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La Prefettura trasloca presso la ex Banca d'Italia?

di Christian Francia
5 minuti

Potremmo sbagliarci, ma anche no. Gli indizi sono troppi.
La Prefettura di Teramo, ospitata nel Palazzo del Governo costruito nel 1827 dall'ingegner Carlo Forti lungo Corso San Giorgio, il 10 maggio scorso ha emanato apposito avviso pubblico per la ricerca di una nuova sede.
Coma mai? Non è forse l’attuale sede bella abbastanza, grande abbastanza, prestigiosa a sufficienza?
Certo che lo è. Ma molte ragioni hanno comunque spinto a guardarsi intorno.

Vediamo le stranezze contenute nell’avviso:

1) l’immobile, per risultare adeguato, deve essere “ubicato in posizione non decentrata nel territorio del comune di Teramo, da destinare a sede dei propri uffici e degli alloggi di rappresentanza”.
Quindi deve trovarsi in centro o nelle immediate vicinanze, con ciò riducendosi di molto le ipotetiche offerte.

2) l’immobile, per risultare adeguato, “deve avere caratteristiche logistiche e strutturali tali da soddisfare le esigenze di funzionamento di un ufficio con una dotazione organica di circa 75 unità, avuto riguardo ad un parametro di riferimento compreso tra 20 e 25 metri quadri per addetto”.
Quindi un totale di 1.500/1.875 metri quadrati. L’attuale sede conta 3.000 mq. Probabilmente si vogliono ridurre le spese di affitto, visto che il Palazzo del Governo è di proprietà della Provincia che lo ha locato al Ministero dell’Interno (titolare delle Prefetture).

3) l’immobile, per risultare adeguato, deve “essere caratterizzato oltre che da estese superfici, anche da adeguata dislocazione degli spazi, da finiture di pregio per gli uffici e gli alloggi di rappresentanza, da parcheggi interni”.
Passino le estese superfici, l’adeguata dislocazione e le finiture di pregio, ma i parcheggi interni a chi giovano? Non saranno forse un benefit per i dipendenti?

4) l’immobile, per risultare adeguato, deve “essere caratterizzato da ampi spazi da destinare ad archivi, correnti e di deposito”.
E gli ampi archivi a cosa servono? Non siamo nell’era digitale, dove tutto può e deve essere archiviato in un microserver grande quanto una valigetta? Soprattutto ai sensi della vigente normativa?

5) l’immobile “dovrà, inoltre, avere a disposizione una sala riunioni, una sala conferenze, locali idonei alle esigenze di funzionamento degli uffici ed a quelle dell’utenza, vani blindati da destinare alla segreteria di sicurezza ed aree adeguate all’allocazione dei server di rete e di un centralino telefonico”.
Sala riunioni e vani blindati da destinare alla segreteria di sicurezza? Ma non è forse la carta d’identità dell’edificio della Banca d’Italia in via Carducci?

6) l’immobile, poi, deve “essere conforme alla vigente normativa in materia di urbanistica ed edilizia, conformità impiantistica (legge n. 46/1990), di superamento delle barriere architettoniche (legge n. 13/1989), di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro (prescrizioni di cui all’allegato IV del D. Lgs. n. 81/2008), di prevenzione incendi e di certificazione energetica”.
Tutti requisiti che di certo sono posseduti dall’immobile della Banca d’Italia, ma non altrettanto sicuramente da quello della Provincia.

7) Infine, “i proprietari di immobili rispondenti alle caratteristiche richieste sono invitati, ove interessati, a formulare, entro 15 giorni dalla pubblicazione del presente avviso, un’articolata proposta, con specifica indicazione del canone che si intenderebbe ottenere dalla locazione, corredata da elaborati grafici e progettuali, nonché da quant’altro ritenuto necessario per rendere evidenti la consistenza e le caratteristiche dell’immobile”.

Cioè un qualsiasi ignaro proprietario di tale principesco immobile rispondente alle caratteristiche appena descritte dovrebbe – nel ridicolo termine di 15 giorni – formulare un’articolata proposta corredata da elaborati grafici e progettuali?
E quali ragioni imporrebbero una tale celerità? Forse il fatto che il destinatario dell’avviso già si conosce ed ha già preparato tutta la documentazione?
Forse il fatto che si voglia escludere eventuali improbabili concorrenti?

O forse il fatto che, essendo la Banca d’Italia un istituto per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, non ha né tempo né soldi da perdere, e quindi essendo presuntivamente andato deserto l’avviso di vendita dell’immobile che risulta scaduto lo scorso 19 aprile, probabilmente i solerti proprietari di Bankitalia avrebbero ben potuto istaurare una trattativa informale con il Ministero dell’Interno (titolare delle Prefetture), in modo tale da mettere a reddito l’inutilizzato palazzo di Via Carducci.

Probabilmente avremo presto risposte ai nostri perché e ai nostri forse, visto che lo strettissimo termine di 15 giorni è scaduto proprio ieri.

 

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Commenti

E allora cosa cambia nei confronti dei cittadini ? Che forse pagheranno di meno ?
Le prefetture devono essere abolite, non... traslocate...