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Il Corrosivo: I nove dell’Ave Maria

di Elso Simone Serpentini
10 minuti

Paolo Gatti.
Ricordo quella sera in cui lo incontrai, giovanissimo, in una riunione piuttosto agitata nella quale io e lui eravamo solo spettatori, non protagonisti. Era il 1994. Io ero tornato in politica da poco, dopo 14 anni, perché mi era sembrato di cogliere in quella stagione (vedete quanto mi sbaglio spesso?) segnali di rinnovamento in una formazione quale Forza Italia, che si proponeva di cambiare l’Italia dopo gli scandali che avevano distrutto i partiti tradizionali.
Si era fatto il mio nome come possibile candidato sindaco del centro destra teramano, in ballottaggio con un giovane avvocato. La mia candidatura era stata bocciata proprio dal partito che aveva raccolto l’eredità di quello nel quale avevo militato io negli anni ‘60’, ’70 e ’80.

Così avevo deciso di accettare la candidatura al consiglio regionale propostami proprio da Forza Italia, tanto più che mi si offriva di fare il capolista nel collegio di Teramo. Avevo accettato da pochissimo, quando avvenne questo nostro incontro, che ho evocato all’inizio. Era stato deciso dai vertici nazionali che le liste locali sarebbero state formate da Forza Italia e dal partito di Buttiglione, che raccoglieva gli epigoni della Democrazia Cristiana, e quest’ultimo insisteva nel proporre la candidatura di Gatti padre, ex sindaco democristiano di Teramo.

Poiché si faceva resistenza sul suo nome, Gatti padre venne all’incontro, accompagnato da suo figlio, e gridò, a voce altissima: “Allora io candido mio figlio!” Non fu candidato il padre né fu candidato il figlio. Forza Italia era ancora un partito chiuso e non aperto agli ex democristiani. Restò sulle proprie posizioni fino a metà della campagna elettorale, quando, come ebbi modo di accorgermi, le porte si aprirono addirittura ad Antonio Tancredi che in pochissimo tempo e a forza di voti lo fece suo. Ricordo che fu condotta contro di me una guerra senza respiro e riuscii a difendermi solo in alcuni paesi (Penna Sant’Andrea, Martinsicuro), altrove fui travolto (a Mosciano, pur essendo capolista, presi solo un voto di preferenza).

Persi le elezioni e furono eletti due ex democristiani, l’avv. Di Gialluca e il dott. Venturoni. Conclusa la fase elettorale, rifiutai ogni proposta di risarcimenti e compensi politici per la mancata elezione e abbandonai per la seconda e definitiva volta la politica. Il candidato sindaco del centro destra teramano, l’ing. Cameli, fu battuto da Sperandio, che poi avrebbe fatto il sindaco per nove anni, in controtendenza, come sempre a Teramo, rispetto alla realtà nazionale, dominata dalla destra berlusconiana.

Ho richiamato questo antico ricordo che ho di Paolo Gatti giovanissimo perché nella nuova speranza di un rinnovamento possibile della politica e del suo rimodellamento sulla base di alti ideali e non di bassi interessi di parte, per un po’ ho pensato che a Teramo ci potesse essere davvero un cambiamento, non grazie alla sua parte politica, troppo legata al suo passato, ma grazie ai tanti che ad essa si opponevano e che costituivano potenzialmente un fronte assai vasto, che andava dal PD (a Teramo, per la verità sempre confuso e contraddittorio) alle liste civiche, alla sinistra alternativa e, novità importante, ai grillini.

Quando il sogno del rinnovamento è tramontato e i teramani hanno scelto, sia pure per un pugno di voti, la continuità brucchiana al cambiamento quale che fosse (aiutati dagli “utili idioti” grillini e giannelliani, che non sono andati a votare non riuscendo a scegliere, tra due mali, il minore), mi era rimasta una residua, piccolissima, speranza che potesse essere proprio lui, Paolo Gatti, forte di un successo elettorale grandissimo, personale e politico, a portare qualche elemento di novità, anche perché mi sembrava avesse la stoffa per farlo, e ad avere la possibilità di sgretolare i vecchi metodi “tancrediani”, basati sul clientelismo e sulla volontà di decisione dei capibastone abituati a servirsi di servi (ricordate Totò? Se un servo non serve a che serve?).

Pensavo: Gatti è il vero trionfatore di queste elezioni, ha un potere immenso, può fare tanto bene a questa città, se almeno volge nella giusta direzione la prora delle decisioni da prendere, non sulla base degli interessi di parte, ma sulla base degli interessi di tutti. Può convincere, ma anche costringere, Brucchi e i Tancredini a fare come dice lui e lui può dire cose buone. 

Il primo banco di prova, per Paolo, era la formazione della nuova giunta. Poteva convincere o costringere Brucchi a non farla troppo numerosa (considerato che gli assessori regionali sono solo sei), a farla sulla base di scelte oculate e lungimiranti, di qualità, non sulla base dei soliti criteri clientelari e del soppesamento delle forze in campo e delle richieste avanzate, a scegliere assessori “di peso” e di qualità, che fossero il meglio del meglio. Mi aspettavo, che Paolo Gatti fosse più generoso e più intelligente di Gianni Chiodi, il quale, diventato presidente della Regione, non ha pensato al bene dell’Abruzzo, ma solo a quello dei suoi compagni di merenda, che ha favorito al di là del merito e delle competenze. 

Le mie aspettative sono andate deluse. Una mattina, sotto elezioni, incontratici in piazza, Paolo Gatti rintuzzò la mia accusa di praticare una politica clientelare, spiegando che lui era di un’altra pasta rispetto a quella della quale ritenevo che lui fosse fatto. Devo, con rincrescimento, confermare le mie accuse e ribadire che anche lui è fatto proprio di quella pasta e che è ancora più grave che lui voglia negarlo. Adesso “so” che i suoi diecimila voti di preferenza  e quelli avuti dalla lua lista alle comunali, la più votata, sono il frutto di una politica clientelare.

Lo ha confermato lui, partecipando ad un tavolo (che ha registrato anche la presenza “illuminante” di un tal Giacomino Di Pietro) che ha scelto i nuovi assessori di Teramo in così gran numero, nove, proprio per soppesare,  contrappesare e distribuire in base ad una logica spartitoria del “tanto a me, tanto a te”, finendo per sceglierli di basso profilo e di inattendibile autorevolezza.
Anche lui, come Chiodi in regione, ha pensato non a Teramo, ma a sé, alla sua parte, alla sua lista, ai suoi compagni di merenda e, per avere, ha dato e concesso. Per poter imbarcare i suoi, e così in tanti, ha fatto salire sulla scialuppa altri ai quali non avrebbe dovuto concederlo né consentirlo.

Se questa è stata la premessa, non oso pensare a quali altri compromessi e a quali altre concessioni vorrà e dovrà piegarsi. Avrebbe potuto determinare la situazione, è stato costretto a subirla. Lo farà ancora. Poteva dimostrarsi un principe e invece ha scelto di essere un ranocchio, al quale nessun bacio delle sue tante sfegatate ammiratrici darà la possibilità di tornare ad essere un principe. Poteva dire di no al più piccolo dei Tancredi in giunta (un vero schiaffo alla città e alla sua storia, tanto più se davvero avrà la delega, proprio lui, alla cultura) e invece gli ha detto sì. Non potrà ripetere il gioco fatto con Varrassi, quando disse sì (in un modo o nell’altro, sia pure tacendo e acconsentendo) e poi pretendeva di far credere di aver detto no.

Questi i nuovi assessori della giunta Brucchi, i nove dell’Ave Maria: Piero Romanelli, Rudy Di Stefano, Francesca Lucantoni, Eva Guardiani, Mario Cozzi, Marco Tancredi, Valeria Misticoni, Mirella Marchese, Giorgio Di Giovangiacomo. Dio abbia pietà di Paolo Gatti per questa giunta che ha contribuito a far nascere, la peggiore che potesse esserci, forse una delle peggiori di sempre, tanto da sfiorare il ridicolo e la vergogna, non solo nei delusi frustrati nelle loro ambizioni ma anche in molti che pure hanno votato Brucchi e le sue liste (facendolo vincere sia pure di poco), o non sono andati a votare, facendolo vincere lo stesso e facendo perdere tutti quelli che poi Brucchi ha voluto gratificare con l’appellativo di “Buffoni”.
Accettando e approvando questa giunta, Paolo Gatti li ha definiti anche lui “buffoni”. 

Sarà additato anche lui, anzi, lo sarà principalmente lui, per tutti i guasti, assai probabilmente irreparabili, che essa apporterà e causerà. Si è leader nel bene e nel male, del bene e del male. Paolo Gatti ha scelto di esserlo nel male, non nel bene. Adesso crede di essere il padrone di Teramo, in realtà, purtroppo, ha dimostrato di essere anche lui un servo, e a spese nostre, delle vecchie logiche spartitorie della vecchia Democrazia Cristiana, la peggiore. Alcuni che sono stati suoi compagni di cordata nella campagna elettorale, ora recriminano e si stanno mangiando i gomiti.

Alcuni fanno anche velate minacce, lasciando intravedere pericoli di mancanza d’acqua e perciò di scarsa galleggiabilità della papera. Ma Gatti si è affrettato a fare i complimenti alla nuova giunta e ad augurarle buon lavoro, mettendo così il suo “imprimatur” a tutta l’operazione, davvero squallida, oltre che costosa per noi contribuenti, a cui sta arrivando già il bollettino della Tia, ribattezzata Tari.

Paolo Gatti poteva essere il “migliore”, forse si avvia ad essere il “peggiore”.

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Commenti

E' questo il punto. Diecimila voti (non diecimila idee!) fanno un buon politico?! Qui si misura la distanza (anni luce) tra la classe dirigente e la politica (clientelare), anche per i democristiani. De Mita non era Moro. Aiardi non era Tancredi. Teramo ha perso ancora perché non ha una classe dirigente.
Gentile professore lei è sempre acuto, non ha mai perso la voglia di combattere le ingiustizie come fece anni or sono al Liceo dove insegnava. Purtroppo siamo in un paesotto di "transumanza" e come tale di pecore che seguono il padrone per andare dove si mangia meglio e di più ! Lei non crede che per questo patto scellerato di Gatti lui non abbia ottenuto un buon pasto? Io non ho votato Brucchi ma speravo tanto in lui.... Forse alle politiche ci saranno sorprese lei che ne pensa?
Leggendo l'articolo del Sig. Serpentini mi è venuto in mente un'altro titolo di un film famoso per il suo Corrosivo: "Cristo si è fermato ad Eboli" modificato in "Cristo si è fermato a Teramo".
Mauro, magari Cristo si fosse fermato a Teramo, dove, invece, e purtroppo, non è mai arrivato, forse fermandosi prima di varcare il Tronto. A Teramo, invece di Cristo e dei cristiani, arrivarono i democristiani, e ancora ci sono, vivi e vegeti, riveriti e votati dai cittadini.
Fare una giunta di 9 potrebbe significare anche allargare le responsabilità e non semplicemente e "qualunquemente" aumentare le poltrone ma poi ... Come si fa a giudicare questa giunta la peggiore di sempre ancor prima del suo insediamento? Spogliamoci ogni tanto dei pregiudizi e forse anche dell'invidia!
Pur non essendo un elettore brucchiano devo fare almeno 2 considerazioni. La prima è che 9 assessori sono troppi e questo in termini di spending review è se non altro inopportuno. La seconda è che prima di qualsiasi giudizio aspettiamo i fatti. Giudichiamo dai fatti concreti l'operato della giunta .
Ma dai, caro professore, può essere che ti aspettavi qualcosa di diverso ? Certo si e' cercato di premiare i più votati e.......... le donzelle che, pur se con pochi consensi sono state elevate agli onori della Giunta. Una cosa non riesco a capire e Le chiedo, se può di chiarirmela. Si tratta dell'assessorato al bilancio, cuore di tutta l'attività amministrativa/finanziaria dell'Ente, ma chi lo prende ? Forse ci sarà un consulente esterno che. Cittadin dovranno pagare salatamente ? Lei che e pensa ? Una cosa e' certa, il duo Gatti/ Tancredi hanno preso tutto quello che vi era da prendere ( o forse si poteva andare a 11 assessori ?) scontentando due consiglieri eletti dignitosamente e già avremo una maggioranza " meno due ". Andando avanti forse la Di Pasquale potrà sperare in un colpo di mano e tornare alle elezioni, anche perché, Lei converrà, i malumori non vengono solo dai due esclusi dalle poltrone, ma se guardiamo bene tra coloro: gattiani, tancrediani, ecct. non tutti sono contenti, chissà ???????? Cordialmente
Forse gli "utili idioti" non afferrano il concetto, molto democristiano, del male minore. Forse per gli "utili idioti" esiste un solo male. Quello che ci ha portato nello stato comatoso in cui viviamo. Che si chiami tizio o caio, destra o sinistra fa lo stesso, sempre male è. Capisco la difficoltà di comprendere questo concetto per chi ha vissuto la politica in piena era democristiana, tra voti con il naso turato ed opposizioni tutte più o meno consociative. E' durato quarant'anni. Poi per altri vent'anni. Adesso, con la nuova generazione al comando, il male cosiddetto minore non esita a fare accordi con quello cosiddetto maggiore. Lo stesso male, come sempre. Chissà per quanti anni ancora. Dipende da noi e dalle nostre paure.
tale padre tale figlio.
Scusate se introduco una facezia :IL Gatti A Nove Code
@Anonimouse, agli "utili idioti" che non afferrano il concetto del male minore è opportuno ricordare che da 30 anni ormai, grazie ad essi ci ritroviamo sempre con il male peggiore. Prima Bertinotti con i finti rivoluzionari che lasciarono 2 volte Prodi a piedi, e oggi gli ambigui grillini che le alleanze le fanno all'estero con i rappresentanti delle destre nordiche, mentre in Italia hanno spianato un'autostrada agli inciuciatori del Pd; a Teramo invece hanno preferito non ostacolare la riconferma di Brucchi. Andatelo a chiedere a coloro non hanno i soldi per mangiare o per curarsi se al meno peggio preferiscono il peggio che da tempo vivono. Ma evidentemente i pentastellati non afferrano nemmeno i drammatici problemi degli ultimi. Probabilmente riescono a fare normalmente la spesa e a pagare i tiket per le analisi. Possono aspettare... la befana.
I cinquestelle fanno accordi con chi pare a loro. Li avete forse votati ? No, esatto ? E allora non vi riguarda. Guardate a casa vostra. Pensate piuttosto al fatto che la sinistra e' riuscita a perdere in una citta' scontenta ! Non vi dice nulla questo ? Non vi balena forse in mente che e' ora che la sinistra torni a fare la sinistra ? Oppure cambi nome, altrimenti puo' essere accusata di furto d'identita'...
Prof. Serpentini lei è un inguaribile romantico! O tremendamente diplomatico.... :)
Caro teramano, tu che invece nei tuoi commenti hai criticato (legittimamente) il Pd, Manola Di Pasquale e quello che rimane della sinistra (che non sono esattamente la stessa cosa), hai votato il Pd, Manola D.P. o quello che rimane della sinistra? Hai guardato in casa tua? La tua coerenza rassomiglia a quella di Grillo, che per farsi bello loda Enrico Berlinguer e poi fa comunella con i fascisti del nord Europa. Ci ritroviamo ancora nelle mani di Brucchi, Tancredi e Gatti, per poco più di 800 teramani sapientoni come te. Fattene un vanto.
No caro E-lettore...ho votato Brucchi. Perche' sono delusissimo dalla mia sinistra, sopratutto quella nazionale naturalmente. E allora meglio un "nemico" al governo piuttosto che un "amico" che ti pugnala alle spalle ! So che non condividi ma...non vedo piu' qualcuno fare una cosa di sinistra da quando il sole sorgeva a ovest..
Correggo il mio precedente post: da "piena era democristiana" a "piena era democristiana e comunista". Così è più chiaro pure ai post-comunisti, che altrimenti si chiamano fuori. Necessario dover precisare, seppure scrivevo di "opposizioni tutte più o meno consociative". Essere consociativi significa non essere opposizione. Quindi è facile immaginare che più di qualcuno non si sia ritrovato tra gli oppositori. Invito tutti ad un bel memory refresh.
Esiste anche una tipologia di consociativismo subdolo che può nascondersi dietro all'oppositore apparentemente più duro. Ricordo il terrorismo di Stato che si riproneva di de-stabilizzare se stesso. Chi ha tratto vantaggio dalla vantata e non dimostrata "purezza" di Grillo, Casaleggio e discepoli? L'Europa, l'Italia, Teramo? In Europa direttamente con le destre, in Italia direttamente per le larghe intese, a Teramo indirettamente con Brucchi, Gatti e Tancredi. Questi sono i risultati concreti di un'ambigua coerenza. Poi di frasi scarlatte e di vaffanculo ne ho sentiti tanti, ma non hanno inciso di una virgola sui risultati finali.
Sia ben chiaro, io sono il primo ad avere molte perplessità sulla reale consistenza del movimento capeggiato dall’ambiguo duo Grillo-Casaleggio nel panorama politico nazionale (ed anche internazionale, visto che ora è presente anche in seno al parlamento europeo). Tuttavia, trovo scandalosamente assurdo che il M5S venga incolpato per non essersi apparentato con Manola Di Pasquale al ballottaggio. Logico quindi che, per quanto mi riguarda, parimenti assurda è la tesi del prof. Serpentini, in base alla quale la responsabilità del mancato “cambiamento” ai vertici dell’amministrazione comunale sarebbe in buona parte da addossare ai pentastellati. Va detto chiaro e tondo: il Serpentini mortifica i teramani, in quanto attraverso i suoi ragionamenti li reputa elettori lobotomizzati (a nulla servono i suoi astuti giri di parole, dei quali si serve per non affermarlo chiaramente). Ovviamente, si tratta di una sua convinzione riferita in special modo a chi ha votato Brucchi e Berardini (ed anche Giannella) alle ultime elezioni comunali. Quanto sopra è qualcosa di insopportabile perché, oltre ad essere un’offesa all’intelligenza ed alla dignità delle persone, rappresenta di fatto la negazione del concetto stesso di democrazia. Come se non bastasse, al Serpentini si associa il commentatore Carlo del 24 giugno, ore 7.07, il quale sentenzia senza mezzi termini che i teramani sono dei pecoroni. E’ vomitevole detto da un teramano ai teramani, per questo andrebbe chiesto al suddetto Carlo il perché non va a vivere altrove se considera in tal modo i suoi concittadini. Se lo facesse perlomeno dimostrerebbe un accenno di coerenza, evitando di fare LUI la figura del pecorone che va dietro a Serpentini… Torniamo a noi. L’8% ottenuto dai grillini al primo turno faceva gola al centrosinistra non perché indispensabile a sconfiggere Brucchi al ballottaggio, bensì perché necessario a dare una chance di vittoria alla Di Pasquale. Come dice prof. Serpentini? Si tratta della stessa cosa? Beato lei... A chi vuole metterlo a credere? Sarebbe come se al mio dirimpettaio facessero gola i MIEI soldi per ristrutturare il SUO palazzo e, per convincermi a regalarglieli, mi prospettasse una gradevole visuale dalla mia casa al posto di quella di un rudere che sta cadendo a pezzi. E si… io c’avrei una bella visuale affacciandomi alla finestra, intanto lui si ristruttura il SUO palazzo a spese mie. Senza contare che quando se lo rivenderà, il ricavato andrà nelle SUE tasche, mica in quelle di chi gli ha finanziato l’opera (cioè nelle mie) facendo così aumentare di dieci volte il valore del SUO immobile. Apparentemente quanto ho scritto c’entra poco con l’articolo. Invero con le mie suesposte deduzioni ho inteso dimostrare, fortissimamente, che il prof. Serpentini oramai utilizza sempre gli stessi fumosi ed inconsistenti argomenti a supporto di qualsiasi sua teoria legata alla riconferma del centrodestra a Teramo. In questo caso, la definizione di “utili idioti” per i grillini – immancabile ogni qualvolta l’autore dell’articolo parla di loro – è utilizzata come “cappello” della disamina sulla posizione di Paolo Gatti nelle vicende politiche della nostra città, Se il “cappello” di un punto di vista del Serpentini è pretestuoso, va da sé che l’intero suo punto di vista è pretestuoso. Lo stimato ex trombato in più occasioni (non lo dico io, lo dice lui in questo scritto), sappia che nessuno abbocca più ad argomentazioni impostate in siffatta strumentale maniera. Oltretutto – chiudo con questa nota generale, proprio non posso farne a meno – vedo che il barbuto professore, imperterrito, si ostina ad esprimere concetti tipo “supercazzola prematurata con scappellamento a destra, come se fosse antani”. Non so se lo fa perché si crede un buon cabarettista (magari per qualcuno lo sarà pure…), ma, suvvia, addirittura sino al punto da ritenersi all’altezza del grande Ugo Tognazzi buonanima mi sembra un po’ troppo.
"Nessuno, mai, riesce a dare l'esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle." GUSTAVE FLAUBERT, Madame Bovary, 1856