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Province: imprenditori e Camera di Commercio sono fuori strada

di Christian Francia
5 minuti

Non ho mai stimato il Presidente della Camera di Commercio di Teramo Giustino Di Carlantonio perché lo ritengo un conservatore e non un innovatore, uno che naviga a vista e non uno dalle larghe vedute.
E poi, come ho già scritto due mesi or sono (www.iduepunti.it/francia/11_giugno_2012/leggetecome-termovalorizzare-gli-affari-teramo), uno che è socio di Paolo Tancredi per me non merita nessun apprezzamento.
Ciò premesso, non mi piace per niente quello che Di Carlantonio e le associazioni imprenditoriali teramane (Confindustria, Ance, Api, Confcommercio, Confesercenti, Cna e Casartigiani) hanno scritto a Chiodi, e cioè in buona sostanza che non vogliono che la Provincia di Teramo venga incorporata a seguito della conversione in legge del decreto sulla Spending review.
In primo luogo è puerile chiedere a Chiodi ciò di cui Chiodi non può disporre: il potere di decidere in materia.
In secondo luogo è stomachevole questo pianto delle prefiche, queste lamentazioni inutili e vane.
Gli imprenditori si preoccupano del fatto che l’accorpamento della Provincia possa penalizzare il tessuto produttivo locale con ripercussioni su tutto il territorio provinciale.
La preoccupazione è che tale riforma determini, in via definitiva, la perdita di un effettivo ruolo di Teramo e della sua provincia nel contesto regionale, tanto che, già da tempo, lo stato centrale ha privato la città capoluogo di numerose strutture operanti a livello provinciale, contribuendo ad un evidente ridimensionamento di questa città e del suo territorio”.
Le associazioni imprenditoriali rifiutano la “fusione per incorporazione” che Teramo dovrà subire (quasi certamente con Pescara), la quale determinerebbe “un annientamento delle radici storico-culturali di un nucleo abitativo tra i più antichi d’Abruzzo”. “Saremo costretti, ancora una volta, ad assistere passivamente ad un trasferimento di potenzialità, servizi e conseguenti utilità presso altri lidi, restando inermi di fronte ad un copione visto più volte, con chiusure di uffici, trasferimento di personale, perdita di indotto con conseguente calo verticale di ricchezza, investimenti, posti di lavoro”.
In definitiva, chiedono di “salvaguardare le prerogative del nostro territorio provinciale e della città di Teramo”.
Non si capisce se il Governo ce l’abbia proprio con Teramo e, in tal caso, se non sia opportuno presentare un disegno di legge che esenti Teramo e la sua Provincia da qualsivoglia ingerenza legislativa.
Perché se la Toscana e l’Emilia-Romagna perderanno quasi tutte le province a noi non importa niente, ma l’“annientamento delle radici storico-culturali di un nucleo abitativo tra i più antichi d’Abruzzo”, beh questo non possiamo permetterlo.
Andiamo al sodo: chiudere la Provincia significherà perdere la Prefettura, la Questura, l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, il Tribunale, ecc., ecc.
E allora? È forse colpa del Governo se Teramo ha una popolazione oggi non più sufficiente per rendere produttiva la presenza di Enti ed Uffici?
Se in un futuro ipotetico Giulianova o Roseto raggiungessero una popolazione di 200mila abitanti cosa faremmo, invocheremmo la storia per vietare il passaggio dello scettro di capoluogo?
Ostia è una frazione di Roma abitata da mezzo milione di persone, cosa dovrebbe fare invocare la trasformazione in Comune e pure in Provincia?
Gli imprenditori credono di poter fermare la Storia?
Di Carlantonio crede che la presenza di uffici e servizi sia sufficiente per la conservazione del tessuto produttivo?
Pare al contrario che la presenza della Provincia e della Prefettura non abbia ad oggi impedito l’aumento esponenziale delle ore di cassa integrazione e la moria di centinaia di aziende nel teramano.
O pensiamo possibile un futuro provinciale grazie ai trasferimenti statali?
Teramo è vittima della stessa sorte subita da centinaia di altre realtà in tutto il mondo nel corso della storia millenaria dell’umanità: il declino.
Montorio al Vomano e tutta la montagna teramana subiscono da decenni lo stesso destino di decadenza, e nessuno potrà impedire a Poste Italiane di tagliare gli uffici periferici improduttivi, mossa che acuirà ancora di più lo spopolamento dei piccoli Comuni.
Allo stesso modo, il piccolo commercio subisce da lustri la concorrenza dei grandi centri commerciali, risultandone sempre perdente e recessivo.
Mi fanno pena queste associazioni di categoria che vivono fuori dal mondo e pensano di sopravvivere con gli aiuti di Stato.
Che pensino ad essere produttivi piuttosto, come per esempio il comparto vitivinicolo nel quale le aziende abruzzesi esportano all’estero con percentuali di crescita doppie rispetto e quelle di tutte le altre regioni italiane, segno che sono brave a produrre e a commercializzare i loro prodotti.
O come alla Amadori di Mosciano, dove pochi giorni fa hanno formalizzato 28 nuovi posti a tempo indeterminato e 50 nuovi operai stagionali.
Se Teramo e la sua ex Provincia avranno un futuro, sarà quello che i suoi abitanti e le sue forze produttive saranno riusciti a costruire, non certo la presenza dell’inutile Prefettura o di qualche decina di posti pubblici che rappresentano un costo per la collettività ben maggiore dei servizi che riceve in cambio.
Gli imprenditori si rimbocchino le maniche e la smettano di piagnucolare, trovino nel proprio talento le ragioni di una nuova futura prosperità, invece di sperare di continuare a mungere le mammelle pubbliche, che non hanno più una stilla di latte per nessuno.


 

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Commenti

Questo e' il risultato di venti anni di politica in cui gli obiettivi sono stati: 1. Posti da signorotto "di provincia" per i politici, i politici trombati e i loro parenti stretti e clientes privilegiati 2. Postarelli "sine cura" per elettori capicordata e sostenitori particolarmente attivi nella disciplina del lecchinaggio 3. Tasse, debito e servizi scadenti per tutti gli altri Ma la colpa e' sempre altrui, altrove. I provvedimenti sono sempre "antidemocratici". I politicanti elaborano sempre arzigogolate teorie alternative per rimandare il risultato dei loro disastri.
Non ho capito su quale base (immagino legata alla spesa pubblica) è stato stabilito che le Province siano inutili.....non ho capito la relazione che c'è tra popolazione residente e produttività di un Ente o Uffici.....non ho capito cosa si intende proprio per produttività di una Amministrazione Pubblica......non ho capito la relazione discriminante che c'è tra estensione territoriale e bisogno o meno di Ente....non ho capito perchè non si parla mai dei servizi e delle funzioni necessarie o non necessarie per i cittadini...funzioni "doppie" svolte da più Enti o mancanti nei vari Enti.....non ho capito perchè poi ci si lamenta dei cattivi servizi al cittadino..... quando neanche si conoscono le competenze degli Enti....non ho capito perchè c'è ancora chi sostiene che i dipendenti pubblici in Italia siano troppi quando invece ne abbiamo meno di tutti i paesi nordici europei e della Francia...e poco di più della Germania...sempre in rapporto alla popolazione....non ho capito perchè nessuno invece parla della cattiva distribuzione del personale....della grande carenza di personale tecnico ed operativo rispetto all'esuberanza del personale amministrativo che serve spesso (per giustificare la propria presenza) solo a burocratizzare l'Ente.....e poi non ho capito perchè ci si chiede come mai in questo paese non si riesce a fare prevenzione rincorrendo le varie emergenze come un cane che si morde la coda......non ho capito perchè in Italia si cerchi sempre un capro espiatorio alla incapacità di eleggere classi politiche capaci di amministrare un pochino....ma solo un pochino......nell'interesse comune......forse non capisco tutte queste cose perchè sono italiano?
http://ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2012/08/07/news/teramo-anzian… E sto cavolo di senatore va facendo società a destra e a manca!
@marcomoschetta Da come leggo dail contenuto dei tuoi commenti hai respirato aria diversa da quella italiana. Purtroppo ancora non si capisce che il male assoluto non sono le raccomandazioni in se'! Ma le raccomandazioni casuali. In tutto il mondo esistono le raccomandazioni ma hanno un carattere diverso... Si, molto diverso sara; assai difficile vedere il Laureato in Lettere fare il Direttore di Banca. E' assai raro trovare personale formato in un settore lavorare nel suo opposto se non temporaneamente.
Come possiamo definire che le Province siano Utili? In base a quale criterio gli enti pubblici italiani sono Utili?
No non ci siamo! Sono d'accordo con gli imprenditori ,tagliare la disponibilità dei servizi nel territorio penalizzerà l 'economia provinciale e anche regionale.serve razionalizzare e controllare la spesa .altre soluzioni sanno di fumo negli occhi.Siamo tutti stufi di manovre che non fanno che deprimere l'economia e lo sviluppo.
Siamo solo e sempre i soliti italiani, e quel che è più grave, spesso parliamo senza cognizione di causa. Non è assolutamente una diretta conseguenza dell'accorpamento e/o riduzione delle province, la soppressione dei vari enti. Questa è stabilita per legge o nel casi alcuni enti, come ad esempio quelli non economici, dalla politica delle direzioni centrali, che addirittura potrebbero favorire un più ampio decentramento. In ogni caso, le province sono un peso che fa bene solo a chi valuta l'importanza solo dal numero di poltrone da offrire ai fodoschiena dei nullafacenti.
Penso che quello che segue possa chiarire qualche dubbio. Alla luce di quello che ho letto penso che la soppressione di province per decreto sia anticostituzionale. La regione non ha nessun potere di modifica delle province se non dopo l'iniziativa dei comuni. Tendo a pensare che le istituzioni provinciali, dopo la creazione delle regioni, siano assolutamente inutili e troppo costose e per ciò perniciose. L'unica via, secondo me ma potrei sbagliarmi, per la loro totale eliminazione, che non significa eliminare il decentramento territoriale con un occhio alla storia ed uno alle questioni di convenienza economico/amministrativa, è la modifica dell'art, 114 della Costituzione della Repubblica Italiana. Dalla COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA - TITOLO V Art. 114 La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione. Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento. Art. 132 Si può, con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse. Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione e aggregati ad un'altra. Art. 133. Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell'ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni, sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni.
Giancarlo, puoi per favore spiegare ai sostenitori del lavoro pubblico come si avvia un'impresa privata senza finanziamenti pubblici?!? Son finiti i soldi... Non ce li presta più nessuno a tassi decenti... Bisogna tagliare la spesa pubblica per riacquistare credibilità... I nostri predecessori ci hanno fregato .. E adesso ci tocca pagare il conto..
Anche io penso che questo governo faccia molto fumo, mentre la parte di arrosto proviene sempre e solo dalla cottura dei soliti polli: pensionati, lavoratrici e lavoratori con redditi soprattutto bassi. Persino i disoccupati e i loro famigliari a carico sono costretti all'elemosina per potersi pagare i tiket sanitari, oppure rinunciano a curarsi. Aldilà della giustezza o meno della riduzione delle province (qualcuno ha fatto i conti sull'effettivo risparmio?), il signor Monti, questo distinto e distante signore che detta le leggi, fa riferimento alla Costituzione quando parla dell'impossibilità di tagliare le pensioni e gli stipendi d'oro, ma come ha evidenziato Bakunin, la ignora quando la ritiene "un intralcio". Fosse per lui, anche il Parlamento sarebbe subordinato ai voleri del suo governo o quantomeno non dovrebbe condizionare le sue decisioni. In questo, e non solo, rassomiglia molto al piduista miliardario di Arcore che l'ha preceduto e che insieme al PD gli reggono la candela... Fra una finta casciara e un po di teatro, tanto per intorbidire e confondere le acque.
buongiorno ...per gli imprenditori ciliegina sulla torta .......trasmissione conti correnti bancari ogni 31 marzo alla agenzia delle entrate.... immaginate in fase di controllo ricordarsi tutti i movimenti....anche le 50 euro utilizzate per la bonifica hahahahahahah
Eddai sempre contro Monti!!! Poverino!!! Ma che colpe ha? In fin dei conti ci siamo privati della sovranità politica riesumando un istituto del Diritto Romano Repubblicano: il Dictator. I Consoli erano d'accordo, il Senato pure. Consoli e Senato stanno lassù per nostra espressa volontà. Quindi di che ci lamentiamo? E poi il Dictator non è soggetto alla "provocatio ad populum". Quel che dice Lui, non si modifica. Certo, i Romani il dictator lo andavano a prendere tra quelli che, nonostante le acclarate qualità, se ne stavano a sudare zappando in un orto. Noi invece (poiché col passare del tempo l'intelletto umano si "evolve", soprattutto quello italiano) siamo andati a prenderlo, sempre con acclarate qualità, tra quelli che sono a libro-paga di chi ha sempre speculato sulle nostre disgrazie (endogene o esogene che siano poco importa: basta che siano disgrazie), e ora si preoccupa della possibile inesigibilità dei crediti acquisiti (a modo loro). Nel frattempo, visto che che in bicicletta ci stanno e devono pedalare, tanto vale acquisirne ancora: "Ti presto al 6 metà di quello che mi devi al 3, purché l'altra metà la tiri fuori netta dalle tasche dei cittadini". Qualcuno doveva pur fare il lavoro sporco. Qualcuno che non deve poi rispondere al popolo del suo operato. I Consoli, dopo anni di battaglie l'un contro l'altro armati, hanno scoperto la "responsabilità" nazionale e si sono accordati. Ora è un "rei gerendae causa": a quando un "seditionis sedandae causa"?