Se c’è una cosa sommamente degradante nella prostituzione, non è tanto l’affittare il proprio corpo in cambio di denaro (cosa meno turpe dell’affittare il proprio cervello ai medesimi fini venali), quanto piuttosto l’idea che si ci debba concedere a qualsiasi cliente, anche a quelli che si disprezzano fisicamente e moralmente. (vignetta dagospia)
Il PD si è prostituito al PDL nonostante continui a pensare che gli fa schifo, ma ritiene di non poter rifiutare le proprie prestazioni anche all’unico cliente che reputa obbrobrioso, disonorevole, infame e osceno.
Esattamente 20 anni fa, il 30 aprile 1993, ci fu la rivolta di popolo nell’indimenticabile lancio di monetine all’indirizzo di Craxi davanti all’Hotel Raphael a Roma.
Anch’io ero a piazza Navona quel giorno, ad un comizio, e se ripenso a quei momenti non posso evitare di pensare che Craxi e tutto il PSI erano cento volte meglio di questa armata di acchiappagalline che gli sono succeduti, a destra come a sinistra.
Sono anni che sostengo che il PD e il PDL siano lo stesso partito: al Comune di Teramo, in Regione, al Governo nazionale.
Ed oggi finalmente è caduta anche la maschera: via i tecnici, ecco un governo politico sostenuto a viso aperto dai due partiti che si sono giurati odio fino all’altro ieri.
Solo venti giorni fa Enrico Letta diceva: “Mai con Berlusconi”, “pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso”.
Ieri lo stesso Letta cantava una canzone molto diversa, quella del sistema di potere che non vuole saperne del cambiamento: “Vorrei che questo governo non fosse un canto del cigno di un sistema imploso sulle sue degenerazioni”.
Stia tranquillo, in Italia il cigno non canta mai, e quando muore lo fa in silenzio.
Ma la porcata del governo più bieco della storia non mi stupisce, semmai conferma quello che questo blog denuncia da quando è nato: non vi è nessuna contrapposizione reale fra il PD e il PDL, incollati agli interessi privati e di bottega.
Quello che mi turba è il dato politico: la pervicace ostinazione del PD di prendere le proprie scelte e decidere i propri passi nel chiuso delle direzioni, senza mai e dico mai ascoltare i propri iscritti né demandare ai propri circoli la linea da seguire.
Lo scollamento dal proprio elettorato è lapalissiano, l’incoerenza dei comportamenti è totale, il fallimento della linea della carta d’intenti del centrosinistra (firmata da PD, SEL e PSI) è smisurato, l’assassinio del progetto “Italia Bene Comune” è inconfutabile, l’esperienza vincente delle primarie è morta, il matrimonio con chi si riteneva impresentabile (e suscitava sdegno) è cosa fatta.
Ma c’è di più e di peggio.
Il PD è nato dalla sconfitta di Occhetto che chiedeva di imboccare la via del socialismo europeo (secondo partito del continente); il tentativo fallì e ne venne fuori la vittoria dei moderati, moderatamente appassionati a poltrone e prebende (nonché moderatamente indifferenti alle istanze dei cittadini).
Allo stesso tempo l’Italia è drammaticamente priva di un vero partito liberale e democratico sul modello europeo dell’ALDE (terzo partito d’Europa), per cui i liberali così come i socialisti sono privi di una rappresentanza e operano in maniera quasi carbonara nelle Università o sparsi in organi ed associazioni che non hanno una strategia condivisa.
Il risultato è che in Italia vige un monocolore gelatinoso, moderato per non dire insulso, una marmellata informe che ha come comun denominatore l’arroccamento antipopolare nel palazzo per impedire il cambiamento che i cittadini urlano senza tregua; perfino Enrico Letta, nel suo discorso di insediamento, ha riconosciuto che “ci sono stati 11 milioni di astenuti, sono il primo partito d’Italia, se non lo capiamo la politica è finita”.
Esatto. Non avete capito nulla. E da oggi abbiamo pure un Presidente del Consiglio eterodiretto e tenuto per le palle da Berlusconi, il quale al primo refolo di insubordinazione da parte del PD farà saltare il banco e passerà all’incasso elettorale (se i processi a suo carico non lo indurranno a togliere la fiducia al governo a prescindere).
Che ne sarà dei 30 milioni di italiani che non hanno votato PD-PDL e dei 9 milioni che hanno votato il PD con il mandato di chiudere la triste stagione berlusconiana?
Subiranno un moderato olio di ricino fiscale e delle moderate manganellate sui diritti e sulle regole basilari della democrazia che non verranno mai riconosciuti ed attuati.
In nome di un minimo di coerenza la Lega e Fratelli d’Italia intanto si smarcano dal PDL, così come SEL si allontana dal PD, lasciando gli innamorati soli a tubare.
Il degrado morale è giunto al livello più infimo, la faglia fra cittadini e politica si è divaricata oltre ogni limite, la sconcezza e la volgarità del governo è impersonata dal nipote di Gianni Letta (tessitore e anima nera di uno squallidissimo pseudo-centrodestra), che sebbene sia anagraficamente 47enne, è già un membro del Bilderberg e della Commissione Trilaterale, con buona pace di coloro che sperano comunque nei buoni uffici del nuovo esecutivo.
Insomma: al peggio non c’è mai fine, siamo caduti dalla padella nella brace, stavamo meglio quando stavamo peggio, “aridatece er puzzone”o almeno Craxi, che al confronto dei nani di oggi era uno statista di vaglia.
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