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Il corrosivo: Ho conosciuto politici…

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Ho conosciuto politici che erano già da giovanissimi quel che diventarono poi, da maturi o da anziani. Ho conosciuto politici che erano da giovanissimi completamente diversi da quel che divennero poi. Ho conosciuto politici che sono stati pessimi amministratori, ho conosciuto amministratori di qualche capacità che non hanno mai mostrato di possedere capacità politiche.
Non farò nomi e nemmeno cognomi, dicendo subito che ho personalmente dedicato alla politica non pochi anni della mia vita, dovendo alla fine, anzi, abbastanza presto, ammettere di non avere personalmente che pochissime di quelle attitudini che bisogna avere per fare carriera politica o per porsi al servizio della propria comunità con la possibilità e la capacità necessarie per “dare utili consigli”. Così Socrate definiva la politica e al giovane Alcibiade, che gli annunciava di essere intenzionato a fare politica in Atene, chiedeva dove pensava di aver imparato quelle cose che servivano per saper “dare consigli agli ateniesi”.

Ho conosciuto politici teramani che hanno dato ottimi consigli ai teramani e non sono stati mai ascoltati. Ho conosciuto altri politici teramani che ne hanno dato di pessimi e non solo sono stati ascoltati, ma sono stati seguiti, obbediti quando i loro consigli sono diventati ordini e sono stati non condannati o giudicati negativamente per le conseguenze nefaste dei loro consigli cattivi, ma sono stati ringraziati, celebrati ed esaltati. Ad alcuni di loro sono state erette delle statue, più o meno metaforiche. Ho conosciuto politici teramani che hanno fatto finta di dare buoni consigli per tutti, ma soprattutto ne hanno dati buoni per sé e per i loro amici e seguaci, che si sono rivelati alla distanza per quel che erano, dei cattivi consigli per l’interesse pubblico e buoni solo per l’interesse privato di pochi.

Non è utile chiedersi se l’esercizio del potere consista in politica nella libertà di compiere o no un’azione conforme al proprio volere e se la stessa azione del volere dipenda dalla volontà. Occorrerebbe ammettere una volontà interiore che determini la volontà e così via all’infinito. In realtà, il politico dice assai spesso, troppo spesso, anche se non sempre in maniera esplicita: “Non voglio volere, ma voglio fare.” Dare l’impressione di una grande capacità di fare è tipico di quasi tutti i politici che detengono il potere, ai quali riesce fin troppo facile far notare la differenza tra chi ha il potere di fare, proprio perché detiene il potere, e chi non ce l’ha, non detiene il potere e quindi si trova quasi sempre all’opposizione. Sottolineare la differenza tra chi dice e chi fa è uno degli obiettivi politici dei detentori del potere, ma anche uno dei mezzi più facili di cui dispone chi vuole mettersi in evidenza con quelli che addita come risultati, di per sé positivi, del proprio fare.

Chiedersi quale sia il rapporto tra libertà e potere è vano se non si risolve prima il problema dei rapporti tra arbitrio e potere e quello dei confini che ci sono tra il primo e il secondo. Ma anche chi detiene il potere e lo esercita si trova sottoposto a così tante condizioni, se non altro ideologiche e culturali, oltre che determinate dalle esigenze di partito, di corrente o di clan, che difficilmente si può parlare di decisioni interpretabili come atti liberi, di cui assumere personalmente e interamente la responsabilità.
In politica è determinante il ruolo della contingenza e molte decisioni amministrative vengono assunte tenendo conto solo della contingenza e in nome di una necessità solo relativa, ipotetica, non in quella di una necessità assoluta e geometrica. Agire e decidere solo in nome della contingenza non contribuisce a dare alle scelte una continuità di esecuzione e di disegno, una linearità esprimibile nel rapporto tra un fine da conseguire e un mezzo per conseguirlo. Quella che oggi viene chiamata, con un pessimo e bruttissimo inglesismo, “governance” non può non assumere giorno per giorno la forma e il significato altalenanti di scelte casuali e dettate da una persistente assenza di razionalità.

Non poche, anzi, quasi tutte, le decisioni assunte sul piano amministrativo dalla Giunta Brucchi, questa seconda così esecrabile, mostrano che chi le assume non riesce a discernere distintamente ciò che determina le proprie azioni, non riesce a rendersi conto davvero delle ragioni e dei motivi che le determinano. Quasi tutte le scelte mostrano che chi le compie non riesce egli stesso a comprendere le ragioni del proprio agire, a cogliere che le determinazioni vengono assunte a causa di una specie di costrizione, morale se non fisica, che riduce fortemente, quando non annulla, la volontarietà e l’intenzionalità, o, in una parola, il rispetto di un bene superiore quale l’interesse pubblico.

Ho conosciuto politici, e continuo a conoscerne, che hanno tanta presunzione di sé da ritenere di essere ottimi politici e di giudicarsi tali. Ho conosciuto politici che ritengono di essere degli statisti solo perché sono in grado di accumulare diecine di migliaia di voti di preferenza o di suffragi comunque ottenuti. Ho conosciuto politici che si ritengono grandi e invincibili perché confondono la realtà con le loro ambizioni o perché la prima cosa che chiedono alla politica e all’apparato è di gratificare i propri centurioni e le proprie truppe. Su questo piano non si riesce mai ad essere tanto giovani da riuscire a sfuggire all’accusa, fin troppo facile, di essere invece vecchi e di essere l’espressione della vecchia, anzi vecchissima, politica.


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Commenti

Essere politico, fare il politico, avere la lingua larga al punto giusto, inn questa città, provincia e Regione ti premiano. Riesci ad ottenere un bel posto in banca o alle poste o in Regione ovviamente passando per il comune e l'IZS, con benefit e stipendi vari. Non soggetto a problemi vari. Per quale motivo non si debba alimentare il sistema? Per la collettività? Per un futuro migliore?.....
Teramo ha avuto il suo"modello". Il "modello " Teramo è andato a puttane quando alcuni politici sono andati al governo della regione e hanno perso il contatto con la città. Perdere il contatto con la città è stato segno di " presunzione di sé da ritenere di essere ottimi politici e di giudicarsi tali". Adesso stanno raccogliendo le briciole ma il futuro è segnato.........almeno quello dei cittadini di Teramo. ATTACCA BASTIA'