Salta al contenuto principale

Il mercato della Povertà

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Teramo Sabato 22 Gennaio. Corso San. Giorgio. Piove. Misto neve. Una signora in ginocchio sotto l'indifferenza. Una donna forse con più di cinquant'anni. Età indefinibile. Un cartone come isolante dal rivolo di acqua che le bagna il pantalone. Passo e ripasso. Mi fermo. Non resisto. Le regalo una piccola offerta e ho voglia di fare colazione e avere un pò di compagnia. Non parla l'Italiano o meglio, fa finta di non parlare bene la nostra lingua. Dice di venire dalla Cecoslovacchia. Quella in foto è sua figlia. Ci credo poco. Conosco il mondo dei sommersi e le loro leggi della comunicazione. Un the veloce e silenzioso. Caldo. Torna in ginocchio e svuota il bicchiere. Osservo e mi nascondo. Arriva un "signore". Scambiano due parole. L'esattore. Lo Sfruttatore. Si svuota il marsupio. La scena si ripete con un'altra donna più avanti. L'indifferenza viene nutrita da piccole e grandi offerte. Ci svuotiamo la coscienza. In realtà è un mercato della povertà, che va combattuto e denunciato.

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Sono passato davanti a lei. Non mi sono fermato. Mi vergogno. Grazie per l'articolo come sempre. Sei un diverso.
Grazie Giancarlo. Senso di impotenza misto a rabbia che contrasta col desiderio di vedere tutti "liberi" che, spesso, troppo spesso, si accontenta di ciò che vede e non di ciò che osserva...
lo dico da sempre... di fronte a una richiesta di elemosina provo vergogna. sempre. sia che metta mano al mio portafoglio e sia che non lo faccia.
NUOVI SCHIAVI Il Sindaco Brucchi in uno dei suoi primi atti ha emanato un'ordinanza quella sull'accattonaggio. Annuncio pubblicità sui media ... poi il nulla di fatto. Il Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, qualche tempo fa ha denunciato la connessione tra accattonaggio e sfruttamento invitando a non fare carità con questo strumento. D'altro canto da organismi internazionali come le Nazioni Unite in varie strutture ad organizzazioni come Amnesty Internazional annoverano questo fenomeno tra quelli rientranti nelle nuove schiavitù. Rispetto al passato la condizione è peggiorata mentre il proprietario possedeva ‘legalmente’ gli schiavi che aveva spesso comprato ad un alto costo d’acquisto. Era quindi nel suo interesse ‘conservarlo’ nel miglior stato possibile, in modo da poter rifarsi del suo investimento. Ora gli schiavi, anche se sono resi e mantenuti tali sotto la minaccia costante della violenza, e spesso fisicamente imprigionati, non sono ‘proprietà legale’ di nessuno, ma sono costretti a lavorare senza per qualcuno compenso fino allo sfinimento. Sono schiavi ‘usa e getta’: costano poco, c’è ne sono in abbondanza, e quando non ‘funzionano’ più si abbandonano a se stessi. Altri li sostituiranno. Voglio ricordare che la schiavitù si distingue da altre forme di violazione dei diritti umani per alcune caratteristiche: - costrizione al lavoro mediante minacce e violenze fisiche e psicologiche; - appartenenza ad un 'datore di lavoro' che ha completo controllo sul lavoro (tipo e durata) dello schiavo; - essere comprati/venduti come 'proprietà'; - subire restrizioni fisiche e non avere più libertà di movimento. Wigberto di Borgo