Salta al contenuto principale

Il Corrosivo. Ripartiamo dalla cultura

di Elso Simone Serpentini
7 minuti

Dobbiamo ripartire dalla cultura.
In Italia come in Abruzzo, come a Teramo. Dobbiamo convincerci che abbiamo inseguito inutilmente il sogno di industrializzazione in un’economia di mercato in cui esso non può essere realizzato in modo esclusivo e senza vocazione imprenditoriale.
Abbiamo sbagliato a sacrificare a questo sogno pretenzioso e velleitario ogni altra aspirazione, più consona al nostro temperamento e alla nostra storia.
Continuiamo a perseguire qualche disegno nel campo imprenditoriale, ma riprendiamoci il diritto di rinforzare il nostro settore terziario, se proprio non riusciamo a rifondare quello primario, essendo ormai l’agricoltura settore relegato nell’angolo delle nostre considerazioni. Ripartiamo dalla cultura.
Dice bene chi fa notare che il nostro giacimento culturale è inesauribile e potrebbe essere la molla della nostra ripresa, il segreto della nostra rinascita. Il nostro Rinascimento, quello del Cinquecento, prese l’abbrivio proprio dalle arti e dai grandi artisti e innovammo come mai più avevamo fatto dalla crisi dell’Impero Romano. Poi credemmo che la Rinascita fosse compiuta e definitiva e tornammo “in sonno”, senza riuscire più a risvegliarci.

Se vogliamo rinascere ancora, anche a Teramo, dobbiamo ripartire da una nuova valorizzazione della nostra cultura e dei suoi tesori, che giacciono sepolti sotto la sabbia di una ignoranza che è stata generalizzata.
Per troppo tempo abbiamo ignorato questi tesori e ci siamo dimenticati di averli. Possiamo riscoprirli e valorizzarli, non solo come fatti e oggetti storici, ma anche come autentiche valenze del nostro essere persone e cittadini di quella che fu chiamata (ahimè troppo tempo fa) l’Atene d’Abruzzo.
Cominciamo a ridare alla nostra città un assessore alla cultura, che non abbiamo, e affidiamogli un compito difficile e impegnativo, ma non proibitivo.
Affianchiamolo con una équipe di esperti, la cui consulenza potrà essere per lui preziosa e proficua.
Affranchiamolo dal peso ingombrante delle influenze esterne interessate, quali quelle di banche e fondazioni, che hanno le loro logiche quando si occupano di cultura.
L’apporto di questi enti, pubblici o privati o semi-pubblici che siano, può essere interessante e prezioso, ma solo se inquadrato nell’ambito di una progettualità generale e complessiva che si tenga lontana ed estranea dal “particulare” di guicciardiniana memoria.

Impegniamoci a non essere proni a chiunque ci venga a proporre il più strampalato project-financing al solo scopo di lucrare e di farci consumare il territorio; individuiamo i luoghi e i siti che per ragioni storiche e culturali costituiscono la nostra identità culturale e valorizziamoli.
Facciamo della Fonte della Noce, del Ponte degli Impiccati, del Castello della Monica, del Teatro Romano, del vecchio Casino del Vescovo, delle nostre chiese e dei nostri complessi architettonici di maggior pregio i punti di forza della individuazione  della nostra identità culturale e storica. Riportiamo alla luce quelli che abbiamo coperto di polvere e quelli che per colpevole incuria giacciono inesplorati e ignorati. Abbandoniamo gli aborti e i frutti incompiuti dei folli parti di menti malate che hanno ricoperto di immagini belle, ma false, le loro insanie al solo fine di nasconderne la realtà illogica e malsana.

Rabbrividiamo al pensiero che abbiamo lasciato che la città fosse e rimanesse in balia di chi rincorreva visioni donchisciottesche quali Cult e Piani strategici, lasciandoci credere, o tentando di farci credere, che i mulini a vento fossero  guerrieri in arme. Diamo concretezza a ciò che altri, Chiodi e Di Dalmazio “in primis”, hanno lasciato nell’indistinto regno dell’onirico.
Ci sono giovani nella nostra città che hanno saputo trovare nella loro esperienza, pur breve, gli elementi per una diversa visione del nostro futuro e hanno immaginati progetti che sono realizzabili: un Castello della Monica da far tornare a perno della nostra vita culturale, un ex manicomio da far rivivere come museo della psichiatrica e come simbolo di una città che negli anni venti del secolo passato fu la culla della psicoanalisi italiana, un teatro comunale da ricostruire dov’era e com’era, un campo sportivo comunale da trasformare in una bomboniera nel cuore della città vocata allo sport giovanile ed amatoriale.

Ripartiamo dalla cultura, perché è dalla cultura che possiamo e dobbiamo ripartire. Sarà un riscatto.
E, per riscattarci, liberiamoci di questi orpelli divenuti troppo pesanti e ingombranti, questi politici ignoranti che troppo ignorano e che troppo poco sanno.
Liberiamoci soprattutto delle loro logiche perverse, che della spartizione degli incarichi e della moltiplicazione delle loro prebende hanno fatto il viatico della loro politica, così come della sottrazione dei nostri beni e delle nostre risorse.
E’ tempo di un riscatto pieno e completo, che nasca dalla partecipazione di tutti e dalla condivisione di progetti comuni.
Facciamo delle istituzioni che funzionano (biblioteca provinciale, archivio di stato, alcune scuole, associazioni culturali) le vene pulsanti di una circolazione di idee e di liberi pensieri; di quelle che non funzionano (università, circoli asserviti al potere) il laboratorio di una trasformazione necessaria; di quelle che funzionano solo a metà (museo civico e pinacoteca) la materia morta su cui intervenire per renderla viva e animata.
Ridiamo un senso perduto da troppo tempo a luoghi che vivono soltanto nella nostra memoria, a ricordo di un tempo in cui Teramo pensava, discuteva,  dibatteva, progettava, come da tanto non fa più.

Riapriamo la sala del cosiddetto palazzo della sanità, riconsegniamolo al libero e gratuito dibattito culturale e politico cittadino, ridiamo le chiavi della città ai circoli giovanili, alle associazioni di liberi cittadini, supportiamo il lavoro difficile e spesso oscuro degli operatori culturali, rapportiamoci con le scuole, con tutte le scuole, proviamo ad aumentare il numero dei teramani che leggono e frequentano librerie e biblioteche, aiutiamo i giovani talenti locali ad emergere, sosteniamo le arti e gli artisti, ospitiamo intellettuali e letterati con cui confrontarci e destiniamo a queste opportunità di incontro le risorse che attualmente destiniamo a iniziative di poco valore e a sagre e mercati di paese.
Andiamo nelle periferie e nei quartieri, nelle frazioni, incrementiamo sale ricreative e biblioteche ambulanti. Soprattutto cooperiamo ad accrescere la sensibilità culturale collettiva e il bisogno di stimoli e di curiosità intellettuale.

Tiriamo le funi di quelle campane che da tempo non suoniamo più, quelle a martello il cui suono avvisano l’arrivo dei barbari alle frontiere, vogliosi di depredare il nostro territorio e le nostre coscienze oltre che di asservire le nostre coscienze. Rivitalizziamo il nostro tessuto urbano, ripensiamo i nostri strumenti urbanistici, riadattiamo a nuove funzioni i nostri edifici storici lasciati all’incuria morale e materiale. Chiediamo a chiunque abbia un progetto per la nostra rinascita e lo proponga quali sono le ragioni che lo muovono e apriamo un dibattito su ciò che vogliamo e possiamo fare per riprendere a crescere e a sperare di salutare un nuovo giorno, quello del “nostro” Rinascimento.
                       

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Stupendo....
Il Prof. Serpentini ha espresso in maniera limpida la mia stessa idea sul futuro sviluppo di questa Città. Tra le sue tante emergenze, quella culturale non può e non deve passare in secondo piano. Abbiamo un Castello Della Monica che ci viene invidiato da tante altre realtà, abbiamo il complesso dell'Ospedale Psichiatrico che costituisce buona parte del nostro centro urbano e che ha rappresentato il cuore stesso della Città, fra quelle mura che sono lì dal 1323 e nelle quali hanno operato i più illustri luminari della scienza psichiatrica italiana. Avevamo un Teatro Comunale che era un gioiello architettonico e che dovrebbe piuttosto essere ricostruito, come afferma il Prof. Serpentini, com'era e dov'era... anziché avventurarsi in nuove sperimentazioni architettoniche. Abbiamo un passato, una storia, una cultura, una dignità da campioni. Questa Città dovrebbe esserne orgogliosa. O si riparte da lì, o non si riparte più. Si spengono i motori e si sfilano le chiavi. PS: Ancora sto aspettando una proposta del Comune di Teramo, della Regione Abruzzo e della Soprintendenza ai beni architettonici sulla questione del Castello Della Monica. Nell'attesa, i vari partiti politici dove sono?
Ci siamo mai chiesti perché Brucchi non ha nominato l' assessore alla cultura? La risposta e' semplice: non ha trovato nella sua maggioranza una persona in grado di adempiere a questo delicato compito. Mi permetto di suggerire al sig. Sindaco di guardare alla societa' civile ,sicuramente avrà l'imbarazzo della scelta.
Con questa maggioranza nessuna speranza.
Ma questo è bellissimo! Realizzare questi progetti significa riportare freschezza e vitalità alla nostra città. Inoltre, come abitante di una frazione apprezzo molto l'idea di sale ricreative e biblioteche ambulanti, perché negli ultimi anni i nostri paesi hanno perso molti dei servizi ed attività commerciali che una volta rappresentavano la vita delle nostre comunità. Se ci fosse la volontà di politici e residenti, quest'idea sarebbe facilmente realizzabile e significherebbe ridarci qualcosa che dalle nostre parti abbiamo perso da tempo: la nascita di servizi per la zona in cui viviamo. Grazie Prof. per avere diffuso queste idee, sarò sostenitrice di chiunque vorrà impegnarsi per la realizzazione di tali progetti.
CARO PROFESSOR SERPENTINI, è vero la cultura è, e sempre sarà una esigenza primaria da tutelare e sviluppare; un investimento a lungo termine che, se non viene effettuato, tutto il resto inaridisce e muore. la cultura è in nostro oro nero - non quello della petrolizzazione dell'abrizzo felix -. tuttavia oggi, professore, i soldi non ci sono più " non c'è trippa pe gatti " come disse qualcuno; anche le fascinose librerie indipendenti, quelle vere, hanno chiuso bottega. per rilanciare la cultura ci vorrebbe un miracolo o molta fantasia ed immaginazione. nel frattempo i pochi euro dedicati alla cultura dovrebbero essere spesi correttamente, quindi tagliando gli sprechi vergonosi perpetrati in SUO nome, per pranzi, piante ornamentali, manifestazioni con 20 persone, finanziamenti di stampo politico e clientelare-MENO CONVIVIALI E PIù RESTAURI-. la nostra città è la nutrice di centinaia potenziali " volontari per il patrimonio culturale " disposti a farsi arruolare ...per la causa! la cultura è una cosa seria, non ha tessere di partito, e dovrebbe essere affidata ad un " assessore" indipendente, distante da qualsiasi posizione politica, perennemente CONTROPARTE verso chiunque, per far valere i propri obiettivi. tutto questo è molto difficile, ma non impossibile....pas de soleil, pas d'ombre.
E' un piacere raro leggere queste lettere emozionate e limpide.
perchè i progetti abbiano attuazione hanno bisogno oltre che di menti fervide, anche di gambe solide per camminare. Ciò significa solo che noi che mai avemmo spazio perchè pochi inclini alla flessibilità politica, prima di morire potessimo vedere alla guida di questa società corrotta finalmente quelli tra i nostri figli le cui principali capacità non siano quelle del giungo più pronto a flettersi a seconda della direzione del vento che soffia in quel momento.
Sono emozionato e commosso. Caro prof. Elso questo scritto d'ora in poi sarà il mio vero lumicino nel buio.