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I segreti del Duomo

di Fabrizio Primoli
9 minuti

Esistono, tra le mura di questa nostra Città, pur se in situazione di quasi clandestinità, due dispositivi storici che per diverso tempo hanno avuto un importante ruolo civico e che ora, vuoi per il tempo trascorso, vuoi per il mutato contesto sociale, vuoi per la tradizionale tendenza all’oblio dell’aprutina coscienza, nessuno più ricorda. Per scoprirli, cosa singolare, è necessario alzare gli occhi al cielo e dare un’occhiata alla Torre del Duomo, struttura alla quale ognuno di noi è passato distrattamente accanto infinite volte, senza considerare che il suo peculiare passato in buona sostanza coincide con il passato della Cattedrale cui è legata, ma che per altri versi ha un’impronta tutta propria.


Tutti i teramani sanno che, quasi a mezza altezza del campanile, è da sempre presente un orologio monumentale. Quell’orologio che oggi scandisce le nostre ore è tuttavia il terzo di una serie di orologi che dagli inizi dell’800 furono installati sulla Torre. Il primo impianto fu installato proprio nei primi anni del XIX secolo. Era costituito da un unico quadrante, in marmo bianco. L’orologio fu poi sostituito tra il 1891 e il 1892, per iniziativa dell’allora Sindaco Berardo Costantini, che tanto ardentemente lo volle. Fu solo nel 1924 che venne realizzato e quindi montato l’attuale, terzo orologio della Torre.


Fabbricato a Torino, negli stabilimenti dei Fratelli Miroglio, l’impianto che oggi vediamo è dotato di due quadranti in vetro, retroilluminati e con telaio in ghisa. Ma l’elemento più interessante e più caratteristico di questo strumento è dato dal meccanismo di marcia, posto nella stanza dell’orologio. Meccanismo dotato di ingranaggi e ruote maestre; dotato di pendolo, di pesi e contrappesi; dotato di leve per la carica e di dispositivi per l’azionamento delle campane di segnalazione delle ore e dei quarti.


Questo meccanismo, com’é nella logica delle cose, è stato oggi sostituito da un moderno impianto elettronico. Ma, seppur dismesso e abbandonato, l’antico meccanismo è ancora oggi presente all’interno della Torre, nella stanza dell’orologio. Si tratta di uno dei rari esempi di archeologia industriale legata all’orologeria e, nonostante il degrado che da decenni lo sta lentamente corrompendo, fa ancora bella mostra di sé e del lodevole servizio che per quasi mezzo secolo ha svolto a favore della nostra Città. Nel nostro Paese non sono moltissime, purtroppo, le testimonianze di questi dispositivi industriali dei quali non tutti, istituzioni comprese, hanno ben compreso l’importanza dal punto di vista storico e tecnico. Il “Registro Italiano Orologi da Torre”, peraltro, ha di recente valutato questo nostro meccanismo e ne ha classificato l’importanza.
Teramo ha avuto, quasi fosse merito dell’oblio e delle segrete mura della Torre, la fortuna di conservare l’antico impianto dell’orologio.
Le alte mura di questa Torre, tuttavia, nascondono alla vista anche un’altra, segreta traccia di Storia. Sulla sommità del campanile è alloggiata una vecchia sirena di allarme antiaereo, di quelle che si usavano durante la seconda guerra mondiale per avvisare la popolazione di imminenti incursioni aeree.
Era il 1937. I primi venti del conflitto iniziavano a soffiare in Europa e prima ancora che il Ministero dell’Interno diffondesse precisi dettagli in merito alle caratteristiche tecniche di tali congegni, il Comune di Teramo dispose l’installazione di un impianto di allarme per la sicurezza della cittadinanza: con deliberazione del 16 febbraio 1937, fu acquistata dalla ditta Marelli di Milano una sirena elettromeccanica di tipo M6, avente potenza di 6kW e funzionante con corrente alternata trifase da 220V. Il motore era ad asse verticale con carcassa in ghisa «perfettamente stagna alle intemperie» e  «girante in silumin», nonché «adeguato bilanciamento per evitare qualsiasi vibrazione». Protetta da un cappello zincato, con una rete metallica che copriva lo spazio per l’aspirazione dell’aria, era dotata anche di una resistenza elettrica per il suo riscaldamento in modo da evitare, nella stagione invernale, la formazione di ghiaccio.

Oltre alla sirena furono installati, a cura della ditta Italo Piantini, un quadro di comando locale (posto alla base della Torre), collegato alla sirena attraverso un cavo tripolare sottopiombo, e un quadro di comando remoto, collegato al precedente attraverso cinque fili di rame nudo e sito nel posto di guardia del Comando della Polizia Municipale, al piano terra dell’edificio di Via della Banca. Per sostenere la sirena nel locale più alto della Torre, la ditta Vincenzo Pediconi costruì un castello in legno sul quale ancora oggi è ancorato l’impianto. Spesa totale: 7497 lire, ci cui 4387 solo per l’acquisto della sirena. Gestita dalla Polizia Municipale, questo congegno suonò per la prima volta il 19 giugno 1938 e ogni giorno, come ordinato dal Ministero dell’Interno, suonava per qualche secondo in occasione del segnale orario del mezzogiorno, allo scopo di testarne l’efficienza.
Dietro segnalazione della Prefettura e tenuto conto del fatto che una sola sirena non poteva certo garantire l’udibilità del segnale in tutta la Città, fu disposta l’installazione di altri due apparecchi: il 20 gennaio 1943 venivano consegnate al Comune di Teramo due nuove sirene, queste elettromagnetiche, di proprietà del Ministero dell’Interno e da installarsi sul palazzo del vecchio Teatro Comunale e sulla sommità dell’arco di Porta Reale. Queste ultime erano azionate attraverso un quadro comandi collegato alla rete telefonica ed erano gli addetti dell’UNPA (Unione Nazionale per la Protezione Antiaerea) e del Comando Artiglieria Contraerei a gestirle e a mantenerle in efficiente servizio. Al fine di unificare il soggetto deputato all’allerta della cittadinanza, si scollegò la sirena della Torre dal quadro comandi della Polizia Municipale e la si collegò al quadro cui afferivano le altre due sirene cosegnate dallo Stato.


Quando, con decreto prefettizio del 4 luglio 1944 n. 7651 (era Prefetto il Cap. Giovanni Lorenzini), il Comando teramano dell’UNPA fu soppresso, le relative funzioni e tutti i beni furono ceduti al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Le due sirene di allarme di proprietà del Ministero dell’Interno furono prese in consegna da parte del Comune di Teramo, smontate e poi restituite allo Stato il 27 agosto 1949.
La nostra Provincia, come risulta dai documenti dell’epoca, aveva gli unici impianti di allarme antiaereo nella Città di Teramo. Tre sirene avevamo: due dello Stato e una del Comune. Le prime non ci sono più. La terza è tutto ciò che resta di quel periodo ed è rimasta incolume anche dopo la fine degli eventi bellici. Quando il Ministero dell’Interno, con circolare del 22 settembre 1945 n. 457, ordinò la dismissione degli impianti di allarme in tutte le località d’Italia, la nostra sirena era ormai cessata dal servizio da poco più di un anno. Emise il suo ultimo suono il 14 luglio 1944, data in cui venne interrotta l’alimentazione elettrica in Città. Oggi in buono stato di conservazione, nonostante l’ampia ossidazione, questo dispositivo costituisce però una delle più autentiche testimonianze di quello che avvenne nel nostro Paese negli anni grigi della guerra. Questi strumenti sono attualmente una vera rarità: basti pensare che, in tutta Italia, le sirene antiaeree ancora esistenti sono non più di una trentina. Il fatto che la nostra Teramo possieda ancora un congegno del genere costituisce un caso assai singolare. E questo strumento appare tanto più prezioso, dal punto di vista storico, quanto più si tiene conto del fatto che solo poche altre realtà hanno conservato tracce di questo recente passato.


Sulla scia di quanto già avvenuto a Manfredonia e a Cesena, città in cui l’Amministrazione Comunale ha da poco restaurato la vecchia sirena antiaerea ritrovata casualmente sulla sommità della Torre Civica, è auspicabile un interessamento dell’Amministrazione Comunale teso a sottrarre questo nostro raro dispositivo alla lenta distruzione ad opera del tempo e dell’oblio, restaurandolo e valorizzandolo.
Non dimentichiamoci di quel vecchio, silenzioso meccanismo che per mezzo secolo ha fatto vivere l’orologio del nostro Duomo. E non dimentichiamoci neppure della voce di quella vecchia sirena di guerra, che oggi non suona più, che i nostri genitori e i nostri nonni sentirono, potendosi mettere in salvo prima dei bombardamenti. Anche questi oggetti fanno parte della nostra comunità e della nostra Storia. Non consegniamoli al buio di un insensato oblio.

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Commenti

bravo fabrizio!anche se,come sai,politicamente la pensiamo in modo opposto,ammiro il tuo amore per la nostra Teramo,sentimento che ci accomuna!Sembrerà retorica,ma il giorno dopo l'ennesima offesa che Teramo subisce da parte di alcuni imbecilli,forse non è retorica e nemmeno dietrologia. "L'Atene del regno" Buon Natale! P.Pizza.
Quella della sirena o delle sirene sono per me delle novità assolute. Ringrazio per avermi donato questi elementi di conoscenza. Buon Lavoro.