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Il Corrosivo: sensibilità, intelletto e ragione mi dicono tutti e tre di no

7 minuti

Una volta mi servivo quasi esclusivamente dell’intelletto in tutti i processi conoscitivi. Mi affidavo completamente, nelle mie costruzioni mentali e nell’interpretazione della realtà, di quegli ottimi materiali che sono i concetti, solidi, precisi, compatti, strutturati.
A ciascun concetto corrispondeva un oggetto e a ciascun oggetto un concetto, i concetti, concatenandosi, mi riportavano la visione del reale così com’esso mi appariva, all’interno di schemi mentali certo, ma in configurazioni ben rappresentabili.
Poi, procedendo nella maturazione di me, mi resi conto che avevano ragione quanti sostenevano che non sempre l’intelletto risultava efficace e che occorreva affidarsi ad una conoscenza di tipo inferiore, ma non per questo meno utile, che era la sensibilità, che nel conoscere si serve non di concetti, ma di sensazioni.
Fino a quel momento mi era sembrato che le sensazioni fossero troppo soggettive perché potessero fornire una rappresentazione oggettiva del reale.
Ma compresi che esse potevano a volte superare l’intelletto e i suoi limiti nel farmi cogliere realtà che all’intelletto sfuggivano e che la conoscenza che fornivano era una conoscenza istintuale (alla quale si affida soprattutto la mente femminile), profonda e imprescindibile.

Alternando le due conoscenze, quella intellettiva e quella istintiva (e affidandomi sempre più spesso alla seconda), mi trovai molto meglio e riuscii ad evitare un gran numero di errori di interpretazione, ai quali non sarei sfuggito se avessi continuato a far ricorso, come prima, solo a quella intellettiva. In seguito, operai nel processo di maturazione un altro salto di qualità, quando mi convinsi che aveva ragione chi magnificava la conoscenza che può fornire, se ben utilizzata, la ragione, che si serve, anziché di concetti, di idee e quindi va oltre una conoscenza puramente concettuale, approdando ad una conoscenza di tipo onnicomprensivo e globale che consiste nel vedere la realtà ponendosi al di sopra delle nubi e quindi sfuggendo al senso del limite e quindi confrontandosi con l’infinito degli spazi siderali. Il che, sul piano gnoseologico, si concretizza quando al di sopra della trama dei concetti, spesso troppo fitta per far cogliere l’essenza del reale, si accede a quella regione della mente nella quale essa non ci sfugge e possiamo davvero arrivare al nocciolo di ogni questione.

Ho utilizzato alternativamente e congiuntamente tutti e tre i tipi di conoscenza, quella sensibile (istintiva), quella intellettuale e quella razionale nel tentativo di capire quali elementi di novità, novità vera, ci fossero nella politica italiana dopo l’esperienza del governo tecnico e dopo quello che è stato definito un esercizio di democrazia autentica, le primarie del PD. Mi sono chiesto, avvalendomi delle suddette tre forme di conoscenza, se fossero individuali elementi di novità e tutte e tre mi hanno risposto di no. Nessuna novità è stata ravvisata, nessuna se ne prospetta per il futuro.

La conoscenza istintiva mi ha detto che a pelle “non avvertivo” che i vecchi riti della politica in nuove forme. Senza riuscire a farmene capire il perché (la scienza dei perché e delle cause non appartiene a questo tipo di conoscenza), la segnalazione mi veniva fatta sul filo di una percezione flebile ma definita, di un fastidio diffuso che avvertivo dentro di me, di un rifiuto invincibile dal quale emanava una forte spinta a continuare a disertare le urne e le cerimonie che vi si svolgono. Tutti e cinque i miei sensi, quelli che costituiscono il tramite di una conoscenza sensibile, erano univoci nell’inviare ai miei neuro-recettori terminali sensazioni sgradevoli.

L’udito mi infastidiva con l’ascolto dei soliti discorsi, delle solite promesse di cambiamento e delle solite parole vuote di contenuto; la vista mi infastidiva con la visione di alcuni vecchi personaggi, che fanno politica da decenni e anche in partiti diversi, riciclandosi ogni volta come nuovi; l’odorato mi faceva avvertire puzza di bruciato e di denaro pubblico speso per fini privati; il tatto mi trasmetteva la sensazione di untuosità e di lubricità di mani che stringevano le mie in un saluto falso e ingannevole; il gusto era tra i cinque sensi il meno coinvolto, non avendo io partecipato ad alcuna cena elettorale, ma al solo pensare di prendervi parte il mio palato mi trasmetteva una sensazione acre e disgustosa.

La conoscenza intellettiva non mi ha permesso di cogliere alcuna novità e qui l’abitudine ha avuto il suo peso. Il concetto di nuovo è così preciso che nessun comportamento dei partecipanti alle primarie o dei ministri tecnici mi è parso potesse essere interpretato come veramente nuovo: truppe cammellate al servizio dei candidati da eleggere, i peggiori preferiti ai migliori, i più criticati a parole i più votati nei fatti, i più ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, le tasse considerate come balzelli con cui continuare a crocifiggere i poveri Cristi.

La conoscenza razionale ha detto anch’essa un no alla domanda: c’è qualcosa di nuovo, non nel sole, ma nella politica? Nessun Valentino vestito di nuovo, nessuna idea di novità e nessuna immagine che destasse il mio stupore. Le idee politiche che mi sono viste squadernare davanti da imbonitori in livrea erano consunte e lise come vecchi cappotti appesi agli attaccapanni degli ospizi dei poveri, orpelli inutili sia per coprire dal freddo che dalle nudità. Nessuno vuole davvero coprire le nostre nudità, nessuno si propone davvero di dispensare a tutti benessere e felicità. La mia ragione non ha visto davanti a sé che immagini ideali di politici che erano lupi per altri politici e per tutti gli altri uomini, un’idea della politica considerata come la selva oscura nella quale tutti si perdono perdendo la propria dignità e smarrendo la retta via.

Tutte e tre le mie forme di conoscenza hanno escluso che nella politica e nei politici italiani, anche quando si fanno le primarie e si esprime il proprio voto, ci sia qualcosa di nuovo.
Mentre vedevo le file di elettori delle primarie che aspettavano il momento di scrivere un voto su una scheda, la mia ragione mi trasmetteva immagini di pecore al pascolo, guidate soltanto dall’istinto che le fa dirigere dove sentono che l’erba da mangiare sia più folta e perfino desiderose di vedere arrivare al più presto l’ora del ritorno nella stalla per gustarsi passivamente il momento in cui il padrone arriva a mungerle.

Elso Simone Serpentini
 

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Commenti

Caro professore, buon anno. La Politica fa senso. Esula da tutto quello che lei ha citato. Mi spiega secondo quale istinto l'uomo si fa condurre da Berlusconi o da Ginoble, da Tancredi o da Storace? Per favore io non comprendo. Noi non comprendiamo.
Io non sono una pecora. Ho votato Topitti sapendo di arrivare ultimo. Ma ho voluto guardare tutti dall'alto in basso perchè in quel momento stavo vincendo.
Maestro ci illumini. Il PDL invece che non fa le primarie? Noi almeno ci mettiamo in fila, loro no. Rimangono in silenzio a sopportare l'autoelezione di Tancredi. Che cosa le suggerisce? Io almeno ho votato la D'Elpidio. Lei ?
Tutto vero. Ora anche la brava Ilaria pensa di avere tutti questi voti. Così Manola o Melarangelo. Sono le forse dietro che spingono in maniera incessante. Verticelli, Ginoble e Mariani. Attenti Mariani li farà fuori tutti perchè è come loro. Ginoble al suo ultimo atto. Prossima tappa le elezioni regionali. Tutti come pecoroni a votare i capipopolo. Bravi.
Le sue forme di conoscenza, pur conducendo a conclusioni condivisibili, tradiscono malamente la buonafede di chi legge nel suo raffinato insulto finale: alcuni (troppo pochi) sono andati a votare l'alternativa, molti altri (troppi) hanno preferito come lei il volo dell'avvoltoio, per poter dire "visto?". Non accetto lezioni da chi non partecipa, da chi non si schiera perché aspetta che siano gli altri a cambiare le cose. Se io sono una pecora lei è il gatto di casa, ozioso e opportunista, che, sdraiato sul suo cuscino, apre ogni tanto un occhio per vedere se passa di lì per caso un topo: a volte vale la pena inseguirlo per sgranchirsi un po' e scrollarsi di dosso la noia, mica per fame...
x L'ANONIMO: Questo è veramente il colmo dei colmi. Uno che non ha nemmeno il coraggio di ciò che scrive e che quindi si nasconde dietro l'anonimato, si permette anche di giudicare chi invece la faccia ce la mette eccome! Ahahahahah! Che Italietta ragazzi. Caro (si fa per dire) anonimo, se e quando un giorno nella vita riuscirai ad avere il coraggio di firmare ciò che scrivi invece di agire nell'ombra, ricordati che è proprio a causa di gente come te, che fa della vigliaccheria il proprio vessillo, che ci ritroviamo nella situazione attuale e fin quando ci sarà gente come te nessun miglioramento sarà possibile. Ora corri a nasconderti sotto il letto...hai visto mai che qualcuno possa capire da ciò che scrivi chi sei...
Sono esattamente un Anonimo, Enzo Fidanza, come molti altri che usano uno pseudonimo su questo blog e non sono oggetto delle sue invettive. Io non la conosco, nessuno mi garantisce che lei sia chi dice di essere e francamente non mi interessa conoscerla: che si chiami pinco pallino o altro non mi cambia la vita. I suoi argomenti sono triti e retorici, dica qualcosa di più originale, ci provi.
Caro collega, Kant che ti passa.
D'ora in avanti mi firmerò così, Enzo Fidanza, la disturba meno? Ora magari può entrare nel merito dell'argomento trattato da Serpentini anche lei. Buon anno.
E se invece votassimo tutti Grillo? Uno scossone a questo lerciume che chiamano politica, ma che politica non è, ve lo immaginate? Non soluzioni .. tanto nessuno le ha per adesso .... ma, a volte, una semplice ramazza è meglio!
caro sig, fidanza , mio malgrado, mi vedo costretto a fare l'avv. d'ufficio di anonimo ricordandole che quando si interaragisce con una persona non si chiedono le generalitè nè il credo politico o religioso, nè se ha pagato l'imu ho vive in affitto. Vero?si interagisce solo se l' interlocutore dice cose interessanti, intelligenti,plausibili. altrimenti nulla!" mettere la faccia "espressione di gran moda ma, orrenda non significa proprio nulla.un giorno, un anonimo veneziano, anonimo come il celeberriomo frammento greco denominato "l'anonimo del sublime "scrisse: " NELLA VITA CIO' CHE CONTA NON E' ESSERE NOTATI MA ESSERE RICORDATI".............bon. tornando al corrosivo ( non offensivo) articolo del prof. mi piace solo ricordare le belle parole di una canzone di francesco guccini che così suonano:....è facile tornare con le stanche pecore bianche. scusate non mi lego a questa schiera: morirò pecora nera....."buon anno. au revoir
Il problema consiste nel credere o meno nel sistema democratico. Se nel sistema democratico gli elettori sono pecore lo sono anche alle primarie che, infatti, costituiscono un esercizio di democrazia. E' questo il punto, caro Professore. La nostra democrazia non e' un sistema perfetto ma, come ha detto qualcuno, e' il migliore che conosciamo.
La democrazia sarà un sistema perfetto solo quando, come ci insegna Enzo Fidanza, apporremo la firma sotto il voto!
Contraccambio gli auguri di "Moscianesi", al quale dico che sono convinto che l'istinto autolesionistico, presente nell'uomo in quanto tale, spesso è presente anche nell'elettore, e si manifesta quando chi vota si fa orientare dal principio del soddisfacimento di un suo interesse privato personale (clientelare) e non da quello del soddisfacimento dell'interesse pubblico, finendo con il subire un danno sul secondo piano anche quando ritiene di avere avuto un vantaggio sul primo. A "non sono una pecora" dico che ha fatto bene a votare Topitti, ma che capisco poco come si possa vincere votando l'ultimo e coloro che perdono. Purtroppo i vincitori morali sono i più sconfitti tra gli sconfitti. Ringrazio l'"elettore PD" per il titolo di maestro, che non merito, anche se non penso di sbagliare nel sospettare che la sua attribuzione sia ironica. Ho poco da illuminare, non riuescendo nemmeno a illuminare me stesso e la strada che percorro. Offro solo riflessioni. Del PDL che non fa le primarie ho un giudizio complessivo ancora più negativo che del PD. Alla sua domanda su chi avrei votato, rispondo che non sarei andato a votare e non ci vado dal 1995 e sono così egocentrico che votai per me stesso, visto che ero candidato. Questo mi dà modo di informare l'anonimo, che forse non lo sa, che, se anche fossi un gatto sdraiato sul divano in attesa di veder passare un topo per dirgli "te l'avevo detto", sono stato tante volte io un topo con il quale hanno giocato tanti gatti marpioni e solo perché ho tante volte immolato me stesso in una serie infinita di candidature di servizio e di testimonianza, senza alcuna possibilità e speranza di essere eletto. Mi sono messo in gioco tante volte che ora sento di potermi permettere di non giocare, ma di esprimere giudizi, positivi o negativi, sui giocatori e a spronare altri a mettersi in gioco, ma solo con la volontà di cambiare comportamenti e regole del gioco. A questo proposito, dopo aver ringraziato Enzo Fidanza per la sua solidarietà argomentata, rispondo agli altri che la democrazia può essere considerato, se non il sistema politico perfetto, almeno il migliore (cosa di cui dubito, essendo la questione ancora aperta da duemila anni), ma non si può negare che essa, come tutti i sistemi, attraversa spesso periodi di decadenza e di traviamento, di degenerazione, e credo che l'attuale sia proprio uno di questi periodi, che traggono origine dal comportamento sbagliato dei cittadini, che perdono di vista l'idea del bene comune. Invito tutti a discutere nel merito sulle mie riflessioni, senza deviare su terreni sterili dove è inutile seminare qualsiasi cosa, perché non vi produce nulla nemmeno il seme della discordia.
Anzitutto buon anno a lorsignori. Ringrazio lo stimatissimo ed apprezzatissimo Serpentini per averci fatto dono di un suo corrosivo: quale miglior modo di iniziare l'anno? Ciò detto mi limito ad alcune piccole considerazioni, dato che concordo con diversi commenti precedenti: -che le proposte politiche sulle quali siamo stati e saremo chiamati ad esprimerci non siano particolarmente entusiasmanti, né risolutamente innovative, certamente non rivoluzionarie o dirompenti , credo sia una valutazione sulla quale possa concordare anche una "pecora" come me. - capita spesso anche a me di ricevere dalla mia ragione l'immagine di pecore al pascolo: mi capita sulle autostrade, all'ingresso od uscita dalle città nelle ore di punta, nelle code alle casse dei supermercati, all'ingresso affollato di una discoteca, di un palasport od uno stadio, nelle sale d'attesa delle stazioni o degli aereoporti ed anche dal medico della mutua. Ho pensato a pecore contente di andare addirittura al macello vedendo filmati di repertorio in cui la folla si accalcava per urlare alalà (ma forse quella è un'altra storia). Fare la fila per votare non è più nobile del farla per qualsiasi altro motivo: è solo buona educazione non spintonare e magari cedere il passo agli anziani ed alle donne incinte. Se poi i responsabili riuscissero a limitare la lunghezza della coda, credo saremmo tutti più contenti. -Continuo a pensare che una rivoluzionaria novità sarebbe se tutti raccogliessimo i bisogni dei nostri cani per strada, non parcheggiassimo sulle zebre o i marciapiedi, rispettassimo i monumenti, non gettassimo rifiuti dove capita, non provassimo stupore nel vederci consegnare uno scontrino fiscale. Continuo sostanzialmente a pensare che la più grande novità sarebbe assomigliare ad un paese normale. Forse avremmo allora anche una politica semplicemente NORMALE, ma la cosa mi appare così rivoluzionaria!(Le do atto, stimatissimo Serpentini, del fatto che noi pecore, spesso, ci accontentiamo davvero di poco!)
Che meraviglia leggere i pezzi del mio professore del Liceo. Ottimo ricordo e meraviglioso viaggio nel futuro. Un saluto dalla Francia caro Serpentini. Grazie.
Caro Sublime, pseudonimo kantiano o tratto dalla letteratura greca? Grazie per l'apprezzamento e per l'ottimo ricordo. Buona ventura.