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Il corrosivo: L’inizio (o la fine?) della fine?

di Elso Simone Serpentini
5 minuti

La domanda mi assilla. Quando è cominciato?
Si può individuare l’esatto momento, l’istante preciso in cui Teramo ha cominciato ad agonizzare? Come per ogni evento storico, non è possibile. Solo a posteriori è stato indicato un anno a partire dal quale si parla di caduta dell’Impero Romano d’Occidente, solo molti anni dopo è stata assunta una data, e nemmeno precisa, in cui si pensa che sia nato il Rinascimento italiano. E qui si tratta di grandi eventi storico-culturali. Figuriamoci se possiamo ora, ora che stiamo in mezzo al guado, individuare il momento preciso in cui è cominciato il degrado (che si crede irreversibile) civile, politico e culturale della nostra città. Quel che sembra innegabile è che siamo all’inizio della fine, o forse addirittura alla fine della fine. Il  simbolo di questa fase che stiamo vivendo è una delle tante fotografie che stanno pubblicando giornali e siti internet e che mostrano la nostra immondizia ammucchiata nelle strade a causa della mancata raccolta da parte della Team. 

Giustamente si grida allo scandalo, perché è uno scandalo oltre che una indecenza. Ed è anche il segno di un fallimento clamoroso, perché solo fino a qualche mese fa l’amministrazione comunale si faceva vanto del modello teramano e della efficienza della raccolta porta a porta. In questi ultimi giorni, invece, tutto il sistema della raccolta è collassato, nonostante che i cittadini siano stati chiamati a pagare tasse di importo assai elevato proprio per garantirne la continuazione e quasi per compensarne la qualità. Che i costi fossero insostenibili era evidente da tempo, che ci fossero sprechi e disfunzioni altrettanto, che tutta la Team fosse stata presa d’assalto dalla politica come una diligenza su una pista del West lo stesso. Era evidente che le cose non sarebbero continuate a lungo e infatti non sono continuate. Adesso si assicura che la raccolta dei rifiuti riprenderà, si accampa qualche giustificazione puerile sulla mancata raccolta per giorni, si dice che i problemi saranno risolti, ma pochi ci credono. 

Anche io non ci credo. Credo, anzi, che non torneremo all’efficienza di cui ci si vantava solo qualche mese fa. Credo che le cose peggioreranno. Credo anche, come accennavo, che il principio (o la fine) della fine, reso evidente dal crollo del sistema di raccolta differenziata e dal fallimento dei bilanci della Team, sia il simbolo evidente di un fallimento più generale e di un degrado più complessivo, del quale già altre volte ho qui tratteggiato alcuni aspetti. E anche per questi non potremmo indicare quando il percorso in discesa sia iniziato. Non c’è stato un giorno preciso, non un momento esatto in cui la cosa sia iniziata, perché i deterioramenti cominciano poco per volta e occorre del tempo prima che i processi degenerativi diventino visibili. Ma sia sul piano economico che sociale e culturale Teramo è da tempo avviata lungo una discesa di cui non si intravede la fine. Le cronache di questi giorni ci hanno ampiamente riferito, dei tentativi di modificare tracciati stradali e di inventare nuove improbabili rotonde alle mancate accensioni degli impianti di riscaldamento negli edifici scolastici alla fine della vacanze.

Ci hanno illustrato i flop di concerti di capodanno e di aperi-street a cui il cambio di nome non ha portato fortuna. Ci sarà tempo e modo di tornare ad occuparsi di altri particolari elementi distintivi di questo degrado generale. Qui mi voglio limitare a segnalare quanta confusione ci sia nella testa di molti assessori brucchiani e di molti che nella nuova amministrazione provinciale disabatinana non sanno che fare e dove andare e soprattutto perché fare o andare. La confusione regna sovrana. Che qualcuno ipotizzi che il prossimo sindaco di Teramo possa essere Mauro Di Dalmazio comprova ampiamente questa confusione, così come la convinzione che qualcuno ancora manifesta che Paolo Gatti possa continuare ad essere considerato come una risorsa della politica teramana, anziché un problema, come tutti gli altri politici che non hanno potuto che menar vanto della propria giovane età, non potendo vantarsi per i loro meriti e per le loro doti. 

La confusione regna sovrana se ancora tanta gente pensa che il compito di un assessore comunale alla cultura sia quello di organizzare eventi, culturali e non, come se fosse un agente di spettacoli, e che ritiene che la cultura possa misurarsi con la categoria degli eventi, che per loro natura costituiscono delle singolarità e non una continuità. Non riesco a immaginare quanto grande deve essere la confusione nella testa di chi non ha capito che la cultura è una realtà che si misura ogni giorno, giorno per giorno, mese per anno, anno per anno, basandosi su altri parametri e su alte misurazioni, molte delle quali vanno effettuate sugli individui e sulle persone, oltre che sulle associazioni e sulle singole iniziative.

Tutto mi dice che siamo davvero non all’inizio della fine, ma davvero alla fine della fine. L’inizio della fine lo abbiamo avuto un bel po’ di tempo fa. Viviamo adesso la fine della fine, o stiamo per viverla. Siamo all’ultimo atto, dopo di che Teramo sarà un paesotto di mezza collina, i cui residenti vivranno alla giornata, colpevoli, ma inconsapevoli, del proprio fallimento. 

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Siamo un popolo di combattenti. Non di guerrieri, che si lanciano in battaglia per spinta di dominazione o spirito di conquista, ma combattenti che se provocati o schiacciati da oppressioni, si ribellano. Ma andiamo per gradi... Insieme, istantaneamente, nei primi del '900 nascevano le due forze: i fascisti e gli Antifascisti. L'una come aggregato di potentati che voleva il controllo sulle masse “ignoranti”, l'altra come sua netta contrapposizione, composta da chi anelava alla libertà, alla parità sociale ed al riconoscimento dei diritti dell'uomo (la Costituzione non esisteva). Ebbene, il fascismo con la violenza e gli inganni salì al potere...e ci rimase vent'anni. Pensa che pazienza che abbiamo come popolo, e quanta fiducia abbiamo nella buona fede del prossimo, anche ed addirittura se quello si macchia di reati indicibili. Poi però, come un detto tutto italiano ci ricorda: “...guarda che io sono buono e caro, ma se mi incazzo divento una bestia!”, arriva la ribellione. Ed è una ribellione di stomaco, fatta di muscoli e sudore. Una ribellione di madri, figli e mariti, di nonni e nonne, di carabinieri, di contadini, di bottegai e di artigiani, di imprenditori e filosofi, una ribellione di tutti. W i Partigiani! W gli Eroi della Libertà! Quindi la Repubblica, la Democrazia e la splendida Costituzione Italiana. Nascono le Istituzioni. Ecco cosa ci ha regalato la ribellione. Ecco cosa abbiamo ottenuto combattendo. Eppure sono bastate tre decadi, per iniziare a rimangiarci tutto. Uomini senza spina dorsale si sono insinuati nei palazzi delle Istituzioni, con l'unico scopo di trarre profitti personali dalla cosa pubblica. Parassiti che si sono moltiplicati a dismisura negli anni, perchè è più facile vivere nel grigio che prendere una posizione e mantenerla; è più conveniente dire sempre di si ai potenti pur di ottenere qualche briciola, piuttosto che sbattergli in faccia la propria dignità e vivere e morire per un ideale di uguaglianza sociale...perchè chi striscia non inciampa. Il mio Paese stuprato da questi cialtroni, che inneggiano a falsi idoli e che mentono in continuazione, che non fanno mai un discorso di senso compiuto. Il mio Paese, che è uno dei più belli del mondo, distrutto. Il mio Paese che cade a pezzi, come i resti di Pompei, a causa dell'incompetenza, dell'ignoranza e della delinquenza di una classe dirigente ormai marcia e composta da farabutti. Il mio Paese dove ci si guarda intorno ogni giorno, nella speranza di non essere i prossimi a vivere sotto la soglia della povertà. Il mio Paese in cui la gente muore, si uccide quando perde tutto, perchè lo Stato che dovrebbe sostenerti ti toglie tutto e ti volta le spalle, sputando in faccia alla tua Dignità, alla Costituzione ed alla Democrazia. Il mio Paese in cui ci sono migliaia di uomini, donne e bambini che lottano contro malattie, e lo fanno da soli, perchè la Ricerca e la Scienza non sono elementi che questa classe “politica” vuota e fatta di niente ritiene necessari. Il mio Paese, per vent'anni nelle mani di un noto amico di mafiosi, uno che dichiara pubblicamente che Vittorio Mangano era un eroe, che la mafia sono “...qualche centinaia di persone...”, un pluriprescritto, un corruttore politico, un cafone che non ha nessun gusto, un piccolo uomo volgare ed ignorante oltre ogni limite, un vecchio pervertito ed impotente, che però è riuscito ad inculare una nazione intera. Il mio Paese, dove i diritti sono diventati privilegi e le Istituzioni vengono offese e delegittimate proprio da quei pezzi di Stato che giurano di difenderle. Il mio Paese, in cui la Storia e l'Educazione Civica non contano più, sostituite con il grande fratello o con dei pietosi spettacolini in cui decine di donne e uomini si privano di quel po' di decoro che la natura gli ha donato, diventando attori consapevoli di una farsa che ti ruba il pensiero ed il futuro. Il mio Paese, in cui l'istruzione è stata soppiantata dalla scarsa informazione dei media, e la matematica dalle sale slot. Tutto questo, sotto gli occhi degli italiani, di noi tutti italiani. Combattenti, non dimentichiamolo. Capisco che vent'anni di rincoglionimento berlusconiano sono duri da cancellare, perchè ci hanno lasciato nuovi valori, nuove credenze e nuovi modi di agire. Non c'è più la libera concorrenza, o la possibilità di misurarsi nella vita e nel lavoro dimostrando le proprie capacità e cultura. Ora, bisogna fottere il prossimo, fregarlo, derubarlo, ridicolizzarlo, tradirlo...e se riesci a farla franca e non farti scoprire....Beh, allora sei una persona di successo. Non ha importanza se non sai mettere due parole in fila, o se Sandro Pertini per te era un giocatore del Torino...ci sono sempre università private pronte a venderti un titolo di studio, vedi la Bocconi ecc... Siamo un popolo imbrutito, che crede in continuazione di non essere causa dei problemi, ma solo di subirli. Non riesco, proprio non riesco a scrivere “E' ora di cambiare passo”, non ci credo. Non credo più nei miei concittadini, non hanno il coraggio. Essere uno che dice quello che pensa e che non scende a compromessi è difficile e demoralizzante il 95% delle volte; ma credetemi, quel 5% ripaga di tutte le facce voltate, i rifiuti, i tradimenti e le delusioni. Non basta pensare che un politico o un funzionario dello Stato non sia all'altezza, bosogna dirglielo, dritto in faccia. Non basta pensare che al governo ci sono mafiosi e pagliacci privi di spina dorsale, bisogna urlarlo, a pieni polmoni. Non basta pensare che prima o poi arriva qualcuno che metterà finalmente tutto in ordine, bisogna diventare quel qualcuno. I “signori”, i “berluschini”, i “potenti”, i “dirigenti”, sono poche centinaia di persone! Sono l'1%. Ed hanno paura solo di una cosa. Del 99% restante. Finchè non avremo questa consapevolezza, finchè non la vivremo come espressione di coesione e giustizia sociale, invece che come guerra tra poveri; fino a quel momento saremo solo schiavi. Servi di un sistema marcio che ci regala palloncini colorati pieni di niente, ed intanto ci ruba la voglia di vivere e di amare incondizionatamente il prossimo. Combattenti. E', o sarebbe ora di ricordarselo. "Quando il potere dell'amore supererà l'amore per il potere, il mondo conoscerà la pace." Jimi Hendrix
che dire? complimenti... condivido tutto, anche gli spazi, i punti e le virgole.