“È mai possibile, oh porco di un cane,
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane”.
Così cantava Fabrizio De Andrè nella celebre canzone “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”.
Parafrasando, io dico: “È mai possibile, oh porco di un cane, che le porcate della politica in codesto reame, debban risolversi tutte con grandi grane (e milioni di euro da pagare per noi cittadini)?”.
Purtroppo è sempre così. E la questione Ruzzo è fra le più purulente.
1) Il centrosinistra. All’origine dei mali c’è il centrosinistra, fomite del tracollo economico dell’azienda, gestita per anni nell’allegra convinzione che tutto fosse consentito (tanto a pagare sarebbero sempre stati i cittadini).
2) Il centrodestra. La piaga si estende e suppura con l’avvento al comando del centrodestra. Le cui colpe sono evidentissime:
a) non ha imposto una virata di 180 gradi;
b) non ha promosso l’azione di responsabilità e l’azione risarcitoria nei confronti dei componenti dei Consigli di Amministrazione e dei Collegi sindacali delle precedenti gestioni;
c) non ha avviato nessuna razionalizzazione né alcun piano industriale.
In particolare, la mancata azione di responsabilità a carico dei precedenti CdA dimostra nei fatti la contiguità politica di centrodestra e centrosinistra, nemici a parole ma amici in affari.
3) Paolo Gatti. Ha dimostrato di non essere all’altezza del ruolo che il consenso elettorale gli ha attribuito.
Non ha avuto i coglioni, o meglio, ne ha molti in scuderia e ciononostante nessuno di loro è riuscito a tirare fuori “le palle”.
La responsabilità politica è tutta sua. Non si fanno nominare due Presidenti del Ruzzo, ciascuno in carica per un anno (prima Strozzieri e poi Scuteri), consentendo che entrambi si dimettano senza fornire motivazioni ufficiali, senza rendere conto a nessuno di cosa abbiano fatto, cosa non abbia funzionato, senza attribuire colpe, fornire versioni, giustificare omissioni ed azioni. Una vergogna omertosa che autorizza qualsiasi maldicenza e qualsiasi retropensiero, primo fra i quali quello che il silenzio è imposto perché ciascuno ha qualche scheletro nell’armadio da tenere ben nascosto.
Del resto l’intervista di Maurizio Di Biagio a Gatti fa accapponare la pelle.
Discutendo sul perché il CdA del Ruzzo sia imploso, sono emerse presunte divergenze sul famigerato piano di risanamento, circa le quali Gatti sostiene che il piano “l’hanno votato, tre contro uno, Scuteri, Impaloni, Martini, contro il vice presidente. A quel punto Ciapanna ha inveito, ha iniziato a discutere, a litigare, e alla fine Scuteri ha sbroccato, si era rotto di avere gente così di fronte”.
Quindi tre membri su cinque del CdA, fra cui il Presidente gattiano Scuteri, avrebbero approvato il piano, incontrando solo l’opposizione del Vice Presidente tancrediano Ciapanna il quale, pur essendo in netta minoranza, sarebbe riuscito a provocare le dimissioni degli altri tre.
Se le cose fossero andate davvero così, i tre dimissionari sarebbero tre incapaci conclamati.
Gatti, sebbene ammetta l’inadeguatezza dei suoi Presidenti (“si sono dimessi due presidenti in due anni perché non sono riusciti a portare una discontinuità col Ruzzo”), inveisce contro Ciapanna: “vicepresidente che non so da quanti anni ha prestato il suo lavoro assieme al centrosinistra ed è stato uno degli artefici dei 60 milioni di debiti: non era la persona più indicata per la discontinuità”).
Prendiamo atto, ma Gatti deve spiegare come mai i CdA presieduti dai suoi uomini non abbiano avviato delle azioni di responsabilità nei confronti dei precedenti CdA di cui Ciapanna era membro. Lanciare sterili accuse verbali è inutile e i danni a carico dei cittadini aumentano anche per colpa di Gatti e dei gattini.
L’Assessore regionale continua come Alice nel paese delle meraviglie: “voglio sapere chi ha prodotto 70 milioni di debito in una spa pubblica, perché sono stati contratti e come sono stati contratti. Io lo voglio sapere! C’è la tentazione di una cortina fumogena che qualcuno vuole stendere sulla vicenda, ma non si diano pena, arriveremo a sapere chi ha prodotto 70 milioni di euro di debiti per la comunità, noi ci arriveremo. Non si diano tante preoccupazioni, noi lo vogliamo sapere, tutti lo vogliono sapere, state tranquilli, ci arriveremo a sapere cosa hanno combinato. Prima viene questo, poi il resto”.
Caro Gatti, Strozzieri e Scuteri li hai nominati tu come presidenti del Ruzzo, non come uscieri, per cui se in due anni non hanno visto tutte le carte o non le sanno leggere, la colpa è tua; nessuno più di te dovrebbe dirci come si siano prodotti i 70 milioni di debiti, per cui è assurdo che sia proprio tu a domandarlo.
Ma il Gatti scatenato prosegue: “Settanta assunzioni illegittime di cui non c’era bisogno, ne vogliamo parlare. Chi l’ha fatte e perché? Visto che sono pagate con i soldi pubblici, noi lo vogliamo sapere, il cittadino lo vuole sapere: ci sono questioni su cui deve essere fatta piena luce, probabilmente qualcuno che faceva il vice presidente ai tempi d’oro non ha pieno interesse perché la verità esca. Sono curioso a questo punto. Quando imposti un piano di risanamento devi pure partire da quello che non ha funzionato, dagli errori commessi, dagli orrori, per evitare di rifarli”.
Belle domande, se fossero uscite dalla bocca di un cittadino, non da quella di chi dovrebbe renderci edotti delle risposte a tali domande. Scusi Gatti, ma a chi dobbiamo chiedere conto di tali assunzioni se non ai Presidenti del Ruzzo? E se si fossero riscontrati reati e/o illegittimità, perché i Presidenti non hanno agito con le doverose denunce e l’adozione dei necessari provvedimenti?
Metto formalmente e gratuitamente a disposizione le mie competenze per studiare tutti i documenti e trarne le dovute conseguenze.
Per adesso, caro Gatti, la verità è che siete tutti uguali nel peggio.
4) Carlo Ciapanna. Il Vicepresidente uscente del Ruzzo è un amministratore equivoco ed improvvido, avidamente attaccato alla poltrona nonostante tutto.
Ecco le prove.
Circa il suo astio nei confronti di Gatti, Ciapanna asserisce che l’odio “risale a quando Gatti mise il becco nelle mie vicende familiari e giudiziarie, da quel giorno lui per me è segnato”. Quindi un pubblico amministratore afferma pubblicamente che i propri sentimenti personali inficiano i rapporti istituzionali che dovrebbero essere improntati alla tutela degli interessi dei cittadini.
Inoltre, il Vicepresidente accusa Scuteri e Strozzieri “di non aver rappresentato la discontinuità e di aver lasciato la Ruzzo reti spa senza un timoniere”. Quindi la discontinuità è un valore per Ciapanna e verrebbe rappresentata da sé medesimo in quanto presente sia nelle vecchie gestioni di centrosinistra che nelle ultime due di centrodestra. Formidabile.
Ma veniamo alla famelicità del soggetto.
Intervistato a caldo da Certastampa.it dopo le dimissioni di Scuteri, Ciapanna afferma: “Io non sono uomo di dimissioni, non mi dimetto e tanto meno sarò sfiduciato. Sfiducia è una parola che in una società per azioni non esiste. Al limite mi devono fare un’azione per cattiva gestione ma andranno incontro a problemi importanti. Mi pagheranno lo stipendio senza farmi fare il vice presidente”.
Quindi, se abbiamo ben compreso, Ciapanna non si scolla dalla poltrona per nessun motivo e pretende lo stipendio a prescindere, finanche nel caso che venga messo nelle condizioni di non poter svolgere il suo mandato. Complimenti.
Eppure, nella stessa serata di martedì 7 maggio, giungono pure le dimissioni dei consiglieri Impaloni e Martini, per cui il CdA del Ruzzo resta monco della maggioranza dei suoi membri.
Anche lo stacanovista della poltrona deve arrendersi (e dichiara desolato: “ci presenteremo tutti dimissionari all’assemblea del 25” maggio). Nonostante tutto e tutti.
Nonostante nell’ottobre scorso ne avessimo invocato le dimissioni (http://www.iduepunti.it/cronaca/29_ottobre_2012/il-vice-presidente-del-ruzzo-carlo-ciapanna-condannato-truffa) per essere stato condannato, in primo grado, per truffa comunitaria alla pena di 1 anno e sei mesi di reclusione, oltre alla sanzione accessoria della incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di 1 anno e sei mesi, oltre alla interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per la medesima durata.
Nonostante nel gennaio di quest’anno continuassimo ad invocarne le dimissioni (http://www.iduepunti.it/cronaca/19_gennaio_2013/ri-condannato-il-vice-presidente-del-ruzzo-carlo-ciapanna) per essere stato nuovamente condannato, in primo grado, per calunnia a un ispettore della Guardia Forestale alla pena due anni e quattro mesi di reclusione.
Alla faccia dei cittadini e di tutti coloro che pagano le bollette dell’acqua.
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