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Il corrosivo: Quante “grandi” serate con 37.000 euro?

di Elso Simone Serpentini
5 minuti

Qualche sera fa, prima che l’influenza di ceppo sconosciuto avesse la meglio su di me (quest’anno riottoso alla vaccinazione), sono stato spettatore deliziato di una serata eccezionale, quella della presentazione del nuovo album di Edea, nella Sala Polifunzionale della Provincia. Devo dire che è stata davvero una serata di grande livello, un evento grandioso e stimolante, tanto che nessun altro rappresentante dell’amministrazione cittadina era presente, salvo Campana – che però credo fosse presente solo come persona privata, non essendo stato autorizzato da nessuno a rappresentare alcunché.
Non sono personalmente né un intenditore né un appassionato del genere musicale che la serata proponeva, però sono in grado di capire quando mi trovo in un contesto artistico importante e di qualità straordinaria. Sia nella prima parte, nella quale alcuni musicisti teramani hanno voluto rendere omaggio alla cantante italo-africana con loro esibizioni, sia nella seconda, dove la virtuosistica interprete ha deliziato il pubblico con una voce ed un sound di grande fascino, il livello è stato davvero straordinario.
Un tastierista, che definire virtuoso e raffinato è poco, come Franco Di Donatantonio, anche in duo con l’eccellente Daniel De Donatis, un interprete duttile e tecnicamente perfetto come Marco Pediconi, un genio naturale della musica come Toni Fidanza, un innovatore esecutore del nostro “Vola vola” come Aldo Ruggeri, una fanciulla che ha cantato un brano da favola, Francesca Di Altobrando, e un chitarrista, Cristiano Vetuschi, che si è confermato “mostruoso” sulle corde, si sono alternati secondo i ritmi di una scaletta parsa anch’essa assai indovinata.

Quando poi è arrivata la “band” di Edea e si è capito di che pasta erano fatti i musicisti, impareggiabili professionisti, che facevano corona a quella voce splendida, si è avuta la conferma di quanto fossero stati fortunati i presenti a scegliere di passare la serata proprio al cospetto di tanta “brava gente”. Ma ho preso sempre più spesso, durante l’ascolto dei brani, a chiedermi di quante serate così, di così grande livello, ci saremmo potuti deliziare a Teramo con i 37.000 euro spesi per un paio di ore al freddo e al gelo a tentare di ascoltare in Piazza Martiri una cantante senza spessore come Marina Rei e una nullità come Vittorio il fenomeno.

La differenza tra la serata in onore di Edea e l’altra, improntata alla ”attacca Bastià” è così tanta da poter essere definita “siderale”. Pensate: 37.000 euro a disposizione, per consentire a giovani e meno giovani talenti teramani, dei tanti, tantissimi che ce ne sono, di esibirsi, di proporsi, di farsi apprezzare, di contribuire ad educare i gusti di un pubblico che si è disabituato a cogliere il valore delle cose anche in tema di musica. Non vado lontano dalla verità, se dico che si potrebbero organizzare almeno una ventina di serate così. Teramo è piena di talenti, in tutti i campi, ma vengono lasciati deperire senza il minimo supporto e il minimo sostegno da parte del pubblico e costretti ad elemosinare pochi oboli o a farne a meno se con troppa dignità per non vergognarsi a chiederne. 

Ho pensato anche, e penso ancora, a quale bella e grande opportunità avremmo se rinunciassimo alla cifra tutto sommato modesta dell’affitto dei locali dell’ex Ovviesse (per recuperarla sarebbe sufficiente dare meno gratifiche ad un paio di dirigenti del Comune e della Team) e destinassimo quegli spazi all’attività dei nostri talenti, nel campo delle arti: musica, teatro, di prosa e lirico, laboratori di sperimentazione teatrale e musicale, occasioni di confronto tra generi letterari ed artistici. Quante serate di grande arte, quante opportunità di crescita offriremmo alla cultura teramana? 

Ancora nei primi anni ’40, negli anni del fascismo morente e della guerra, nei mesi del coprifuoco e dei bombardamenti aerei, erano tantissimi i talenti artistici teramani che brulicavano e fremevano, e studiavano, e si proponevano. Alcuni di loro studiavano cinematografia, molti altri davano esibizioni musicali, e numerosi erano i filodrammatici che calcavano le tavole del palcoscenico, inquadrati sia nel Teatro Universitario del GUF sia in quello del Dopo Lavoro (OND). Furono rappresentate splendide opere, di autori nazionali e locali, da parte di attori e registi che continuarono la loro attività anche dopo la guerra.

Il più dotato di loro, Giorgio Bandini, fu per anni apprezzatissimo regista radiofonico e si è spento solo poco tempo fa nella “sua” Teramo, che non aveva mai lasciato con il cuore.
Altri invece dopo la guerra lasciarono il teatro e si dedicarono ad altro. Uno di questi ultimi fu un giovane attore brillante che si era fatto apprezzare nel Teatro Universitario del GUF sul palcoscenico del Teatro Comunale. Dopo la guerra lasciò il teatro e si diede alla politica, diventando sindaco di Teramo. L’ironia del destino volle che proprio lui fosse il protagonista e principale responsabile dell’abbattimento di quel Teatro e di quel palcoscenico sul quale si era esibito come attore.

Il suo nome era Carino Gambacorta.

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Commenti

A proposito di Teatro! Il progetto di ristrutturazione dell'attuale cine-teatro comunale presentato da Brucchi e tanto sbandierato su foglietti a 4 multivolori in campagna elettorale che fine ha fatto ? E' già acqua passata ?
ve lo immaginate il Professor Serpentini colpito da influenza di ceppo "comune"?
Parole ineccepibili alle quali nulla v'è da aggiungere anche perchè si sforerebbe in tempi e caratterì di scrittura i quali hanno pur sempre un limite di decenza!A lei prof infinita stima e sinceri complimenti da chi la reputa il vero Don Chisciotte della cultura teramana che peraltro seguo con attenzione da sempre, eppure per la politica cittadina, ahimè, lei continua ad essere...CELLOPHANE!!! Poveri noi..