimase in vita, prima della chiusura, legata al tramonto del fondatore della nuova Obbedienza.

Ma intanto per alcuni anni alcuni massoni teramani potettero celebrare i loro riti al motto di: “Che Sollazzo!”
 

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