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Il Corrosivo...Una ignoranza larga 17 metri

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

Arrivò un momento, un bel momento, nel quale qualcuno decise che, a tanti anni di distanza dalla costruzione del nuovo cinema teatro comunale di Teramo (che aveva preso il posto del vecchio, inaugurato nel 1868 e demolito nel 1959), andava finalmente affrontato e risolto il problema della pessima acustica del locale.
Se ne erano lamentati tutti, attori, registi, concertisti... Tutti ne avevano detto peste e corna.
Una sera il grande violinista Uto Ughi aveva fatto addirittura una sparata senza precedenti, dicendosi quasi intenzionato a non suonare, ma indotto a farlo solo da spirito di dovere e da amore per la musica. Anche se, per amore della musica, avrebbe voluto e dovuto non suonare. Suonò, precisando che quella sarebbe stata l’ultima volta. La gente di teatro e i concertisti non si lamentavano soltanto della pessima acustica, ma anche di altro.

L’addetto alle scene del cinema teatro, Franco Cavallin, ricorda ancora quanto dovette più volte spendersi più del dovuto nel tentativo di convincere, e quasi costringere, alcune attrici ad entrare in scena ed esibirsi davanti a spettatori seduti su splendide poltrone, ma viola, proprio il colore odiato dalla gente di teatro (che riteneva e ritiene che pori sfiga. Ad alcune attrici era stato perfino impedito, con vari stratagemmi, di vedere quelle poltrone, sì che di quell’orrendo colore si erano accorte solo a sipario alzato, quando ormai ritrarsi non era più possibile. Ma era stato evidente il loro sobbalzare davanti alla scoperta del colore delle poltrone.
Quasi tutti si erano anche sempre lamentati del freddo che faceva nei camerini, un freddo che non si riusciva ad addolcire in alcun modo.
C’era chi sapeva bene perché, essendo i camerini sistemati a contatto con le pareti esterne del cinema teatro, e quindi esposte al freddo più di qualsiasi altra parte del locale.

Chi aveva progettato quel locale, allocando i camerini a contatto con le pareti esterne e scegliendo il colore viola per le poltrone? Ovviamente il progettista, l’arch. Narciso Mariotti, ritenuto da tutti il migliore della città, sia pure forestiero (anzi proprio perché forestiero, perché a Teramo, lo sapevano tutti, per fare fortuna e avere successo era indispensabile venire da fuori). Così l’architetto umbro era passato e passava ancora per un innovatore, per un raffinato interprete dell’architettura, autore di progetti di edifici pubblici e privati di caratura ritenuta notevole. Ma come mai aveva pensato proprio al colore viola?
Non sapeva che era odiato dalla gente di teatro? E come mai aveva sistemato i camerini a contatto con le pareti esterne?
Non aveva pensato che sarebbero stati sempre freddi, anzi gelidi, soprattutto d’inverno? Ma, soprattutto, la gente si chiedeva: come mai quella pessima acustica?
Che non si fosse posto il problema era ipotesi da scartare, perché del progetto faceva parte una planimetria la cui didascalia era eloquente sul fatto che il problema se lo era posto.

Infatti diceva:Pianta del nuovo cine-teatro, con lo schema di diffusione del suono”. nella planimetria erano evidenti frecce e freccette che indicavano la diffusione delle onde sonore, gli angoli di incidenza. Insomma tutto calcolato. Ma qualcosa non aveva funzionato, perché l’acustica era pessima e tutti se ne lamentavano. Era una continua doglianza.
Così alla fine qualcuno decise che il problema andava affrontato e risolto. Ci si rivolse al Politecnico di Torino, al quale si chiede di trovare una soluzione.
Furono inviate carte e mappe, con relative misurazioni. Con grande sorpresa di chi le aveva spedite, il Politecnico rispose chiedendo di effettuare di nuovo, e con maggiore precisione, le misurazioni.

Chi le aveva fatte doveva essersi sbagliato, perché la larghezza della platea risultava essere di 17 metri. Le misurazioni furono rifatte.
La larghezza risultò essere proprio quella: 17 metri. Questa volta al Politecnico rimasero allibiti e risposero che il problema era irrisolvibile.
Perché? Ma perché la platea era larga 17 metri. E quindi? I tecnici spiegarono in che cosa consistesse il “busillis”.
Il nostro orecchio percepisce come “separati fra loro” due suoni emessi ad almeno 1/10 di secondo uno dall’altro. Poiché la velocità del suono è di 340 metri al secondo, in un decimo di secondo il suono della nostra voce percorre 34 metri. Se esso va a infrangersi contro un ostacolo posto ad una distanza superiore ai 34 metri, si produce l’eco, che fa sì che, la parola pronunciata torni indietro, ma quando è già stata pronunciata tutta, quindi la si sente chiaramente una seconda volta.

Il cosiddetto rimbombo, invece, fa sì che la parola pronunciata sul palcoscenico rimbalza e torna all’ orecchio prima che si sia  finita di dirla tutta. Risulta perciò assai fastidioso, perché, mentre il suono dell’eco è ben distinto (quindi, prima si sente la tua voce, poi l’eco), il rimbombo si “mescola” alla voce emessa, sovrapponendosi alla stessa. Ora, spiegarono i tecnici, dove si verificava il fastidiosissimo fenomeno del rimbombo? A 34 metri fratto due. Quindi? A 17 metri: l’esatta misura della larghezza della platea del nuovo (nel frattempo non più tanto nuovo) cinema teatro Comunale di Teramo. Il “rimbombo” fa sì che un suono, prodotto all’interno di un luogo chiuso, come un teatro, persiste per un certo periodo di tempo. Ecco spiegato perché tutti si lamentavano della pessima acustica del cinema teatro Comunale di Teramo. I tecnici misero tutto in formula: velocità del suono nell’aria = 340 m / s; tempo di percezione di n. 2 suoni distinti da parte dell’orecchio (1 / 10) s; perciò 340 (m / s) . 1 / 10 (s) = 34 m; 34 m / 2 = 17 m.

Era un principio elementare dell’acustica e della fisica. Nessun progettista che lo conoscesse avrebbe mai progettato un teatro la cui platea fosse larga proprio 17 metri! Ma chi aveva progettato il teatro teramano lo aveva fatto. Aveva “ignorato” quelle formule. Aveva ignorato quella proibitiva “larghezza” di 17 metri. Si era trattato di una “ignoranza larga 17 metri”!
Ci si dovette arrendere all’evidenza. L’acustica del teatro Comunale non sarebbe mai stata buona. Non si poteva correggere, a meno che... a meno che non lo si rifacesse tutto da capo. O a meno che... non si allargasse quella larghezza troppo stretta. Ma come fare? C’era la possibilità di metterci una pezza, ma non avrebbe funzionato più di tanto. Visto che allargare non si poteva, si poteva provare a “stringere” la platea, con qualche protesi di materiale speciale che ne rendesse la larghezza più vicina a quella del palcoscenico, che era di 14 metri.

Il tentativo fu attuato, ma il risultato non fu incoraggiante. Si provò con materiali fono assorbenti, ma era peggio, perché quei materiali attenuavano il fenomeno dell’eco, ma non quello del rimbombo e potevano funzionare quando la sala era adibita per proiezioni cinematografiche, non quando veniva usata per spettacoli di prosa, musicali o (Dio ce ne scampi !) per concerti.
Così ci siamo tenuti e ancora ci teniamo il rimbombo, conseguenza di una “ignoranza larga 17 metri”!
                               
 

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Commenti

A ben vedere, il buon Narciso Mariotti, non ci ha lasciato solo un pessimo teatro comunale ma anche un erede che, a detta di tanti, non è migliore del suo genitore. Forse lo batte solo in campo giuridico (nel senso che .......) a buon intenditore poche parole.
Teramo e' un paesone con scarse conoscenze culturali ,tanto che per i teramani sei un soggetto valido solo se fai il medico o l'avvocato o se hai i soldi. Quindi se sei un soggetto con una buona cultura ,ben informato,amante dell'arte e con una mentalita' flessibile dovrai sentirne di tutti i colori sul tuo conto. Morale della favola: tutte balle derivanti dall' ignoranza della societa teramana che va fiera di ciò ,purtroppo . Grazie professore per i suoi pregevoli interventi
E del Palazzetto dello Sport, ne vogliamo parlare?
Altro problema irrisolto è quello della totale assenza di climatizzazione della sala. In occasione di rappresentazioni teatrali o di altri eventi con forte afflusso di pubblico, la sala raggiunge temperature altissime. Al limite dell'agibilità. L'attuale impianto consente soltanto un ricircolo dell'aria, senza capacità di raffreddarla. L'unica soluzione, a mio parere, è quella di demolire l'attuale struttura e riedificarla da capo. Magari con criteri stilistici atti a sanare un vulnus culturale e architettonico inflitto a questa Città in quel lontano 1959.
Morale della favola: gli architetti dovrebbero limitarsi a fare i disegnini sulle pareti e a scegliere i colori dei palazzi e non progetti di calcolo che richiedono una formazione totalmente diversa.
« A decretare la fine del Teatro Comunale di Teramo non fu la povertà dell’Italia postbellica, non furono gli impresari, non fu una classe politica, la quale non interpretava altro che le esigenze e i desideri di un’intera popolazione. Fu la Città, furono i teramani, fummo noi. La congiura non fu di parte, di classe, di partito. Fu collettiva. Le responsabilità non furono solo di un’amministrazione miope, di una direzione artistica inesistente o di un pubblico impreparato. Fu anzitutto l’acquiescenza diffusa a un malcostume sociale per cui la cultura artistica, specie quella drammatica, rientra a tutti gli effetti fra i beni voluttuari, assegnati all’effimero, e come tali facilmente rimpiazzabili » (Silvio Paolini Merlo, Destino di un Teatro, in Teramani, febbraio 2010)
Buonasera, anche le camere della mia casa sono a contatto con le pareti esterne (altrimenti non avrebbero finestre). Me ne sono fatto una ragione ed acceso piu' spesso il termosifone.
UN ARCHITETTO PROGETTO', il cinema-teatro comunale, forse, per alimentare la fede nel GRANDE ARCHITETTO UNIVERSALE , o più profanamente e prosaicamente per ..........alimentarsi. tuttavia le committenti officine di tali obbedienze trascurarono, il non trascurabile fatto che, gli architetti, non masticano la matematica come gli ingegneri e i geometri! il numero 17 (17 metri) era aborrito dai pitagorici , perché tra i numeri perfetti 16 e 18. pare, inoltre, che l'architetto, all'epoca apprendista, eliminò 3 pilastri perchè " esteticamente improponibile" ! al riguardo suggerisco all'ufficio tecnico di rivisitare le " carte" ....di allora ! e, come disse un mio amico imprenditore , adirato, ma tanto adirato con il suo architetto che aveva commesso un errore imperdonabile "........e poi tu NON sei abbastanza intelligenti per fare l' INGEGNERE ne abbastanza FROCIO per fare l' arredatore....sei inutile come la prostata....."poco elegante,vero?.........ècol d'application des bidet et cuvette (de WC)....
Il teatro fu abbattuto perché la DC (quella nazionale non quella teramana che valeva come il 2 a coppe) aveva interessi nella Standa, per la precisione Segni, c'entra nulla la modernità e i posti di lavoro. L'allora sindaco - che alcuni scellerati fanno passare per statista e uomo di cultura - era in realtà un piccolo uomo che non seppe e non volle opporsi ai poteri forti del suo partito. Fa strano che ancora oggi nessuno dica queste cose.
Faccio solo oggiil commento al post. Del prof. Serpentini in quanto l'architetto Mariotti non può più rispondere, anche se lui non avrebbe risposto mai anche fosse stato ancora in vita. Voglio ricordare al professore che stiamo parlando della fine degli anni cinquanta esattamente esattamente 57-58 anni fa per cui: molti che hanno letto il "corrosivo" dei due punti del 24/6/2013, non erano ancora nati. Io ero nato, anche se credo di avere qualche anno in meno del prof. Serpentini. Allora sempre con rispetto, mi permetto di spezzare "una lancia" afavore dell'architetto Narciso Mariotti. L'operazione 'comunale' fu' orchestrata dal comitato comunale della democrazia cristiana. Ed il sindaco di Teramo - ieri come oggi ha gli stessi poteri che aveva il Doge, cioè nessuno. tutto il potere era esercito dal consiglio dei 10 e, nei casi importanti dal gran-consiglio. Come avveniva ed avviene a Teramo. Ve lo immaginate qualsiasi professionista che si mettesi a discutere con il "gran consiglio", questo troverà subito qualunque in genere pronto a so stupire l'architetto Mariotti. Altro imperativo del gran consiglio era che il fabbricato dovesse contenere la STANDA ora, non per prendere le "parti" dell'architetto Narciso Mariotti che nonostante non sia piu' qui credo non abbia di difensore d'ufficio. Perfinre voglio dire che ora come allora la democrazia si può trasformare in oligarchia e pochi se ne vogliono accorgere o preferiscono non sapere.