Salta al contenuto principale

Il Corrosivo. Oh, gran bontà dei “cavalieri antiqui”!

di Elso Simone Serpentini
9 minuti

Quattro ciabatte vecchie collocate alla rinfusa sul pavimento di uno sgabuzzino, un secchio per le pulizie posto in un angolo e cartacce disseminate un po’ ovunque. Sono i resti di un trasloco ordinario, di gente ordinaria, abituata a vivere ordinariamente. Cerco di immaginare come può essere un trasloco eccellente, di gente eccellente, abituata a vivere eccellentemente. Gli impiegati e i dirigenti delle banche americane costretti ad evacuare i loro lussuosi uffici li vedemmo in televisione – e ce ne impressionammo – con in mano i loro scatoloni, nei quali avevano messo le loro cose per portarsele a casa. Da qualche giorno tento di figurarmi come sarà il trasloco del direttore generale della Asl di Teramo, prof. Giustino Varrassi, quando tra quasi due mesi dovrà lasciare il suo ufficio, quello nel quale solo poco tempo fa aveva fatto sistemare arredi di grande livello e quadri di eccellente qualità oltre ad un impianto stereo – si dice – di prim’ordine. Che se ne andrà è ormai certo.

Dovrà davvero sLoggiare. Ormai tutto gli è contro: le seimila e più firme di cittadini di tutta la provincia, di amministratori locali e gente comune, il “niet” degli assessori Gatti e Morra, il Pd, partito di opposizione, che, pur senza essere protagonista, almeno ha avuto la decenza di essere comprimario in una battaglia contro il professore aquilano. Varrassi dalle nostre parti non è mai stato amato, Chiodi e Venturoni a parte. Ma questo è un altro discorso e forse ordinaria storia di ordinari ricatti politici. Forse storia di logge, chissà.

La recente decisione del Tar, che ha sospeso la “cacciata” del prof. Carlo Vicentini, urologo di primaria eccellenza trattato come l’ultimo dei medici condotti e mandato via solo per spirito di vendetta, ha coperto di ridicolo non solo Varrassi ma tutta la sua politica manageriale e quella del centrodestra abruzzese che aveva puntato su di lui. Tra due mesi faremo il bilancio dei danni arrecati alla sanità teramana da una serie di scriteriati provvedimenti e di scelte dettate non certo da una illuminata ragione. Conteremo i cocci rimasti e cercheremo di rimetterli insieme per vedere se sarà possibile risanare qualche cosa con provvedimenti di urgenza.

“Chi si loda si sbroda” dice il proverbio e Varrassi ha appena pubblicato su un periodico free-press la prima puntata di un suo diario personale nel quale enumera i suoi vanti senza accennare per nulla a ciò di cui certamente non può vantarsi. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia… l’auto blu. Di proverbio in proverbio potremmo arrivare al “chi troppo volle nulla strinse” per qualificare il risultato finale di un professore universitario che forse ha preteso troppo dalle sue forze (e nelle sue amicizie) nel considerare la gestione di una asl come un trampolino di lancio per proseguire con altri brillanti conquiste una luminosa carriera che lo ha visto non solo “garibaldeggiare” a Nizza ma scendere nei migliori alberghi a cinque stelle di mezzo mondo.

Con il ritorno del prof. Vicentini nel suo reparto, deciso dal Tar in attesa del giudizio di merito ma riconoscendo l’assoluta eccellenza del professionista, mentre si spera, ma inutilmente, che un velo di vergogna possa coprire certi volti, chi gli ha dato della prima donna (a lui e al cardiochirurgo Alessandro Mazzola, che era ormai assente da Teramo da un anno e non c’entrava nulla) dovrà arrendersi all’evidenza e cominciare a capire la differenza che c’è tra le prime donne e i “mezz’ommini” (come dicono a Napoli). Le prime tutt’al più sono invidiate, ai secondi non tocca che subire la derisione. Le prime fanno scuola comunque, perché basta cercare di imitarle per poter imparare qualche cosa; i primi non vengono mai imitati e non fanno scuola mai, se non in negativo.

Le prime vengono indicate ad esempio positivo (studia, datti da fare e cerca di diventare come lui), i secondi come esempio negativo (studia, datti da fare, se non vuoi diventare come lui). “Oh, gran bontà dei cavalieri antiqui!” Presunti rivali accorrono insieme dove la loro presenza non è né richiesta né ben voluta, in una piena incomprensione del valore dei simboli anche da parte di quanti avrebbero buoni motivi per comprenderli. A Teramo, ma accade così un po’ ovunque, su ogni questione si formano assai presto due schieramenti contrapposti, che si accapigliano a volte senza nessuna serietà di intenti, ma solo per spirito di bandiera e per atavici pregiudizi. Quando questo avviene non importa quale sia la questione in ballo, se sia seria o no, se concerna argomenti di grande o di nessuna rilevanza. Non ci deve e non ci si può sorprendere se i toni ben presto diventano esagerati e vadano subito sopra le righe.

E’ successo e sta succedendo ancora per Biancone, il cane di Piazza Martiri della Libertà, catturato e affidato al servizio veterinario per una temporanea osservazione in seguito alla denuncia di un privato in cui il quadrupede è stato accusato di aver morso una bambina. L’accanimento di certe considerazioni nei due partiti che si sono subito costituiti, pro e contro Biancone, è decisamente sorprendente e presenta caratteri certamente ideologici. Accuse reciproche, toni esasperati, retro-pensieri di cui a volte sono facilmente rintracciabili le scaturigini stanno contrassegnando la disputa, che rassomiglia molto a quella per la “secchia rapita”. Ma sbaglia, secondo me, chi si meraviglia dell’uso di toni e temi di grande impegno per un questione ritenuta a torto di secondaria importanza. A chi si è affannato a rilevare che è ridicolo manifestare e prendere posizione a favore o contro un cane quando la stessa attenzione non viene rivolta ad argomenti di rilevanza sicuramente maggiore (la fame nel mondo, la disoccupazione, e qualcuno ci ha messo anche l’aborto legalizzato considerato comunque un crimine) dico che non ha i tutti i torti. Aggiungo che davvero i teramani avrebbero mille ragioni per le quali agitarsi e scendere in piazza, indignati, e magari anche mobilitarsi e darsi molto da fare.

Ma ritenere che il dibattito su Biancone sia una “quisquilia”, questione di nessuna importanza, è sbagliato, perché nella vicenda non ci si può lasciar sfuggire proprio il carattere simbolico di un cane che vive libero in piazza e nel quale una parte dell’opinione pubblica si identifica o quanto meno identifica una parte di sé, magari irrealizzata. La forza del simbolo è incredibile e non può essere disconosciuta. Nessuno può scegliere volontariamente un simbolo. I simboli imposti da una scelta volontaria di solito sono deboli e passeggeri. Non attraggono più di tanto. Hanno invece una forza incredibile, attrattiva e suggestiva, i simboli che si impongono da sé; per motivi che sfuggono ad una analisi razionale. L’irrazionalità del simbolo è la sua potenza, alla quale ci si oppone a fatica e sempre rimanendo sconfitti. Anche la gran bontà dei “cavalieri antiqui” è un simbolo e molto spesso il simbolo diventa mito.

Ciò che è simbolico diventa mitico, il simbolo-mito si radica nel comune sentire e forgia il sentimento popolare al di là di ogni comune valenza. Il simbolo-mito (o il mito-simbolo, è lo stesso) si impone e diventa un imprescindibile punto di riferimento, senza che si possano esprimere giudizi di valore, perché il mito-simbolo o il mito-simbolo  non sono mai di per sé positivi o negativi. Anche il prof. Vicentini è assurto a simbolo-mito, di tutto ciò che il direttore generale Varrassi ha fatto di male o del bene che non ha fatto.

Biancone è simbolo-mito di ciò che a molti piacerebbe essere e non sono, di una libertà assoluta di cui pochi credono di godere. Anche Silvio Berlusconi è, e non da oggi, un simbolo-mito, negativo per i suoi detrattori, positivo per i suoi denigratori. Poi, al di là degli accapigliamenti, al di fuori del cono d’ombra del simbolo-mito-simbolo, torna in vigore la gran bontà dei “cavalieri antiqui”, che interrompono il duello per correre o accorrere insieme all’inseguimento o al perseguimento di altri obiettivi.
                                                      
 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Il ritorno di Vicentini al Mazzini và bene a chi? 1) ai pazienti Teramani che afferiscono al Mazzini 2) agli Urologi Teramani del Mazzini 3) agli Urologi della provincia di Teramo 4) a tutti i medici di base che credono nella sanità pubblica 5) a tutti i medici di base che non credono nella sanità pubblica Solo alcuni politici del centrodestra non lo hanno capito!!! Serpentini sei un simbolo-mito!
sempre piacevole la lettura del corrosivo del Professore!
Un medico manager? Un racconto di un medico, letto qualche anno fa, evidenziava un travestimento necessario per difendersi dalle fregature durante l'acquisto di un'autovettura. Si vestiva da contadino per non sembrare un pollo facilmente spennabile. Quel medico per sembrare migliore sapeva chi doveva imitare.